TACCUINO SEGRETO

TACCUINO SEGRETO TACCUINO SEGRETO _ A A Premeno. Il 2 AgOStO viaggio da Mi-, inumili immillili ]ano è faticoso. Un trenino inverosimilmente congestionato della Nord ti porta a Laveno in due ore. A Lavcno ti aspetta un battello per traghettarti all'altra sponda. Esso è guardato ai lati della passerella d'imbarco da due uomini di manovra che sondi casa con tutti. Conoscono i viaggiatori dal primo all'ultimo, battono a questi una spalla, all'altro strizzano un occhio, aiutano galantemente le signoro a fare il saltino dalla passerella sul ponte, chiedono ai vecchi notizie della loro salute, danno o ricevono le ultime notizie della guerra: insomma per merito loro il battello diventa un linguaggio civile e domestico cui nessuno resiste, tanfo che le persone poco prima odiose le une allo altro in quel trenino della malora, ora si buttan le braccia al collo scoprendosi all'improvviso compagni di scuola di trincea di bisboccia, se non fratelli di latte addirittura. Tutto questo dura finche il battello non mette in azione le sue macchine. Al primo frullare dell'elica contro l'acqua si avverte tra i viaggiatori del vaporino una curiosa metamorfosi. Si vedono tutt'a un tratto mamme, quelle buone mamme pallide di periferia cittadina, staccare dal seno le creature e guardare a prua con occhio insieme fantastico e risoluto. Si vedono padri, quei buoni padri pallidi di periferia cittadina, estrarfe temperini molle lamette da barba dalle tasche, e metterseli tra i denti con fare da desperados. Si Vedono ragazze poco prima intente a parlar castamente di corredi e di fidanzamenti, toglierei dal seno consunti portolani e tracciare ad alta voce favolosi itinerari. Infine, arrampicati sulle sartie, i bambini aspettan frementi di saltare all'arrembaggio sul battello che sta venendo da Intra. E tutto ciò perchè il vaporino s'è mosso e il vento del lago ha svegliato in questi sedentari il demone dell'avventura, il senso del distacco e della distanza, :1 bisogno della meraviglia cho accompagna ogni viaggio. Basterebbe che un'onda più capric. ciosa delle altre arrivasse sopracoperta perchè questa moltitudine che è un modello di docilità, di supinità, uscisse interamente da se medesima e si abbandonasse a qualche gesto di stravaganza e di follìa. Nulla accade perchè l'onda del lago è piatta e torpida, e si contenta di lambire il battello. Intra è ormai vicina e già. i visi hanno ripreso la loro scialba fissità, il loro struggente colore di bestia alla catena. Si attracca. Ora questa gente entrerebbe nel carcere della città senza trarre un lamento. Da Intra un tram sale a Premeno in quaranta minuti collogando paesi amenissimi che frescheggiano al rezzo dei castagni dei faggi e dei platani. Le stazioncine son frequenti ed entrano in un pugno. Ad ognuua c'è un'intera famiglia che aspetta un viaggiatore. Restiamo nel tram solo noi che scendiamo a Premeno. Il controllore dopo averci chiesto per la terza volta ■il biglietto, finalmente 6e lo ritira, segno che l'arrivo è vicino. Alla stazione c'era Calvi ad aspettarmi ed uno dei suoi ospiti, il conte Mólgora della Cardinia. Quest'ultimo non ha atteso a condurmi davanti al busto di Luigi Mangiagalli che domina lo spiazzo davanti alla posta. Ha corso quel busto il pericolo di diventare palla da cannone. C'è stata una protesta di tutta la cittadinanza che deve a Mangiagalli la tranvia elettrica e non so quali altri vantaggi. A questo punto Mólgora ha aggiunto che, a suo parere, un ricordino anche Alberto Colantuoni lo meriterebbe, essendo lui che ha cambiato il nome di Pian Quaggiò in Pian di Sole. Questi discorsi gravi non ci hanno impedito di camminare. Poco dopo, salutato dalle martellate del calzolaio di faccia, che alternava i colpi sulla forma con le parole e i motivi di Hans Sachs, suo illustre antenato, entravo a .Villa Giulia,; cmaqldnsMivltlctsqdbtcsadLpstees5iXdn a » Ho dormito nel ó AgOStO più soffice letto iiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii della mia vita fino alle quattro del mattino. Mi ha svegliato uno strido macabro che ha avuto il potere di rievocare davanti ai miei occhi una di quello scene infernali che resero famoso il pennello di Gerolamo Bosch. Siccome dormivo nella stanza che occupò Garibal di la notte del 6 giugno del '66, in un primo