Le vie della ritirata precluse al nemico

Le vie della ritirata precluse al nemico Le vie della ritirata precluse al nemico Berlino, 26 agosto. Ormai in stretto collegamento, i tre fronti di attacco germanico e alleati avanzano a semicerchio con azione simultanea verso Stalingrado. Le colonne provenienti da occidente, le ultime entrate in azione, hanno bruciato le tappe; un'unica barricia di ferro e di fuoco investe ormai con irresistibile impeto da tutte le parti le forze nemiche che difendono la città, e le rive del Volga. Solo la « via liquida » libera Nuovi decisivi progressi sono stati realizzati, tanto che il nemico, duramente provato dall'energica reazione italiana, ha otmai rinunciato a contromanovre, e getta tutte le sue riserve nella fornace della battaglia in tentativi controffensivi che — per il fulmineo intervento delle fortissime formazioni aeree germaniche — falliscono prima ' ancora di essere iniziati. Le perdite sovietiche sono gravi. La netta inferiorità di Timoscenko in carri armati, cannoni e specialmente aeroplani, è pagata con l'ecatombe delle fanterie, mandate al massacro con la solite larghezza che contraddistingue ogni orione bellica sovietica. Sui combattimenti avvenuti nelle ultime ventiquattro ore, non si hanno particolari. Mu la- morsa si è stretta ancora di più. la trappola mortale si è quasi del tutto serrata. Forse mentre scriviamo, tutte le vie di ritirata e di fuga — salvo la « via liquida » rappresentata dal Volga — sono ormai chiuse. E l'aviazione ha ripreso i bombardamenti di Stalingrado. Il più grande incendio del mondo, un incendio ben maggiore di quelli famosi di Londra, di Coventry e di Liverpool, distrugge con rapidità inverosimile la metropoli del Volga. Lungo le rive del fiume, per circa venti chilometri, i magazzini, le fabbriche, i depositi brucianti si susseguono ininterrottamente, illuminando sinistramente la zona circostante. Divorando le erbe seerhe e gli aridi cespugli dcla steppa, è un mare mobile di fuoco che si avvicina alla città; e dietro questo mare marciano le divisioni corazzate e le fanterie autoportate della nuova Europa. La temperatura è insopportabilmente elevata. Par di combattere in un immenso forno. Al di sopra del campo di battaglia, i combattimenti aerei si succedono con effetti disastrosi per i sovietici. Il maggiore Gollob ha conseguito ieri l'altro la sua ll/S* vittoria aerea; il tenente Graf, che appartiene alla sita squadriglia, ha per conto suo abbattuto il suo 1SS" apparecchio nemico. La squadriglia di questi due eroi ha portato a mille il totale degli aerei persi dai russi nella sola battaglia di Stalingrado. Così progredisce vittoriosamente, su un cumulo di macerie e su decine di migliaia di morti, la grande offensiva contro Stalingrado. Le operazioni nel Caucaso Le valorose truppe alpine del gen. Lanz, comandante della divi 'sione operante nel settore dell'Elbruz, scendono già il versante me ridianole del Caucaso, verso la Georgia. Novorossiisk e Tuapse, ed altre località situate sulle rive del Mar Nero cadianno quando vorrà il comando germanico. Il nemico annuncia poi l'in filtrazione tedesca anche nel Canea so orientale. E tutte queste noti zie dimostrano che non è necessario essere ottimisti per prevedere che fra poco (pochi giorni dopo la caduta di Stalingrado) tutta la Ciscaucasia potrà essere in mano germanica e alleata, e che le operazioni militari saranno portate sul versante meridionale della catena caucasica, cioè già in continente asiatico. Si delinea inoltre un'altra magistrale azione germanica: come a Rostov dove i russi si attesero l'attacco da ovest e se lo sono visti arrivare da est, rosi la zona di Baku- attende l'offensiva germanica da nord e se la vedrà arrivare addosso da tutt'altra parte. I prossimi giorni ci diranno dove sono già arrivate le truppe germaniche. Non dimentichiamo che la vetta dell'Elbruz è stata occupata il giorno 21 e che presumibilmente le pattuglie incaricate di questa impresa al momento di raggiungere la vetta erano rimaste indietro sulle avanguardie dello schieramento. Le cronache di guerra informano oggi che gli alpini del capitano Grotti hanno impiegato otto giorni per salire da Cefkess alla vetta dell'Elbruz. Se negli otto giorni successivi le stesse truppe sono avanzate verso sud di altrettanti chilometri ognuno può calcolare dove possono essere arrivate. Felice Bellotti

Persone citate: Coventry, Felice Bellotti, Graf, Grotti, Lanz