Quello che rimane a Dieppe dell'effimera testa di ponte nemica

Quello che rimane a Dieppe dell'effimera testa di ponte nemica IL FU "SECONDO FRONTE,, ANGLOSASSONE Quello che rimane a Dieppe dell'effimera testa di ponte nemica Il rapido inventario del nostro inviato sul teatro della battaglia: torme di prigionieri canadesi, carri armati "Churchill,, distrutti, relitti di navi incendiate o semiatfondate (Dal nostro inviato) Parigi, 26 agosto. Siamo stati a Dieppe alla ricerca del « secondo fronte » e l'abbiamo incontrato ancor prima di giungere nella città. Lungo un sentiero grigio, ove le pietre e la polvere hanno lo stesso indefinibile colore dei cieli nuvolosi del nord, due carri armati di modello sconosciuto, due sagome tozze che facevano pensare ai topi colossali di cui parla Wells in uno dei suoi romanzi di anticipazione sul futuro, sbarravano la strada con la loro mole imponente e con le bocche ancora intatte dei loro cannoni. Un gruppo di soldati tedeschi li attorniava; taluni li osservavano minuziosamente in ogni congegno, in tutti i particolari, altri ai posti di comando cercavano di scoprirne i segreti; tutti andavano e venivano col fare metodico lento della gente decisa a mettere le cose a posto e veder chiaro in una data faccenda. Erano i superstiti carri inglesi di Dieppe e i soldati specialisti germanici che li provavano. La città risparmiata L'automobile ci portò oltre. Ancora alcuni chilometri di strada e poi un'altra visione ci venne incontro all'improvviso, inattesa e sorprendente anche questa. Dopo le macchine, incontrammo i fanti. Brano quasi tutti canadesi, di origine francese in gran parte, il loro parlare conservava gli arcaismi fonetici del diciassettesimo secolo, ed ora i rasi della vita c della guerra li avevano sbattuti nella terra di Normandia da dove per l'appunto i loro antenati partirono un giorno verso la lontana e misteriosa America e dove ancora si discorre e chioccherà nella stessa maniera. Il campo che momentaneamente li ospitava non aveva nulla di un campo di fortuna, com'era logicò attendersi. Appariva, invece, regolare e preciso nel perimetro ben delineato, nelle baracche ben costruite; e il fatto ci apparve insolito. Chiedemmo delle spiegazioni. L'ufficiale tedesco che ci accompagnava ebbe un sorriso d'ironia. Ci disse, con l'aria di chi sa gustare gli imprevisti di questo mondo, che il campo era stato creato dai francesi nei mesi della guerra bianca perchè ospitasse in seguito prigionieri germanici. « Ora, guardate un po' da chi è stato inaugurato... ». Continuammo il cammino. Ecco, infine Dieppe, le sue strade, il suo porto, le sue case, i suoi passanti. La giornata è calma, il cielo incerto, l'aspetto delle cose e della vita assolutamente normale. A piombar qui. senza già sapere in anticipo che sul posto si è svolta giorno fa una cruenta battaglia, nessuno sospetterebbe il vero. La gente va e viene come se nulla fosse accaduto, i bambini giocano sulle porte o in mezzo alle strade, nessun segno particolare testimonia del combattimento intenso delle postazioni di artiglieria tedesche scaglionate sul litorale circostante. La città, nei suoi obiettivi strategici, venne risparmiata. La stessa stazione non ricevette nessuna visita della R.A.F. Il furore balistico delle navi da guerra che proteggevano il tentativo si nccrim sugli obiettivi anzidetti trascurando questo qui, che pure avrebbe dovuto venir considcrato fra i principali. Una dimenticanza? Un oblio? La guerra è una cosa seria, e cer- te spiegazioni valide per i casi co- muni della vita non possono «etti- re applicate alle sue vicende. Lai spiegazione logica e incontrovertibile del fatto smentisce in pieno la propaganda di Churchill che dopo la catastrofe ha tentato di pigliare