momento ho pensato che l'Eroe dei due mondi avesse espresso così la sua indignazione per avere io usurpato un letto tanto glorioso. Lo strido si ò ripetuto, e, non veniva dalla stanza, ma dal parco. Ad esso è seguito, un colpo di rivoltella. Preoccupato stavo per vestirmi quando ho sentito battere alla mia porta. Era il padron di casa, levatosi per dirmi che il verso sinistro proveniva da un malnato pavone che non sapeva darsi pace d'essere stato abbandonato dalla sua femmina. «E la revolverata?» chiedo. «Quella — risponde l'ospite — ò partita dal dottore che abita la villa accanto. Costui ha preso l'abitudine di esercitarsi al tiro al bersaglio nelle ore più incredibili. In generale allo strido del pavone segue, come il tuono al lampo, il suo colpo di revolver». Dopo avermi così rassicurato, Calvi ò ritornato a letto. Poco dopo il pavone ha ripreso il suo spaventoso verso. Seguitando lui a smaniare e il dottore a sparare, io mi sono messo a leggere l'ultimo romanzo di Mosca o Non è ver che sia la morte ». . Se non fosse 4 AgOStO quel maledetto llliliillilllllililiiii i pavone, al qu le fanno eco le solite revolverat. questa villa di Calvi sarebbe li pezzo di paradiso in terra La casa ha più di un secolo di vita ma gli anni non le pesano, tanto armoniosa è a vederla dal parco quella sua facciata giocata sull'elemento classico delle colonne di entrata e alla quale il timpano d'ispirazione toscana dà insieme colorito illustre e rustico. Ma la gran bellezza della villa c il parco. Solo in California ho visto alberi che per niaestà e bellezza possono reggere al confronto di questi. Anche qui alligna la sequoia gigante, la quale al contrario di quella da me veduta sulle rive del Pacifico, che non sopporta il canto dega uccelli, è qui il convegno dei più straor-' dinari usignuoli e merli che abbia mài udito. Questi due can: tori di cartello sono ascoltati con rispetto da passeri, verdelli, scriccioli, ciuffolotti, fringuelli, appollaiati su gli alberi minori del parco: nini, abeti, cedri del Libano, noci penduli, faggi purpurei, magnolie: e perfino tra le spino dcll'araucaria. Solo quando quelli tacciono, essi entrano in lizza mescolando la loro melodia che è lieve e gentile, garrula e pettegola, al murmure del sottostante ruscello. Me ne starei delle ore ad ascoltare queste fresche voci che vengon dalla terra e dal cielo, dalla montagna e dal lago, dalle erbe dall'acqua e dalle creature. Il profumo del prato falciato di fresco si unisce a quello delle rose per imbalsamalo l'aria e farla entrare dentro di me con la dolcezza del miele. Mi pa6»an le ore in una serenità che non mi somiglia. 5A i i Crii amici Calvi AgOStO hanno il genio imjmmmimimimiiii della ospitalità. Entrambi, ma specialmente la signora, hanno l'arte di farsi vedere il meno possibile, sì che ognuno di noi ha l'illusione che questa stupenda villa sia la sua. C'è con me oltre a Mólgora della Cardinia, l'amico Possenti e un celebre scrittore portoghese Xavio de Lope. Si parla continuamente di letteratura di teatro e di arte. Il nostro ospite è chimico ma si tiene informato delle cose dello spirito meglio di noi che siamo del mestiere. Egli ama specialmente il teatro per il qualo in gioventù ha dettato qualche acuta nota critica. Incitato da lui, Possenti ha letto stasera una commedia che reciterà prossimamente Ruggeri. L'opera è piaciuta molto a tutti. 7A — a. Mólgora della AgOStO Cardinia è un "«'"'"li" """""I singolare tipo di uomo e di aristocratico. Totalitariamente brutto egli si salva in virtù di un sorriso innocente che dà al suo viso tatuato di papuaso veneto un'improvvisa schiarita di cielo temporalesco. Maniaco della musica, finché non ha costretto l'uomo con cui si accompagna a pronunziarsi su certa orchestra di amatori da lui presieduta non lo lascia benave re. Risolta questa questione fon damuutalo egli passa a ciceronare su i monumenti di Verona per i quali sa a memoria date e fatture. Esaurito anche questo argomento egli chiede consiglio se alla sua età — sessantacinque — possa e debba accettare l'amo re delle donne, e delle vedove in particolare. Se gli dici di 6Ì egli per riconoscenza ti porta alla fontana del Tornicco a bere alla tazza cho l'Eroe portò alle labbra quel famoso 6 giugno, e che ora con una catenella è affissa al masso, evviva