iran e Iraq: la Babele delle retrovie anglosassoni di Italo Zingarelli

iran e Iraq: la Babele delle retrovie anglosassoni iran e Iraq: la Babele delle retrovie anglosassoni Inglesi, indiani, maori, sudanesi, ciprioti, greci, polacchi, francesi, annamiti, siriani e cechi alle prese con un territorio immenso da trasformare in un deposito di armi, dove le strade scarseggiano, difettano le ferrovie e i porti sono malsicuri ISTANBUL, agosto. Novità nei Comandi inglesi del Medio Oriente. La più grossa è — come sapete — la costituzione di un Comando autonomo per l'Iran e l'Iraq, agli ordini del generale Wilson. Diamo dunque un'occhiata in questo settore che Londra considera come uno dei settori vitali del suo vasto impero. Il giorno in cui l'Iraq e l'Iran passarono al comando britannico per il Medio Oriente, Sir Walter MnnMm Hnfini mioarr, nnmBnrln Monkton definì questo comando « la parrocchia del generale Auchinleck », che è grande più dell'Europa intera: i suoi confini militari vanno dall'Africa Equatoriale francese, a sud-ovest, al Turkmenistan sovietico, a nord-est. E' una zona quasi tutta deserta ed incolta, eppure gli inglesi le attribuiscono importanza strategica enorme, essendo indispensabile difendere il canale di Suez contro attacchi dall'ovest e dall'est e i giacimenti petroliferi dell'Iraq e dell'Iran contro attacchi da nord e da nord-ovest. Quanti sono ? Da un anno in qua, completata l'occupazione dell'Iraq, della Siria è dell'Iran, gli inglesi si sono dati a trasformare questa zona che gravita verso la vallata del Nilo in un immenso deposito di materiali e di uomini, al tempo stesso costruendo strade, ferrovie, aerodromi. Sino alla catastrofe di Tobruk, Auchinleck disponeva di tre armate: l'Ottava, comandata dall'infelice generale Ritchie, il quale riteneva — fu scritto — di potersi mantenere sulla difensiva in Cirenaica con forze anche inferiori a quelle che cagionarono il disastro della primavera del '41; la Nona, comandata dal generale Wilson e dislocata in Palestina e in Siria col duplice incarico di prò- I ! -1 , 1 _£ teggere i due paesi contro sbarchi e di difendere all'occorrenza anche il Caucaso; la Decima, formata nello scorso inverno in buona parte con reggimenti indiani e messa agli ordini del generale Quinan, armata che divisa fra Iran e Iraq venne all'inizio considerata una riserva della Nona. Il generale Quinan ha poi anche l'incarico di riorganizzare o organizza- iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii re l'esercito iraniano, che il mio-vo Governo di Teheran metterà naturalmente a disposizione degli ■■■ alleati :■• inglesi, represse che abbia le rivolte interne. Precisare l'entità degli effettivi delle tre armate è impossibile: certi tecnici li hanno fatti ascendere a settecentomila uomini e più, ma se fosse esatto dovremmo dedurne, ora che gli effettivi della ( sconfitta Ottava armata hanno pò tut° essere accertati con grand. . approssimazione, Che AllChinlccl e approssimazione, che Auchinleck aveva lasciato il grosso in Siria, in Palestina, nell'Iraq e nell'Iran. Non è verosimile e sappiamo anche che nell'Iran, data l'insufficienza dei contingenti britannici, alla occupazione militare provvedono soprattutto i contingenti sovietici. E' viceversa notorio che le forze inglesi nel settore sono composte di elementi eterogenei al punto che si stenta a compilarne l'elenco: inglesi, indiani, sud-africani, neo-zelandesi, maori, sudanesi, ciprioti, greci, polacchi, francesi, senegalesi, marocchini, annamiti, siriani, czechi e via di seguito. I libanesi, o arabi cristiani, pare