L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese di Concetto Pettinato

L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese OCCHIATE IN CASA DEL NEMICO L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese Come il problema era considerato due mesi fa e com'è visto oggi - Le cifre sfuggite al "Daily Mail,, ■ Finalmente si capisce a che cosa mirasse von Bock Esaminando l'andamento della campagna di Russia, il Daily Mail esponeva il 7 luglio, allorchè i Tedeschi non erano ancora a Voronez e il forzamento del Don si trovava ancora nella sua fase iniziale, in che consiste la gra vita della minaccia sospesa non soltanto sugli eserciti russi del sud ma sull'Intera attività bellica dei Sovieti. Essa consiste nella totale privazione di petrolio. Non è una novità, e lo sapevamo un po' tutti. Ma sino a poco tempo addietro la propaganda angloamericana pretendeva convincere il mondo che fosse l'Asse ad avere bisogno urgente di giungere al Caucaso per rifornirsi di combustibile liquido, senza di che, da un mese all'altro, le sue forze armate potevano vedersi irrimediabilmente paralizzate. E' il 7 luglio 1942 che per la prima volta un giornale inglese ha ammesso che lo scopo della conquista dei pozzi caucasici non va cercato qui, giacchè l'Asse dispone ormai ai tutto il petrolio di cui ha bisogno, ma nel fermo proposito di Hitler di lasciare invece senza petrolio la Russia. Beninteso, una confessione simile il Dailn Mail non se la permetteva se non per che, nel momento in cui veniva fatta, Londra sperava ancora che Timoscertko avrebbe finito col salvare Rostov e il corso inferiore del Don e col tenere a bada l'avversarto a cavallo dei fiumi sino all'autunno: oggi il foglio londinése sL guarderebbe bene dallo scrive re cose tanto imprudenti. Ma strale dal sen fuggito, diceva 11 buon Metastasio... Approfittiamo dunque del quarto d'ora di sincerità del signor Negley Farson per prender atto proprio oggi, quando Rostov è in mano tedesca e Timoscenko scompare dalla -ribalta, delle conseguenze catastrofiche che, a giudizio dei competenti britannici, il corso della guerra sul fronte orientale sta per riserbàre ai Sovieti. Guerra e agricoltura La Russia, terza potenza petroliera, constata il collaboratore del Daily Mail, produce il 10,2 per cento del petrolio mondiale. Senonchè di questa sua produzione, oggi assorbita per intero dai bisogni interni, il 72 per cento esce dai pozzi di Baku. E' quanto dire che perdere Baku significherebbe per essa dover ridurre la propria attività non solo militare ma anche agricola, dato lo sviluppo enorme che l'agricoltura sovietica ha dato alla meccanizzazione, al 28 per cento di quella attuale. Non v ha chi non veda la gravità della cifra sfuggita agli .Inwlesi. Ora per perdere il petrolio di Baku non c'è bisogno che le truppe dell'Asse giungano subito fin là. Il problema del carburante offre due aspetti assolutamente indipendenti dal possesso materiale dei pozzi: le raffinerie e le strade ferrate. La Russia disponeva al principio della guerra di sette grandi raffinerie. Due di esse, quelle di Odessa e di Kerson, sono state perdute. Delle rimanenti, quelle di Krasnodar e di Tuapse si trovano a circa 250 chilometri dagli aerodromi della penisola di Kerc, vale a dire sono diventate facilmente vulnerabili. A fronteggiare ì bisogni del paese restano sole le tre di Batum, di Baku e di Grosny. Batum è relativamente accessibile. Grosny giace, però, ad 800 e Baku a 1300 ohi ometri di volo dalle posizioni della Luftwaffe: distanze rispettabili. Il Daily Mail vorrebbe trarre da tali distanze una ragione di sperare. Ma, ammesso pure che l'Asse non arrivi subito a battere le posizioni indicate e che gli stabilimenti relativi possano continuare a lavorarvi indisturbati, come si farà a trasportare di là il petrolio nei luoghi dove se ne ha bisogno? La difficoltà dei trasporti Entra in campo