L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi

L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi // ferreo comandante d'una ferrea unità L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi L'incontenibile irruenza dei Fanti della Divisione "Brescia,, da Tobruk ad El Alamein Roma, 19 agosto. Presso l'ospedale militare di Roma è ricoverato da qualche giorno il generale Giacomo Lombardi, comandante della Divisione « Brescia » sul fronte egiziano. Egli è stato ferito da una scheggia di bomba aerea al braccio sinistro e al viso. Ricevute le prime cure sommarie presso un posto di medicazione avanzato, il generale, dominando stoicamente il dolore della ferita, ha compiuto un viaggio di sette ore di automezzo per raggiungere in un porto della Marmarica la nave ospedale che doveva ricondurlo in Patria. I catturatoci catturati La singolare vicenda di guerra del generale Lombardi, che è valorosamente sfuggito alla prigionia inglese, è cominciata appunto dal momento in cui durante una movimentata fase della manovra, egli s'è trovato accerchiato assieme ad alcuni suoi ufficiali da un reparto nemico. I nostri soldati avevano catturato in un precedente combattimento una camionetta inglese e vi avevano dipinto i colori della nostra bandiera. Ora gli inglesi, tornati in possesso della camionetta, senza curarsi di cancellare il tricolore, se ne servirono per avviare il generale e i suoi ufficiali verso le loro linee. Quando l'automezzo giunse in vista delle posizioni britanniche, fu scambiato, a causa dei colori, per una camionetta italiana e fatto segno a un violento fuoco di fucileria e di mitragliatrici. Tre inglesi che erano a bordo furono colpiti e fu ferito gravemente alla testa anche uno degli ufficiali italiani che accompagnavano il generale. Nell'orgasmo da cui fu presa la scorta inglese," gli ufficiali italiani mantennero intatta la calma e il senso della situazione: furono essi difatti a prendere la direzione della rotta indicando all'autiere inglese la via da seguire... e cosi avvenne che dopo qualche chilometro la camionetta incontrò (che combinazione!) una colonna di prigionieri britannici scortati da truppe dell'Asso. Il mitragliere inglese, che per lutto il tragitto, ben cosciente della sua importante funzione, aveva tenuto con fiero cipiglio l'arma puntata contro i prigionieri, ebbe un moto di sorpresa: quanto bastò per sentirsi raggiungere da una robusta sventola di mano italiana che lo rovesciò tramortito giù dalla camionetta. Il generale e i suoi ufficiali fecero così prigionieri i loro custodi e li consegnarono ai nostri; quindi proseguirono verso le nostre linee. Riassunto, dopo la breve movi meritata parentesi, il comando della sua Divisione, il generale Lombardi attese prontamente a riprendere contatto con i suol reparti, prodigandosi con personale azione direttiva da una posizione all'altra, a bordo di un trattore. Durante uno di questi spostamenti il trattore fu individuato da una formazione di aerei americani che lanciò alcune bombe. Allora appunto fu ferito il generale, e non lievemente: la mano sinistra fu quasi completamente staccata dall'avambraccio, il lato destro del viso, vicino all'occhio, grondava sangue. Egli deve soprattutto alla sua forza d'animo e alla sua vigorìa l'aver potuto raggiungere, dopo due «re di marcia nel deserto, il posto di medicazione della « Pavia >, dove gli furono prestate le prime sommarie cure. L'episodio ha provvisoriamente interrotto una luminosa attività militare di più di trent'anni. Giacomo Lombardi, nato a Dronero (Cuneo) il 25 luglio 1889, aveva infatti partecipato come sottotenente, appena uscito dalla Accademia, alla guerra italo-turca nel 1911. In Libia meritò la prima medaglia di bronzo al Valore, concorrendo con la sua arditezza, intelligenza e calma esemplare, al buon esito di una rischiosa azione intorno a Derna. Nel 1917, in servizio di Stato Maggiore prima a Pod Koriti poi a quota 244 del Carso, partecipò ad efficacissime