I termini e le fasi della questione mentre si attende il responso del Ministero delle Corporazioni

I termini e le fasi della questione mentre si attende il responso del Ministero delle Corporazioni CRONACA CITTADINA // lavoro delle donne nelle officine I termini e le fasi della questione mentre si attende il responso del Ministero delle Corporazioni Una delle questioni di più vivo interesse dibattute in questi ultimi tempi nel campo dell'organizzazione operala, è quella del lavoro delle donne nelle officine. Già ne abbiamo più volte accennato, ma poiché essa, come ci viene riferito negli ambienti competenti, è stata ora portata all'esame del Ministero delle Corporazioni, conviene riassumerne brevemente i termini ed esporne le fasi attraverso le quali ha potuto essere impostata e giungere allo stato odierno che prelude alla conclusione definitiva. La prima regolamentazione del lavoro femminile negli stabilimenti metallurgici risale alla stipulazione del contratto nazionale dei meccanici del 1928. Anche se la situazione che ne derivò non era conforme al punto di vista del parallelismo sostenuto dai Sindacati, e che consisteva nella formula « a identico lavoro tra uomini e donne identica paga », tuttavia la cosa non avrebbe fornito materia di attrito se questo non fosse venuto dallo scoppio della guerra con l'afflusso delle donne nelle aziende In sostituzione degli operai chiamati o richiamati alle armi, e addette a lavori precedentemente inibiti alla loro attività. Per avere un'idea dell'importanza del problema basta considerare che nella nostra provincia su 100 mila metallurgici, 27 mila sono donne. A ciò va aggiunto che la potenzialità delle aziende si è moltiplicata con l'introduzione di macchine operatrici a cui le donne si debbono adattare in quanto gli uomini sono utilizzati in altre lavorazioni più pesanti. Le operaie cosi adibite a lavori gravosi o che necessitano una capacità particolare prima richiesta solo alfa mano d'opera maschile, hanno pertanto riportato sul tappeto della discussione il problema che l'organizzazione, per il tramite del segretario dell'Unione, cons. naz. Emilio Balletti, e del ■nini i illuminili niun I nini u o . e o o a l e e n l o n a e i e . a e 0 o a è di o e ri a , a e, el capogruppo dei metalmeccanici cav. Mario Bellei, ha sottoposto ad accurati accertamenti, ritornando sulla vecchia posizione soprattutto in relazione al fatto che le lavorazioni alle quali le donne vengono adibite, sono regolate dal sistema a cottimo, per cui —'si argomenta — non è spiegabile il perchè a identiche lavorazioni che si alternano fra uomini e donne, le tariffe debbano essere minori per queste ultime. Di conseguenza l'organizzazione ha visto l'opportunità di determinare anche nei riguardi delle donne la declaratoria in atto per le categorie maschili con la formazione delle categorie stabilite dal contratto di lavoro, vale a dire l'assegnazione alla donna della medesima qualifica che verrebbe data all'uo mo se adibito a quel lavoro che il contratto determina, ad esempio, di manovale comune, di manovale specializzato, o di operaio qualificato. La questione, dibattuta in molteplici riunioni di categoria e lar gamente trattata su II Maglio, per il suo carattere nazionale (interessante in primo piano Torino, Milano e Genova) è stata portata in sede confederale ed in due la boriose riunioni è stata sviscera ta nel suol molteplici aspetti, ma le contrastanti tesi delle due parti non hanno potuto trovare il terreno della conciliazione. I rappresentanti degli Industriali hanno infatti sostenuto la immutabilità dell'attuale dizione dei contratti integrativi, che divi de le donne in due gruppi, in uno dei quali sono incluse le addette a macchine o al banco senza precisazione di funzioni e di gravosità di lavoro, nell'altro donne manovali addette a lavori semplici, dizione che secondo l'affermazione della parte industriale sarebbe sufficiente a tutelare con equità le maestranze femminili. I rappresentanti delle operaie hanno invece ribadito l'assoluta necessi¬ dgccrsssamtfgflpi uni min umilimi min illuminili m tà della revisione dei contratti integrativi per la determinazione appunto di tre categorie, con la declaratoria delle funzioni specifiche che le donne svolgono e che allo stato attuale trovano una completa identità in quelle stesse predate dagli uomini. Com'è si è detto, il mancato" accordo ha indotto le parti a demandare il problema all'esame del Ministero delle Corporazioni per la regolamentazione definitiva, e non c'è bisogno di dire con quanta disciplinata attesa le operaie, che In questo momento prò-, dlgano la loro attività per la guerra, ne seguano gli sviluppi conclusivi, fiduciose nell'equo riconoscimento delle loro ragioni.

Persone citate: Emilio Balletti, Mario Bellei

Luoghi citati: Genova, Milano, Torino