qui il problema delle comunicazioni. La raffineria non è tutto. Di raffinerie se ne potrebbero ricostruire altrove, ma per farle lavorare ci vuole la nafta, e questa nafta, anche a salvare i pozzi, non si può trasportarla per aria. Il nrogresso dell'avanzata dell'Asse oltre Rostov sta per strappare alla Russia il libero uso tanto della linea ferroviaria che da Batum sale a Novorossisk e di qui procede verso il nord quanto di quella che da Baku sale a Makash Kala e di qui si incrocia con la prima. Per l'esercito che difende 11 Caucaso i rifornimenti di carburante non presentano difficoltà: ma a tutto Il resto dello schieramento sovietico non rimarrà altra via per approvvigionarsi fuorché quella costituita dal Caspio e dal Volga. Astrazion fatta dal problema dei mezzi di trasporto, anch'esso implicante parecchie incognite, giacchè il Daily Mail non osa dire sino a qual punto la flotta di navicisterna di cui la Russia è in possesso su quel mare sia in grado d'assolvere il compito gigantesco che verrebbe a spettarle, non si può non riflettere che, seguendo questo percorso, il petrolio dovrebbe passare tutto per Stalingrado. E per quanto tempo ancora questa città potrà considerarsi immune da una immediata minaccia d'investimento? La grande importanza della capitale provvisoria, di cui per ora non si parla se non con riserbo tanto nel notiziari russi quanto nei notiziari dell'Asse, appare vivamente illuminata da quel che precede. Stalingrado vuol dire, per l'Intera macchina sovietica, il petrolio. Perdere questa città equivarrebbe a perdere la facoltà di far muovere r carri armati, gli aeroplani, 1 trasporti, i trattori. « Pei russi, costretti quali sono a sfruttare il loro petrolio sino all'ultimo gallone, dice il Daily Mail, la situazione è disperata. Se perdono il petrolio del Caucaso, non avranno modo di sostituirlo. Di 11 a poco l'esercito rosso, estremamente meccanizzato, sarà alla paralisi e il paese si vedrà minacciato dalla fame per l'impossibilità di servirsi delle proprie macchine agricole ». Quindici giorni fa il giornale inglese non credeva che il pericolo fosse dell'ordine di quelli immediatamente realizzabili: qual'è la sua opinione nel momento presente? Le ragioni di una offensiva Ma il problema delle comunicazioni non si esaurisce qui. L'arrivo dell'Asse sul basso Volga avrà come conseguenza anche la interruzione dei trasporti di materiale bellico agli eserciti che si preparano a difendere il Caucaso. Se le armate del nord rischiano di non aver più petrolio pei loro carri, le armate del sud affidate a Voroscilof rischiano dì non aver più carri armati pel loro petro Iio. Si tocc<s con mano qui, per ammissione degli stessi Inglesi, il carattere decisivo delle operazioni in corso, e si comprende inoltre con sempre maggior chiarezza per quali ragioni profondamente meditate il piano di guerra dell'Asse che durante i primi mesi della guerra vedemmo esitare e quasi cercare il suo ubi consistavi ora in direzione di Mosca, ora in direzione di Pietrogrado, abbia finito col prendere nettamente 11 carattere di un'operazio ne diretta a staccare la Russia dal Caucaso. Le capitali non hanno se non uri'importanza spettacolare, propagandistica, degna di considerazione in una guerra breve ma to talmente trascurabile in una guerra ostinata, accanita e logorante quale la guerra di Russia. Può esser bello arrivare a Mosca se c: si può arrivare In due mesi. Ma quando la guerra va per le lunghe, importa soprattutto cercare il tallone d'Achille dell'avversario e non l'episodio scenografico. Avulso dal Caucaso, Stalin sarà ridotto ad aspettare il petrolio dagli anglo-americani. Questo creerà, si capisce, prima o poi un problema del nord, che gli Americani già tengono presente nella loro condotta sempre più arcigna verso la Finlandia. Ma di petrolio le «democrazie» non ne hanno, d'altra parte, troppo nemmeno per conto