azioni esploranti e diede opera preziosa presso osservatori avanzati sotto il fuoco nemico, venendo premiato con altre due medaglie di bronzo. Nel maggio del 1915, da tenente, si era già distinto con un'ardita ascensione compiuta alla testa di una pattuglia alpina per l'occupazione di quota 1907 su Monte Ferrul, e con la sistemazione definitiva del tratto di fronte a lui affidato. Brillanti operazioni Dopo la vittoria del novembre 1918 prestò servizio presso vari comandi e frequentò la Scuola di Guerra. Nell'ottobre 1936 era colonnello comandante deH'8.0 Reggimento Alpini, e successivamente nel 1937 comandante della Scuola Centrale di Alpinismo di Aosta. Nella campagna vittoriosa sul fronte alpino occidentale ha partecipato con la funzione di capo di Stato Maggiore della l.a Armata, che era comandata dal compianto generale Pintor. Quattordici mesi di comando in Africa Settentrionale, prima come generale Oi Brigata vice-comandante della Divisione « Pavia >, poi come comandante della Divisione « Trento > e quindi della Divisione « Brescia », rappresentano il contributo del generale Lombardi alla guerra attuale. Con le sue truppe egli ha partecipato al primo assedio di Tobruk, ripiegando poi ordinatamente su Agedabia. Il 30 dicembre veniva decorato della medaglia d'argento sul campo per le prove di alto valore, di sprezzo del pencolo, di saldezza d'animo date in quella occasione, contribuendo fra l'altro, con il suo personale Intervento, al- l'occupazione di un importante caposaldo britannico. Ad Agedabia, assunto il comando della Divisione < Trento », sgominava la guardia scozzese. Nominato poi comandante della « Brescia », la guidava alla vittoria meritandosi un'altra medaglia di bronzo al Valore per la energica azione spiegata in occasione di un attacco notturno di mezzi blindati nemici, cosi da arrestarne l'impeto e da volgerlo in fuga. Sempre alla testa della « Brescia », dopo aver partecipato al ripiegamento tattico fino alla Sirtica, riprendeva la marcia per la riconquista della Cirenaica, imponendosi all'ammirazione dei nostri valorosi alleati e ottenendo, a brevi Intervalli di tempo, la Croce di guerra germanica di seconda classe e poi quella di prima classe. L'azione della Divisione < Brescia » nei primi dieci giorni della recente ripresa offensiva costituisce un brillante episodio delle nostre armi. Il successo offensivo dell'Asse, secondo il piano tattico dei Comandi, presupponeva il superamento di un'estesa e complessa zona minata che gli inglesi avevano costruita a sbarramento di una possibile avanzata italo-tedesca. Rimanevano, attraverso la zona minata, pochi tratti di passaggio obbligato che gli inglesi avevano lasciato per non precludere a se stessi la possibilità di eventuali sviluppi offensivi, e che essi vigilavano attentamente e Einsidiavano con forze notevoli, a < Brescia » riuscì a travolgere le forze nemiche poste a difesa dei passaggi e a stabilirsi solidamente per tenere aperto il varco alle truppe corazzate dell'Asse. Le rabbiose reazioni inglesi non riuscirono a smuovere la Divisione dalle posizioni conquistate. Si deve alla sua tenace resistenza se attraverso la zona minata, per un varco di oltre un chilometro, poterono essere assicurati i rifornimenti vitali per le Divisioni motorizzate lanciate verso Oriente. Quando, dopo la prova di Bir Hacheim, fu decisa la diversione su Acroma, la Divisione < Bre- scia».fece rapidamente fronte a nord, serrando verso la costa le forze inglesi che al trovavano nel suo settore: nei combattimenti di quei giorni essa distrusse ventisette carri armati e parecchie centinaia di automezzi e catturò un gran numero di prigionieri. Sul fror.te egiziano Raggiunta la cintura fortificata di Tobruk, la Divisione fu nuovamente chiamata a un importante compito. Senza soste, senza poter nemmeno controllare e riordinare i suoi organici, la Divisione fu nuovamente impegnata all'attacco. La sua azione sotto Tobruk fu iniziata appena un'ora dopo l'arrivo