Una nota nuova nella guerra del Nord di Giovanni Artieri

Una nota nuova nella guerra del Nord NAVI E MARINAI D'ITALIA AL 61" PARALLELO Una nota nuova nella guerra del Nord (Da uno dei nostbi inviati) DAL LADOGA, agosto. Per via di terra e per via di acque, ecco arrivati quassù (.marinai italiani, Tempo fa, verso le 11, quando i\ ho visti, sono rimasto di sasso. La notte chiara, mi sono detto, gioca dei brutti scherzi. V'era in cielo ancora un rossore di tramonto, l'aria di vetro frizzava, le acque del Golfo sparso di isolotti pelosi giacevano immote, dormienti malgrado la luce. Le notti estive, al Nord, senza buio e senza stelle, nel loro tranquillo pallore, possono indurre a delle aHucimwtoni. Mi sembrò ancora una volta che allucinazione fosse, e degli occhi e dell'udito. Quei ma rinai parlavano napoletano, tori nese, toscano. Ma erano poi marinai? Sì, il berretto lo vedevo; mi è noto, quello che ho portato — da giovanissimo — anch'io, e la scritta «Regia Marina » la medesima Non però la « tenuta » (come si dice l'uniforme presso i marinai), quella era una tenuta € nuova* Mi ritorna il ricordo dell'ultima volta che vidi un battaglione del « San Marco > al nostro ingresso, il 5 di maggio del 1036, nella ca pitale dell'Etiopia. I ragazzi che «| gruppi giravano lungo le spon de del Ladoga erano vestiti in gri gwverde, fascie e gambali, giubba dello stesso colore; l'azzurro del «olmo staccava con le due care stellette italiane sulle spalle. Si, sì, erano marinai nostri. Si vedeva bene. Presenti ovunque Perchèf come, da queste partir E dove andranno e che faranno? OonMMde salite subito alle labbra. Soddisfatte solo fino a un certo Plinto; la Marina è silenziosa, in Patria e fuori. Ma il fatto di esser qui, due passi dalla Russia, da Leningrado, a combattere accanto agli alleati, dice tutto. Quaggiù i marinai nostri certamente faranno cose ricordevoli. Dove, quando, come, lo vedremo. Non che trovare dei marinai italiani (cioè gente che ha navigata pia di tutte, nei mari 9 nel tempo) a queste latitudini sia da meravigliarsi. Vi sarebbe qui una ragione di geometria storica, per così dire, nel vedere anche quassù nostre forze navali. Poi, perchè non v'è settore di questa immensa guerra dal quale l'Italia aia assente, anche se impegnata per deserti e oceani, in una gigantesca lotta, e, ancora, per rendere completa la contemporaneità e la collabora- zione guerreggiata con i camerati germanici. Da tempo, le esigue forze navali finniche (valorose e poco conosciute) si batterono nel Golfo di Finlandia. La guerra antisottomarina, quella al traffico fra Leningrado e le coste dei paesi baltici ancora occupati dai Sovieti, impegnò durante tutta la campagna dell'inverno 1939 e dell'estate scorsa la marina finlandese. Fu un compito assai duro, che venne alleviato dall'accorrere di notevoli forze tedesche. L'assedio di Leningrado, dove è implicato un fronte lacustre col Ladoga di notevoli estensioni, ed uno marittimo formato dalle scogliere fortificate attorno a Kronstadt, oltre che dalla terra e dall'aria è tenuto anche dalle acque. Nè si possono dire terminate le operazioni contro le isole finniche an cora occupate dai russi nel collo del Golfo di Finlandia. Da tali accenni, forzatamente imprecisi, si può desumere la vastità del campo di applicazione delle forze na vali che, come le italiane, sono rotte a qualsiasi astuzia e difficoltà della guerra, in cui ci siamo gloriosamente e vittoriosamente misurati con la marina inglese ed americana. Un passato di gloria Ora non senza emozione lì abbiamo visti, i nostri marinai. Sono giovinotti forniti di una insuperabile esperienza, e che hanno già decine di mesi di guerra mediterranea sul groppone. Hanno « fatto » l'Egeo, Malta, la costa libica, gli arcipelaghi greci. Appartengono a reparti di assalto che hanno scritto pagine di grande valore. Taluni di questi giovinotti sono rimasti all'agguato sui campi di mine inglesi per tre giorni circondati dalla morte, sul loro piccolo scafo armato di siluri. Altri sono andati contro grossi incrociatori, altri hanno tagliato in due sommergibili di Sua Maestà Britannica. Sono tutti bronzati, sorridenti, vivaci. Allegrissimi di essere arrivati sin « quasi al Polo Nord » diceva uno di 3ssi, con evidente esagerazione, tirandosi dietro, come giocattolini, i loro micidiali navicelli. Se li sono portati persino in treno, senza lasciarli mai; li hanno accompagnati lungo interminabili tranquilli canali, a bordo di iwpori più grandi, che li hanno condotti sin qui. E' una nota nuova nella guerra del Nord, questa dei marmai d'Italia. Le pallide regioni del La- doga, che ho ritrovato come le la sciai alcuni mesi fa, chiuse e indurite nella loro greve e poderosa fatica di guerra si sono tutte ravvivate. I marinai d'Italia sono guardati con simpatia, con amorosa cordialità. Tutto ciò che si chiama col nome del nostro paese attira ed affascina quassii. La nostra Marina eroica rinnoverà certamente fra questo popolo eroico le sue più belle gesta. Giovanni Artieri i i 1111111 ■ m 111111111111111 ■ 1111111111 ■ 11111111 f 1111111111111 ■ 111