Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese di Antonio Antonucci

Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese (Dal nostro inviato) MODENA, luglio. Nell'Appennino emiliano, il gruppo modenese sì distingue per un'iniziativa che fa onore ai suoi uomini. Dopo lo sfnittamento agricolo intensivo, nel quale tutto ^Appennino gareggia, sicché non v'è zolla nuda nemmeno se ripida, il suo clima è stato saviamente utilizzato per la costruzione di sanatori! antitubercolari, vere e proprie trincee contro l'insidioso e tristissimo bacillo di Koch. Benché U Tassoni, nella « Secchia rapita» canti l'Appenino come un gigante vicino al cielo, onde « le selve dal crin nevose e folte — servon di scopa alle stellate volte », esso è viceversa modesto e la foltezza boschiva si è molto ridotta nei secoli. Ciò non ha impedito a persone di alto valore scientifico, come il prof. Arturo Campani, appoggiate senza riserve dalle autorità della provincia, di utilizzarlo efficacemente per obbedire all'ammonimento mussoliniano: « In uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo, deve essere al pr<nw posto ». Dal 1929 in poi, quattro grandi Sanatoril (due de1 quali privati) sono sorti in quest'Appennino, senza chiedere aiuti a chicchessia. E ciò, indipendentemente da nove dispensari, ai quali sta per aggiungersi un decimo. E' un'impresa che vai bene una visita. Mi guida lo stesso prof. Campani, al quale, lungo la strada, bI aggiungerà il dott. Cornia. Quanto diversi i due uomini, pur così stretti In collaborazione affettuosa! Il primo, su i 65 anni, piccolo, magro, sembra aver concentrata tutta l'energia vitale negli occhi, sfavillanti di quella luce pura che deriva dall'apostolato e dalla scienza; il secondo, atletico, massiccio, è tutto saturo di una volontà abituata a superare gli ostacoli, e con tanto maggior gusto quanto più essi sono duri, viscidi o traditori. Nel vederli accanto, vien fatto di pensare che uno isoli, scalzi, perseguiti con pazienza intelligente e instancabile il bacillo di Koch, lasciando all'altro la cura di schiacciarlo con il peso dei muscoli. Qualunque sia la realtà è certo che, per merito loro, coadiuvati da una schiera' valorosa di giovani medici, il bacillo stesso è combattuto con risultati più che lusinghieri. cmlsmlaageurlttmcEcstlivnrfnb Un dolce panorama Incontriamo il dottor Cornia a Pavullo, dove dirige l'Istituto Climatico Infantile «Principe di Napoli ». E' la prima delle quattro trincee a 680-700 metri sul livello del mare. Dopo, saliremo. LI, egli è l'amico gentile e paterno di circa quattrocento bambini, inviati dagli enti pubblici di ogni parte d'Italia, e che torneranno in massima parte guariti. All'aria buona, al panorama dolce, bisogna aggiungere l'assistenza devota di 25 suore del Cottolengo, nel cui cuore la parola « Carità » sta incisa a caratteri profondi, molto di pio che non in quello metallico, dondolante sul petto. Sono buone e anche brave. « Questa — mi dice il dott. Cornia, indicandomi Suor Giuseppina — vale due o tre medici ». E poi ci sono campi di gioco, prati, bosco, scuole all'aperto. Abbondante il vitto. Il signor bacillo di Koch è quindi affrontato con tutte le armi che più gli danno fastidio. Mentre andiamo avanti, parliamo un tantino di lui. Il nemico non si conosce'mai abbastanza, i Il bacillo di Koch non prospera molto bene nel corpo umano ma non è ancora disperato di poterci prosperare, sicché quasi tutti lo abbiamo come ospite minaccioso o debellato. La cutireazione, testimonianza sicura della sua presenza, è quasi generale a 12 anni. Ma l'infezione non è ancora la malattia. L'ospite indesiderato è acolto con violente reazioni dalla difesa del nostro corpo e quando :ion si riesce ad eliminarlo del tutto, eccolo chiuso in una specie ci: prigione che gli