del suo ultimo battaglione. Con Impeto travolgente, la linea dei fortini, compresa fra il 55" e il 71», fu sfondata. Alla presenza di Rommel, ammirato del valore dei fanti guidati dal generale Lombardi, l'azione era vittoriosamente conclusa con l'occupazione di ventidue fortini e con la cattura di settecento prigionieri. Attraverso il varco, prodotto nello schieramento nemico, e poi tenuto aperto dalla stessa Divisione < Brescia », irruppero parte delle forze motorizzate che concorsero alla materiale presa di possesso della piazzaforte. Ma a nuovi compiti era chiamata la ferrea Divisione. Sempre combattendo, superando insidie, difficoltà, privazioni, ora conquistando il terreno palmo a palmo, ora superando le distanze con la celerità del volo, la Divisione giungeva alla linea di El Alamein, e immediatamente si Impegnava nella battaglia prima contro alcuni avanzati capisaldi predisposti dal nemico, e poi nel settore centrale della linea. Appunto in questa fase dell'azione, penetrati i valorosi reparti della « Brescia » in un'ansa creata dall'impeto offensivo dei nostri, e rimastivi arditamente contro gli attacchi convergenti sferrati dai nemico, si snodava la singolare vicenda che doveva concludersi con l'episodio di cui abbiamo nar- rato le fasi salienti. t Il Maresciallo Rcmmei decora il gcn. Lombardi. (Telefotoj. L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi // ferreo comandante d'una ferrea unità L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi L'incontenibile irruenza dei Fanti della Divisione "Brescia,, da Tobruk ad El Alamein Roma, 19 agosto. Presso l'ospedale militare di Roma è ricoverato da qualche giorno il generale Giacomo Lombardi, comandante della Divisione « Brescia » sul fronte egiziano. Egli è stato ferito da una scheggia di bomba aerea al braccio sinistro e al viso. Ricevute le prime cure sommarie presso un posto di medicazione avanzato, il generale, dominando stoicamente il dolore della ferita, ha compiuto un viaggio di sette ore di automezzo per raggiungere in un porto della Marmarica la nave ospedale che doveva ricondurlo in Patria. I catturatoci catturati La singolare vicenda di guerra del generale Lombardi, che è valorosamente sfuggito alla prigionia inglese, è cominciata appunto dal momento in cui durante una movimentata fase della manovra, egli s'è trovato accerchiato assieme ad alcuni suoi ufficiali da un reparto nemico. I nostri soldati avevano catturato in un precedente combattimento una camionetta inglese e vi avevano dipinto i colori della nostra bandiera. Ora gli inglesi, tornati in possesso della camionetta, senza curarsi di cancellare il tricolore, se ne servirono per avviare il generale e i suoi ufficiali verso le loro linee. Quando l'automezzo giunse in vista delle posizioni britanniche, fu scambiato, a causa dei colori, per una camionetta italiana e fatto segno a un violento fuoco di fucileria e di mitragliatrici. Tre inglesi che erano a bordo furono colpiti e fu ferito gravemente alla testa anche uno degli ufficiali italiani che accompagnavano il generale. Nell'orgasmo da cui fu presa la scorta inglese," gli ufficiali italiani mantennero intatta la calma e il senso della situazione: furono essi difatti a prendere la direzione della rotta indicando all'autiere inglese la via da seguire... e cosi avvenne che dopo qualche chilometro la camionetta incontrò (che combinazione!) una colonna di prigionieri britannici scortati da truppe dell'Asso. Il mitragliere inglese, che per lutto il tragitto, ben cosciente della sua importante funzione, aveva tenuto con fiero cipiglio l'arma puntata contro i prigionieri, ebbe un moto di sorpresa: quanto bastò per sentirsi raggiungere da una robusta sventola di mano italiana che lo rovesciò tramortito giù dalla camionetta. Il generale e i suoi ufficiali fecero così prigionieri i loro custodi e li consegnarono ai nostri; quindi proseguirono verso le nostre linee. Riassunto, dopo la breve movi meritata parentesi, il