Il vivo successo di "Bengasi,, di Mario Gromo

Il vivo successo di "Bengasi,, SULLO SCHERMO DEL "SAN MARCO„ Il vivo successo di "Bengasi,, (Dal nostro inviato) Venezia, S settembre. L'ultimo film di Augusto Genina, Bengasi, è apparso al foltissimo pubblico del < San Marco » in una vibrante serata. Si susseguivano sullo schermo alcune rieuocazioni della nostra guerra africana, rievocazioni di gloriosi momenti che già appartengono alta storia; ogni spettatore aveva un palpito che si fondeva in un clima di patriottismo che tutti accomunava, facendo scattare numerosi gli applaudi, culminati alla fine in una ìun^a ovazione. La finzione scenica suscitava molti ricordi, i quali si riunivano come in un simbolo; e quel simbolo tutto trascendeva, dava anch'esso la sua commozione al film e agli spettatori. E di fronte a quella cornino zione, vorremo proprio parlare di ritmi e d'inquadrature, al scorci e di toni, di sequenze e di montaggio, vivisezionando questo o quell'episodio con spicciole analisi? Trascuriamo una volta tanto queste indagini, che in questo caso sarebbero almeno oziose, e andiamo invece incontro al fervore patriottico suscitato dal grandioso film di Genina con lo stesso fervore. Mesi e mesi di preparazione. Credo che Genina, prima di sentirsi uomo di cinema, si sia sentito un combattente. Era il suo modo di combattere, il comporre una rievocazione dell'assedio che l'italiana Bengasi dovette subire nei due mesi di occupazione inglese, dal gennaio al marzo del 'il. Nel film che si accingeva a comporre (il soggetto è dello stesso Genina, aiutato per la sceneggiatura da Ugo Betti e da Alessandro De Stefani) deve aver sentito che esisteva qualcosa di ben più alto di un t soggetto »; e dal Genina e dai produttori nulla fu trascurato perchè la preparazione del film fosse degna dell'assunto. Per la complessità delle masse e delle ricostruzioni questa è tra le maggiori imprese che il cinema abbia tentato. Ricostruito nei pressi di Cinecittà tutto un rione di Bengasi; le masse che hanno animato i varii episodi del film si contano a migliata, ancora escludendo i cinquemila soldati concessi dalle Forze Armate; centocinquanta autocarri, cinquanta carri armati, dodici aerei; quasi un centinaio di « parti », tra lo maggiori e le minori, delle quali almeno una decina di primissimo piano (.Fosco Giochetti, Maria De Tasnady, Amedeo Nazzari, Vivi Gioi, Guido Notori, Laura Redi, Carlo Tamberlani, Fedele Gentile, Leo Garavaglia, Guglielmo Sinaz); più di cinquantamila i metri di negativo. Una documentazione accuratissima, dovuta al Bargelesi; e la consulenza militare, del col. Masoero, quella aeronautica, del ten. Lanini, oltre a quella coloniale, del Piscopo, del Narducci e. di Bungheila Abdurrahman, dicono a quale scrupolo le ricostruzioni del grandioso film si siano ispirate. Se ne L'assedio dell'Alcazar si doueua descrivere la vita di una fortezza assediata, in Bengasi era tutta una città a subire un assedio; poiché l'occupazione inglese dovette sempre lottare con l'animo indomabile della città occupata. Il film vuole essere soprattutto corale; e in questo vastissimo coro si delineano ed emergono quattro vicende parallele. Il capitano Berti, che combatte sul Gcbcl, avverte la moglie, rimasta a Bengasi, di fuggire culi Pucci, il figlioletto, perclìé è ormai inevitabile che la città venga presa dal nemico. La signora Berti non vuole fuggire; ma il mai ito, che la raggiunge per brevi istanti, glielo impone; e l'aviazione nemica, mitragliando la litoranea, colpirà anche l'autocarro sul quale la mammina e il bimbo avevano trovato uno scampo. Pucci muore, la madre toma a Bengasi; e la città è intanto occupata dagli inglesi. Devastazioni, violenze, saccheggi. Un giovane ingegnere, Filippo, incontra Giuliana, che provenendo dall'Asmara non aveva potuto proseguire per l'Italia; e fra i due sorge rapidamente una tenera simpatia. Intanto Fanny, una povera ragazza che fino ad allora aveva condotto una equivoca vita, accoglie presso di sè un nostro soldatino ferito, lo cura e lo nasconde, riesce a salvarlo dalle ricerche della polizia inglese; mentre una povera contadina del Gebel, scesa in città con la speranza di avere notizie del suo unico figlio combattente, lo ritrova in un ospedale, cieco in seguito allo scoppio di una granata. Questi i protagonisti delle quattro vicende, che si iniziano come si è schematicamente accennato. I giorni dell'occupazione trascorrono, di violenza in sopruso; il podestà di Bengasi, lasciato al suo posto dal comando delle truppe inglesi, si prodiga perché tanti dolori possano essere almeno un poco leniti; fra i diversi episodi della guerra combattuta, l'ansia e la speranza di tutta una popolazione predominano, si fanno ardenti; e quando cominceranno a spargersi le prime notizie della nostra controffensiva, quell'ansia c quella spe¬ ranza si tradurranno in una certezza assai prossima. Le notizie s'incalzano, gli invasori cominciano a evacuare la città, è infine la fuga precipitosa; e fra le macerie e il polverone delle ultime mine devastatrici, la città torna in uno slancio unanime a uiuere la sua vita, si protende come in un frenetico abbraccio verso il sopraggiungere dei primi nostri soldati. Questo finale, amplissimo, fonde in sé le singole vicende par ticotari, ne cascia persino qualcuna in sospeso, è come un vasto coro che tutto comprende e tutto sommerge. Ottima la recitazione degli interpreti. Fosco Giachetti è qui in una delle « parti » che particolarmente gli si attagliano, e altrettanto si deve dire di Amedeo Nazzari; Maria De Tasnady è molto efficace, e così Guido Notati, la Rossi Bissi, il Giordani, il Tamberlani; ma le due vere sorprese fra questo folto gruppo d'interpreti sono quelle di Vivi Gioi e di Laura Redi. La prima, posta di fronte a una tessitura sovente drammatica, vi ha rivelato un nuovo volto d'attrice, sobria, e commossa; e la seconda è fin d'ora più di una promessa, ha disegnato la figura di questa Fanny con tratti calzanti che non dimenticheremo. Ottima la fotografia di Aldo Tonti e di Guido Serra, molto appropriato il commento musicale di Antonio Veretti. Con Bengasi sì è proiettato il primo disegno animato a colori italiano, Anacleto e la faina, dovuto a Roberto Sgrilli, e sul quale non ci si può intrattenere per mancanza di spazio; come pure per Andrea Schluter, (Germania), proiettato al pomeriggio: una rievocazione della singolare figura di questo scultore architetto dei tempi di Federico III. Il film, ben diretto da Herbert Maisch, ha per efficaci interpreti Heinrich • George, Mito Kopp, Marianne Simson, Karl John e Olga Tschechowa. Molti applausi al regista e agli interperti. L'Istituto Luce ha infine presentato Passo d'addio, ben diretto da Giorgio Fcrroni, e dedicato alla Scuoto da ballo della Scala. Mario Gromo Un primo plano di Fosco Ciachetti e Maria von Tasnady da « Bengasi ».