Le forze russe sono schiave o della terra o della massa di Giuseppe Piazza

Le forze russe sono schiave o della terra o della massa La mobilità strategica tedesca Le forze russe sono schiave o della terra o della massa e n e e i o o n n Berlino, 25 luglio. Con la vittoria di Rostov si considera nei circoli di Berlino conchiusa la prima fase della nuova offensiva d'estate, con il raggiungimento degli obiettivi tedeschi tra Donez e Don, di cui l'inverno aveva lasciato l'eredità e il mandato alla nuova stagione, questo raggiungimento, che, grazie a una complessa manovra la cui vastità non ha forse precedenti nella storia militare di tutti i tempi, ha potuto essere realizzato a soli 23 giorni dall'inizio della rimessa in movimento di tutto un vastissimo fronte, forma oggi l'oggetto di importanti constatazioni di tutta la stampa del Relch nelle quali per altro si fa preliminarmente osservare come i risultati raggiunti gettino ad un tratto vivida luce anche sul complesso delle operazioni introduttive che hanno iniziato e preparato l'azione c cioè la presa di Kerc e l'espugnazione di Sebastopoli. Manovra geniale Si osserva cioè in proposito come soltanto ora chiunque può ormai facilmente comprendere perchè i bolscevichi abbiano difeso con tanta tenacia quei loro bastioni e perchè nello stesso tempo il Comando tedesco ne abbia fatto l'assoluta premessa strategica dei suoi futuri immediati passi. « La Crimea in mano sovietica — scrive ad esempio il Voelkischer Beobachter — avrebbe costituito per l'offensiva tedesca sul Don la più seria minaccia al fianco meridionale, e perciò Kerc e Sebastopoli dovevano assolutamente cadere prima che la nuova macchina offensiva si mettesse in movimento in tutto il settore. E' il ripulimento della Crimea, di quella Crimea che per il bolscevismo costituiva non soltanto un valore difensivo ma anche offensivo, che (all'infuori delle ragioni di sicurezza aerea e marina nonché di rifornimenti, che lo hanno reso necessario) ha impedito a Timoscenko di completare i suoi attacchi di fianco a Orel e a Voronez con un'offensiva dal sud, allargando così fino alle proporzioni di una pericolosa tenaglia quella che è stata condannata a rimanere una pressione semplice da un solo lato ». Si rileva in tutte queste considerazioni di stampa come indubbiamente si sia trattato di una delle manovre dìù irresistibilmente probatorie, in cui più luminosamente abbia rifulso finora in tutta la guerra la genialità e la mobilità della atrateerla tedesca in contrasto con l'immota uc.i.uaità dplla concezione sovietica e che può a buon diritto richiamare per questo riguardo soltanto un precedente: quello della Francia e della geniale manovra di mobilità » che portò alla conquista magica della celebratissima linea Maginot e con essa al crollo completo di tutto un mondo dell'immobilità strategico spirituale e morale e di una decadenza nazionale che attorno a quel mitico sistema di fortificazioni si era come aggrappata, nell'illusione di non cadere, quasi che una massiccia costruzione in cemento possa sostituire una rinascenza collettiva e congedare la mobilitazione dello spirito. Anche qui — si osserva a Berlino — dalla morta gora francese alla bestiale e non meno morta ottusità bolscevica, il caso non è sostanzialmente diverso e vale la pena di segnalare l'intima corrispondenza di pseudo linfe vitali che circolavano e circolano nelle due concezioni strategico-morali. Il piano di Timoscenko neutralizzato « Timoscenko — continuiamo ancora a citare il grande organo nazionalsocialista ■— si era aspettato l'attacco tedesco al fronte sud, e all'uopo aveva tra Slaviansk, sul Don, e Taganrog, sul Mare d'Azov, attraverso il maggiore bacino industriale della Russia Sovietica, eretto una possente linea di difesa fornita di tutte le risorse e astuzie della moderna arte di fortificazioni, con numerosi fortilizi in cemento, nidi di resistenza mascherati e vasti campi di mine; Rostov stessa, che rimaneva appena dietro il fronte invernale e che, come punto di incrocio del fiume con importanti linee ferrate e con oleodotti, rivestiva un valore economico, politico e tattico di primo ordine, era stata trasformata in una fortezza come già a suo tempo Kiev, Odessa e Sebastopoli. Orbene, tutto questo elaborato e meditato sistema di difesa non ha avuto occasione, grazie all'audacia del piano tedesco, di entrare nemmeno in azione, ad eccezione appena degli impianti di Rostov sola. Esattamente come avvenne nel 1940 alla celebre linea Maginot, a anche questa linea di Timoscenko non è' stata frontalmente nemmeno attaccata, bensì a mezzo di una immensa manovra di aggiramento è stata raggiunta dal di dietro e travolta. L'avanzata a lunga veduta verso oriente e sull'alto corso del Don, la conversione a pernio di tutto un lungo fronte di 300 chilometri verso sud-est, nello spazio tra Donez e Don, e, infine, l'ultima conversione verso sud-ovest, lungo il basso corso del fiume, sono state le tappe costitutive di questa geniale operazione. Una parte delle unità che hanno preso d'assalto Rostov da nord e da est avevano fatto una marcia di almeno 600 chilometri ». A questa <i mobilità dello spirito » che costituisce il substrato permanente della strategia tedesca, non si oppone da parte sovietica che una stagnazione strategica schiava della tèrra o della massa, ma dell'una o l'altra sempre. Non si manca di rilevare come, a imitazione del resto della strategia tedesca dell'inverno, anche Timoscenko abbia ordinato una specie di « mobilità di difesa » e di « ritirata tattica » che però non sono valse a mantenergli le posizioni decisive che egli voleva tenere e che le armate tedesche volvano prendergli. Sicurezza per l'avvenire « Quanta differenza — osserva il giornale — con i movimenti consapevoli e programmatici dell'esercito tedesco d'inverno che cedette terreno laddove poteva cederlo senza remissione di territori o di posizioni preziose o indispensabili, e tenne dovunque là dove era necessario tenere! ». E conclude: «Noi, e con noi l'Europa intera, constatiamo che i Sovieti al principio di questa nuova campagna d'estate, si sono ancora meno che l'anno scorso di questi tempi dimostrati in grado di strapparci in alcun modo di mano l'iniziativa o anche solo di disturbare minimamente i nostri piani. Noi constatiamo che la direzione sovietica, nell'ora decisiva e nel luogo decisivo, si è dimostrata ancora una volta, come fu sempre, incapace e priva di risorse mentre il soldato tedesco ha dato nuove prove di non diminuita forza e di uno slancio anche maggiore di prima che gli permettono di rag-r giungere quello che vuole ». E la conclusione dell'autorevole organo nazional-socialista è che siccome la medesima esperienza fatta in Oriente combina con quella che le armi dell'Asse fanno in Eeitto nonché con quella che accompagna e ^.ui.<.i<itlUlMl.iiigu<= lo. sempre crescente estensione ed efficacia della battaglia atlantica, vi è per l'Asse ogni ragione di guardare all'avvenire con tranquillità e fiducia raddoppiate. Giuseppe Piazza

Persone citate: Orel