In 9 giorni 550 chilometri

In 9 giorni 550 chilometri DA TOBRUK AD EL ALAMEIN ' In 9 giorni 550 chilometri (DA. UNO DEI NOSTRI INVIATI) Dal fronte egiziano, 30 giugno. Morsa Matruh, quale sconfitta degli eserciti imperiali/ Gli inglesi hanno sempre detto: L'impero ha a Londra il suo cervello, in Egitto il suo cuore, sul golfo Persico il suo sangue. Pernio della difesa del cuore dell'i m- Sero gli inglesi avevano fatto (arsa Matruh ininterrottamente dal 10S5 a oggi. Ora noi abbiamo divelto questo pernio; bastione occidentale di tutto il sistema plutocratico del medio oriente. Lo abbiamo abbattuto di forza, dì prepotenza, faccia a faccia col nemico. Le zanzare Ha un bel cercare, ora, la radio inglese del Cairo, di impicciolire l'avvenimento, di scivolarci soprc Morsa Matruh è qui che parla coi, la sua formidabile piazzaforte, il suo mitnitissimo campo trincerato, i suoi fortilizi su cui garriscono le bandiere dell'Asse, al vento fresco del Mediterraneo fattosi oggi impetuoso a contatto con la fiammata del ghiblì, « Khaman », come lo chiamano in Egitto . A Marsa Matruh, ha capitolato fra gli altri anche il famoso reggimento inglese, quello che da sei anni a questa parte si è allenato con le sue autoblindo ed ha combattuto per conquistare Tripoli. Anche il suo comandante, fiero, sprezzante, superbo, è ora nostro prigioniero. Che dire dell'ingente bottino in armi, munizioni, automezzi, viveri;'che dire degli interi e intatti depositi e magazzini catturati f Mi fa specie, fra questo bottino, vedere quante casse di « Antimosquito cream » gli inglesi avevano ammonticchiato. E' crema di vaselina dal profumo di limone da spalmarsi sul viso e sullo mani, per tenere lontane le zanzare. Ce ne sono quintali, tonnellate. Tanto si preoccupavano delle zanzare questi soldati dell'Impero inglese. Anch'io ho voluto provare la crema «antimosquito» e mi sono trovato bene contro le zanzare. Ma, dico: non era meglio per gli inglesi e i sudafricani e gli indiani di portarsi dietro quintali di munizioni anziché di e antimosqutto » ? Tanta paura avevano delle zanzare e delle mosche"! Sono cose che a un certo momento, anche in mezzo alle tristezze della guerra e alle gioie deità vittoria vi fanno ridere. Ma andiamo avanti. Guardiamo dentro a questo campo trincerato che era stato giudicato imprendibile dai tecnici. Un campo trince rato, tutto una formidabile jortez za su un perimetro di una ventina di chilometri. Ecco i tre larghi e profondi fossi anticarro, concentrici, distanti fra loro un migliaio di metri, rivestiti di cemento armato e serviti da una apposita manutenzione atta a impedire l'insabbiamento, facile durante le tempeste di sabbia; ogni fosso anticarro è protetto da fascie di reticolati intervallate con campi minati. L'ostacolo passivo dei fossi anticarro, dei reticolati, dei campi minati era inoltre difeso dal tiro di un'abbondante massa di armi automatiche, di cannoni anticarro e di artiglierie, sistemate in opere di calcestruzzo « alla prova », come si dice in gergo militare, contro il tiro dei piccoli e medi calibri. Vediamolo questo baluardo di calcestruzzo. Acciaio come sabbia > Quanto cpmento, quanto acciaio è stato qui prodigato. Cemento e acciaio come sabbia, dicono nel loro gergo i soldati; ma poiché l'offesa, come è naturale, poteva venire anche dall'alto, gli inglesi avevano provveduto all' installazione di numerose e moderne batterie contraeree. E' una fungaia di piazzole ben potmcdncfa a i a a ; a n , i i o e l é a n protette; installazioni capaci di ospitare un' intera brigata contraerea. Anche la difesa costiera mostra le sue piazzuole e i suoi cannoni per la protezione vicina della baia e della costa. Magazzini e depositi per lo più sono