la fiducia, per impedire ai cacciatori di ricordi di portarsela via. Se gli dici di no egli vendica l'affronto non in duello rusticano ma alle bocce, di cui si proclama maestro. Vince infatti ma perchè ruba su punteggio. Protesti? Egli chiama a testimoni tutti i Mólgori della Cardinia, «la cui origine ri sale alle .Crociate. Non protesti? Egli ruba il doppio caracollando per i pallai di Premeno come un cavallo scapolo. -i t\ l . Invece Xavio de 1U AgOStO L0pe è mistico, miimmimiimmmim Oggi è venuto a dirmi con aria da cospiratore che Evaristo e Nella Calvi sono angeli travestiti. E giacché pur riconoscendo l'estrema bontà dei nostri ospiti ero rimasto perplesso, egli ha soggiunto: iProprio così. Li ho visti con- i miei occhi. L'altra notte sono entrato per sbaglio nella loro camera mentre si spogliavano. Gli ho visti le ali agli omeri, il nimbo intorno alla testa, l'arpe e il liuto alle inani. Durante la notte quando noi dormiamo essi suonano quei divini strumenti per cullare i nostri sogni e tener' lontani gl'incubi». «E il pavone?» ho chiesto a bruciapelo vincendo la suggestiono clie la dolcezza del linguaggio di Camoens esercitava su me.'e Quello è il diavolo in persona — ha risposto Xavio. — Non si può far nulla contro di lui». Detto questo, dopo avermi raccomandato di tenere per me la rivelazione, è andato via col suo passo un po' stanco. 1 1 \ * ^ Premeno la J.X AgOSIO chie.sa attualo c miimiiiimiiiiiiiii sembrata troppo meschina e ne stanno costruendo una immensa, lina chiesa da fare invidia a una grande città. A me la nuova fabbrica fa l'effetto di essere stata concepita da uno spaesato eroe ibseniano, da un Solncss lacustre. Chiedo alla signora Pisa — una vecchia e cara signora, celebre per la sua ami- ♦♦♦♦»♦♦»♦»♦♦♦♦♦< cizia con la Duso •— chi ci deve entrare in quella chiesa. E lei: <tl vivi e i morti. Ogni morto in questo paese mantiene la sua sedia in chiesa. Se ci pensate è pur bello. Ora penso al terzo atto di TVccofa Viltà, a quelle ombre che oscillano al vento come delle foglie. t o » Mólgora della 12 AgOStO Cardinia ha teniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii (:,(,, di battere anche il «diavolo» di Xavio. Ila convinto il calzolaio di faccia a moltiplicare le sue martellate sul cuoio per coprire in qualunque ora della notte e del giorno lo strido del pavone e le revolverate del dottore. Ha inoltre persuaso il campanaio della chiesa vicina a suonare a distesa ad ogni ora del giorno e delfa notte per lo stesso motivo. Così da stamattina tra scampanìi revolverate martellate del calzolaio e versi del pavone siamo assolutamente a posto. Con le mani nei capelli il nostro padron di casa sta cercando Mólgora per fargli la pelle. Leonida Rèpacì Un radiotelegrafista germanico al suo posto presso il comando d'una divisione. (Foto Gerliach-Atlantic). TACCUINO SEGRETO TACCUINO SEGRETO _ A A Premeno. Il 2 AgOStO viaggio da Mi-, inumili immillili ]ano è faticoso. Un trenino inverosimilmente congestionato della Nord ti porta a Laveno in due ore. A Lavcno ti aspetta un battello per traghettarti all'altra sponda. Esso è guardato ai lati della passerella d'imbarco da due uomini di manovra che sondi casa con tutti. Conoscono i viaggiatori dal primo all'ultimo, battono a questi una spalla, all'altro strizzano un occhio, aiutano galantemente le signoro a fare il saltino dalla passerella sul ponte, chiedono ai vecchi notizie della loro salute, danno o ricevono le ultime notizie della guerra: insomma per merito loro il battello diventa un linguaggio civile e domestico cui nessuno resiste, tanfo che le persone poco prima odiose le une allo altro in quel trenino della malora, ora si buttan le braccia al collo scoprendosi all'improvviso compagni di scuola di trincea di bisboccia, se non fratelli di latte addirittura. Tutto questo dura finche il battello non mette in azione le sue macchine. Al primo frullare dell'elica contro l'acqua si avverte tra i viaggiatori del vaporino una curiosa metamorfosi. Si vedono tutt'a un tratto mamme, quelle buone mamme pallide di periferia cittadina, staccare dal seno le creature e guardare a prua con occhio insieme fantastico e risoluto. Si vedono padri, quei buoni padri pallidi di periferia cittadina, estrarfe temperini molle lamette da barba dalle tasche, e metterseli tra