La sorpresa finale di F. Magni chiude una gara senza protagonisti e senza idee di Giuseppe Ambrosini

La sorpresa finale di F. Magni chiude una gara senza protagonisti e senza idee Il Giro del Piemonte, che delusione ! La sorpresa finale di F. Magni chiude una gara senza protagonisti e senza idee S'era detto che il percorso di questo Giro del Piemonte sembrava fatto su misura per gli uomini che non hamio in uggia le salite e che puntano sul binomio potenza-resistenza; quindi, s'erano dati come favoriti gli scalatori, riservando una debole percentuale di probabilità ai velocisti e non concedendone nessuna, o quasi, ai passisti e ai prestigiatori; s'era prevista una gara serrata fra i due gruppi che raiipresentano il diverso modo di correre e... di vincere. Atleti della salita e della velocità; si faceva affidamento sulla chiarificazione e classificazione tecnica dei vari valori. Ebbene, dopo sei ore e mezzo di coìr¬ siRfzvilldscrsLdsrsa, siamo rimasti con tanto di na-i nso, con molta delusione, con po chissime soddisfazioni. In altre parole, ogni sensata aspettativa è andata in fumo. La sconfitta della logica La ragione di questo ennesimo smacco della logica e chiara e semplice: son venuti a mancare i due fattori ai quali avevo subordinato la costruzione del castello di previsioni così miseramente sfasciatosi. Essi erano, se vi ricordate, la completa forma di Coppi e la ferma intenzione sua e di Bartali di giungere a una decisione prima dell'arrivo: questa, in fondo, dipendente da quella, perchè è naturale che ha il coraggio di attaccare a fondo e a tempo solo chi si sente padrone di tutti i propri mezzi superiori. Il campione d'Italia, non più in gara da tre mesi, si è ripresentato ben diverso, fisicamente e moralmente, dall'atleta messo a punto, autoritario, fiducioso che a Roma aveva conquistata la maglia tricolore. Alcune sue energiche puntate lasciavano sperare che esse fossero un assaggio, una preparazione per la stoccata decisiva. Invece, devono aver convalidato in lui la convinzione di non tenere ieri in mano arma abbastanza temprata per troncare la resistenza avversaria; devono, cioè, esser state un collaudo negativo. Tant'è che poi in nessuno momento s'è visto il grande Coppi, neppure quando, all'ultima scalata de La Rezza, con poche, violenti falcate, ha voluto prendersi almeno la soddisfazione di precedere tutti in vetta. Poi la sfortuna ha definitivamente liquidato il dominatore mancato. Nella cui assenza la gara è andata alla deriva. Bartali, che forse pensava all'attacco del compagno, è rimasto a lungo in attesa che esso fosse scatenato, per controbatterlo e, magari, sfruttarlo; gli altri della squadra, senza un capo e senza un'idea precisa, si son sperduti nell'inattività, per lasciarsi, sulla soglia del traguardo, sorprendere, come dirò in ultimo. Così è venuta a mancare tutta la .compagine alla quale era ragionevole dar in mano le redini della corsa, mentre la diretta avversaria, destinata a un compito di difesa, s'è mantenuta sino alla fine sulla sua linea tattica, abbandonandola solo in extremis, come risposta a vari tentativi di svincolamento effettuati da chi aveva tutto l'interesse d'andare all'arrembaggio pur di fuggire al soffocamento per mano dei velocisti. Così, una gara che sembrava riservata a un arrampicatore, poco aperta a un velocista, chiusa a un passista, è stata vinta da chi non è. in sostanza, specialista né in salita, uè in volata, ma è precipuamente forte sul pa3so. Ed ceco come è andata. Non ci meravigliammo se, per i primi 80 km., la corsa non ebbe né fremiti di combattività, né