in caverna, a tutta prova di bombe, faticosa sistemazione sotterranea a fianco delle cisterne d'acqua dei tempi romani. I prigionieri affluiscono e i fortilizi e i capisaldi si svuotano; armi, depositi di carburanti; automezzi vengono immediatamente utilizzati dai nostri contro i loro padroni di ieri. Vi è ancora da vedere la piccola baia rotonda come un piatto. Da una parte e" è la spiaggia con l'« Hotel Lido », buttato, giù dalla nostra aviazione; dirimpetto vi è il pontile che serviva da porto; soltanto navigli di piccolo tonnel laggio potevano entrare nella ro tonda baia e avvicinarsi con moto circolare al pontile di sbarco. II pontile è legato alla stazione ferroviaria con binari. Era questa la stazione ferroviaria per eccellenza dell'esercito imperiale inglese, costruita nel 19SS, quando il comando del Cairo ordinò il prolungamento della ferrovia da Fuka a Marsa Matruh, destinata a diventare centro logistico e base delle operazioni contro la Libia. Da allora l'Inghilterra av-oa deciso di fare la guerra all'Italia e stava soltanto in attesa del momento favorevole. Se si guarda il vinto campo di battaglia, ci si accorge di quello che era il formidabile apprestamento difensivo della piazza. Perchè Marsa Matruh non ha resistito a oltranza, sino alla mor. tei Non ha resistito sino alla morte perchè incontenibile è stato l'assalto dei soldati italo-tedeschi; gli inglesi, infatti, bisogna riconoscerlo, hanno combattuto sempre accanitamente e fino alla disperazione contro di noi. Con Marsa Matruh non soltanto è caduto lo sbarramento che gli inglesi avevano inteso ergere contro un afflusso dall'occidente mirante a colpire i loro egoistici interessi imperiali; è caduto anche il centro logistico che provvedeva alla alimentazione delle forze imperia, li dislocate nel deserto occidentale. Ma ormai Marsa Matruh rima-' ne indietro. Stamane infatti le truppe dell'Asse erano giunte oltre Fuka, oltre Daba, erano giunte ad Alamein, a quattrocento chilometri dalla frontiera libica e ad appena centocinquanta chilometri da Alessandria. ' Gli alessandrini erano usi a compiere escursioni domenicali ad Alamein per caccia o per pesca. Li, nella strettoia del deserto costiero di Alamein, gli inglesi, con l'acqua alla gola, hanno dato battaglia in un estremo disperato tentativo di resistenza. La stretta dgmpdqqmspppdamrdcgmccigpep ' e d i d o , o o a di Alamein è un passaggio obbligato di una cinquantina di chilometri tra il mare a nord e la de pressione del Quattara a sud. La stretta di Alamein Affacciandosi sulla depressione del Quattara, che scende a cin quanta, cento e perfino centocinquanta metri sotto il livello del mare, si vede una immensa distesa di sabbia e di sale, in certi punti bianca come la neve. La de pressione è un antico mare èva porato. Un tecnico anni fa ha stu diato il progetto di un canale che avrebbe dovuto portare l'acqua del mare alla depressione di Quattara, formando un gigantesco salto d'acqua di un centinaio di metri che avrebbe dato luogo alla più grande stazione idroelettrica del mondo. Il tecnico aveva calcolato che il salto d'acqua si sarebbe conservato perenne in quanto la intensissima ^vaporazione del luo go non avrebbe consentito alla depressione di riempirsi d'acqua. Nel luogo dove avrebbe dovuto essere, scavato il canale, lungo la pista che da Alamein conduce alla depressione, là si è accesa e si combatte la battaglia. Nessun dubbio vi è che il comando inglese ha gettato nella lotta tutto quanto possiede sottomano, mentre compie lo sforzo supremo di fare affluire in difesa dell'Egitto truppe tolte in tutta fretta da altri scacchieri per quanto importanti. Gli inglesi gettano nella fornace tutto il disponibile; non conosciamo