in giro il mondo sostenendo che quello di Dieppe era stato null'altro che un raid di grandi proporzioni, una specie di prova generale del secondo fronte. Gli inglesi risparmiarono la stazione della città appunto perchè credevano di aver fatto le cose come si deve, perchè speravano di prender piefe e perchè intendevano servirsi delle comunicazioni ferroviarie a proprio beneficio per l'inoltro delle truppe che al largo attendevano di venire a prestar man forte ai primi occupanti. Del resto, una riprova di ciò la si ha giungendo e gettando una semplice occhiata sui luoghi del combattimento. I testimoni ci dicono che dopo la battaglia la visione era terribile. Ora, tutto è stato rassettato, l'ordine è ritornato a raggruppare le cose, i caschi sono ammonticchiati sui caschi, le munizioni con le «ittnizioni e cionondimeno l'impressione diretta rimane sempre di un ten tativo serio, destinato nella mente degli ideatori e organizzatori ad avere risultati positivi. Tutto questo materiale che si stende sotto i nostri occhi ne una prova lampante insieme al numero degli effettivi impiegati, ai carri armati che scorgiamo sventrati e senza cingoli sulla ghiaia. Il numero e la qualità dei carri, anzi, del fatto danno l'ulti ma conferma. Sono tutti di un modello ancora ignoto, carri nuovi di zecca, battezzati dagli inglesi «carri Churchill », costruiti forse specialmente per gli sbarelli come le navi che qui li trasportarono. Impresa da dilettanti Si sarebbero forse usati armi e mezzi nuovi sapendo in anticipo di doverli lasciare in mano al nemico? « Gli inglesi — ci dice la nostra guida sui campo dì battaglia — si erano preparati bene e supponevano di avere serie possibilità di successo. Ci sono, però, dei lati della faccenda che lasciano stupiti. Essi hanno scelto per il loro tentativo una spiaggia che non si presta per nulla ad uno sbarco. Una spiaggia rocciosa, ingrata, dove i carri al momento di lasciare le imbarcazioni che li tmsportavano non arrivavano a mordere subito il terreno e restavano ad annaspare nell'aria come mostri inverosimili fuori dall'elemento naturale. Delle due l'una: o questo fatto è una riprova della incompetenza dello Stato maggiore britannico oppure l'operazione è da considerarsi come un gesto di carattere politico destinato a gettare polvere negli occhi all'esigente alleato bolscevico >. <s E voi per quale ipotesi optate? ». «Per entrambe. Credo, cioè, come i fatti dimostrano, che gli alti ufficiali di oltremanica non sanno il loro mestiere; e sono convinto anche che essi han combinato le cose sperando di ottenere un qualche risultato. Tutto dimostra contemporaneamente che gli strateghi di Sua Maestà sonò dei dilettanti e che l'operazione da essi progettata mirava ad ottenere un duplice beneficio, politico e mili- tace». Sul mare, rottami superstiti va- gàno qua e là come se volessero tener compagnia alle carcasse an- nerite e sventrate delle navi ingle- si centrate dai proiettili germani- ci. Gli inglesi, come ormai si sa, vennero accolti da un fuoco di sbarramento di straordinaria potenza ed efficacia. I pochi contingenti che riuscirono a sbarcare grazie alle cortine di nebbia artificiale si trovarono in una situazione tragica e senza scampo. Alle spalle il mare, davanti il fuoco tedesco. Una trappola vera e propria. I soldati, i famosi « Commandos », tiravano senza riuscire ad avanzare, vagavano a casaccio, si abbattevano al suolo gemendo e rantolando. Le noie di Johnny Durante la mischia, un comando tedesco intercettò un messaggio trasmesso per radio dall'equipaggio di un carro inglese: « Johnny ha delle noie ». Si è appurato in seguito che «Johnny» era il nome convenzionale dèlie formazioni corazzate britanniche. Altro che noie! Guai colossali, guai