tensione di velocità. Questo, sì, era stato previsto, pensando che i verderossi volessero, prima di sferrare la loro offensiva, collaudare le necessarie disponibili^. Si findò tranquillamente verso Rivoli e Avigliana, scossi un paio di volte dalla vivacità di Sostato, e dalla volata di Cavolo sul traguardo del rìdente paesino dei laghi. Vicini, Marangoni, De Stefania e Godio non diedero disturbo a nessuno sulla salita verso Giaveno. Tornati indietro e passato il Sangonc, notammo un'improvvisa irrequietezza di Coppi, che volle sbizzarrirsi in un paio di folate, intercalate ad altre due di Ricci e di Sostaro. Ma Ortelli e Leoni furono come mastini sulle orme dei fuggitivi e li indussero a quietarsi. L'iniziativa dei verderossi era stata, forse, suggerita da una foratura di Bizzi, 'costretto poi a un energico, brillantissimo inseguimento. Poco dopo Orbassano (km. J,!,), dove si registrava una modesta media di 33 e mezzo, si prese la stradina per Moncalicri, tortuosa e insidiosa per la polvere e la minuta ghiaia di cui era cosparsa. Tant'è che vi forarono Marangoni, Martini, Introzzi, Valctti, Monari, Fazio. I due primi furono di nuovo appiedati in seguito. Un falso allarme Una certa attività dimostrata da Chiappini, De Benedetti e Ronconi da Moncalicri ai piedi de La Rezza diede l'illusione che i verderossi prendessero posizione d'attacco per la prossima salita. Ma non fu che un falso allarme: nessuno uscì dal suo riserbo, fin che De Stefania, alla fine, scattò per battere in cima De Benedetti e Brotio; gli altri erano tutti a ridosso e la fila s'ammassò in discesa. Proprio quando questa sta va per finire T,eoni forò; ma si fermò fingendo ben altro motivo, così nessuno s'accorse del guaio della maglia rosa che, prima da sola, poi con l'aiuto di Brotto, Servadei, Vicini e Magni, ricuperò in meno di 5' i più che due che ave va perduto. Perfetta tranquillità regnò nell gruppo, sempre numeroso, fino nilbivio per Casalborgone; nessuno si agitò sulla salita seguente e dovemmo attendere quella di Moriondo per vedere un tentativo di De Benedetti e Coppi sconvolgere improvvisamente la formazione. De Stefanis fu il primo a parare il colpo, poi ritornarono Bartali c Magni, quindi, Bergamaschi, Ortelli, Ronconi, Canavcsi, Leoni, Bìzzi, Ricci e Mollo; infine tutti gli altri, ben lieti che la breve burrasca fosse cessata. Nella bonaccia che seguì, Bartali forò: Vi cini se ne accorse, ne informò t suoi, ma nessuno si mosse. E Bartali rientrò facilmente. Le acque non tornarono ad agitarsi che alia fine della seconda scalata de La Rezza, ad opera di Ronconi, Covolo, Coppi e Bizzi: il gruppo nctvfpgmtvvdzlcsnpvdrpBtvspgdnfvuscseBscrducnagnldsBcvnpvmssqdIIvnllfdmtnnss si disgregò, 7na tornò a ricomporsi in discesale rientrarono anche Ricci e Antolini, che avevano nel frattempo forato. S'erano, così, fatti 170 km. senza aver concluso, anzi, senza aver visto o capito nulla di veramente interessante. La preparazione dell'azione che si attendeva dagli scalatori era rimasta un nostro pio desiderio, nn errato calcolo. Ma ci sorreggeva ancora la speranza che, anche senza di essa, si sarebbe certo venuti ai ferri corti sul Pino e sull'ultima scalata de La Rezza. La presa di camanda\da parte di Coppi rafforzò questa'speranza; ma fu cosa di breve du- rata; il campione conduceva, inai non forzava e tanto meno acccn-inava a quegli strappi che ben gli Iconosciamo e ai quali pochi sani tener duro. In suo luogo, invece, vedemmo scattare Cottur; ma non fu molto difficile a De Stefanis riprendere la sua ruota, né, in seguito^ agli altri. Finalmente, al