Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto

Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Avventure dell' "Emmezeta,, nuova salmeria del mare Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Queste recentissime unità della Marina italiana vanne a sfidare l'av versarle vicino a casa sua e hanno un nemico giurato : l'aeroplano (Da uno dei nostri inviati) Da una base navale..., 19 agosto, Dopo l'arrivo dei convogli, scia-sai- mano le motozattere, nuove merie del mare. Le motozattere sono delle maone motorizzate e armate che, osano sfidare anche questo mare da maestrale che da tanti giorni picchia e ripicchia sulle scogliere rosse e sulle dune bianche della costa libica e egiziana. Nate dalle necessità imposte da questa nostra guerra d'oltremare, le < Emmezeta » navigano sugli archi dei paralleli, e quando approdano, appoggiano il « becco » sulla riva e rovesciano in terra il loro carico prezioso. In due minuti Le motozattere sono basse sul mare, tenaci; e sono già gloriose. Non si rivela alcun segreto militare scrivendo che la Marina italiana impiega le motozattere nel mare africano perchè il nemico ha già provato, con la perdita di sei apparecchi nel giro di pochi giorni, le armi e il cuore dei marinai delle € Emmezeta ». Negli approdi egiziani, nelle ^immediate retrovie del fronte, non 1 arriva alcun convoglio di motopatr fere che non abbia subito almeno <un attacco aereo. Il nemico naJu n rale delle < Emmezeta » 6 infatti il'velivolo. Il traffico minuto delle motozattere si snoda lungo le coste e non può essere tenuto, nascosto all'osservazione «emica perchè le « Emmezeta » sono unità di primissima linea. Vanno a sfidare il nemico vicino alle sue basi, vicino alla linea del fronte dove è più intensa l'attività aerea. 11 nemico sa che le motozattere arrivano dove i piroscafi non possono navigare; che il compito delle motozattere è importante, vitale, che deve essere intercettato e logorato ad ogni costo. Perciò il contrasto è duro, sanguinoso. La flottiglia delle motozattere ha già avuto i suoi morti e i feriti, caduti di fronte al nemico, a viso aperto e imbracciando le armi. Un giorno un comioaKo di mo tozattere navigava verso levante. Il mare era mosso e le « Emmeseta» sbattevano sulle onde ar-| ricciate e incattivite. Alle 13,30, allarme aereo. Il convoglio si dirada e ogni motozattera manovra per sfuggire all'attacco nemico. Mitraglieri e cannonieri sono ai loro-posti in coperta, come statue Sei bombardieri nemici vengono dalla parte del sole e attaccano a volo radente le nostre unità. L'at tacco è rapidissimo, fulmineo. Ma rabbiosamente crepitano le nostre mitragliere. Due dei sei bombardieri scivolano d'ala e si infilano in mare. Gli altri quattro si perdono all'orizzonte verso il delta. Tutto è durato forse due minuti. Siili' « Emmezeta N. X. » il sottocapo B. S., di Torino, scivola lentamente lungo i sostegni della sua mitragliera e si abbatte sulla plancia. I compagni non si erano accorti che era stato colpito. Avevano sentito fischiare le pallottole intorno a loro; avevano visto che il sottocapo B. S. aveva atteso un istante con l'arma puntata su un aereo prima di aprire il fuoco. Poi i compagni avevano visto leifiamme scoppiare sui motori dell'aereo nemico. Uno di essi disse: « Bravo S. », ma fu attratto dal bimotore inglese che scivolava in mare come un uccellacelo con un'ala stroncata. Il sottocapo B. S. ave va mirato bene. Ora giaceva sul pagliolo della mitragliera, con gli occhi che ridevano. Il suo carni saccio si ting,evn ,di ..sangue. Fu, curato e poi portato a terra con un battello. Nel lasciare la sua motozattera disse al comandante: < Arrivederci, comandante; mi dispiace di averne colpito uno so lo; ma quei dannati non sono più ritornati! ». La vittoria ancora ghermita Un altro convoglio di motozattere naviga verso levante. Alle 5,48 le vedette avvistano verso terra un trimotore nemico. L'aereo passa di poppa alla c Emmezeta » del yuardiamarina R. L., di Roma, e attacca col sole alle spalle. Un trimotore scende in picchiata e a venticinque mètri di quota si riprende per mitragliare le nostre unità. Ore 6,4. L'<t Emmezeta » naviga alla massima velocità. Quando l'aereo giunge sui mille metri di