impedisce di evadere e, se può, lo soffoca: è il tubercolo. Ma il bacillo riesce talvolta a rompere il blocco e a dilagare, ed eccoci alla malattia. Normalmente, i tubercoli si sterilizzano entro quattro o cinque anni, nella proporzione dell'82 per cento. Secondo il Behring, la tubercolosi degli adulti è sempre una seconda ripresa di quella infantile; e, se pur oggi questa asserzione viene considerata con minor assolutismo, fa piacere veder il bacillo combattuto assai presto. Occorrerebbe tuttavia — sostiene il prof. Campani — una lotta più decisa durante l'adolescenza. Ma eccoci arrivati alla seconda trincea: 926 metri sul livello del mare, « Sanatorio Gilberto Caselli » medaglia d'oro nella guerra di Spagna. Qui si trovano 150 degenti, in un panorama più spazioso del primo, tra boschi di castagni ai quali cominciano ad aggiungerai le conifere e con qualche traccia di storia antica. C'è per esempio una torre isolata, quasi un dito imperativo in una mano chiusa, costruita a suo tempo dalla contessa Matilde di Canossa, come punto di osservazione e di appoggio. E' una dello cento che s'era proposta di eie vare, ma come capita spesso, mori alla novantanovesima. Le torri antiche non hanno Influenza diretta gul baci"-1 di Koch ma il panorama, così spezzato, rallegra lo sguardo, indirettamente lo spirito e. di sicuro, non nuoce. Dentro, ambiente lindo, dal respiro largo, vitto abbondante, possibilità di divertimenti che vanno dal bigliardo, al cinematografo, alla radio (ognuno ha la sua cuffia accanto al letto, se considera la radio un divertimento). Accanto al Sanatorio Caselli, proprietà del Consorzio antitubercolare di Modena, sorge quello della Pineta di Gaiato, proprietà privata, con circa 250 letti, ed ottimo come il primo. A passeggio nella pineta Ritorniamo al bacillo. Costui è delicatissimo, ha particolari esigenze di nutrizione, ma possiede una capsula cerea che lo difende dagli aggressivi chimici; le sue cellule e globuli sono privi di vasi comunicanti, ond'esso se ne infischia dei sulfaminici che fanno invece strage dei coccidi, suoi fratelli minori. Gli danno però un fastidio insopportabile la luce, il sole, l'aria secca, le radiazioni ultraviolette, certi stati elettrici speciali e le radiottività locali. Anche quelle del suolo? E' possibile. E stata, affacciata l'ipotesi che la tubercolosi non attecchisce, o chi ce l'ha la perde, laddove si trovano filoni d'oro per le irradiazioni di questo metallo. Vero o no, esso è però stato adoperato come cura diretta, e lo si adopera tuttora «la pure con fede ridotta. A conti fatti, la cura efficace della tuber¬ colosi si ottiene solamente con tre mezzi: il clima, il pneumotorace, l'assistenza sanitaria. Una volta si credeva all'immunità fisica della j montagna; ma poi si dimostrò che li bacillo, arrampicatosi in alto, è ancor più cattivo che in pianura, almeno nei primi tempi. Ciò che gioca è il cambiamento di clima, e soprattutto la sua asciuttezza, .Il deserto sarà forse, domani, un ideale assoluto. Il pneumoto- race, invenzione dell'italiano For- ' lanini nel 1882, entrato nella pra-1 tica in forma decisa soltantoitrent'anni dopo, ha il vantaggio di mettere a riposo il polmone e di comprimere le eventuali caverne. E' una repressione, dirò cosi, di carattere fisico e spessissimo deci- ' siva. L'assistenza medica compie- j ta la cura fisica con quella pslco-1 logica. Saper trattar l'ammalato, imprimergli assoluta fiducia nei vari rimedi, la certezza di trovare nel medico un compagno premuroso, crea un clima spirituale che facilita l'opera dell'altro. Benché non sia nostro intendimento l'abbozzare — sia pure — un trattato di clinica antitubercolare, non possiamo dimenticare la terapia elettrica che in un futuro più o meno lontano darà forse risultati j stupefacenti. Per