termine di un comando di Succi e Mollo, ecco partire decisamente Bartali, Era la volta buona? Forse che «Gino», vedendo il tricolore incerto, intendeva sostituirglisi e rubargli l'iniziativa? Ma anche questa volta l'immancabile De Stefanis agganciò il fuggitivo, mentre, alle loro spalle, Ortelli e Mollo riprendevano poco alla volta i cento metri persi. E i quattro disputarono la volata per i bei premi di traguardo in cima, il più grosso dei quali rimase a Ortelli. À J/0" da questa pattuglia passarono Vicini. Leoni. Bizzi, Ceppi e "Veci, seguiti da altri; Favalli, Cincin, Magni e Bevilacqua erano a l'Ili". La eorsa stava prendendo finalmente una piega? Neppure per sogno. I due gruppi di inseguitori si fusero in discesa e si riavvicinarono in pianura, dopo Chicri, ai fuggitivi, che furono raggiunti poco dopo il bivio per la Rezza. La sorpresa finale E il gruppo tornò ad essere di una quarantina di uomini. Né si spezzò quando Succi e Cottur giocarono di sorpresa: tutto si riattase alla volatma alla fine, in cui ebbe la meglio Coppi, su Bartali, Bizzi, Leoni e Ronconi. Ma gli staccati non avevano perso che poche decine di metri. Per gli arrampicatori non c'era più niente da fare. Avrebbe, dunque, vinto un velocista? Un momento.' Una corsa così stramba non poteva finire che in modo più sorprendente ancora. A una curva, in discesa unii gomma di Coppi usci dal cerchione; lo sfortunato dovette toglierla, sgonfiarla, rimontarla, rigonfiarla. Addìo, per lui. Giro del Piemonte e... Giro d'Italia! Riuscì n riprendere perchè, una volta in piano, gli altri si riaddormentarono: via ogni sua arma onuni ria spuntata. Così come quelle di Tomasoni, che... rimase senza sella, e di Zuccotti, ch'ebbe la macchina inservibile. A S km. da Torino tutte le automobili lasciarono i corridori, così che nessuno vide la fase decisiva della gara; che, per sentito dire, si svolse così. Ricci tentò di rinnovare il colpo del Giro di Lombardia, ma non gli riuscì; volle imitarlo Vicini, ed ebbe eguale risultato; finché, sotto il telone dell'ultimo chilometro, ci si provò Magni e non bastò il tentativo di Favalli per parare la botta. Il b.iancocclcste entrò al velodromo con 70 metri di vantaggio su Vicini, Favalli, Bizzi, Bartali. Bini e gli cifri. Naturalmente, Vi? cini si scansò presto e Favalli dovette condurre tutto il giro per finire d'esser battuto da Bartali proprio sulla linea, Così, almeno, vide il giurato unico, contràriamente a molti altri, compreso il sottoscritto. Come avete visto, la corsa è stata anemica — sintomo eloquente la modesta media —, senza impronta personale o di squadra, senza spina dorsale; il suo 6T22T contenuto sportivo estremamente insipido, le sue risultanze tecniche insufficienti e nebulose. Per questo non mi voglio addentrare in giudizi individuali; ha prevalso un senso di inerzia, di passività, di apatia generale, le cui ragioni è impossibile soffermarsi a indagare e illustrare. Non ini rimane che prendere atto delle risultanze ufficiali: vittoria di un giovane che questa volta ha piazzato al momento giusto una di quelle brillanti c ardite mosse che sono frutto del suo tem pcramcnto pronto e vivace e del suo fisico agile c guizzante; pas saggio della maglia rosa da Leoni a Bartali; affiancamento di Marti ni a Toccaceli nella classifica del- la maglia bianca, Se i colleglli de La Gazzetta del Popolo e gii amici della «Vigor» non hanno aj;uto la soddisfazione di una indimenticabile edizione della loro prova, meritano, però, l'elogio più- aperto e caloroso per l'esemplare organizzazione da essi allestita. Giuseppe Ambrosini