loro... . Concetto Pettinato L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese OCCHIATE IN CASA DEL NEMICO L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese Come il problema era considerato due mesi fa e com'è visto oggi - Le cifre sfuggite al "Daily Mail,, ■ Finalmente si capisce a che cosa mirasse von Bock Esaminando l'andamento della campagna di Russia, il Daily Mail esponeva il 7 luglio, allorchè i Tedeschi non erano ancora a Voronez e il forzamento del Don si trovava ancora nella sua fase iniziale, in che consiste la gra vita della minaccia sospesa non soltanto sugli eserciti russi del sud ma sull'Intera attività bellica dei Sovieti. Essa consiste nella totale privazione di petrolio. Non è una novità, e lo sapevamo un po' tutti. Ma sino a poco tempo addietro la propaganda angloamericana pretendeva convincere il mondo che fosse l'Asse ad avere bisogno urgente di giungere al Caucaso per rifornirsi di combustibile liquido, senza di che, da un mese all'altro, le sue forze armate potevano vedersi irrimediabilmente paralizzate. E' il 7 luglio 1942 che per la prima volta un giornale inglese ha ammesso che lo scopo della conquista dei pozzi caucasici non va cercato qui, giacchè l'Asse dispone ormai ai tutto il petrolio di cui ha bisogno, ma nel fermo proposito di Hitler di lasciare invece senza petrolio la Russia. Beninteso, una confessione simile il Dailn Mail non se la permetteva se non per che, nel momento in cui veniva fatta, Londra sperava ancora che Timoscertko avrebbe finito col salvare Rostov e il corso inferiore del Don e col tenere a bada l'avversarto a cavallo dei fiumi sino all'autunno: oggi il foglio londinése sL guarderebbe bene dallo scrive re cose tanto imprudenti. Ma strale dal sen fuggito, diceva 11 buon Metastasio... Approfittiamo dunque del quarto d'ora di sincerità del signor Negley Farson per prender atto proprio oggi, quando Rostov è in mano tedesca e Timoscenko scompare dalla -ribalta, delle conseguenze catastrofiche che, a giudizio dei competenti britannici, il corso della guerra sul fronte orientale sta per riserbàre ai Sovieti. Guerra e agricoltura La Russia, terza potenza petroliera, constata il collaboratore del Daily Mail, produce il 10,2 per cento del petrolio mondiale. Senonchè di questa sua produzione, oggi assorbita per intero dai bisogni interni, il 72 per cento esce dai pozzi di Baku. E' quanto dire che perdere Baku significherebbe per essa dover ridurre la propria attività non solo militare ma anche agricola, dato lo sviluppo enorme che l'agricoltura sovietica ha dato alla meccanizzazione, al 28 per cento di quella attuale. Non v ha chi non veda la gravità della cifra sfuggita agli .Inwlesi. Ora per perdere il petrolio di Baku non c'è bisogno che le truppe dell'Asse giungano subito fin là. Il problema del carburante offre due aspetti assolutamente indipendenti dal possesso materiale dei pozzi: le raffinerie e le strade ferrate. La Russia disponeva al principio della guerra di sette grandi raffinerie. Due di esse, quelle di Odessa e di Kerson, sono state perdute. Delle rimanenti, quelle di Krasnodar e di Tuapse si trovano a circa 250 chilometri dagli aerodromi della penisola di Kerc, vale a dire sono diventate facilmente vulnerabili. A fronteggiare ì bisogni del paese restano sole le tre di Batum, di Baku e di Grosny. Batum è relativamente accessibile. Grosny giace, però, ad 800 e Baku a 1300 ohi ometri di volo dalle posizioni della Luftwaffe: distanze rispettabili. Il Daily Mail vorrebbe trarre da tali distanze una ragione di sperare. Ma, ammesso pure che l'Asse non arrivi subito a battere le posizioni indicate e che gli stabilimenti relativi possano continuare a lavorarvi indisturbati, come si farà a trasportare di là il petrolio nei luoghi dove se ne ha bisogno? La difficoltà dei trasporti Entra in campo qui il problema delle comunicazioni. La raffineria