comando della sua Divisione, il generale Lombardi attese prontamente a riprendere contatto con i suol reparti, prodigandosi con personale azione direttiva da una posizione all'altra, a bordo di un trattore. Durante uno di questi spostamenti il trattore fu individuato da una formazione di aerei americani che lanciò alcune bombe. Allora appunto fu ferito il generale, e non lievemente: la mano sinistra fu quasi completamente staccata dall'avambraccio, il lato destro del viso, vicino all'occhio, grondava sangue. Egli deve soprattutto alla sua forza d'animo e alla sua vigorìa l'aver potuto raggiungere, dopo due «re di marcia nel deserto, il posto di medicazione della « Pavia >, dove gli furono prestate le prime sommarie cure. L'episodio ha provvisoriamente interrotto una luminosa attività militare di più di trent'anni. Giacomo Lombardi, nato a Dronero (Cuneo) il 25 luglio 1889, aveva infatti partecipato come sottotenente, appena uscito dalla Accademia, alla guerra italo-turca nel 1911. In Libia meritò la prima medaglia di bronzo al Valore, concorrendo con la sua arditezza, intelligenza e calma esemplare, al buon esito di una rischiosa azione intorno a Derna. Nel 1917, in servizio di Stato Maggiore prima a Pod Koriti poi a quota 244 del Carso, partecipò ad efficacissime azioni esploranti e diede opera preziosa presso osservatori avanzati sotto il fuoco nemico, venendo premiato con altre due medaglie di bronzo. Nel maggio del 1915, da tenente, si era già distinto con un'ardita ascensione compiuta alla testa di una pattuglia alpina per l'occupazione di quota 1907 su Monte Ferrul, e con la sistemazione definitiva del tratto di fronte a lui affidato. Brillanti operazioni Dopo la vittoria del novembre 1918 prestò servizio presso vari comandi e frequentò la Scuola di Guerra. Nell'ottobre 1936 era colonnello comandante deH'8.0 Reggimento Alpini, e successivamente nel 1937 comandante della Scuola Centrale di Alpinismo di Aosta. Nella campagna vittoriosa sul fronte alpino occidentale ha partecipato con la funzione di capo di Stato Maggiore della l.a Armata, che era comandata dal compianto generale Pintor. Quattordici mesi di comando in Africa Settentrionale, prima come generale Oi Brigata vice-comandante della Divisione « Pavia >, poi come comandante della Divisione « Trento > e quindi della Divisione « Brescia », rappresentano il contributo del generale Lombardi alla guerra attuale. Con le sue truppe egli ha partecipato al primo assedio di Tobruk, ripiegando poi ordinatamente su Agedabia. Il 30 dicembre veniva decorato della medaglia d'argento sul campo per le prove di alto valore, di sprezzo del pencolo, di saldezza d'animo date in quella occasione, contribuendo fra l'altro, con il suo personale Intervento, al- l'occupazione di un importante caposaldo britannico. Ad Agedabia, assunto il comando della Divisione < Trento », sgominava la guardia scozzese. Nominato poi comandante della « Brescia », la guidava alla vittoria meritandosi un'altra medaglia di bronzo al Valore per la energica azione spiegata in occasione di un attacco notturno di mezzi blindati nemici, cosi da arrestarne l'impeto e da volgerlo in fuga. Sempre alla testa della « Brescia », dopo aver partecipato al ripiegamento tattico fino alla Sirtica, riprendeva la marcia per la riconquista della Cirenaica, imponendosi all'ammirazione dei nostri valorosi alleati e ottenendo, a brevi Intervalli di tempo, la Croce di guerra germanica di seconda classe e poi quella di prima classe. L'azione della Divisione < Brescia » nei primi dieci giorni della recente ripresa offensiva costituisce un brillante episodio delle nostre armi. Il successo offensivo dell'Asse, secondo il piano tattico dei Comandi, presupponeva il superamento di un'estesa e complessa zona minata che gli inglesi avevano costruita a sbarramento di una possibile avanzata italo-tedesca. Rimanevano, attraverso la zona minata, pochi tratti di passaggio obbligato che gli inglesi avevano lasciato