Russi e americani come si vedono tra di loro di Italo Zingarelli

Russi e americani come si vedono tra di loro Russi e americani come si vedono tra di loro Le necessità della guerra renderebbero necessaria una reciproca conoscenza più completa; ma è difficile distruggere ormai l'effetto di una propaganda che da ambo le parti, per anni ed anni, è stata negativa ISTANBUL, agosto. Nel febbraio del 'JfO, mentre la Confederazione sovietica non era ancora in guerra affianco agli anglosassoni, apparve in Events un citato articolo di Earl Reeves che sulla base di un rapporto dello Stato Maggiore francese — non so in quale maniera pervenuto nelle mani dell'autore — rispondeva al quesito Why Russia Cant' Fight, perchè la Russia non può combattere. Bu per giù in quella stessa epoca, un americano di ritorno dalla Russia raccontava di avere visitata una grande fabbrica di targhe, il cui direttore gli aveva detto con orgoglio di produrre cinquecento pezzi la settimana e dt potere, all'occorrenza, portare la produzione a duemila. — Magnifico, aveva esclamato l'americano; e che cosa dicono le targhe? — Risposta del russo: — Oli ascensori non funzionano. Dal giugno del '41 le cose sono cambiate e gli anglosassoni hanno compiuto seri sforzi per far dimenticare questi ed altri giudizii: certo era falso che la Russia non fosse in grado di combattere e anche era evidente che i russi sarebbro stati in grado di mostrare officine più interessanti di quella delle targhe. Ma l'opinione pubblica anglosassone, l'americana in ispecie, è caduta da un eccesso nell'altro ed ha per giunta creduto che la solidarietà militare determinata da una provvisoria coincidenza d'interessi avesse fatto pure germogliare vigorosa la pianta dì una sincera amicizia. Alice Leone Moats, tornata di fresco dalla Russia in America, ritiene opportuno bandire illusioni pubblicando un articolo che non potè telegrafare dal paese alleato — spiega — in quanto la censura sovietica non l'avrebbe mai lasciato passare. « Conoscete stranieri? » Alla domanda sovente rivoltale « che cosa pensino i russi degli americani », Za nostro collega risponde che degli americani i russi non pensano proprio niente: per anni la censura ha diretto la stampa in modo da ridurre al minimo l'interesse per il mondo esterno e anche adesso non si fanno chiacchiere inutili attorno all'America, e all'Inghilterra, nè altisonanti allusioni « ai valorosi alleati >. Nel suo discorso di febbraio Stalin ha precisato chiaramente il punto di vista ufficiale dicendo: « L'esercito rosso, fino a oggi, non ha ricevuto nessun aiuto » e s'è astenuto dall'accennare a rifornimenti arrivati dall'Inghilterra o dall'America. Dato ciò non bisogna stupirsi se i russi non si occupano molto dell'America: un tempo ne ammirarono la capacità industriale, ma l'unico residuo di quella lontana epoca è che « gli operai sembrano consci dell'esistenza dell'America più delle altre classi ». Dello straniero ben vestito i russi pensano che sia stato il suo governo a dargli quegli abiti prima di farlo partire e che gli abiti siano da restituire al ritorno: del mondo esterno essi non possono sapere nulla, perchè l'opera della stampa è completata dalla muragli* cinese creata attorno al forestiero, col quile solo gl'impiegati delle agenzie turistiche mantengono contatti puramente di ufficio. Il russo che sollecita un impiego deve riempire un formulario sul quale ricorre il quesito: « Conoscete stranieri? » e se risponde di si non ha speranza di ottenere lavoro anche se si tratta d'una relazione affatto casuale, mentre rispondere con una menzogna non gioverebbe, essendo la G.P.U. bene informata. Se in un ristorante qualcuno si accosta alla tavola di ufficiali inglesi per stringere la mano a un alleato, il cameriere o l'agente della G.P.U. 'gli saltano addosso e lo allontanano, trattando l'entusiasta da ubbriaco molesto. Gli stranieri sono delle creature diverse: quando il Governo, l'anno scorso, si trasferì a Kuibysceff, l'impiepato del turismo, per alloggiare ì giornalisti e i diplomatici, fece cacciare dal Grand Hotel tutti i russi, eccettuati i funzionari. L'aeroplano che trasportava a Teheran Litvinoff — diretto a Mo sca —, l'ambasciatore americano Steìnhardt, Sir Walter Monckton, l'ambasciatore dell'Iran e l'autrice dell'articolo atterrò a Astrakhan per pernottare e' gl'illustri viaggiatori, inattesi, dovettero passeggiare per due ore sul fan goso aerodromo, non perchè si aspettassero delle automobili, come fu detto, ma per dar tempo di adattare ripulire il terzo piano dell'albergo e piazzare sentinelle della G.P.U. sui pianerottoli e nei corridoi. Alice Leone Moats racconta che un giovane pilota militare la in uitai>a a prendere il tè in casa della cognata e che lei una volta fu seguita: il pilota, nel sentirlo, impallidì, poi fece: « Afi aspettavo che mia cognata mi avrebbe de nunciato perchè m'incontro con voi, via speravo che altri non se ne sarebbero accorti. Be fosse stato prima della guerra, aggiunse scrollando le spalle, avrei avuto dei grossi guai; ma oggi hanno troppo bisogno di me, perchè so no un ottimo aviatore >. Un segreto, mantenuto Se si rinunzia presto a variare ai russi degli americani, è anche difficile parlare agli americani della Russia: « La censura era talmente illogica che non c'era modo di sapere in anticipo