Lotta senza quartiere ai falsari e agli speculatori del mercato artistico di Marziano Bernardi

Lotta senza quartiere ai falsari e agli speculatori del mercato artistico Non più dubbie attribuzioni di quadri e statue Lotta senza quartiere ai falsari e agli speculatori del mercato artistico Le interessanti conclusioni del convegno veneziano dei critici d'arte antica e moderna di sette nazioni (Dal nostro inviato) VENEZIA, luglio. Negli ultimi tre giorni della o a scorsa settimana un fatto asso lutamente nuovo negli annali del¬ la cultura artistica europea è ac caduto a Venezia, e, per esser più precisi, nella sala di Cà Dolfin che già contenne dei superbi Tiepolo ahimè emigrati da gran tempo, e i cui affreschi del soffitto la tradizione attribuiva al Guaranà mentre, appena entrati, Pallucchini e Fiocco guardarono ed esclamarono: « Questo è il Galeotti ». (Per rifarsi al discorso di Bontempelli, di giovedì; Guaranà 0 Galeotti, un settecentista veneto o un settecentista toscano, sarebbe tutt'uno dal momento che — disse l'argutlssimo accademico — «non importa niente» la certezza che il celebre Concerto di Pitti sia di Giorgione o di Tiziano giovine: ma questa è una parentesi fuori argomento). La novità, dunque, di quanto accadde a Venezia occorre sia messa bene in luce perchè le sue stesse conseguenze — se da alcune affermazioni di principii, in verità ancora un po' troppo vaghe, si riuscirà a passare ad una pratica attiva e vigorosa — potranno condurre ad un risanamento morale ed economico del mercato artistico. E Dio sa se questo mercato ha bisogno di medici oculati ed energici! Fatto nuovo nella cultura A farla breve il fatto nuovo è questo: che, ad iniziativa della Unione Professionisti e Artisti di Venezia sotto gli auspici del Comune, oltre venti insigni studiosi d'arte 4} mezza dozzina di Nazioni, uagu Italiani Ducati, Maiuri, Longhi, Barbantini, Fiocco, .Coletti, Planiscig, Lorenzettl, Brandi, Antl, Pallucchini, Auriti, ScrinzL al tedeschi Bruhns, Demmler, Voss, dagli spagnuoli D'Ors e Canton al giapponese Nogami, dall'ungherese Gerevich al rumeno Stefanescu, da Kislinger a Pudenko, si riunirono in un « Primo convegno del critici d'arte antica» non soltanto per discutere alcuni essenziali problemi sulle funzioni della critica d'arte nei riguardi delle attribuzioni e delle perizie sia In sede giudiziaria sia nelle private relazioni (e comunque, allora, la presenza di qualche giurista sarebbe stata opportuna), ma anche per proporre quel provvedimenti che potrebbero regolare in modo definitivo i rapporti — oggi ancor vaghi e confusi e qualche volta, purtroppo, equlvo ci •— fra gli studiosi d'arte e 1 venditori e gli acquirenti di pitture e sculture antiche e moderne. Due premesse prima d'entrare nel vivo della questione, cioè del Convegno. Una, che nell'ultima seduta, su proposta di Tiberio Gerevich ad unanimità approvata quel problemi e quel rapporti furono estesi dall'i: arte antica » (terminologia criticamente Impropria) anche all'arte moderna tenendo presente che falsificazioni e attribuzioni sballate oggi Inquinano la pittura dell'Ottocento più di quella d'ogni altro secolo, e che 1 più grossi « affari », più o meno puliti, oggi si fanno proprio coi Fattori, coi Fontanesl, coi Fa vretto, coi Segantini saliti a som me pazzesche (il fenomeno è comune a tutta Europa, ciascun Paese coi propri autori) e non coi Cima, col Reni, coi Magnasco, coi Ricci, per citare maestri minori: estensione anche all'arte moderna, quindi, prendendo come discriminante cronologica l'essere o non l'essere l'artista vivente. L'altra, che l'andamento delle discussioni ebbe un carattere più spigliato, cordiale e persin paradossale, e meno erudito, accademico e togato, dal fatto d'essere stato un Convegno di critici d'arte di fama europea, cioè di scienziati speclalizzatissimi, promosso e condotto da un letterato — Massimo Bontempelli, presidente effettivo —, da un medico — Giocondo Protti, presidente dell'Unione Professionisti e Artisti —, da un avvocato — Mario Gazzoni, ianzitutto segretario generale del 'Convegno, e poi anfitrione impareggiabile. Fu anzi per questa eventualità curiosa, ed in un certo senso piccante, che un bel momento, volendo l congressisti decidere