per non precludere a se stessi la possibilità di eventuali sviluppi offensivi, e che essi vigilavano attentamente e Einsidiavano con forze notevoli, a < Brescia » riuscì a travolgere le forze nemiche poste a difesa dei passaggi e a stabilirsi solidamente per tenere aperto il varco alle truppe corazzate dell'Asse. Le rabbiose reazioni inglesi non riuscirono a smuovere la Divisione dalle posizioni conquistate. Si deve alla sua tenace resistenza se attraverso la zona minata, per un varco di oltre un chilometro, poterono essere assicurati i rifornimenti vitali per le Divisioni motorizzate lanciate verso Oriente. Quando, dopo la prova di Bir Hacheim, fu decisa la diversione su Acroma, la Divisione < Bre- scia».fece rapidamente fronte a nord, serrando verso la costa le forze inglesi che al trovavano nel suo settore: nei combattimenti di quei giorni essa distrusse ventisette carri armati e parecchie centinaia di automezzi e catturò un gran numero di prigionieri. Sul fror.te egiziano Raggiunta la cintura fortificata di Tobruk, la Divisione fu nuovamente chiamata a un importante compito. Senza soste, senza poter nemmeno controllare e riordinare i suoi organici, la Divisione fu nuovamente impegnata all'attacco. La sua azione sotto Tobruk fu iniziata appena un'ora dopo l'arrivo del suo ultimo battaglione. Con Impeto travolgente, la linea dei fortini, compresa fra il 55" e il 71», fu sfondata. Alla presenza di Rommel, ammirato del valore dei fanti guidati dal generale Lombardi, l'azione era vittoriosamente conclusa con l'occupazione di ventidue fortini e con la cattura di settecento prigionieri. Attraverso il varco, prodotto nello schieramento nemico, e poi tenuto aperto dalla stessa Divisione < Brescia », irruppero parte delle forze motorizzate che concorsero alla materiale presa di possesso della piazzaforte. Ma a nuovi compiti era chiamata la ferrea Divisione. Sempre combattendo, superando insidie, difficoltà, privazioni, ora conquistando il terreno palmo a palmo, ora superando le distanze con la celerità del volo, la Divisione giungeva alla linea di El Alamein, e immediatamente si Impegnava nella battaglia prima contro alcuni avanzati capisaldi predisposti dal nemico, e poi nel settore centrale della linea. Appunto in questa fase dell'azione, penetrati i valorosi reparti della « Brescia » in un'ansa creata dall'impeto offensivo dei nostri, e rimastivi arditamente contro gli attacchi convergenti sferrati dai nemico, si snodava la singolare vicenda che doveva concludersi con l'episodio di cui abbiamo nar- rato le fasi salienti. t Il Maresciallo Rcmmei decora il gcn. Lombardi. (Telefotoj. L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi // ferreo comandante d'una ferrea unità L'eroica vicenda di guerra del generale Giacomo Lombardi L'incontenibile irruenza dei Fanti della Divisione "Brescia,, da Tobruk ad El Alamein Roma, 19 agosto. Presso l'ospedale militare di Roma è ricoverato da qualche giorno il generale Giacomo Lombardi, comandante della Divisione « Brescia » sul fronte egiziano. Egli è stato ferito da una scheggia di bomba aerea al braccio sinistro e al viso. Ricevute le prime cure sommarie presso un posto di medicazione avanzato, il generale, dominando stoicamente il dolore della ferita, ha compiuto un viaggio di sette ore di automezzo per raggiungere in un porto della Marmarica la nave ospedale che doveva ricondurlo in Patria. I catturatoci catturati La singolare vicenda di guerra del generale Lombardi, che è valorosamente sfuggito alla prigionia inglese, è cominciata appunto dal momento in cui durante una movimentata fase della manovra, egli s'è trovato accerchiato assieme ad alcuni suoi ufficiali da un reparto nemico. I nostri soldati avevano catturato in un precedente combattimento una camionetta inglese e vi avevano dipinto i colori della nostra bandiera. Ora gli inglesi, tornati in possesso della camionetta, senza curarsi di cancellare il tricolore, se ne servirono per avviare il generale