distanza, il comandante ordina di aprire il fuoco con la mitragliera. Il marinaio M. S. di Trieste aggiusta con soli sei colpi il tiro, e colpisce con i trenta colpi rimasti nel caricatore i motori centrale e laterale e la carlinga. Il velivolo si abbassa paurosamente; si libera dalle bombe per prendere quota. Infatti l'apparecchio si impenna; ma cade. Da bordo dell'* Emmezeta » si vede il trimotore enorme che piomba sulla poppa. « Tutto il timone alla banda! ». Ma non si riesce ad evitare l'urto. Il trimotore precipita sulla poppa della motozattera. Le fiamme divampano, n comandante ordina al capo motorista di intercettare la nafta, al capo cannoniere di allagare i depositi delle munizioni; poi il sottocapo cannoniere lancia le bombe pirofughe nell'incendio. Le fiamme vengono domate. Ma la motozattera non può più governare. I rottami del velivolo si sono incastrati nelle lamiere inceppando gli organi del timone e danneggiando gli assi delle eliche. Il comandante fa l'appello della sua gente. Egli stesso e sei marinai sono più o meno gravemente ustionati; però manca il mitragliere M. S. che è ancora sulla plancia con le mani serrate dalla morte alla sua mitragliera. L'< Emmezeta » rientra a rimorchio in una nostra base col peso della sua vittoria e della sua gloria. Sui due motori e sull'ala destra dell'aereo che la motozattera ha riportato in porto, sono dipinti i colori americani. Vero Roberti Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Avventure dell' "Emmezeta,, nuova salmeria del mare Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Queste recentissime unità della Marina italiana vanne a sfidare l'av versarle vicino a casa sua e hanno un nemico giurato : l'aeroplano (Da uno dei nostri inviati) Da una base navale..., 19 agosto, Dopo l'arrivo dei convogli, scia-sai- mano le motozattere, nuove merie del mare. Le motozattere sono delle maone motorizzate e armate che, osano sfidare anche questo mare da maestrale che da tanti giorni picchia e ripicchia sulle scogliere rosse e sulle dune bianche della costa libica e egiziana. Nate dalle necessità imposte da questa nostra guerra d'oltremare, le < Emmezeta » navigano sugli archi dei paralleli, e quando approdano, appoggiano il « becco » sulla riva e rovesciano in terra il loro carico prezioso. In due minuti Le motozattere sono basse sul mare, tenaci; e sono già gloriose. Non si rivela alcun segreto militare scrivendo che la Marina italiana impiega le motozattere nel mare africano perchè il nemico ha già provato, con la perdita di sei apparecchi nel giro di pochi giorni, le armi e il cuore dei marinai delle € Emmezeta ». Negli approdi egiziani, nelle ^immediate retrovie del fronte, non 1 arriva alcun convoglio di motopatr fere che non abbia subito almeno <un attacco aereo. Il nemico naJu n rale delle < Emmezeta » 6 infatti il'velivolo. Il traffico minuto delle motozattere si snoda lungo le coste e non può essere tenuto, nascosto all'osservazione «emica perchè le « Emmezeta » sono unità di primissima linea. Vanno a sfidare il nemico vicino alle sue basi, vicino alla linea del fronte dove è più intensa l'attività aerea. 11 nemico sa che le motozattere arrivano dove i piroscafi non possono navigare; che il compito delle motozattere è importante, vitale, che deve essere intercettato e logorato ad ogni costo. Perciò il contrasto è duro, sanguinoso. La flottiglia delle motozattere ha già avuto i suoi morti e i feriti, caduti di fronte al nemico, a viso aperto e imbracciando le armi. Un giorno un comioaKo di mo tozattere navigava verso levante. Il mare era mosso e le « Emmeseta» sbattevano sulle onde ar-| ricciate e incattivite. Alle 13,30, allarme aereo. Il convoglio si dirada e ogni motozattera manovra per sfuggire all'attacco nemico. Mitraglieri e cannonieri sono ai loro-posti in coperta, come statue Sei bombardieri nemici vengono dalla parte del sole e attaccano a volo radente le nostre unità. L'at tacco è rapidissimo, fulmineo. Ma rabbiosamente crepitano le nostre mitragliere. Due dei sei bombardieri scivolano d'ala e si infilano in mare. Gli altri quattro si perdono all'orizzonte verso il delta. Tutto è durato forse due minuti. Siili' « Emmezeta N. X. » il sottocapo B. S., di