i denti con fare da desperados. Si Vedono ragazze poco prima intente a parlar castamente di corredi e di fidanzamenti, toglierei dal seno consunti portolani e tracciare ad alta voce favolosi itinerari. Infine, arrampicati sulle sartie, i bambini aspettan frementi di saltare all'arrembaggio sul battello che sta venendo da Intra. E tutto ciò perchè il vaporino s'è mosso e il vento del lago ha svegliato in questi sedentari il demone dell'avventura, il senso del distacco e della distanza, :1 bisogno della meraviglia cho accompagna ogni viaggio. Basterebbe che un'onda più capric. ciosa delle altre arrivasse sopracoperta perchè questa moltitudine che è un modello di docilità, di supinità, uscisse interamente da se medesima e si abbandonasse a qualche gesto di stravaganza e di follìa. Nulla accade perchè l'onda del lago è piatta e torpida, e si contenta di lambire il battello. Intra è ormai vicina e già. i visi hanno ripreso la loro scialba fissità, il loro struggente colore di bestia alla catena. Si attracca. Ora questa gente entrerebbe nel carcere della città senza trarre un lamento. Da Intra un tram sale a Premeno in quaranta minuti collogando paesi amenissimi che frescheggiano al rezzo dei castagni dei faggi e dei platani. Le stazioncine son frequenti ed entrano in un pugno. Ad ognuua c'è un'intera famiglia che aspetta un viaggiatore. Restiamo nel tram solo noi che scendiamo a Premeno. Il controllore dopo averci chiesto per la terza volta ■il biglietto, finalmente 6e lo ritira, segno che l'arrivo è vicino. Alla stazione c'era Calvi ad aspettarmi ed uno dei suoi ospiti, il conte Mólgora della Cardinia. Quest'ultimo non ha atteso a condurmi davanti al busto di Luigi Mangiagalli che domina lo spiazzo davanti alla posta. Ha corso quel busto il pericolo di diventare palla da cannone. C'è stata una protesta di tutta la cittadinanza che deve a Mangiagalli la tranvia elettrica e non so quali altri vantaggi. A questo punto Mólgora ha aggiunto che, a suo parere, un ricordino anche Alberto Colantuoni lo meriterebbe, essendo lui che ha cambiato il nome di Pian Quaggiò in Pian di Sole. Questi discorsi gravi non ci hanno impedito di camminare. Poco dopo, salutato dalle martellate del calzolaio di faccia, che alternava i colpi sulla forma con le parole e i motivi di Hans Sachs, suo illustre antenato, entravo a .Villa Giulia,; cmaqldnsMivltlctsqdbtcsadLpstees5iXdn a » Ho dormito nel ó AgOStO più soffice letto iiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii della mia vita fino alle quattro del mattino. Mi ha svegliato uno strido macabro che ha avuto il potere di rievocare davanti ai miei occhi una di quello scene infernali che resero famoso il pennello di Gerolamo Bosch. Siccome dormivo nella stanza che occupò Garibal di la notte del 6 giugno del '66, in un primo momento ho pensato che l'Eroe dei due mondi avesse espresso così la sua indignazione per avere io usurpato un letto tanto glorioso. Lo strido si ò ripetuto, e, non veniva dalla stanza, ma dal parco. Ad esso è seguito, un colpo di rivoltella. Preoccupato stavo per vestirmi quando ho sentito battere alla mia porta. Era il padron di casa, levatosi per dirmi che il verso sinistro proveniva da un malnato pavone che non sapeva darsi pace d'essere stato abbandonato dalla sua femmina. «E la revolverata?» chiedo. «Quella — risponde l'ospite — ò partita dal dottore che abita la villa accanto. Costui ha preso l'abitudine di esercitarsi al tiro al bersaglio nelle ore più incredibili. In generale allo strido del pavone segue, come il tuono al lampo, il suo colpo di revolver». Dopo avermi così rassicurato, Calvi ò ritornato a letto. Poco dopo il pavone ha ripreso il suo spaventoso verso. Seguitando lui a smaniare e il dottore a sparare, io mi sono messo a leggere l'ultimo romanzo di Mosca o Non è ver che sia la morte ». . Se non fosse 4 AgOStO quel maledetto llliliillilllllililiiii i pavone, al qu le fanno eco le solite revolverat. questa villa di Calvi sarebbe li pezzo di paradiso in terra La casa ha più di un secolo di vita ma gli anni non le pesano, tanto armoniosa è a vederla dal parco quella sua facciata giocata sull'elemento classico delle colonne di entrata e alla quale il timpano d'ispirazione toscana dà insieme colorito illustre e rustico. Ma la gran bellezza della villa