e i suoi ufficiali verso le loro linee. Quando l'automezzo giunse in vista delle posizioni britanniche, fu scambiato, a causa dei colori, per una camionetta italiana e fatto segno a un violento fuoco di fucileria e di mitragliatrici. Tre inglesi che erano a bordo furono colpiti e fu ferito gravemente alla testa anche uno degli ufficiali italiani che accompagnavano il generale. Nell'orgasmo da cui fu presa la scorta inglese," gli ufficiali italiani mantennero intatta la calma e il senso della situazione: furono essi difatti a prendere la direzione della rotta indicando all'autiere inglese la via da seguire... e cosi avvenne che dopo qualche chilometro la camionetta incontrò (che combinazione!) una colonna di prigionieri britannici scortati da truppe dell'Asso. Il mitragliere inglese, che per lutto il tragitto, ben cosciente della sua importante funzione, aveva tenuto con fiero cipiglio l'arma puntata contro i prigionieri, ebbe un moto di sorpresa: quanto bastò per sentirsi raggiungere da una robusta sventola di mano italiana che lo rovesciò tramortito giù dalla camionetta. Il generale e i suoi ufficiali fecero così prigionieri i loro custodi e li consegnarono ai nostri; quindi proseguirono verso le nostre linee. Riassunto, dopo la breve movi meritata parentesi, il comando della sua Divisione, il generale Lombardi attese prontamente a riprendere contatto con i suol reparti, prodigandosi con personale azione direttiva da una posizione all'altra, a bordo di un trattore. Durante uno di questi spostamenti il trattore fu individuato da una formazione di aerei americani che lanciò alcune bombe. Allora appunto fu ferito il generale, e non lievemente: la mano sinistra fu quasi completamente staccata dall'avambraccio, il lato destro del viso, vicino all'occhio, grondava sangue. Egli deve soprattutto alla sua forza d'animo e alla sua vigorìa l'aver potuto raggiungere, dopo due «re di marcia nel deserto, il posto di medicazione della « Pavia >, dove gli furono prestate le prime sommarie cure. L'episodio ha provvisoriamente interrotto una luminosa attività militare di più di trent'anni. Giacomo Lombardi, nato a Dronero (Cuneo) il 25 luglio 1889, aveva infatti partecipato come sottotenente, appena uscito dalla Accademia, alla guerra italo-turca nel 1911. In Libia meritò la prima medaglia di bronzo al Valore, concorrendo con la sua arditezza, intelligenza e calma esemplare, al buon esito di una rischiosa azione intorno a Derna. Nel 1917, in servizio di Stato Maggiore prima a Pod Koriti poi a quota 244 del Carso, partecipò ad efficacissime azioni esploranti e diede opera preziosa presso osservatori avanzati sotto il fuoco nemico, venendo premiato con altre due medaglie di bronzo. Nel maggio del 1915, da tenente, si era già distinto con un'ardita ascensione compiuta alla testa di una pattuglia alpina per l'occupazione di quota 1907 su Monte Ferrul, e con la sistemazione definitiva del tratto di fronte a lui affidato. Brillanti operazioni Dopo la vittoria del novembre 1918 prestò servizio presso vari comandi e frequentò la Scuola di Guerra. Nell'ottobre 1936 era colonnello comandante deH'8.0 Reggimento Alpini, e successivamente nel 1937 comandante della Scuola Centrale di Alpinismo di Aosta. Nella campagna vittoriosa sul fronte alpino occidentale ha partecipato con la funzione di capo di Stato Maggiore della l.a Armata, che era comandata dal compianto generale Pintor. Quattordici mesi di comando in Africa Settentrionale, prima come generale Oi Brigata vice-comandante della Divisione « Pavia >, poi come comandante della Divisione « Trento > e quindi della Divisione « Brescia », rappresentano il contributo del generale Lombardi alla guerra attuale. Con le sue truppe egli ha partecipato al primo assedio di Tobruk, ripiegando poi ordinatamente su Agedabia. Il 30 dicembre veniva decorato della medaglia d'argento sul campo per le prove di alto valore, di sprezzo del pencolo, di saldezza d'animo date in quella