l'ulteriore studio del suddetti problemi « e la loro successiva elaborazione affidandone il 1 mandato all'attuale Presidenza promotrice », questa, con edificante concordia e modestia del suol tre membri, dichiarò la propria « incompetenza ». L'ostacolo fu tosto superato attraverso una animata discussione che finì col proporre una « collaborazione di tecnici nazionali e stranieri » ; onde l'ordine del giorno potè concludersi con un rallegrante annunzio: che « la Presidenza convocherà nel momento più opportuno ur secondo convegno a Venezia, sede della nuova organizzazione da costituirsi»; decisione dunque che equivale alla creazione di un organo permanente a Venezia per lo studio dei problemi affrontati la prima volta in questo Convegno. (Ma a proposito dell'accennata « incompetenza » apriamo ancora una parentesi per ricordare come Massimo Bontempelli, nel suo discorso inaugurale nella Sala dei Pregadi di Palazzo Ducale, avesse messo con finissima arguzia e sottile dialettica le mani avanti, osservando che in un convegno di cosi autorevoli dotti la sua presenza doveva servire a rappresentare non un'azione critico-artistica, ma l'intervento, sia pure solamente simbolico, del « fatto letterario quale un compito di osservazione generale, sopra l'intero panorama degli atti ed eventi umani »: e come tutti, e cominciare dall'A. R. il Duca di Genova, sorridendo ed applaudendo gli avessero dato ragione). Ed eccoci finalmente al nòcciolo, anzi ai nòccioli del problema. Debbono gli studiosi d'arte restare indifferenti alle opere che passano sul mercato o interessarsene? Come opporsi, come rimediare alla fiumana di attribuzioni e autenticazioni di pitture e sculture antiche e moderne, spesso rilasciate con giudizi privi di valore e, peggio, compromessi da spirito di lucro? Come liberarsi, nel campo delle identificazioni, dagli empirici della critica? Qual valore giuridico hanno codeste at trlbuzionl? Nel casi più impor tanti s'ha da invocare un giudizio collegiale, una diagnosi di più critici, una specie di consulto nel quale entri ih gioco la più alta responsabilità tecnica e morale degli Interpellati? Ognuno lo vede: due sono 1 punti essenziali della irta questione: primo, la competenza; secondo, la moralità, o più semplicemente l'onestà. Ma a proposito della competenza, come sorvolare sul fatto che alla maggior parte di questi competenti, e cioè ai dipendenti dalla Direzione Generale delle Arti, è vietato ■— per disposizione di legge ■— rilasciare a privati collezionisti, a venditori e ad acquirenti d'opere d'arte identificazioni e perizie se non quando son richieste dal giudice in tribunale? Ecco perche una delle più concrete proposte fatte per scritto al Convegno da Vittorio Viale, in una sua limpida, sensata e applauditlBslma relazione, fu raccolta da Carlo Anti e da altri congressisti e servi di spunto a un ordine del giorno, presentato alla presidenza in forma di « raccomandazione » dal partecipanti italiani dopo la seduta di chiusura. Ordine del giorno che, rilevato come molti degli inconvenienti del commercip antiquario derivano da una certa sua clandestinità la quale si ridurrebbe assai ove abilmente fossero dissipate le diffidenze attuali fra l'Amministrazione delle Arti e codesto commercio, « esprime il voto che il Ministro Bottai, il quale ha già dimostrato tanta sensibilità per 1 problemi relativi al patrimonio artistico, compia un nuovo passo autorizzando ed organizzando presso gli uffici delle Amministrazioni delle Arti, in uno spirito di larga comprensione anche degli interessi privati, un regolare servizio di consulenza per i privati stessi ». Clandestinità delle perizie Se questa proposta sarà accettata, varrà essa a mettere in fuga almeno un buon numero dei «praticoni » dell'autenticazione ? Modi, ficherà la figura, oggi spesso assai impacciata e più spesso addirittura ridicola — come rilevò con un divertente aneddoto Eugenio D'Ors — del cosi detto * perito », denominazione ormai tanto screditata che Roberto Longhi propose di sostituirla con quella di « conoscitore » ? Potrà, se accolta, tal proposta viceveiMd. apportare — come privatamente ci diceva un Insigne studioso d'arte veneta — altri Inconvenienti di carattere gelosamente morale che