rappresentati da granate che esplodevano perforando corazze, facendo saltare cingoli, coricando uno dopo l'altro sulla ghiaia i mostri ricoperti di acciaio. I « carri Churchill » ebbero sulla spiaggia di Dieppe il battesimo del fuòco e della morte. La sensazione di queste cose, dopo lo scenario, ce la conferma rono, d'altronde, taluni degli atto ri, vogliamo dine i prigionieri. Il loro spettacolo presenta note tristi ed anche, perchè non dirlo?, note gaie. Negli ospedali, dove sono curati insieme ai germanici, molti feriti britannici non si sono ancora rimessi completamente dulia commozione nervosa subita nel corso della lotta. Parlano a stento, cercando con le parole le articolazioni mascellari capaci di realizzarle nel suono; 3ono esseri che emergono da chissà quale abisso morale e che stentano a riadattarsi alle abitudini della vita corrente. Guariranno. Gli altri, osservati in campi di concentramento provvisori, presentavano mi aspetto meno triste e, ansi, riserbarono una sorpresa di nuovo genere. Erano tutti muscolosi e atletici, vere truppe scelte, ondate d'assalto, ma buona parte di essi non avevano pantaloni. I reticolati tedeschi li avevano lasciati privi di questo capo essenziale di vestiario ed ora essi se ne andavano coi reni cinti da sacchi o da stracci, esibendo involontariamente un aspetto poco militare e molto divertente. La situazione, visibilmente, dava loro fastidio. Un ufficiale tedesco ci invitò ad interrogarli liberamente e alla classica domanda « avete da lamentarvi di qualcosa? », battuta di aspetto degli interrogatori del genere, l'interpellato toccò esattamente questo tasto dicendo che non aveva nulla da dire tranne che i calzoni promessi non erano ancora giunti. E mostrava con un infinito disprezzo, di pura marca britannica, l'improvvisata gonnella che lo ricopriva. «I calzoni giungeranno — intervenne l'ufficiale. — Il primo contingente è stato distribuito ai feriti e agli ufficiali. Dopo verrà il vostro turno ». «Agli ufficiali? E perchè? Non siamo noi uomini coinè gli ufficiali? ». La protesta lasciò per un istante il nostro accompagnatore interdetto. «Bisognava pur cominciare da qualcuno » rispose poi rinunciando a far capire all'inglese la logica e la necessità del rispetto della gerarchia. E rivolgendosi a noi: « Vedete questi uomini? Si sono battuti coraggiosamente, e l'asprezza della lotta lo dimostra, ma non sono soldati. Considerano la guerra come uno sport, la parola ufficiale è per loro priva di senso, mancando di riflessi e di iniziativa. Ho chiesto ad uno di essi di dirmi cosa aveva fatto una volta sbarcato sulla spiaggia. Mi rispose che non aveva fatto nulla perchè aspettava degli ordini. Confrontate questa gente allenata da mesi e mesi coi nostri giovani soldati che a Dieppe hanno avuto il battesimo del fuoco e capirete subito che l'inglese non è nò sarà mai un soldato. I nostri novizi si batterono come dei veterani. Applicarono giudiziosamente le istruzioni ricevute, indietreggiarono di quel tanto che ci voleva e aprirono il fuoco senza cedere un millìmetro, ributtando sempre indietro i nemici, inchiodati al posto di combattimento. Lì ce n'è uno di questi ragazzi, potete parlargli ». Siamo al limitare del campo, sulla via del ritorno. Il soldato germanico è giovane e biondo. Gli parliamo. Egli ci risponde con poche parole, ma rievocando il combattimento il suo aspetto quasi si trasforma, gli occhi acquistano una luce e una fissità impressionanti mentre il contegno rimane quello che deve essere sempre il contegno di un soldato, la padronanza assoluta nell'immobilità del corpo e del viso, del cuore e dei nervi, C. Pu.

Persone citate: Churchill, Johnny Durante, Secondo Fronte, Wells

Luoghi citati: America, Dieppe, Normandia, Parigi