ora, sembra ac| cenato che il bacillo intanto può I entrare negli alveoli polmonari In quanto — grosso modo — è rotto un equilibrio elettrico. Gli studi continuano, tenaci, intelligenti, generosi. I frutti non potranno mancare. Ed eccoci all'ultima trincea, « Selva dei pini », altitudine 110Ò metri. Qui abbiamo già il tipico j ambiente svizzero, sia nella snel la architettura razionale del sana torio, che nella cornice boschiva, tutta pinosa per rari chilometri, Duecentosessanta degenti, metà privati, metà inviati da vari enti, .sono assistiti da domenicani. An- cne 11 cappellano è domenicano ed ex-tubercolotico. Vedo gli amma ' 'ati a passeggio per la pineta, af1 facciati alle grandi verande, sdraiiati Pelle poltrone: si direbbero tutte persone sane. Salvo qualche r*1-0 soggetto, i volti sono colori l'. l'occhio vivo. Alla devastazione del nemico interno, si oppone una ' forza di resistenza attiva che, al j l'inizio della cura si chiama spe1 ranza e poi diviene man mano cer tezza : agisce cioè quel clima spi rituale di cui dicevamo e che raf- forza il clima montano. li bacillo di Koch non ha più quindi bisogno delle Alpi per trovarsi a disagio: basta assai meno, ove sorreggano la competenza e un altruismo — si può asserire — apostolico. Antonio Antonucci Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese (Dal nostro inviato) MODENA, luglio. Nell'Appennino emiliano, il gruppo modenese sì distingue per un'iniziativa che fa onore ai suoi uomini. Dopo lo sfnittamento agricolo intensivo, nel quale tutto ^Appennino gareggia, sicché non v'è zolla nuda nemmeno se ripida, il suo clima è stato saviamente utilizzato per la costruzione di sanatori! antitubercolari, vere e proprie trincee contro l'insidioso e tristissimo bacillo di Koch. Benché U Tassoni, nella « Secchia rapita» canti l'Appenino come un gigante vicino al cielo, onde « le selve dal crin nevose e folte — servon di scopa alle stellate volte », esso è viceversa modesto e la foltezza boschiva si è molto ridotta nei secoli. Ciò non ha impedito a persone di alto valore scientifico, come il prof. Arturo Campani, appoggiate senza riserve dalle autorità della provincia, di utilizzarlo efficacemente per obbedire all'ammonimento mussoliniano: « In uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo, deve essere al pr<nw posto ». Dal 1929 in poi, quattro grandi Sanatoril (due de1 quali privati) sono sorti in quest'Appennino, senza chiedere aiuti a chicchessia. E ciò, indipendentemente da nove dispensari, ai quali sta per aggiungersi un decimo. E' un'impresa che vai bene una visita. Mi guida lo stesso prof. Campani, al quale, lungo la strada, bI aggiungerà il dott. Cornia. Quanto diversi i due uomini, pur così stretti In collaborazione affettuosa! Il primo, su i 65 anni, piccolo, magro, sembra aver concentrata tutta l'energia vitale negli occhi, sfavillanti di quella luce pura che deriva dall'apostolato e dalla scienza; il secondo, atletico, massiccio, è tutto saturo di una volontà abituata a superare gli ostacoli, e con tanto maggior gusto quanto più essi sono duri, viscidi o traditori. Nel vederli accanto, vien fatto di pensare che uno isoli, scalzi, perseguiti con pazienza intelligente e instancabile il bacillo di Koch, lasciando all'altro la cura di schiacciarlo con il peso dei muscoli. Qualunque sia la realtà è certo che, per merito loro, coadiuvati da una schiera' valorosa di giovani medici, il bacillo stesso è combattuto con risultati più che lusinghieri. cmlsmlaageurlttmcEcstlivnrfnb Un dolce panorama Incontriamo il dottor Cornia a Pavullo, dove dirige l'Istituto Climatico Infantile «Principe di Napoli ». E' la prima delle quattro trincee a 680-700 metri sul livello del mare. Dopo, saliremo. LI, egli è l'amico gentile e paterno di circa quattrocento