non è tutto. Di raffinerie se ne potrebbero ricostruire altrove, ma per farle lavorare ci vuole la nafta, e questa nafta, anche a salvare i pozzi, non si può trasportarla per aria. Il nrogresso dell'avanzata dell'Asse oltre Rostov sta per strappare alla Russia il libero uso tanto della linea ferroviaria che da Batum sale a Novorossisk e di qui procede verso il nord quanto di quella che da Baku sale a Makash Kala e di qui si incrocia con la prima. Per l'esercito che difende 11 Caucaso i rifornimenti di carburante non presentano difficoltà: ma a tutto Il resto dello schieramento sovietico non rimarrà altra via per approvvigionarsi fuorché quella costituita dal Caspio e dal Volga. Astrazion fatta dal problema dei mezzi di trasporto, anch'esso implicante parecchie incognite, giacchè il Daily Mail non osa dire sino a qual punto la flotta di navicisterna di cui la Russia è in possesso su quel mare sia in grado d'assolvere il compito gigantesco che verrebbe a spettarle, non si può non riflettere che, seguendo questo percorso, il petrolio dovrebbe passare tutto per Stalingrado. E per quanto tempo ancora questa città potrà considerarsi immune da una immediata minaccia d'investimento? La grande importanza della capitale provvisoria, di cui per ora non si parla se non con riserbo tanto nel notiziari russi quanto nei notiziari dell'Asse, appare vivamente illuminata da quel che precede. Stalingrado vuol dire, per l'Intera macchina sovietica, il petrolio. Perdere questa città equivarrebbe a perdere la facoltà di far muovere r carri armati, gli aeroplani, 1 trasporti, i trattori. « Pei russi, costretti quali sono a sfruttare il loro petrolio sino all'ultimo gallone, dice il Daily Mail, la situazione è disperata. Se perdono il petrolio del Caucaso, non avranno modo di sostituirlo. Di 11 a poco l'esercito rosso, estremamente meccanizzato, sarà alla paralisi e il paese si vedrà minacciato dalla fame per l'impossibilità di servirsi delle proprie macchine agricole ». Quindici giorni fa il giornale inglese non credeva che il pericolo fosse dell'ordine di quelli immediatamente realizzabili: qual'è la sua opinione nel momento presente? Le ragioni di una offensiva Ma il problema delle comunicazioni non si esaurisce qui. L'arrivo dell'Asse sul basso Volga avrà come conseguenza anche la interruzione dei trasporti di materiale bellico agli eserciti che si preparano a difendere il Caucaso. Se le armate del nord rischiano di non aver più petrolio pei loro carri, le armate del sud affidate a Voroscilof rischiano dì non aver più carri armati pel loro petro Iio. Si tocc<s con mano qui, per ammissione degli stessi Inglesi, il carattere decisivo delle operazioni in corso, e si comprende inoltre con sempre maggior chiarezza per quali ragioni profondamente meditate il piano di guerra dell'Asse che durante i primi mesi della guerra vedemmo esitare e quasi cercare il suo ubi consistavi ora in direzione di Mosca, ora in direzione di Pietrogrado, abbia finito col prendere nettamente 11 carattere di un'operazio ne diretta a staccare la Russia dal Caucaso. Le capitali non hanno se non uri'importanza spettacolare, propagandistica, degna di considerazione in una guerra breve ma to talmente trascurabile in una guerra ostinata, accanita e logorante quale la guerra di Russia. Può esser bello arrivare a Mosca se c: si può arrivare In due mesi. Ma quando la guerra va per le lunghe, importa soprattutto cercare il tallone d'Achille dell'avversario e non l'episodio scenografico. Avulso dal Caucaso, Stalin sarà ridotto ad aspettare il petrolio dagli anglo-americani. Questo creerà, si capisce, prima o poi un problema del nord, che gli Americani già tengono presente nella loro condotta sempre più arcigna verso la Finlandia. Ma di petrolio le «democrazie» non ne hanno, d'altra parte, troppo nemmeno per conto loro... . Concetto Pettinato