non è qui fi luogo di discutere, ma che facilmente si possono immaginare ? Ad ogni modo i rari eventuali darf. ni sarebbero probabilmente trascurabili, e in breve giro di tempo rimediabili, di fronte ai molti vantaggi, perchè l'essenziale, per il risanamento del mercato artistico, è ridurre al massimo, con la faciloneria delle attribuzioni, la clandeBtinltè delle autenticazioni. Osservava Roberto Longhi che una attribuzione di un'opera insigne non è mal clandestina perchè viene proposta e discussa su riviste specializzate. D'accordo, ma non tutte le opere sono dei Mantegna o del Cossa, e nessuno si sogna di pubblicare 11 corrente Signorini od il meno corrente Picelo che, più o meno autentico per il « si » del pittore Tizio, del restauratore Caio, del critico Sempronio, o più o meno «crosta», gira pel mer-cato in attesa del migliore offe- rente. Eccellente proposta, perciò, l'allra del Viale, che ogni periziaclebba essere «un vero e proprio documento pubblico t da inviare in copia ad appositi uffici, propriocome si fa, ad esempio, per gli atti notarili: documento che, « mentre accompagna l'oggetto nelle sue continue peregrinazioni sul mercato, involge per chi l'ha redatto una personale responsabilità ad ogni effetto pubblicò e privato ». Chi legge queste note non deve pensare ad una discesa in campo della critica accademica e ufficiale, della critica più dotta e preparata, contro l'antiquariato e il commercio troppo malizfosr'sottolineaHo??!che non di rado si scoprono cu riose, sebbene dissimulate alleanze appunto fra questa critica e il mercato, 11 Convegno di Venezia non si è per nulla eretto ad*accusatore implacabile del mercanti d'arte. Il mònito In cui si son risolte queste proficue sedute va tanto a chi vende quanto a chi compra quanto, infine, a chi svolge attività, abituale od occasionale, di « perito » o « conoscitore » che dir si voglia. Anzi, forse precisamente contro quest'ultimo signore si sono appuntati gli sguardi più severi. Appello alla moralità Ed è giusto. Non si fa questione di venalità. Che al « conoscitore » interpellato da( venditore o compratore o collezionista spetti un onorarlo è più che equo. Non si « prega » di un parere un medico, un avvocato, un ingegnere, un geomfftra: glielo si chiede e lo si retribuisce perchè la sua risposta è il frutto di un lungo studio che ha voluto impiego di tempo e di denaro, e rappresenta insomma il reddito di un capitale anticipato. Cosi per 11 « conoscitore ». Il problema, invece, col presupposto della competenza (e di qui la necessità di riconoscerla e di disciplinarla con provvedimenti radicali che forse soltanto la Legge può fornire attraverso le categorie professionali ) è d'Indole inconfondibilmente morale. Come il chirurgo onesto non pensa alla retribuzione di un eventuale atto operatorio esaminando il caso clinico, cosi chi davanti a una pittura crede di poter fare il grande nome di Tiziano od il modesto nome di Delleani deve sentire soltanto tutta la bellezza e persino la poesia della sua Impresa. Buona parte della sua vita egli ha studiato e lavorato per capire e godere un'opera d'arte, per farla capire e godere agli altri. La sua competenza è riconosciuta, la sua coscienza è perciò impegnata. Pronunziando quel nome egli non soltanto battezza, ma in un certo senso crea, accresce il patrimonio universale dell'arte di un'entità che altrimenti rimarrebbe, se non Ignorata, almeno trascurata dai più. In quel momento la sua diventa una missione spirituale, e se non ne intende il significato è indegno di assolverla. Questo, in un mondo di gente onesta, dovrebbe bastare. Ma polche l'ipotesi è forse un po' azzardata, il valore del Convegno del critici d'arte a Venezia consiste essenzialmente, secondo noi, nell'avere per la prima volta additato al pubblico,- con dibattito di competenti, l'urgenza d'una severa moralizzazione del mercato artistico e di ogni attività che stia in margine a questo mercato. E' stato un grido d'allarme che avrà indubbiamente echi fra quanti a ciò s'Interessano. E' stata una presa di posizione della cultura e della sensibilità artistica contro chiunque tenti di alterare la verità e la storia dell'arte, per le quali tanto si lavora ed anche si pena. Marziano Bernardi