bambini, inviati dagli enti pubblici di ogni parte d'Italia, e che torneranno in massima parte guariti. All'aria buona, al panorama dolce, bisogna aggiungere l'assistenza devota di 25 suore del Cottolengo, nel cui cuore la parola « Carità » sta incisa a caratteri profondi, molto di pio che non in quello metallico, dondolante sul petto. Sono buone e anche brave. « Questa — mi dice il dott. Cornia, indicandomi Suor Giuseppina — vale due o tre medici ». E poi ci sono campi di gioco, prati, bosco, scuole all'aperto. Abbondante il vitto. Il signor bacillo di Koch è quindi affrontato con tutte le armi che più gli danno fastidio. Mentre andiamo avanti, parliamo un tantino di lui. Il nemico non si conosce'mai abbastanza, i Il bacillo di Koch non prospera molto bene nel corpo umano ma non è ancora disperato di poterci prosperare, sicché quasi tutti lo abbiamo come ospite minaccioso o debellato. La cutireazione, testimonianza sicura della sua presenza, è quasi generale a 12 anni. Ma l'infezione non è ancora la malattia. L'ospite indesiderato è acolto con violente reazioni dalla difesa del nostro corpo e quando :ion si riesce ad eliminarlo del tutto, eccolo chiuso in una specie ci: prigione che gli impedisce di evadere e, se può, lo soffoca: è il tubercolo. Ma il bacillo riesce talvolta a rompere il blocco e a dilagare, ed eccoci alla malattia. Normalmente, i tubercoli si sterilizzano entro quattro o cinque anni, nella proporzione dell'82 per cento. Secondo il Behring, la tubercolosi degli adulti è sempre una seconda ripresa di quella infantile; e, se pur oggi questa asserzione viene considerata con minor assolutismo, fa piacere veder il bacillo combattuto assai presto. Occorrerebbe tuttavia — sostiene il prof. Campani — una lotta più decisa durante l'adolescenza. Ma eccoci arrivati alla seconda trincea: 926 metri sul livello del mare, « Sanatorio Gilberto Caselli » medaglia d'oro nella guerra di Spagna. Qui si trovano 150 degenti, in un panorama più spazioso del primo, tra boschi di castagni ai quali cominciano ad aggiungerai le conifere e con qualche traccia di storia antica. C'è per esempio una torre isolata, quasi un dito imperativo in una mano chiusa, costruita a suo tempo dalla contessa Matilde di Canossa, come punto di osservazione e di appoggio. E' una dello cento che s'era proposta di eie vare, ma come capita spesso, mori alla novantanovesima. Le torri antiche non hanno Influenza diretta gul baci"-1 di Koch ma il panorama, così spezzato, rallegra lo sguardo, indirettamente lo spirito e. di sicuro, non nuoce. Dentro, ambiente lindo, dal respiro largo, vitto abbondante, possibilità di divertimenti che vanno dal bigliardo, al cinematografo, alla radio (ognuno ha la sua cuffia accanto al letto, se considera la radio un divertimento). Accanto al Sanatorio Caselli, proprietà del Consorzio antitubercolare di Modena, sorge quello della Pineta di Gaiato, proprietà privata, con circa 250 letti, ed ottimo come il primo. A passeggio nella pineta Ritorniamo al bacillo. Costui è delicatissimo, ha particolari esigenze di nutrizione, ma possiede una capsula cerea che lo difende dagli aggressivi chimici; le sue cellule e globuli sono privi di vasi comunicanti, ond'esso se ne infischia dei sulfaminici che fanno invece strage dei coccidi, suoi fratelli minori. Gli danno però un fastidio insopportabile la luce, il sole, l'aria secca, le radiazioni ultraviolette, certi stati elettrici speciali e le radiottività locali. Anche quelle del suolo? E' possibile. E stata, affacciata l'ipotesi che la tubercolosi non attecchisce, o chi ce l'ha la perde, laddove si trovano filoni d'oro per le irradiazioni di questo metallo. Vero o no, esso è però stato adoperato come cura diretta, e lo si adopera tuttora «la pure con fede ridotta. A conti fatti, la cura