L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese OCCHIATE IN CASA DEL NEMICO L'Asse la Russia e il petrolio nel voltafaccia della propaganda inglese Come il problema era considerato due mesi fa e com'è visto oggi - Le cifre sfuggite al "Daily Mail,, ■ Finalmente si capisce a che cosa mirasse von Bock Esaminando l'andamento della campagna di Russia, il Daily Mail esponeva il 7 luglio, allorchè i Tedeschi non erano ancora a Voronez e il forzamento del Don si trovava ancora nella sua fase iniziale, in che consiste la gra vita della minaccia sospesa non soltanto sugli eserciti russi del sud ma sull'Intera attività bellica dei Sovieti. Essa consiste nella totale privazione di petrolio. Non è una novità, e lo sapevamo un po' tutti. Ma sino a poco tempo addietro la propaganda angloamericana pretendeva convincere il mondo che fosse l'Asse ad avere bisogno urgente di giungere al Caucaso per rifornirsi di combustibile liquido, senza di che, da un mese all'altro, le sue forze armate potevano vedersi irrimediabilmente paralizzate. E' il 7 luglio 1942 che per la prima volta un giornale inglese ha ammesso che lo scopo della conquista dei pozzi caucasici non va cercato qui, giacchè l'Asse dispone ormai ai tutto il petrolio di cui ha bisogno, ma nel fermo proposito di Hitler di lasciare invece senza petrolio la Russia. Beninteso, una confessione simile il Dailn Mail non se la permetteva se non per che, nel momento in cui veniva fatta, Londra sperava ancora che Timoscertko avrebbe finito col salvare Rostov e il corso inferiore del Don e col tenere a bada l'avversarto a cavallo dei fiumi sino all'autunno: oggi il foglio londinése sL guarderebbe bene dallo scrive re cose tanto imprudenti. Ma strale dal sen fuggito, diceva 11 buon Metastasio... Approfittiamo dunque del quarto d'ora di sincerità del signor Negley Farson per prender atto proprio oggi, quando Rostov è in mano tedesca e Timoscenko scompare dalla -ribalta, delle conseguenze catastrofiche che, a giudizio dei competenti britannici, il corso della guerra sul fronte orientale sta per riserbàre ai Sovieti. Guerra e agricoltura La Russia, terza potenza petroliera, constata il collaboratore del Daily Mail, produce il 10,2 per cento del petrolio mondiale. Senonchè di questa sua produzione, oggi assorbita per intero dai bisogni interni, il 72 per cento esce dai pozzi di Baku. E' quanto dire che perdere Baku significherebbe per essa dover ridurre la propria attività non solo militare ma anche agricola, dato lo sviluppo enorme che l'agricoltura sovietica ha dato alla meccanizzazione, al 28 per cento di quella attuale. Non v ha chi non veda la gravità della cifra sfuggita agli .Inwlesi. Ora per perdere il petrolio di Baku non c'è bisogno che le truppe dell'Asse giungano subito fin là. Il problema del carburante offre due aspetti assolutamente indipendenti dal possesso materiale dei pozzi: le raffinerie e le strade ferrate. La Russia disponeva al principio della guerra di sette grandi raffinerie. Due di esse, quelle di Odessa e di Kerson, sono state perdute. Delle rimanenti, quelle di Krasnodar e di Tuapse si trovano a circa 250 chilometri dagli aerodromi della penisola di Kerc, vale a dire sono diventate facilmente vulnerabili. A fronteggiare ì bisogni del paese restano sole le tre di Batum, di Baku e di Grosny. Batum è relativamente accessibile. Grosny giace, però, ad 800 e Baku a 1300 ohi ometri di volo dalle posizioni della Luftwaffe: distanze rispettabili. Il Daily Mail vorrebbe trarre da tali distanze una ragione di sperare. Ma, ammesso pure che l'Asse non arrivi subito a battere le posizioni indicate e che gli stabilimenti relativi possano continuare a lavorarvi indisturbati, come si farà a trasportare di là il petrolio nei luoghi dove se ne ha bisogno? La difficoltà dei trasporti Entra in campo qui il problema delle comunicazioni. La raffineria non è tutto. Di raffinerie se ne