c il parco. Solo in California ho visto alberi che per niaestà e bellezza possono reggere al confronto di questi. Anche qui alligna la sequoia gigante, la quale al contrario di quella da me veduta sulle rive del Pacifico, che non sopporta il canto dega uccelli, è qui il convegno dei più straor-' dinari usignuoli e merli che abbia mài udito. Questi due can: tori di cartello sono ascoltati con rispetto da passeri, verdelli, scriccioli, ciuffolotti, fringuelli, appollaiati su gli alberi minori del parco: nini, abeti, cedri del Libano, noci penduli, faggi purpurei, magnolie: e perfino tra le spino dcll'araucaria. Solo quando quelli tacciono, essi entrano in lizza mescolando la loro melodia che è lieve e gentile, garrula e pettegola, al murmure del sottostante ruscello. Me ne starei delle ore ad ascoltare queste fresche voci che vengon dalla terra e dal cielo, dalla montagna e dal lago, dalle erbe dall'acqua e dalle creature. Il profumo del prato falciato di fresco si unisce a quello delle rose per imbalsamalo l'aria e farla entrare dentro di me con la dolcezza del miele. Mi pa6»an le ore in una serenità che non mi somiglia. 5A i i Crii amici Calvi AgOStO hanno il genio imjmmmimimimiiii della ospitalità. Entrambi, ma specialmente la signora, hanno l'arte di farsi vedere il meno possibile, sì che ognuno di noi ha l'illusione che questa stupenda villa sia la sua. C'è con me oltre a Mólgora della Cardinia, l'amico Possenti e un celebre scrittore portoghese Xavio de Lope. Si parla continuamente di letteratura di teatro e di arte. Il nostro ospite è chimico ma si tiene informato delle cose dello spirito meglio di noi che siamo del mestiere. Egli ama specialmente il teatro per il qualo in gioventù ha dettato qualche acuta nota critica. Incitato da lui, Possenti ha letto stasera una commedia che reciterà prossimamente Ruggeri. L'opera è piaciuta molto a tutti. 7A — a. Mólgora della AgOStO Cardinia è un "«'"'"li" """""I singolare tipo di uomo e di aristocratico. Totalitariamente brutto egli si salva in virtù di un sorriso innocente che dà al suo viso tatuato di papuaso veneto un'improvvisa schiarita di cielo temporalesco. Maniaco della musica, finché non ha costretto l'uomo con cui si accompagna a pronunziarsi su certa orchestra di amatori da lui presieduta non lo lascia benave re. Risolta questa questione fon damuutalo egli passa a ciceronare su i monumenti di Verona per i quali sa a memoria date e fatture. Esaurito anche questo argomento egli chiede consiglio se alla sua età — sessantacinque — possa e debba accettare l'amo re delle donne, e delle vedove in particolare. Se gli dici di 6Ì egli per riconoscenza ti porta alla fontana del Tornicco a bere alla tazza cho l'Eroe portò alle labbra quel famoso 6 giugno, e che ora con una catenella è affissa al masso, evviva la fiducia, per impedire ai cacciatori di ricordi di portarsela via. Se gli dici di no egli vendica l'affronto non in duello rusticano ma alle bocce, di cui si proclama maestro. Vince infatti ma perchè ruba su punteggio. Protesti? Egli chiama a testimoni tutti i Mólgori della Cardinia, «la cui origine ri sale alle .Crociate. Non protesti? Egli ruba il doppio caracollando per i pallai di Premeno come un cavallo scapolo. -i t\ l . Invece Xavio de 1U AgOStO L0pe è mistico, miimmimiimmmim Oggi è venuto a dirmi con aria da cospiratore che Evaristo e Nella Calvi sono angeli travestiti. E giacché pur riconoscendo l'estrema bontà dei nostri ospiti ero rimasto perplesso, egli ha soggiunto: iProprio così. Li ho visti con- i miei occhi. L'altra notte sono entrato per sbaglio nella loro camera mentre si spogliavano. Gli ho visti le ali agli omeri, il nimbo intorno alla testa, l'arpe e il liuto alle inani. Durante la notte quando noi dormiamo essi suonano quei divini strumenti per cullare i nostri sogni e tener' lontani gl'incubi». «E il pavone?» ho chiesto a bruciapelo vincendo la suggestiono clie la dolcezza del linguaggio di Camoens esercitava su me.'e Quello è il diavolo in persona — ha risposto Xavio. — Non si può far nulla contro di lui». Detto questo, dopo avermi raccomandato di tenere per me la rivelazione, è andato via col suo passo un po' stanco. 