ancora i particolari dei combattimenti in corso e l'azione complessiva che si sta svolgendo, ma è certo che da parte nostra i capi e i gregari, galvanizzati da una vittoria ineguagliabile che li ha portati in nove giorni da To bruk ad Alamein, ciò 550 chilo metri in avanti, profondono in questa lotta suprema ogni più riposta energia, utilizzando nel migliore dei modi l'abbondante materiale in armi, automezzi e carburante tolto al nemico, affinchè la lotta e la presa non abbiano tregua. Lo sforzo che le nostre truppe e i nostri comandi compiono in questi giorni è degno della sconfinata riconoscenza del Paese. Non è qui opportuno cercar di indagare su quelli che saranno gli ulteriori disegni operativi del comando italo-tedesco, che guida le truppe dell'Asse in questa brillante e vertiginosa campagna; tali intenzioni sono note evidentemente soltanto a pochissimi alti capi responsabili, che hanno dimostrato finora di meritare l'altissima fiducia in essi riposta. Noi ci limitiamo semplicemente ad assistere al risultato. I risultati appaiono anche al nemico, ora, grandiosi. Antonio Lovato pcMsclsccnddlbdpdgdtcls fìid.Capu, y Sìdi'Apa «ri ft_ S. eIMMiìc ! ■^f,-'J'""ì" V'Cairn ùi... I W Ghtrédic ! nmy* tl/Ctit rmtfT' o 50 100 450 km. In 9 giorni 550 chilometri DA TOBRUK AD EL ALAMEIN ' In 9 giorni 550 chilometri (DA. UNO DEI NOSTRI INVIATI) Dal fronte egiziano, 30 giugno. Morsa Matruh, quale sconfitta degli eserciti imperiali/ Gli inglesi hanno sempre detto: L'impero ha a Londra il suo cervello, in Egitto il suo cuore, sul golfo Persico il suo sangue. Pernio della difesa del cuore dell'i m- Sero gli inglesi avevano fatto (arsa Matruh ininterrottamente dal 10S5 a oggi. Ora noi abbiamo divelto questo pernio; bastione occidentale di tutto il sistema plutocratico del medio oriente. Lo abbiamo abbattuto di forza, dì prepotenza, faccia a faccia col nemico. Le zanzare Ha un bel cercare, ora, la radio inglese del Cairo, di impicciolire l'avvenimento, di scivolarci soprc Morsa Matruh è qui che parla coi, la sua formidabile piazzaforte, il suo mitnitissimo campo trincerato, i suoi fortilizi su cui garriscono le bandiere dell'Asse, al vento fresco del Mediterraneo fattosi oggi impetuoso a contatto con la fiammata del ghiblì, « Khaman », come lo chiamano in Egitto . A Marsa Matruh, ha capitolato fra gli altri anche il famoso reggimento inglese, quello che da sei anni a questa parte si è allenato con le sue autoblindo ed ha combattuto per conquistare Tripoli. Anche il suo comandante, fiero, sprezzante, superbo, è ora nostro prigioniero. Che dire dell'ingente bottino in armi, munizioni, automezzi, viveri;'che dire degli interi e intatti depositi e magazzini catturati f Mi fa specie, fra questo bottino, vedere quante casse di « Antimosquito cream » gli inglesi avevano ammonticchiato. E' crema di vaselina dal profumo di limone da spalmarsi sul viso e sullo mani, per tenere lontane le zanzare. Ce ne sono quintali, tonnellate. Tanto si preoccupavano delle zanzare questi soldati dell'Impero inglese. Anch'io ho voluto provare la crema «antimosquito» e mi sono trovato bene contro le zanzare. Ma, dico: non era meglio per gli inglesi e i sudafricani e gli indiani di portarsi dietro quintali di munizioni anziché di e antimosqutto » ? Tanta paura avevano delle zanzare e delle mosche"! Sono cose che a un certo momento, anche in mezzo alle tristezze della guerra e alle gioie deità vittoria vi fanno ridere. Ma andiamo avanti. Guardiamo dentro a questo campo trincerato che era stato giudicato imprendibile dai tecnici. Un campo trince rato, tutto una formidabile jortez za su un perimetro di una ventina di chilometri. Ecco i tre larghi e profondi fossi anticarro, concentrici, distanti