efficace della tuber¬ colosi si ottiene solamente con tre mezzi: il clima, il pneumotorace, l'assistenza sanitaria. Una volta si credeva all'immunità fisica della j montagna; ma poi si dimostrò che li bacillo, arrampicatosi in alto, è ancor più cattivo che in pianura, almeno nei primi tempi. Ciò che gioca è il cambiamento di clima, e soprattutto la sua asciuttezza, .Il deserto sarà forse, domani, un ideale assoluto. Il pneumoto- race, invenzione dell'italiano For- ' lanini nel 1882, entrato nella pra-1 tica in forma decisa soltantoitrent'anni dopo, ha il vantaggio di mettere a riposo il polmone e di comprimere le eventuali caverne. E' una repressione, dirò cosi, di carattere fisico e spessissimo deci- ' siva. L'assistenza medica compie- j ta la cura fisica con quella pslco-1 logica. Saper trattar l'ammalato, imprimergli assoluta fiducia nei vari rimedi, la certezza di trovare nel medico un compagno premuroso, crea un clima spirituale che facilita l'opera dell'altro. Benché non sia nostro intendimento l'abbozzare — sia pure — un trattato di clinica antitubercolare, non possiamo dimenticare la terapia elettrica che in un futuro più o meno lontano darà forse risultati j stupefacenti. Per ora, sembra ac| cenato che il bacillo intanto può I entrare negli alveoli polmonari In quanto — grosso modo — è rotto un equilibrio elettrico. Gli studi continuano, tenaci, intelligenti, generosi. I frutti non potranno mancare. Ed eccoci all'ultima trincea, « Selva dei pini », altitudine 110Ò metri. Qui abbiamo già il tipico j ambiente svizzero, sia nella snel la architettura razionale del sana torio, che nella cornice boschiva, tutta pinosa per rari chilometri, Duecentosessanta degenti, metà privati, metà inviati da vari enti, .sono assistiti da domenicani. An- cne 11 cappellano è domenicano ed ex-tubercolotico. Vedo gli amma ' 'ati a passeggio per la pineta, af1 facciati alle grandi verande, sdraiiati Pelle poltrone: si direbbero tutte persone sane. Salvo qualche r*1-0 soggetto, i volti sono colori l'. l'occhio vivo. Alla devastazione del nemico interno, si oppone una ' forza di resistenza attiva che, al j l'inizio della cura si chiama spe1 ranza e poi diviene man mano cer tezza : agisce cioè quel clima spi rituale di cui dicevamo e che raf- forza il clima montano. li bacillo di Koch non ha più quindi bisogno delle Alpi per trovarsi a disagio: basta assai meno, ove sorreggano la competenza e un altruismo — si può asserire — apostolico. Antonio Antonucci Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese Trincee antitubercolari nell'Appennino modenese (Dal nostro inviato) MODENA, luglio. Nell'Appennino emiliano, il gruppo modenese sì distingue per un'iniziativa che fa onore ai suoi uomini. Dopo lo sfnittamento agricolo intensivo, nel quale tutto ^Appennino gareggia, sicché non v'è zolla nuda nemmeno se ripida, il suo clima è stato saviamente utilizzato per la costruzione di sanatori! antitubercolari, vere e proprie trincee contro l'insidioso e tristissimo bacillo di Koch. Benché U Tassoni, nella « Secchia rapita» canti l'Appenino come un gigante vicino al cielo, onde « le selve dal crin nevose e folte — servon di scopa alle stellate volte », esso è viceversa modesto e la foltezza boschiva si è molto ridotta nei secoli. Ciò non ha impedito a persone di alto valore scientifico, come il prof. Arturo Campani, appoggiate senza riserve dalle autorità della provincia, di utilizzarlo efficacemente per obbedire all'ammonimento mussoliniano: « In uno Stato bene ordinato, la cura della salute fisica del popolo, deve essere al pr<nw posto ». Dal 1929 in poi, quattro grandi Sanatoril (due de1 quali privati) sono sorti in quest'Appennino, senza chiedere aiuti a chicchessia. E ciò, indipendentemente da nove dispensari, ai quali sta per aggiungersi