Torino, scivola lentamente lungo i sostegni della sua mitragliera e si abbatte sulla plancia. I compagni non si erano accorti che era stato colpito. Avevano sentito fischiare le pallottole intorno a loro; avevano visto che il sottocapo B. S. aveva atteso un istante con l'arma puntata su un aereo prima di aprire il fuoco. Poi i compagni avevano visto leifiamme scoppiare sui motori dell'aereo nemico. Uno di essi disse: « Bravo S. », ma fu attratto dal bimotore inglese che scivolava in mare come un uccellacelo con un'ala stroncata. Il sottocapo B. S. ave va mirato bene. Ora giaceva sul pagliolo della mitragliera, con gli occhi che ridevano. Il suo carni saccio si ting,evn ,di ..sangue. Fu, curato e poi portato a terra con un battello. Nel lasciare la sua motozattera disse al comandante: < Arrivederci, comandante; mi dispiace di averne colpito uno so lo; ma quei dannati non sono più ritornati! ». La vittoria ancora ghermita Un altro convoglio di motozattere naviga verso levante. Alle 5,48 le vedette avvistano verso terra un trimotore nemico. L'aereo passa di poppa alla c Emmezeta » del yuardiamarina R. L., di Roma, e attacca col sole alle spalle. Un trimotore scende in picchiata e a venticinque mètri di quota si riprende per mitragliare le nostre unità. Ore 6,4. L'<t Emmezeta » naviga alla massima velocità. Quando l'aereo giunge sui mille metri di distanza, il comandante ordina di aprire il fuoco con la mitragliera. Il marinaio M. S. di Trieste aggiusta con soli sei colpi il tiro, e colpisce con i trenta colpi rimasti nel caricatore i motori centrale e laterale e la carlinga. Il velivolo si abbassa paurosamente; si libera dalle bombe per prendere quota. Infatti l'apparecchio si impenna; ma cade. Da bordo dell'* Emmezeta » si vede il trimotore enorme che piomba sulla poppa. « Tutto il timone alla banda! ». Ma non si riesce ad evitare l'urto. Il trimotore precipita sulla poppa della motozattera. Le fiamme divampano, n comandante ordina al capo motorista di intercettare la nafta, al capo cannoniere di allagare i depositi delle munizioni; poi il sottocapo cannoniere lancia le bombe pirofughe nell'incendio. Le fiamme vengono domate. Ma la motozattera non può più governare. I rottami del velivolo si sono incastrati nelle lamiere inceppando gli organi del timone e danneggiando gli assi delle eliche. Il comandante fa l'appello della sua gente. Egli stesso e sei marinai sono più o meno gravemente ustionati; però manca il mitragliere M. S. che è ancora sulla plancia con le mani serrate dalla morte alla sua mitragliera. L'< Emmezeta » rientra a rimorchio in una nostra base col peso della sua vittoria e della sua gloria. Sui due motori e sull'ala destra dell'aereo che la motozattera ha riportato in porto, sono dipinti i colori americani. Vero Roberti Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Avventure dell' "Emmezeta,, nuova salmeria del mare Si è schiantato sulla poppa l'enorme trimotore abbattuto Queste recentissime unità della Marina italiana vanne a sfidare l'av versarle vicino a casa sua e hanno un nemico giurato : l'aeroplano (Da uno dei nostri inviati) Da una base navale..., 19 agosto, Dopo l'arrivo dei convogli, scia-sai- mano le motozattere, nuove merie del mare. Le motozattere sono delle maone motorizzate e armate che, osano sfidare anche questo mare da maestrale che da tanti giorni picchia e ripicchia sulle scogliere rosse e sulle dune bianche della costa libica e egiziana. Nate dalle necessità imposte da questa nostra guerra d'oltremare, le < Emmezeta » navigano sugli archi dei paralleli, e quando approdano, appoggiano il « becco » sulla riva e rovesciano in terra il loro carico prezioso. In due minuti Le motozattere sono basse sul mare, tenaci; e sono già gloriose. Non si rivela alcun segreto militare scrivendo che la Marina italiana impiega le motozattere nel mare africano perchè il nemico ha già provato, con la perdita di sei apparecchi nel giro di pochi giorni, le armi e il cuore dei marinai delle € Emmezeta ». Negli approdi egiziani, nelle ^immediate retrovie del fronte, non 1 arriva alcun convoglio di motopatr fere che non abbia subito almeno <un attacco aereo. Il nemico naJu n rale delle < Emmezeta » 6 infatti il'velivolo. Il traffico minuto delle motozattere si snoda lungo le coste e non può essere tenuto, nascosto all'osservazione «emica perchè le « Emmezeta » sono unità di primissima linea. Vanno a sfidare il nemico vicino alle sue basi, vicino alla linea del fronte dove è più intensa l'attività aerea. 