fra loro un migliaio di metri, rivestiti di cemento armato e serviti da una apposita manutenzione atta a impedire l'insabbiamento, facile durante le tempeste di sabbia; ogni fosso anticarro è protetto da fascie di reticolati intervallate con campi minati. L'ostacolo passivo dei fossi anticarro, dei reticolati, dei campi minati era inoltre difeso dal tiro di un'abbondante massa di armi automatiche, di cannoni anticarro e di artiglierie, sistemate in opere di calcestruzzo « alla prova », come si dice in gergo militare, contro il tiro dei piccoli e medi calibri. Vediamolo questo baluardo di calcestruzzo. Acciaio come sabbia > Quanto cpmento, quanto acciaio è stato qui prodigato. Cemento e acciaio come sabbia, dicono nel loro gergo i soldati; ma poiché l'offesa, come è naturale, poteva venire anche dall'alto, gli inglesi avevano provveduto all' installazione di numerose e moderne batterie contraeree. E' una fungaia di piazzole ben potmcdncfa a i a a ; a n , i i o e l é a n protette; installazioni capaci di ospitare un' intera brigata contraerea. Anche la difesa costiera mostra le sue piazzuole e i suoi cannoni per la protezione vicina della baia e della costa. Magazzini e depositi per lo più sono in caverna, a tutta prova di bombe, faticosa sistemazione sotterranea a fianco delle cisterne d'acqua dei tempi romani. I prigionieri affluiscono e i fortilizi e i capisaldi si svuotano; armi, depositi di carburanti; automezzi vengono immediatamente utilizzati dai nostri contro i loro padroni di ieri. Vi è ancora da vedere la piccola baia rotonda come un piatto. Da una parte e" è la spiaggia con l'« Hotel Lido », buttato, giù dalla nostra aviazione; dirimpetto vi è il pontile che serviva da porto; soltanto navigli di piccolo tonnel laggio potevano entrare nella ro tonda baia e avvicinarsi con moto circolare al pontile di sbarco. II pontile è legato alla stazione ferroviaria con binari. Era questa la stazione ferroviaria per eccellenza dell'esercito imperiale inglese, costruita nel 19SS, quando il comando del Cairo ordinò il prolungamento della ferrovia da Fuka a Marsa Matruh, destinata a diventare centro logistico e base delle operazioni contro la Libia. Da allora l'Inghilterra av-oa deciso di fare la guerra all'Italia e stava soltanto in attesa del momento favorevole. Se si guarda il vinto campo di battaglia, ci si accorge di quello che era il formidabile apprestamento difensivo della piazza. Perchè Marsa Matruh non ha resistito a oltranza, sino alla mor. tei Non ha resistito sino alla morte perchè incontenibile è stato l'assalto dei soldati italo-tedeschi; gli inglesi, infatti, bisogna riconoscerlo, hanno combattuto sempre accanitamente e fino alla disperazione contro di noi. Con Marsa Matruh non soltanto è caduto lo sbarramento che gli inglesi avevano inteso ergere contro un afflusso dall'occidente mirante a colpire i loro egoistici interessi imperiali; è caduto anche il centro logistico che provvedeva alla alimentazione delle forze imperia, li dislocate nel deserto occidentale. Ma ormai Marsa Matruh rima-' ne indietro. Stamane infatti le truppe dell'Asse erano giunte oltre Fuka, oltre Daba, erano giunte ad Alamein, a quattrocento chilometri dalla frontiera libica e ad appena centocinquanta chilometri da Alessandria. ' Gli alessandrini erano usi a compiere escursioni domenicali ad Alamein per caccia o per pesca. Li, nella strettoia del deserto costiero di Alamein, gli inglesi, con l'acqua alla gola, hanno dato battaglia in un estremo disperato tentativo di resistenza. La stretta dgmpdqqmspppdamrdcgmccigpep ' e d i d o , o o a di Alamein è un passaggio obbligato di una cinquantina di chilometri tra il mare a nord e la de pressione del Quattara a