si rifiutino di battersi fuori del Libano e non si lasciano nemmeno tentare dagli inviti degaullisti a diventare ufficiali con tripla paga nel cosiddetto ■■: esercito regolare »; la deficienza di ufficiali è nel campo degaullista enorme. I polacchi, raccolti in Russia nei campi di prigionieri, arrivano in Persia in condizioni tali che prima bisogna mandarli a rimettersi ed a ripulirsi in campi organizzati presso Teheran: ventimila e e forse più potrebbero essere già pronti, dato che l'affluenza dura ormai da mesi. I czechi, che si fanno chiamare czeco-slovacchi, formano al massimo un reggimento': polacchi ce ne possono essere molti a motivo del gran numero di prigionieri fatto dalla Russia nel- 1 '„,. t ......., lofi , .1.; l'autunno del '39, czechi no, perchè quando le truppe tedesche occuparono l'odierno Protettorato di Boemia e Moravia, da Praga non riuscirono a fuggire in aeroplano, diretti a Londra, che pochi ufficiali. I czechi che si trovano nei Levante, dunque, debbono essere stati quasi tutti racimolati all'estero. Si dice che il generale Quinan. iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiMMiiiiiiiiii 1 avvenuta la catastrofe di Tobruk, ] suggellata dalla perdita di Mar- sa Matruh, abbia fermato a Basr.ora tulli i rifornimenti diretti alla Russia, facendoli deviare verso il Mar Rosso e l'Egitto, mentre Auchinleck, sospeso ogni traffico di viaggiatori, chiamava truppe dalla Palestina, dalla Sina e dall'raq, utilizzando ferrovie, automezzi e anche piroscafi nella limitala misura consentita dai sommergibili e dall'aviazione dell'Asse in agguato tra Haifa e la costa egiziana. La via marittima mediterranea deve però essere stata sfruttata poco. Quanto al modo in cui vengono scaricati a Suez i piroscafi in arrivo dalle Indie, dall'Inghilterra e dall'America (rarissimi essendo quelli che si spingono fino a Porto Said e ad Alessandria e ancora più rari gli audaci che si avventurano fino a Giaffa e a Haifa), il signor Frederick Simpich, scrittore americano, ci racconta: '«Tonnellate inverosimili di merci si accumulano su banchine inadeguate ai bisogni. Molta roba dispersa aspetta di essere raccolta. Grandi casse di legno adoperate per il trasporto delle automobili americane fanno da ricoveri per i facchini arabi. Data la mancanza di attrezzatura nel porto, i ritardi sono inevitabili. Le incursioni aeree fanno rallentare il lavoro; alcune navi sono state colpite e danneggiate, o affondate. Il comandante d'una nave americana riferisce che quando cadevano le bombe gli indigeni interrompevano subito lo scarico, scappavano a terra e andavano a nascondersi nelle dune di .sabbia del deserto, senza farsi più vedere per vari giorni ». La « transiraniana » L'attrezzatura di porti non preparati al traffico ed il miglioramento della rete delle comunicazioni stradali ha posto i tecnici inglesi ed americani davanti a problemi che non possono essere stati tutti già risolti: la fu parrocchia del generale Auchinleck è infatti -immensa, tanto che oggi ne guarderemo solo una parte, avvertendo che mentre il signor Simpich ha descritto lo stato del porto di Suez nella maniera riferita, l'agenzia Exchange, annunziando il completamento della camionale dal Capo al Cairo — che purtroppo non è « la ferrovia desiderata » — affermava che la fine di questa opera e la costruzione attraverso l'Africa di 5600 km. di nuove camionabili e 880 km. di nuove ferrovie sono state accompagnate da un ingrandimento dei porti egi ziani tale da permettere lo scarico di quantitativi di merci doppi dell'anteguerra. L'impressione