un decimo. E' un'impresa che vai bene una visita. Mi guida lo stesso prof. Campani, al quale, lungo la strada, bI aggiungerà il dott. Cornia. Quanto diversi i due uomini, pur così stretti In collaborazione affettuosa! Il primo, su i 65 anni, piccolo, magro, sembra aver concentrata tutta l'energia vitale negli occhi, sfavillanti di quella luce pura che deriva dall'apostolato e dalla scienza; il secondo, atletico, massiccio, è tutto saturo di una volontà abituata a superare gli ostacoli, e con tanto maggior gusto quanto più essi sono duri, viscidi o traditori. Nel vederli accanto, vien fatto di pensare che uno isoli, scalzi, perseguiti con pazienza intelligente e instancabile il bacillo di Koch, lasciando all'altro la cura di schiacciarlo con il peso dei muscoli. Qualunque sia la realtà è certo che, per merito loro, coadiuvati da una schiera' valorosa di giovani medici, il bacillo stesso è combattuto con risultati più che lusinghieri. cmlsmlaageurlttmcEcstlivnrfnb Un dolce panorama Incontriamo il dottor Cornia a Pavullo, dove dirige l'Istituto Climatico Infantile «Principe di Napoli ». E' la prima delle quattro trincee a 680-700 metri sul livello del mare. Dopo, saliremo. LI, egli è l'amico gentile e paterno di circa quattrocento bambini, inviati dagli enti pubblici di ogni parte d'Italia, e che torneranno in massima parte guariti. All'aria buona, al panorama dolce, bisogna aggiungere l'assistenza devota di 25 suore del Cottolengo, nel cui cuore la parola « Carità » sta incisa a caratteri profondi, molto di pio che non in quello metallico, dondolante sul petto. Sono buone e anche brave. « Questa — mi dice il dott. Cornia, indicandomi Suor Giuseppina — vale due o tre medici ». E poi ci sono campi di gioco, prati, bosco, scuole all'aperto. Abbondante il vitto. Il signor bacillo di Koch è quindi affrontato con tutte le armi che più gli danno fastidio. Mentre andiamo avanti, parliamo un tantino di lui. Il nemico non si conosce'mai abbastanza, i Il bacillo di Koch non prospera molto bene nel corpo umano ma non è ancora disperato di poterci prosperare, sicché quasi tutti lo abbiamo come ospite minaccioso o debellato. La cutireazione, testimonianza sicura della sua presenza, è quasi generale a 12 anni. Ma l'infezione non è ancora la malattia. L'ospite indesiderato è acolto con violente reazioni dalla difesa del nostro corpo e quando :ion si riesce ad eliminarlo del tutto, eccolo chiuso in una specie ci: prigione che gli impedisce di evadere e, se può, lo soffoca: è il tubercolo. Ma il bacillo riesce talvolta a rompere il blocco e a dilagare, ed eccoci alla malattia. Normalmente, i tubercoli si sterilizzano entro quattro o cinque anni, nella proporzione dell'82 per cento. Secondo il Behring, la tubercolosi degli adulti è sempre una seconda ripresa di quella infantile; e, se pur oggi questa asserzione viene considerata con minor assolutismo, fa piacere veder il bacillo combattuto assai presto. Occorrerebbe tuttavia — sostiene il prof. Campani — una lotta più decisa durante l'adolescenza. Ma eccoci arrivati alla seconda trincea: 926 metri sul livello del mare, « Sanatorio Gilberto Caselli » medaglia d'oro nella guerra di Spagna. Qui si trovano 150 degenti, in un panorama più spazioso del primo, tra boschi di castagni ai quali cominciano ad aggiungerai le conifere e con qualche traccia di storia antica. C'è per esempio una torre isolata, quasi un dito imperativo in una mano chiusa, costruita a suo tempo dalla contessa Matilde di Canossa, come punto di osservazione e di appoggio. E' una dello cento che s'era proposta di eie vare, ma come capita spesso, mori alla novantanovesima. Le torri antiche non hanno Influenza diretta gul baci"-1 di Koch ma il panorama, così spezzato, rallegra lo sguardo, indirettamente lo spirito e. di sicuro, non