sud. La stretta di Alamein Affacciandosi sulla depressione del Quattara, che scende a cin quanta, cento e perfino centocinquanta metri sotto il livello del mare, si vede una immensa distesa di sabbia e di sale, in certi punti bianca come la neve. La de pressione è un antico mare èva porato. Un tecnico anni fa ha stu diato il progetto di un canale che avrebbe dovuto portare l'acqua del mare alla depressione di Quattara, formando un gigantesco salto d'acqua di un centinaio di metri che avrebbe dato luogo alla più grande stazione idroelettrica del mondo. Il tecnico aveva calcolato che il salto d'acqua si sarebbe conservato perenne in quanto la intensissima ^vaporazione del luo go non avrebbe consentito alla depressione di riempirsi d'acqua. Nel luogo dove avrebbe dovuto essere, scavato il canale, lungo la pista che da Alamein conduce alla depressione, là si è accesa e si combatte la battaglia. Nessun dubbio vi è che il comando inglese ha gettato nella lotta tutto quanto possiede sottomano, mentre compie lo sforzo supremo di fare affluire in difesa dell'Egitto truppe tolte in tutta fretta da altri scacchieri per quanto importanti. Gli inglesi gettano nella fornace tutto il disponibile; non conosciamo ancora i particolari dei combattimenti in corso e l'azione complessiva che si sta svolgendo, ma è certo che da parte nostra i capi e i gregari, galvanizzati da una vittoria ineguagliabile che li ha portati in nove giorni da To bruk ad Alamein, ciò 550 chilo metri in avanti, profondono in questa lotta suprema ogni più riposta energia, utilizzando nel migliore dei modi l'abbondante materiale in armi, automezzi e carburante tolto al nemico, affinchè la lotta e la presa non abbiano tregua. Lo sforzo che le nostre truppe e i nostri comandi compiono in questi giorni è degno della sconfinata riconoscenza del Paese. Non è qui opportuno cercar di indagare su quelli che saranno gli ulteriori disegni operativi del comando italo-tedesco, che guida le truppe dell'Asse in questa brillante e vertiginosa campagna; tali intenzioni sono note evidentemente soltanto a pochissimi alti capi responsabili, che hanno dimostrato finora di meritare l'altissima fiducia in essi riposta. Noi ci limitiamo semplicemente ad assistere al risultato. I risultati appaiono anche al nemico, ora, grandiosi. Antonio Lovato pcMsclsccnddlbdpdgdtcls fìid.Capu, y Sìdi'Apa «ri ft_ S. eIMMiìc ! ■^f,-'J'""ì" V'Cairn ùi... I W Ghtrédic ! nmy* tl/Ctit rmtfT' o 50 100 450 km. In 9 giorni 550 chilometri DA TOBRUK AD EL ALAMEIN ' In 9 giorni 550 chilometri (DA. UNO DEI NOSTRI INVIATI) Dal fronte egiziano, 30 giugno. Morsa Matruh, quale sconfitta degli eserciti imperiali/ Gli inglesi hanno sempre detto: L'impero ha a Londra il suo cervello, in Egitto il suo cuore, sul golfo Persico il suo sangue. Pernio della difesa del cuore dell'i m- Sero gli inglesi avevano fatto (arsa Matruh ininterrottamente dal 10S5 a oggi. Ora noi abbiamo divelto questo pernio; bastione occidentale di tutto il sistema plutocratico del medio oriente. Lo abbiamo abbattuto di forza, dì prepotenza, faccia a faccia col nemico. Le zanzare Ha un bel cercare, ora, la radio inglese del Cairo, di impicciolire l'avvenimento, di scivolarci soprc Morsa Matruh è qui che parla coi, la sua formidabile piazzaforte, il suo mitnitissimo campo trincerato, i suoi fortilizi su cui garriscono le bandiere dell'Asse, al vento fresco del Mediterraneo fattosi oggi impetuoso a contatto con la fiammata del ghiblì, « Khaman », come lo chiamano in Egitto . A Marsa Matruh, ha capitolato fra gli altri anche il famoso reggimento inglese, quello che da sei anni a questa parte si è allenato con le sue autoblindo ed ha combattuto per conquistare Tripoli. Anche il