potrebbero ricostruire altrove, ma per farle lavorare ci vuole la nafta, e questa nafta, anche a salvare i pozzi, non si può trasportarla per aria. Il nrogresso dell'avanzata dell'Asse oltre Rostov sta per strappare alla Russia il libero uso tanto della linea ferroviaria che da Batum sale a Novorossisk e di qui procede verso il nord quanto di quella che da Baku sale a Makash Kala e di qui si incrocia con la prima. Per l'esercito che difende 11 Caucaso i rifornimenti di carburante non presentano difficoltà: ma a tutto Il resto dello schieramento sovietico non rimarrà altra via per approvvigionarsi fuorché quella costituita dal Caspio e dal Volga. Astrazion fatta dal problema dei mezzi di trasporto, anch'esso implicante parecchie incognite, giacchè il Daily Mail non osa dire sino a qual punto la flotta di navicisterna di cui la Russia è in possesso su quel mare sia in grado d'assolvere il compito gigantesco che verrebbe a spettarle, non si può non riflettere che, seguendo questo percorso, il petrolio dovrebbe passare tutto per Stalingrado. E per quanto tempo ancora questa città potrà considerarsi immune da una immediata minaccia d'investimento? La grande importanza della capitale provvisoria, di cui per ora non si parla se non con riserbo tanto nel notiziari russi quanto nei notiziari dell'Asse, appare vivamente illuminata da quel che precede. Stalingrado vuol dire, per l'Intera macchina sovietica, il petrolio. Perdere questa città equivarrebbe a perdere la facoltà di far muovere r carri armati, gli aeroplani, 1 trasporti, i trattori. « Pei russi, costretti quali sono a sfruttare il loro petrolio sino all'ultimo gallone, dice il Daily Mail, la situazione è disperata. Se perdono il petrolio del Caucaso, non avranno modo di sostituirlo. Di 11 a poco l'esercito rosso, estremamente meccanizzato, sarà alla paralisi e il paese si vedrà minacciato dalla fame per l'impossibilità di servirsi delle proprie macchine agricole ». Quindici giorni fa il giornale inglese non credeva che il pericolo fosse dell'ordine di quelli immediatamente realizzabili: qual'è la sua opinione nel momento presente? Le ragioni di una offensiva Ma il problema delle comunicazioni non si esaurisce qui. L'arrivo dell'Asse sul basso Volga avrà come conseguenza anche la interruzione dei trasporti di materiale bellico agli eserciti che si preparano a difendere il Caucaso. Se le armate del nord rischiano di non aver più petrolio pei loro carri, le armate del sud affidate a Voroscilof rischiano dì non aver più carri armati pel loro petro Iio. Si tocc<s con mano qui, per ammissione degli stessi Inglesi, il carattere decisivo delle operazioni in corso, e si comprende inoltre con sempre maggior chiarezza per quali ragioni profondamente meditate il piano di guerra dell'Asse che durante i primi mesi della guerra vedemmo esitare e quasi cercare il suo ubi consistavi ora in direzione di Mosca, ora in direzione di Pietrogrado, abbia finito col prendere nettamente 11 carattere di un'operazio ne diretta a staccare la Russia dal Caucaso. Le capitali non hanno se non uri'importanza spettacolare, propagandistica, degna di considerazione in una guerra breve ma to talmente trascurabile in una guerra ostinata, accanita e logorante quale la guerra di Russia. Può esser bello arrivare a Mosca se c: si può arrivare In due mesi. Ma quando la guerra va per le lunghe, importa soprattutto cercare il tallone d'Achille dell'avversario e non l'episodio scenografico. Avulso dal Caucaso, Stalin sarà ridotto ad aspettare il petrolio dagli anglo-americani. Questo creerà, si capisce, prima o poi un problema del nord, che gli Americani già tengono presente nella loro condotta sempre più arcigna verso la Finlandia. Ma di petrolio le «democrazie» non ne hanno, d'altra parte, troppo nemmeno per conto loro... . Concetto Pettinato

Persone citate: Bock, Farson, Hitler, Metastasio, Stalin