nuoce. Dentro, ambiente lindo, dal respiro largo, vitto abbondante, possibilità di divertimenti che vanno dal bigliardo, al cinematografo, alla radio (ognuno ha la sua cuffia accanto al letto, se considera la radio un divertimento). Accanto al Sanatorio Caselli, proprietà del Consorzio antitubercolare di Modena, sorge quello della Pineta di Gaiato, proprietà privata, con circa 250 letti, ed ottimo come il primo. A passeggio nella pineta Ritorniamo al bacillo. Costui è delicatissimo, ha particolari esigenze di nutrizione, ma possiede una capsula cerea che lo difende dagli aggressivi chimici; le sue cellule e globuli sono privi di vasi comunicanti, ond'esso se ne infischia dei sulfaminici che fanno invece strage dei coccidi, suoi fratelli minori. Gli danno però un fastidio insopportabile la luce, il sole, l'aria secca, le radiazioni ultraviolette, certi stati elettrici speciali e le radiottività locali. Anche quelle del suolo? E' possibile. E stata, affacciata l'ipotesi che la tubercolosi non attecchisce, o chi ce l'ha la perde, laddove si trovano filoni d'oro per le irradiazioni di questo metallo. Vero o no, esso è però stato adoperato come cura diretta, e lo si adopera tuttora «la pure con fede ridotta. A conti fatti, la cura efficace della tuber¬ colosi si ottiene solamente con tre mezzi: il clima, il pneumotorace, l'assistenza sanitaria. Una volta si credeva all'immunità fisica della j montagna; ma poi si dimostrò che li bacillo, arrampicatosi in alto, è ancor più cattivo che in pianura, almeno nei primi tempi. Ciò che gioca è il cambiamento di clima, e soprattutto la sua asciuttezza, .Il deserto sarà forse, domani, un ideale assoluto. Il pneumoto- race, invenzione dell'italiano For- ' lanini nel 1882, entrato nella pra-1 tica in forma decisa soltantoitrent'anni dopo, ha il vantaggio di mettere a riposo il polmone e di comprimere le eventuali caverne. E' una repressione, dirò cosi, di carattere fisico e spessissimo deci- ' siva. L'assistenza medica compie- j ta la cura fisica con quella pslco-1 logica. Saper trattar l'ammalato, imprimergli assoluta fiducia nei vari rimedi, la certezza di trovare nel medico un compagno premuroso, crea un clima spirituale che facilita l'opera dell'altro. Benché non sia nostro intendimento l'abbozzare — sia pure — un trattato di clinica antitubercolare, non possiamo dimenticare la terapia elettrica che in un futuro più o meno lontano darà forse risultati j stupefacenti. Per ora, sembra ac| cenato che il bacillo intanto può I entrare negli alveoli polmonari In quanto — grosso modo — è rotto un equilibrio elettrico. Gli studi continuano, tenaci, intelligenti, generosi. I frutti non potranno mancare. Ed eccoci all'ultima trincea, « Selva dei pini », altitudine 110Ò metri. Qui abbiamo già il tipico j ambiente svizzero, sia nella snel la architettura razionale del sana torio, che nella cornice boschiva, tutta pinosa per rari chilometri, Duecentosessanta degenti, metà privati, metà inviati da vari enti, .sono assistiti da domenicani. An- cne 11 cappellano è domenicano ed ex-tubercolotico. Vedo gli amma ' 'ati a passeggio per la pineta, af1 facciati alle grandi verande, sdraiiati Pelle poltrone: si direbbero tutte persone sane. Salvo qualche r*1-0 soggetto, i volti sono colori l'. l'occhio vivo. Alla devastazione del nemico interno, si oppone una ' forza di resistenza attiva che, al j l'inizio della cura si chiama spe1 ranza e poi diviene man mano cer tezza : agisce cioè quel clima spi rituale di cui dicevamo e che raf- forza il clima montano. li bacillo di Koch non ha più quindi bisogno delle Alpi per trovarsi a disagio: basta assai meno, ove sorreggano la competenza e un altruismo — si può asserire — apostolico. Antonio Antonucci

Luoghi citati: Canossa, Italia, Modena, Napoli, Spagna