è che i lavori di maggiore importanza gli angloamericani lì abbiano eseguiti nell'Iran e nell'Iraq. La ferrovia transiraniana fino a cinque o sei mesi addietro sboccava sul Golfo Persico a Bandar Shanpur, perciò le merci scaricate a Khorramshah (anticamente Mohammerah) pure sul Golfo Persico, a sud-ovest di Bandar Shanpur) per raggiungerla a Ahwaz, dovevano risalire con barconi il fiume Karun: ora il raccordo Khorramshah-Ahwaz è completato e ì materiali per l'Iran settentrionale e la Russia vengono direttamente scaricati dai pirosca fi sui treni (non gli autoveicoli e gli aeroplani che dopo il montaggio sul posto, organizzato e curalo dagli americani, proseguono con autisti o piloti russi). Date le nuove esigenze del traffico, l'Inghilterra ha mandato varie locomotive della rete meridionale. Quattro locomotive a nafta per espressi internazionali, da 150 tonn., fabbricate dalla Stephenson e Hawthorne Ltd., arrivate recentemente nell'Iraq, fanne servizio sulla Bagdad-Tel Cochek (frontiera siriana), che sarebbe il tratto irachiano della ferrovia dei Tauri Istanbul-Haydar Pascià- AnkaraAleppo-Mossul-Bagdad. Ma per le esigenze militari britanniche questa ferrovia ha valore solo nel senso sud-nord, e siccome nella direzione est-ovest linee ferroviarie dirette non ce ne sono, si ò macadamizzata l'antica pista BagdadDamasco, lunga 920 km., che attraversa il deserto: gli inglesi hanno costruito il pezzo su territorio siriano, che rappresenta la metà all'incirca, il Governo dell'Iraq il resto. Già iniziato una volta nel 1933, il lavoro era rimasto sospeso sino al luglio dell'anno scorso. Per secoli questo tragitto, che durava settimane, fu fatto da carovane di cammelli le quali lottavano contro fame e caldo, briganti e sete. Dopo la guerra mondiale si azzardarono sulla pista le prime automobili incaricate di disporre nel deserto delle segnalazioni per i piloti della R.A.F. sul tragitto Amman-Ramadi. Poi venne la compagnia Nairn, che organizzò un servizio automobilistico di lusso, con grandi e potenti vetture americane che facevano il percorso in 22 ore, e con la strada macadamizzata adesso le ore sono ridotte a 12. A Damasco la nuova arteria raggiunge la strada per Beirut (attraverso il Libano) e la ferrovia per Tripoli e la Turchia, a nord, e la Palestina a sud. Fra Tripoli di Siria (dove cessava la diramazione a scartamento normale della linea dei Tauri, proveniente da Aleppol e Haifa, in Palestina, esisteva un tratto di 150 miglia a scartamento ridotto: in un anno questo tratto è stato portato allo scartamento normale dal genio ferrovieri del Sud Africa, che si è servito di mano d'opera africana e siriana, e per la apertura delle gallerie unicamente di una compagnia di specialisti formata con uomini usi a lavorare nelle miniere aurifere del Sud Africa. Si è cosi stabilita una comunicazione ferroviaria diretta dalla frontiera turca fino al Cairo, anzi — sottilineavano 1 tècnici inglesi mesi fa — sino alla frontiera della Libia, dato che il genio ferrovieri della Nuova Zelanda aveva nel frattempo prolungato sino a Sollum la ferrovia egiziana che prima terminava a Marsa Matruh. Italo Zingarelli dp—svvfdzglav Con una speciale attrezzatura montata su un cavallo, questo geniere tedesco si reca a riattivare una linea telefonica interrotta. Il comandante di un nostro gommarglielo in navigazione nell'Atlantico scruta l'orizzonte. (Telefoto Luoe R. G.). iiiiiimiiiiiiimmi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiti

Persone citate: Bandar, Frederick Simpich, Hawthorne Ltd, Moravia, Stephenson, Walter Mnnmm