11 nemico sa che le motozattere arrivano dove i piroscafi non possono navigare; che il compito delle motozattere è importante, vitale, che deve essere intercettato e logorato ad ogni costo. Perciò il contrasto è duro, sanguinoso. La flottiglia delle motozattere ha già avuto i suoi morti e i feriti, caduti di fronte al nemico, a viso aperto e imbracciando le armi. Un giorno un comioaKo di mo tozattere navigava verso levante. Il mare era mosso e le « Emmeseta» sbattevano sulle onde ar-| ricciate e incattivite. Alle 13,30, allarme aereo. Il convoglio si dirada e ogni motozattera manovra per sfuggire all'attacco nemico. Mitraglieri e cannonieri sono ai loro-posti in coperta, come statue Sei bombardieri nemici vengono dalla parte del sole e attaccano a volo radente le nostre unità. L'at tacco è rapidissimo, fulmineo. Ma rabbiosamente crepitano le nostre mitragliere. Due dei sei bombardieri scivolano d'ala e si infilano in mare. Gli altri quattro si perdono all'orizzonte verso il delta. Tutto è durato forse due minuti. Siili' « Emmezeta N. X. » il sottocapo B. S., di Torino, scivola lentamente lungo i sostegni della sua mitragliera e si abbatte sulla plancia. I compagni non si erano accorti che era stato colpito. Avevano sentito fischiare le pallottole intorno a loro; avevano visto che il sottocapo B. S. aveva atteso un istante con l'arma puntata su un aereo prima di aprire il fuoco. Poi i compagni avevano visto leifiamme scoppiare sui motori dell'aereo nemico. Uno di essi disse: « Bravo S. », ma fu attratto dal bimotore inglese che scivolava in mare come un uccellacelo con un'ala stroncata. Il sottocapo B. S. ave va mirato bene. Ora giaceva sul pagliolo della mitragliera, con gli occhi che ridevano. Il suo carni saccio si ting,evn ,di ..sangue. Fu, curato e poi portato a terra con un battello. Nel lasciare la sua motozattera disse al comandante: < Arrivederci, comandante; mi dispiace di averne colpito uno so lo; ma quei dannati non sono più ritornati! ». La vittoria ancora ghermita Un altro convoglio di motozattere naviga verso levante. Alle 5,48 le vedette avvistano verso terra un trimotore nemico. L'aereo passa di poppa alla c Emmezeta » del yuardiamarina R. L., di Roma, e attacca col sole alle spalle. Un trimotore scende in picchiata e a venticinque mètri di quota si riprende per mitragliare le nostre unità. Ore 6,4. L'<t Emmezeta » naviga alla massima velocità. Quando l'aereo giunge sui mille metri di distanza, il comandante ordina di aprire il fuoco con la mitragliera. Il marinaio M. S. di Trieste aggiusta con soli sei colpi il tiro, e colpisce con i trenta colpi rimasti nel caricatore i motori centrale e laterale e la carlinga. Il velivolo si abbassa paurosamente; si libera dalle bombe per prendere quota. Infatti l'apparecchio si impenna; ma cade. Da bordo dell'* Emmezeta » si vede il trimotore enorme che piomba sulla poppa. « Tutto il timone alla banda! ». Ma non si riesce ad evitare l'urto. Il trimotore precipita sulla poppa della motozattera. Le fiamme divampano, n comandante ordina al capo motorista di intercettare la nafta, al capo cannoniere di allagare i depositi delle munizioni; poi il sottocapo cannoniere lancia le bombe pirofughe nell'incendio. Le fiamme vengono domate. Ma la motozattera non può più governare. I rottami del velivolo si sono incastrati nelle lamiere inceppando gli organi del timone e danneggiando gli assi delle eliche. Il comandante fa l'appello della sua gente. Egli stesso e sei marinai sono più o meno gravemente ustionati; però manca il mitragliere M. S. che è ancora sulla plancia con le mani serrate dalla morte alla sua mitragliera. L'< Emmezeta » rientra a rimorchio in una nostra base col peso della sua vittoria e della sua gloria. Sui due motori e sull'ala destra dell'aereo che la motozattera ha riportato in porto, sono dipinti i colori americani. Vero Roberti

Persone citate: Vero Roberti

Luoghi citati: Roma, Torino, Trieste