Churchill ancora una volta ha gabbato i suoi alleati di Giuseppe Piazza

Churchill ancora una volta ha gabbato i suoi alleati Churchill ancora una volta ha gabbato i suoi alleati I russi esigevano il secondo fronte per il mese d'agosto: ora è troppo tardi e a Londra e Washington non se ne parla più Berlino, 7 settembre, I giornali notano con interesse come a mano a mano che crescono in Inghilterra, non meno che in America, le preoccupazioni per le sorti di Stalingrado, suggello di quelle del Caucaso, siano andate attenuandosi fino a tacere completamente nella stampa di tutte e due le rive dell'oceano, le discussioni sul secondo fronte e sugli aiuti ai Sovieti. Ancora una volta — nota fra gli altri questa sera il Montati — si assiste allo spettacolo dell'ingeneroso silenzio di cui l'opinione britannica suole coprire le proprie promesse sfumate nel momento del maggior pericolo dei popoli che essa sacrifica. « In Inghilterra si sente evidentemente che l'eroica lotta dei nostri soldati al fronte di Stalingrado sta decidendo dei destini sovietici »; Un interessante codicillo tuttavia a quelle discussioni, interessante perchè capace di dare spiegazione del loro progressivo spegnersi, lo desume oggi ad esempio la Frankfurter Zeitung dall'ultimo numero della rivista americana Time datata precisamente dal 10 agosto, che solo ora arriva in mani tedesche. Il 10 agosto era — il lettore faccia bene mente locale e temporale — un momento in cui non solo non era stata ancora tentata l'impresa di Dieppe, ma il signor Churchill non era nemmeno ancora stato a Mosca. Orbene in quella data l'autorevole periodico americano scriveva un articolo il quale poteva cominciare con la seguente tambureggiante introduzione: «La decisione è presa — scriveva il giornale — i dadi sono tratti. Soltanto pochi uomini in questo momento a Washington a Londra e a Mosca hanno il privilegio di custodire il grande segreto di guerra del 1942 e cioè il momento preciso, il tempo e le particolari circostanze nelle quali il secondo fronte in Europa sarà creato. E ormai ai popoli degli Stati Uniti della Gran Bretagna e della Russia sovietica, ma anche a quello della Germania, non rimane se non di aspettare che si passi senz'altro all'azione. Questi popoli hanno tutte le ragioni per rite nere che Churchill, Roosevelt e i loro capi militari siano decisi a fare il massimo che ormai può essere fatto e a farlo al più presto nella maniera e nel luogo dove come meglio si possa nuocere a Hitler e giovare ai sovietici. I po poli stessi potranno soltanto dopo giudicare della portata delle deci sioni e delle loro conseguenze in confronto delle promesse che erano state date e delle possibilità reali che ne esistevano ». Si potrebbe essere più chiari dì così ? Un giornalista che cosi seri .ve in tempo ancora incompromesso era certamente un giornalista bene informato — nota il giornale tedesco — e che sapeva quello che diceva. Nel prosieguo poi del suo scritto egli si riferiva ancora al fatto delle promesse formali con cui Churchill si era ormai indissolubilmente legato, cosicché si deve ritenere che a tali promesse e a tali legami poco o nulla potè aggiungere il viaggio moscovita che egli fece poco dopo e al quale seguì, come tutti ricordano, in maniera immediata l'esecuzione del piano. Da una tale insospettabile testimonianza il mondo può trarre ancora una volta la conferma che Dieppe, qualunque siano stati i tentativi di minimizzazione e di svalutazione fattine dopo dal la propoganda londinese, doveva e voleva essere esattamente il mantenimento della grande prò messa del secondo fronte, consi stente non già in uno sporadico tentativo più o meno manovriero di attacco, bensì nel tentativo di formare senz'altro una salda testa di ponte per l'invasione del l'Europa. Ma l'articolo americano dì cui il giornale tedesco fa l'esame è molto più interessante anche per altre deduzioni e conclusioni che autorizza in rapporto diretto con gli avvenimenti decisivi che si stanno svolgendo in questo mo mento al fronte d'oriente. Esso si occupa infatti, subito dopo questo principio, dei limiti di tempo in cui la creazione del secondo fronte poteva essere necessaria e se ne occupa naturalmente non già dal punto di vista dell'informazio ne (che certamente però lo scrit tore aveva in corpo), ma da quello della tesi della necessità di urgenza dell'azione, sostenendo senz'altro che l'impresa se si voleva che raggiungesse il suo scopo, quello ai aiutare realmene i Sovieti, doveva avvenire improrogabilmente entro l'agosto stesso. Per rafforzare la sua tesi, infine, egli portava l'autorità di un giornalista americano di grido, e cioè del corrispondente Leland Stowe rappresentante a Mosca del Chicago Daily Ncivn, il quale aveva allora allora scritto — e il Time lo riporta nella sua profetica prosa come il cacio sui maccheroni — che c il secondo fronte in qualsiasi momento esso avvenga dopo l'agosto verrà molto tardi, anzi senz'altro troppo tardi»; e citava l'opinione degli osservatori militari della Russia sovietica più capaci ed esperti, dai quali la sua tesi risultava rafforzata, fra cui specialmente interessante era l'opinione del generale di brigata americano Philip R. Faymonvilli, che la rivista americana riporta senz'altro e che suona cosi : « Se un secondo fronte non viene in tempo creato per salvare il Caucaso questa guerra si prolungherà ancora di due o tre anni ». Astrazion facendo dal prolungamento della guerra che il giornale tedesco lascia soltanto alle facoltà profetiche della rivista americana, è su questo punto che si concentrano le osservazioni dell'autorevole organo tedesco. Dunque esso conclude, se il secondo fronte era concepito « per salvare il Caucaso» e se fallito questo obiettivo la guerra si poteva considerare tornata per così dire in alto mare con il rinvio cioè st?ie die di anni, ciò è altamente istruttivo per l'importanza che nel campo moscovita si attribuisce alla battaglia che attualmente si combatte fra il Caucaso e il Volga e sta a indicare fino a che punto a Stalingrado si stiano attualmente decidendo le sorti della guerra. Il rinvio sine die della guerra a due o tre anni in caso negativo, è specialmente significativo non già in se stesso come data di calendario che come tale è probabilmente poco più che l'espressione di una pia speranza di vago rifugio nell'imprevisto del tempo — ma perchè denota evidentemente quanto scettici si sia negli ambienti moscoviti dai quali il quadro è desunto sulla possibilità e utilità, perduto che sta il Caucaso, di qualsiasi secondo fronte e in genere sulla possibilità stessa di una vera e propria ripresa militare della Russia sovietica. In tal caso il piano sarebbe evidentemente quello di una resistenza dei sovietici senza termine nella speranza di trattenere la forza tedesca il più possibile per un certo numero di anni, sino al fiorire — se son rose — del noto programma di cifre astronomiche rooseveltiane. Ma questi sono per il giornale conti senza l'oste e l'oste è la forza tedesca. Giuseppe Piazza

Persone citate: Churchill, Hitler, Leland Stowe, Philip R. Faymonvilli, Roosevelt