suo comandante, fiero, sprezzante, superbo, è ora nostro prigioniero. Che dire dell'ingente bottino in armi, munizioni, automezzi, viveri;'che dire degli interi e intatti depositi e magazzini catturati f Mi fa specie, fra questo bottino, vedere quante casse di « Antimosquito cream » gli inglesi avevano ammonticchiato. E' crema di vaselina dal profumo di limone da spalmarsi sul viso e sullo mani, per tenere lontane le zanzare. Ce ne sono quintali, tonnellate. Tanto si preoccupavano delle zanzare questi soldati dell'Impero inglese. Anch'io ho voluto provare la crema «antimosquito» e mi sono trovato bene contro le zanzare. Ma, dico: non era meglio per gli inglesi e i sudafricani e gli indiani di portarsi dietro quintali di munizioni anziché di e antimosqutto » ? Tanta paura avevano delle zanzare e delle mosche"! Sono cose che a un certo momento, anche in mezzo alle tristezze della guerra e alle gioie deità vittoria vi fanno ridere. Ma andiamo avanti. Guardiamo dentro a questo campo trincerato che era stato giudicato imprendibile dai tecnici. Un campo trince rato, tutto una formidabile jortez za su un perimetro di una ventina di chilometri. Ecco i tre larghi e profondi fossi anticarro, concentrici, distanti fra loro un migliaio di metri, rivestiti di cemento armato e serviti da una apposita manutenzione atta a impedire l'insabbiamento, facile durante le tempeste di sabbia; ogni fosso anticarro è protetto da fascie di reticolati intervallate con campi minati. L'ostacolo passivo dei fossi anticarro, dei reticolati, dei campi minati era inoltre difeso dal tiro di un'abbondante massa di armi automatiche, di cannoni anticarro e di artiglierie, sistemate in opere di calcestruzzo « alla prova », come si dice in gergo militare, contro il tiro dei piccoli e medi calibri. Vediamolo questo baluardo di calcestruzzo. Acciaio come sabbia > Quanto cpmento, quanto acciaio è stato qui prodigato. Cemento e acciaio come sabbia, dicono nel loro gergo i soldati; ma poiché l'offesa, come è naturale, poteva venire anche dall'alto, gli inglesi avevano provveduto all' installazione di numerose e moderne batterie contraeree. E' una fungaia di piazzole ben potmcdncfa a i a a ; a n , i i o e l é a n protette; installazioni capaci di ospitare un' intera brigata contraerea. Anche la difesa costiera mostra le sue piazzuole e i suoi cannoni per la protezione vicina della baia e della costa. Magazzini e depositi per lo più sono in caverna, a tutta prova di bombe, faticosa sistemazione sotterranea a fianco delle cisterne d'acqua dei tempi romani. I prigionieri affluiscono e i fortilizi e i capisaldi si svuotano; armi, depositi di carburanti; automezzi vengono immediatamente utilizzati dai nostri contro i loro padroni di ieri. Vi è ancora da vedere la piccola baia rotonda come un piatto. Da una parte e" è la spiaggia con l'« Hotel Lido », buttato, giù dalla nostra aviazione; dirimpetto vi è il pontile che serviva da porto; soltanto navigli di piccolo tonnel laggio potevano entrare nella ro tonda baia e avvicinarsi con moto circolare al pontile di sbarco. II pontile è legato alla stazione ferroviaria con binari. Era questa la stazione ferroviaria per eccellenza dell'esercito imperiale inglese, costruita nel 19SS, quando il comando del Cairo ordinò il prolungamento della ferrovia da Fuka a Marsa Matruh, destinata a diventare centro logistico e base delle operazioni contro la Libia. Da allora l'Inghilterra av-oa deciso di fare la guerra all'Italia e stava soltanto in attesa del momento favorevole. Se si guarda il vinto campo di battaglia, ci si accorge di quello che era il formidabile apprestamento difensivo della piazza. Perchè Marsa Matruh non ha resistito a oltranza, sino alla