1 1 \ * ^ Premeno la J.X AgOSIO chie.sa attualo c miimiiiimiiiiiiiii sembrata troppo meschina e ne stanno costruendo una immensa, lina chiesa da fare invidia a una grande città. A me la nuova fabbrica fa l'effetto di essere stata concepita da uno spaesato eroe ibseniano, da un Solncss lacustre. Chiedo alla signora Pisa — una vecchia e cara signora, celebre per la sua ami- ♦♦♦♦»♦♦»♦»♦♦♦♦♦< cizia con la Duso •— chi ci deve entrare in quella chiesa. E lei: <tl vivi e i morti. Ogni morto in questo paese mantiene la sua sedia in chiesa. Se ci pensate è pur bello. Ora penso al terzo atto di TVccofa Viltà, a quelle ombre che oscillano al vento come delle foglie. t o » Mólgora della 12 AgOStO Cardinia ha teniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii (:,(,, di battere anche il «diavolo» di Xavio. Ila convinto il calzolaio di faccia a moltiplicare le sue martellate sul cuoio per coprire in qualunque ora della notte e del giorno lo strido del pavone e le revolverate del dottore. Ha inoltre persuaso il campanaio della chiesa vicina a suonare a distesa ad ogni ora del giorno e delfa notte per lo stesso motivo. Così da stamattina tra scampanìi revolverate martellate del calzolaio e versi del pavone siamo assolutamente a posto. Con le mani nei capelli il nostro padron di casa sta cercando Mólgora per fargli la pelle. Leonida Rèpacì Un radiotelegrafista germanico al suo posto presso il comando d'una divisione. (Foto Gerliach-Atlantic). TACCUINO SEGRETO TACCUINO SEGRETO _ A A Premeno. Il 2 AgOStO viaggio da Mi-, inumili immillili ]ano è faticoso. Un trenino inverosimilmente congestionato della Nord ti porta a Laveno in due ore. A Lavcno ti aspetta un battello per traghettarti all'altra sponda. Esso è guardato ai lati della passerella d'imbarco da due uomini di manovra che sondi casa con tutti. Conoscono i viaggiatori dal primo all'ultimo, battono a questi una spalla, all'altro strizzano un occhio, aiutano galantemente le signoro a fare il saltino dalla passerella sul ponte, chiedono ai vecchi notizie della loro salute, danno o ricevono le ultime notizie della guerra: insomma per merito loro il battello diventa un linguaggio civile e domestico cui nessuno resiste, tanfo che le persone poco prima odiose le une allo altro in quel trenino della malora, ora si buttan le braccia al collo scoprendosi all'improvviso compagni di scuola di trincea di bisboccia, se non fratelli di latte addirittura. Tutto questo dura finche il battello non mette in azione le sue macchine. Al primo frullare dell'elica contro l'acqua si avverte tra i viaggiatori del vaporino una curiosa metamorfosi. Si vedono tutt'a un tratto mamme, quelle buone mamme pallide di periferia cittadina, staccare dal seno le creature e guardare a prua con occhio insieme fantastico e risoluto. Si vedono padri, quei buoni padri pallidi di periferia cittadina, estrarfe temperini molle lamette da barba dalle tasche, e metterseli tra i denti con fare da desperados. Si Vedono ragazze poco prima intente a parlar castamente di corredi e di fidanzamenti, toglierei dal seno consunti portolani e tracciare ad alta voce favolosi itinerari. Infine, arrampicati sulle sartie, i bambini aspettan frementi di saltare all'arrembaggio sul battello che sta venendo da Intra. E tutto ciò perchè il vaporino s'è mosso e il vento del lago ha svegliato in questi sedentari il demone dell'avventura, il senso del distacco e della distanza, :1 bisogno della meraviglia cho accompagna ogni viaggio. Basterebbe che un'onda più capric. ciosa delle altre arrivasse sopracoperta perchè questa moltitudine che è un modello di docilità, di supinità, uscisse interamente da se medesima e si abbandonasse a qualche gesto di stravaganza e di follìa. Nulla accade perchè l'onda del lago è piatta e torpida, e si contenta di lambire il battello. Intra è ormai vicina e già. i visi hanno ripreso la loro scialba fissità, il loro struggente colore di bestia alla catena. Si attracca. Ora questa gente entrerebbe nel carcere della città senza trarre un lamento. Da Intra un tram sale a Premeno in quaranta minuti collogando paesi amenissimi che frescheggiano al rezzo dei castagni dei faggi e dei platani. Le stazioncine son frequenti ed entrano in un pugno. Ad ognuua c'è un'intera famiglia che aspetta un viaggiatore. Restiamo nel tram solo noi che scendiamo a Premeno. Il controllore dopo averci chiesto per la terza volta ■il biglietto, finalmente 6e