che cosa sarebbe stato soppresso e c7ie cosa sarebbe pausato... A me diaria sempre A. L. Moats) non fu permesso dire che abitavo in un'appartamento un tempo occupato da Lenin e che m'ero fatto faro un vestito nello stesso negozio onorato dalla signora Vorosciloff. Uno dei membri .della missione Ilarriman-Beaverbrook si adoperò per ottenere che la censura fosse meno rigorosa e gli dissero: — Non sarà cambiato nulla. Voi democratici raccontate tutto quello che sapete- e guardate un po' in che condizione vi siete ridotti. — Nessuno ha un'idea magari an¬ prossimativa del numero degli aeroplani, dei carri d'assalto, dei cannotti e.delle riserve russe e ai membri della missione militare inglese viene comunicato solo quello che il Comando supremo russo desidera per il tramite dell'ufficiale di collegamento della GJ'.U. Il generale Mason Mac Farlane, capo della missione, per trascorrere poche ore al fronte, dovè fare opera di persuasione per settimane. La domanda dell'addetto militare americano fu respinta, ma quando gli Stati Uniti furono entrati in guerra gli promisero che ad un certo momento avrebbe potuto andare al fronte anche lui: finora il momento non è venuto. A mezzogiorno del 15 ottobre il generale Mao Parlane partì in aeroplano per Tiflis per incontrarsi col generale Wavell: nessuno l'avvertì che 15 minuti dopo l'Ambasciata d'Inghilterra sarebbe stata invitata a tenersi pronta a lasciare Mosca nel corso della notte e Mac Farlane, costretto ad atterrare a Kuibysceff per il cattivo tempo,' chiese quando avrebbe potuto tornare a Mosca: — Non tornerete affatto, gli dissero; voi dovete aspettare qui l'ambasciata inglese e la vostra missione, che arriveranno fra qualche giorno ». Alice Leone Moats nota che una delle cose in merito alle quali i russi sono riusciti a mantenere il segreto è stata l'efficienza di cui avrebbero potuto dare prova in caso di bisogno: dichiarata la guerra, le carte e le formalità burocratiche sonq sparite e tutto ha incominciato a funzionare con regolarità e sveltezza. La guerra i russi non se l'aspettavano, ma abituati a obbedire senza fare nè obiezioni nè domande, di colpo eseguirono l'oscuramento e appli corono le disposizioni per la difesa antiaerea civile, andando sui tetti a prendere le bombe incendiarie con le mani nude, perchè l'equipaggiamento fu distribuito solo parecchie settimane dopo. Interessantissima una conversazione con l'ex ambasciatore Oumansky, il quale deridendo la lentezza degli americani nel rifornire'. . americani . Inghilterra e Russia rilevava eh e i russi, non considerati dei mecca- ; nici, erano riusciti a salvare, a il momento dell'invasione, il cento\per cento della loro industria: la\scrittrice replicò che lei aveva vi- sio le macchine caricate su carri completamente scoperti e che un ingegnere aveva detto che sarebbe stalo un miracolo se il cinquanta per cento di quelle macchine si fosse dimostrato ancora utilizzabile. Ad ogni modo la cosa era più facile in Russia che in America, dove non sarebbe stato possibile trasferire gli operai in piccoK villaggi privi di alloggio, di riscaldamento e di viveri. Certo gli americani per condizionerò bene le macchine da portar via avrebbero perso tanto tempo che i tedeschi sarebbero arrivati prima dell'inizio della spedizione e in queste circostanze era stato meglio salvare, anziché niente, la metà. « Cacciare i cannibali » ' In America si propende a credere che nell'Unione sovietica la guerra sia stata salutata con entusiasmo ed applausi: nel giugno del '41 la gente ha conservato la faccia apatica e torva del maggio e quando gruppi di soldati sfilavano per le vie nessuno si voltava a guardarli o perdeva tempo in clamorosi saluti. « Questo poteva apparire un segno di cattivo morale, ma non ìo era. Pare che i-ussi siano proprio così ». Le autorità sovietiche non si sono per nulla curate di guadagnarsi il favore delle democrazie pretendendo di modificare qualcuna delle loro opinioni politiche, nè stimo lano l'entusiasmo per i loro al leati: « / russi sono dei realisti e del nostro realismo non si offenderebbero affatto. Tutto quello che loro ci chiedono è di mandare carri, aeroplani, cannotti e munizioni. Non domandano nè simpatia nè calore e considerano la ammirazione già accordata. Nessuna eccezionale lode o sostegno morale di terzi li farà combattere un giorno di più di quello che vorranno e nessuna mancanza di lode o di sostegno morale li farà smettere di combattere un giorno prima di quello che essi riteiranno utile ». Ne è vero, come hanno creduto le domocraaìe cristiane, che la guerra abbia determinato un mutamento nei confronti della religione: chiese aperte ce ne fu rono sempre, e nelle venticinque di Mosca non si vedono che vecchi e se il metropolita rosso durante un servizio religioso ha pregato per la vittoria, bisogna domandarsi che cosa gli sarebbe accaduto se non si fosse dimostrato dispo sto a collaborare.-Neppure è vero, a giudizio della scrittrice, che i russi si battono per difendere il comunismo: perfino autorevoli membri del partito hanno dichiarato, in numerose occasioni, che in questo momento l'essenziale non è il comunismo, « bensì cacciare del territorio russo i sudici cannibali fascisti». Italo Zingarelli

Persone citate: Alice Leone, Earl Reeves, Lenin, Mao, Mason Mac Farlane, Stalin, Walter Monckton