occasione, contribuendo fra l'altro, con il suo personale Intervento, al- l'occupazione di un importante caposaldo britannico. Ad Agedabia, assunto il comando della Divisione < Trento », sgominava la guardia scozzese. Nominato poi comandante della « Brescia », la guidava alla vittoria meritandosi un'altra medaglia di bronzo al Valore per la energica azione spiegata in occasione di un attacco notturno di mezzi blindati nemici, cosi da arrestarne l'impeto e da volgerlo in fuga. Sempre alla testa della « Brescia », dopo aver partecipato al ripiegamento tattico fino alla Sirtica, riprendeva la marcia per la riconquista della Cirenaica, imponendosi all'ammirazione dei nostri valorosi alleati e ottenendo, a brevi Intervalli di tempo, la Croce di guerra germanica di seconda classe e poi quella di prima classe. L'azione della Divisione < Brescia » nei primi dieci giorni della recente ripresa offensiva costituisce un brillante episodio delle nostre armi. Il successo offensivo dell'Asse, secondo il piano tattico dei Comandi, presupponeva il superamento di un'estesa e complessa zona minata che gli inglesi avevano costruita a sbarramento di una possibile avanzata italo-tedesca. Rimanevano, attraverso la zona minata, pochi tratti di passaggio obbligato che gli inglesi avevano lasciato per non precludere a se stessi la possibilità di eventuali sviluppi offensivi, e che essi vigilavano attentamente e Einsidiavano con forze notevoli, a < Brescia » riuscì a travolgere le forze nemiche poste a difesa dei passaggi e a stabilirsi solidamente per tenere aperto il varco alle truppe corazzate dell'Asse. Le rabbiose reazioni inglesi non riuscirono a smuovere la Divisione dalle posizioni conquistate. Si deve alla sua tenace resistenza se attraverso la zona minata, per un varco di oltre un chilometro, poterono essere assicurati i rifornimenti vitali per le Divisioni motorizzate lanciate verso Oriente. Quando, dopo la prova di Bir Hacheim, fu decisa la diversione su Acroma, la Divisione < Bre- scia».fece rapidamente fronte a nord, serrando verso la costa le forze inglesi che al trovavano nel suo settore: nei combattimenti di quei giorni essa distrusse ventisette carri armati e parecchie centinaia di automezzi e catturò un gran numero di prigionieri. Sul fror.te egiziano Raggiunta la cintura fortificata di Tobruk, la Divisione fu nuovamente chiamata a un importante compito. Senza soste, senza poter nemmeno controllare e riordinare i suoi organici, la Divisione fu nuovamente impegnata all'attacco. La sua azione sotto Tobruk fu iniziata appena un'ora dopo l'arrivo del suo ultimo battaglione. Con Impeto travolgente, la linea dei fortini, compresa fra il 55" e il 71», fu sfondata. Alla presenza di Rommel, ammirato del valore dei fanti guidati dal generale Lombardi, l'azione era vittoriosamente conclusa con l'occupazione di ventidue fortini e con la cattura di settecento prigionieri. Attraverso il varco, prodotto nello schieramento nemico, e poi tenuto aperto dalla stessa Divisione < Brescia », irruppero parte delle forze motorizzate che concorsero alla materiale presa di possesso della piazzaforte. Ma a nuovi compiti era chiamata la ferrea Divisione. Sempre combattendo, superando insidie, difficoltà, privazioni, ora conquistando il terreno palmo a palmo, ora superando le distanze con la celerità del volo, la Divisione giungeva alla linea di El Alamein, e immediatamente si Impegnava nella battaglia prima contro alcuni avanzati capisaldi predisposti dal nemico, e poi nel settore centrale della linea. Appunto in questa fase dell'azione, penetrati i valorosi reparti della « Brescia » in un'ansa creata dall'impeto offensivo dei nostri, e rimastivi arditamente contro gli attacchi convergenti sferrati dai nemico, si snodava la singolare vicenda che doveva concludersi con l'episodio di cui abbiamo nar- rato le fasi salienti. t Il Maresciallo Rcmmei decora il gcn. Lombardi. (Telefotoj.

Persone citate: Giacomo Lombardi, Lombardi, Pintor, Rommel