lo ritira, segno che l'arrivo è vicino. Alla stazione c'era Calvi ad aspettarmi ed uno dei suoi ospiti, il conte Mólgora della Cardinia. Quest'ultimo non ha atteso a condurmi davanti al busto di Luigi Mangiagalli che domina lo spiazzo davanti alla posta. Ha corso quel busto il pericolo di diventare palla da cannone. C'è stata una protesta di tutta la cittadinanza che deve a Mangiagalli la tranvia elettrica e non so quali altri vantaggi. A questo punto Mólgora ha aggiunto che, a suo parere, un ricordino anche Alberto Colantuoni lo meriterebbe, essendo lui che ha cambiato il nome di Pian Quaggiò in Pian di Sole. Questi discorsi gravi non ci hanno impedito di camminare. Poco dopo, salutato dalle martellate del calzolaio di faccia, che alternava i colpi sulla forma con le parole e i motivi di Hans Sachs, suo illustre antenato, entravo a .Villa Giulia,; cmaqldnsMivltlctsqdbtcsadLpstees5iXdn a » Ho dormito nel ó AgOStO più soffice letto iiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiii della mia vita fino alle quattro del mattino. Mi ha svegliato uno strido macabro che ha avuto il potere di rievocare davanti ai miei occhi una di quello scene infernali che resero famoso il pennello di Gerolamo Bosch. Siccome dormivo nella stanza che occupò Garibal di la notte del 6 giugno del '66, in un primo momento ho pensato che l'Eroe dei due mondi avesse espresso così la sua indignazione per avere io usurpato un letto tanto glorioso. Lo strido si ò ripetuto, e, non veniva dalla stanza, ma dal parco. Ad esso è seguito, un colpo di rivoltella. Preoccupato stavo per vestirmi quando ho sentito battere alla mia porta. Era il padron di casa, levatosi per dirmi che il verso sinistro proveniva da un malnato pavone che non sapeva darsi pace d'essere stato abbandonato dalla sua femmina. «E la revolverata?» chiedo. «Quella — risponde l'ospite — ò partita dal dottore che abita la villa accanto. Costui ha preso l'abitudine di esercitarsi al tiro al bersaglio nelle ore più incredibili. In generale allo strido del pavone segue, come il tuono al lampo, il suo colpo di revolver». Dopo avermi così rassicurato, Calvi ò ritornato a letto. Poco dopo il pavone ha ripreso il suo spaventoso verso. Seguitando lui a smaniare e il dottore a sparare, io mi sono messo a leggere l'ultimo romanzo di Mosca o Non è ver che sia la morte ». . Se non fosse 4 AgOStO quel maledetto llliliillilllllililiiii i pavone, al qu le fanno eco le solite revolverat. questa villa di Calvi sarebbe li pezzo di paradiso in terra La casa ha più di un secolo di vita ma gli anni non le pesano, tanto armoniosa è a vederla dal parco quella sua facciata giocata sull'elemento classico delle colonne di entrata e alla quale il timpano d'ispirazione toscana dà insieme colorito illustre e rustico. Ma la gran bellezza della villa c il parco. Solo in California ho visto alberi che per niaestà e bellezza possono reggere al confronto di questi. Anche qui alligna la sequoia gigante, la quale al contrario di quella da me veduta sulle rive del Pacifico, che non sopporta il canto dega uccelli, è qui il convegno dei più straor-' dinari usignuoli e merli che abbia mài udito. Questi due can: tori di cartello sono ascoltati con rispetto da passeri, verdelli, scriccioli, ciuffolotti, fringuelli, appollaiati su gli alberi minori del parco: nini, abeti, cedri del Libano, noci penduli, faggi purpurei, magnolie: e perfino tra le spino dcll'araucaria. Solo quando quelli tacciono, essi entrano in lizza mescolando la loro melodia che è lieve e gentile, garrula e pettegola, al murmure del sottostante ruscello. Me ne starei delle ore ad ascoltare queste fresche voci che vengon dalla terra e dal cielo, dalla montagna e dal lago, dalle erbe dall'acqua e dalle creature. Il profumo del prato falciato di fresco si unisce a quello delle rose per imbalsamalo l'aria e farla entrare dentro di me con la dolcezza del miele. Mi pa6»an le ore in una serenità che non mi somiglia. 