mor. tei Non ha resistito sino alla morte perchè incontenibile è stato l'assalto dei soldati italo-tedeschi; gli inglesi, infatti, bisogna riconoscerlo, hanno combattuto sempre accanitamente e fino alla disperazione contro di noi. Con Marsa Matruh non soltanto è caduto lo sbarramento che gli inglesi avevano inteso ergere contro un afflusso dall'occidente mirante a colpire i loro egoistici interessi imperiali; è caduto anche il centro logistico che provvedeva alla alimentazione delle forze imperia, li dislocate nel deserto occidentale. Ma ormai Marsa Matruh rima-' ne indietro. Stamane infatti le truppe dell'Asse erano giunte oltre Fuka, oltre Daba, erano giunte ad Alamein, a quattrocento chilometri dalla frontiera libica e ad appena centocinquanta chilometri da Alessandria. ' Gli alessandrini erano usi a compiere escursioni domenicali ad Alamein per caccia o per pesca. Li, nella strettoia del deserto costiero di Alamein, gli inglesi, con l'acqua alla gola, hanno dato battaglia in un estremo disperato tentativo di resistenza. La stretta dgmpdqqmspppdamrdcgmccigpep ' e d i d o , o o a di Alamein è un passaggio obbligato di una cinquantina di chilometri tra il mare a nord e la de pressione del Quattara a sud. La stretta di Alamein Affacciandosi sulla depressione del Quattara, che scende a cin quanta, cento e perfino centocinquanta metri sotto il livello del mare, si vede una immensa distesa di sabbia e di sale, in certi punti bianca come la neve. La de pressione è un antico mare èva porato. Un tecnico anni fa ha stu diato il progetto di un canale che avrebbe dovuto portare l'acqua del mare alla depressione di Quattara, formando un gigantesco salto d'acqua di un centinaio di metri che avrebbe dato luogo alla più grande stazione idroelettrica del mondo. Il tecnico aveva calcolato che il salto d'acqua si sarebbe conservato perenne in quanto la intensissima ^vaporazione del luo go non avrebbe consentito alla depressione di riempirsi d'acqua. Nel luogo dove avrebbe dovuto essere, scavato il canale, lungo la pista che da Alamein conduce alla depressione, là si è accesa e si combatte la battaglia. Nessun dubbio vi è che il comando inglese ha gettato nella lotta tutto quanto possiede sottomano, mentre compie lo sforzo supremo di fare affluire in difesa dell'Egitto truppe tolte in tutta fretta da altri scacchieri per quanto importanti. Gli inglesi gettano nella fornace tutto il disponibile; non conosciamo ancora i particolari dei combattimenti in corso e l'azione complessiva che si sta svolgendo, ma è certo che da parte nostra i capi e i gregari, galvanizzati da una vittoria ineguagliabile che li ha portati in nove giorni da To bruk ad Alamein, ciò 550 chilo metri in avanti, profondono in questa lotta suprema ogni più riposta energia, utilizzando nel migliore dei modi l'abbondante materiale in armi, automezzi e carburante tolto al nemico, affinchè la lotta e la presa non abbiano tregua. Lo sforzo che le nostre truppe e i nostri comandi compiono in questi giorni è degno della sconfinata riconoscenza del Paese. Non è qui opportuno cercar di indagare su quelli che saranno gli ulteriori disegni operativi del comando italo-tedesco, che guida le truppe dell'Asse in questa brillante e vertiginosa campagna; tali intenzioni sono note evidentemente soltanto a pochissimi alti capi responsabili, che hanno dimostrato finora di meritare l'altissima fiducia in essi riposta. Noi ci limitiamo semplicemente ad assistere al risultato. I risultati appaiono anche al nemico, ora, grandiosi. Antonio Lovato pcMsclsccnddlbdpdgdtcls fìid.Capu, y Sìdi'Apa «ri ft_ S. eIMMiìc ! ■^f,-'J'""ì" V'Cairn ùi... I W Ghtrédic ! nmy* tl/Ctit rmtfT' o 50 100 450 km.

Persone citate: Antonio Lovato