5A i i Crii amici Calvi AgOStO hanno il genio imjmmmimimimiiii della ospitalità. Entrambi, ma specialmente la signora, hanno l'arte di farsi vedere il meno possibile, sì che ognuno di noi ha l'illusione che questa stupenda villa sia la sua. C'è con me oltre a Mólgora della Cardinia, l'amico Possenti e un celebre scrittore portoghese Xavio de Lope. Si parla continuamente di letteratura di teatro e di arte. Il nostro ospite è chimico ma si tiene informato delle cose dello spirito meglio di noi che siamo del mestiere. Egli ama specialmente il teatro per il qualo in gioventù ha dettato qualche acuta nota critica. Incitato da lui, Possenti ha letto stasera una commedia che reciterà prossimamente Ruggeri. L'opera è piaciuta molto a tutti. 7A — a. Mólgora della AgOStO Cardinia è un "«'"'"li" """""I singolare tipo di uomo e di aristocratico. Totalitariamente brutto egli si salva in virtù di un sorriso innocente che dà al suo viso tatuato di papuaso veneto un'improvvisa schiarita di cielo temporalesco. Maniaco della musica, finché non ha costretto l'uomo con cui si accompagna a pronunziarsi su certa orchestra di amatori da lui presieduta non lo lascia benave re. Risolta questa questione fon damuutalo egli passa a ciceronare su i monumenti di Verona per i quali sa a memoria date e fatture. Esaurito anche questo argomento egli chiede consiglio se alla sua età — sessantacinque — possa e debba accettare l'amo re delle donne, e delle vedove in particolare. Se gli dici di 6Ì egli per riconoscenza ti porta alla fontana del Tornicco a bere alla tazza cho l'Eroe portò alle labbra quel famoso 6 giugno, e che ora con una catenella è affissa al masso, evviva la fiducia, per impedire ai cacciatori di ricordi di portarsela via. Se gli dici di no egli vendica l'affronto non in duello rusticano ma alle bocce, di cui si proclama maestro. Vince infatti ma perchè ruba su punteggio. Protesti? Egli chiama a testimoni tutti i Mólgori della Cardinia, «la cui origine ri sale alle .Crociate. Non protesti? Egli ruba il doppio caracollando per i pallai di Premeno come un cavallo scapolo. -i t\ l . Invece Xavio de 1U AgOStO L0pe è mistico, miimmimiimmmim Oggi è venuto a dirmi con aria da cospiratore che Evaristo e Nella Calvi sono angeli travestiti. E giacché pur riconoscendo l'estrema bontà dei nostri ospiti ero rimasto perplesso, egli ha soggiunto: iProprio così. Li ho visti con- i miei occhi. L'altra notte sono entrato per sbaglio nella loro camera mentre si spogliavano. Gli ho visti le ali agli omeri, il nimbo intorno alla testa, l'arpe e il liuto alle inani. Durante la notte quando noi dormiamo essi suonano quei divini strumenti per cullare i nostri sogni e tener' lontani gl'incubi». «E il pavone?» ho chiesto a bruciapelo vincendo la suggestiono clie la dolcezza del linguaggio di Camoens esercitava su me.'e Quello è il diavolo in persona — ha risposto Xavio. — Non si può far nulla contro di lui». Detto questo, dopo avermi raccomandato di tenere per me la rivelazione, è andato via col suo passo un po' stanco. 1 1 \ * ^ Premeno la J.X AgOSIO chie.sa attualo c miimiiiimiiiiiiiii sembrata troppo meschina e ne stanno costruendo una immensa, lina chiesa da fare invidia a una grande città. A me la nuova fabbrica fa l'effetto di essere stata concepita da uno spaesato eroe ibseniano, da un Solncss lacustre. Chiedo alla signora Pisa — una vecchia e cara signora, celebre per la sua ami- ♦♦♦♦»♦♦»♦»♦♦♦♦♦< cizia con la Duso •— chi ci deve entrare in quella chiesa. E lei: <tl vivi e i morti. Ogni morto in questo paese mantiene la sua sedia in chiesa. Se ci pensate è pur bello. Ora penso al terzo atto di TVccofa Viltà, a quelle ombre che oscillano al vento come delle foglie. t o » Mólgora della 12 AgOStO Cardinia ha teniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimii (:,(,, di battere anche il «diavolo» di Xavio. Ila convinto il calzolaio di faccia a moltiplicare le sue martellate sul cuoio per coprire in qualunque ora della notte e del giorno lo strido del pavone e le revolverate del dottore. Ha inoltre persuaso il campanaio della chiesa vicina a suonare a distesa ad ogni ora del giorno e delfa notte per lo stesso motivo. Così da stamattina tra scampanìi revolverate martellate del calzolaio e versi del pavone siamo assolutamente a posto. Con le mani nei capelli il nostro padron di casa sta cercando Mólgora per fargli la pelle. Leonida Rèpacì Un radiotelegrafista germanico al suo posto presso il comando d'una divisione. (Foto Gerliach-Atlantic).

Persone citate: Alberto Colantuoni, Calvi Agosto, Duso, Gerolamo Bosch, Hans Sachs, Leonida Rèpacì, Luigi Mangiagalli, Mangiagalli, Possenti, Ruggeri