Come ho affondato la "Maryland,,

Come ho affondato la "Maryland,, Come ho affondato la "Maryland,, II racconto del Comandante Grossi al nostro inviato (Dal nostro Inviato speciale) X X X, 80 giugno. Allesso è qui, è ritornato per un mese nella sua casa, è seduto sulla terrazzìna piena di sole dove splende, in un angolo, un oleandro die pare abbia di smalto i petali vermigli tanto sono lucidi e fermi. La città, quel lembo di panorama che se ne vede di lassù, è allegra, è ridente. Il comandante Enzo Grossi accarezza la sua bambina, la « Cioci » d'oro, e parla quietamente con la moglie che gli sta accanto. E non racconta le sue grandi imprese; solo per la « Cioci », per la sua bambina, il primo giorno ha detto qualcosa per la quale ora, essa pensa al suo papi protagonista di favole dove ci sono marinai buoni e invincibili che si battono contro marinai cattivi che vanno a fondo del mare; ed il suo papà grande immenso grandissimo sul mare infinito, tanto grande essa se lo immagina, che allungando una mano potrebbe cogliere una stella. Cinquantotto giorni di Sfida alla morteI 1 In queste sue prime giornate casalinghe il comandante Grossi pare che ignori che tutto il mondo ha parlato .di lui, ha raccontato la sua vita, ha sviscerato la sua prodezza. Con la moglie con la cognata parla di queste sue /elici vacan.se che sono all'aurora dell'ultimo vestitino della « Cioci ». domanda notizie di colleghi e di amici. Gli Eioi non amano parlare dei loro eroismi. C'è in loto un riserbo pudico, c'è in Un o una poesia del silenzio. Quando stamattina il comandante Enzo Grossi, con il grafico in mano, mi ha raccontato e spiegato le vicende delle cinquantotto giornate della sua missione, pareva che facesse fatica. E si che siamo amid. r. le sue confidenze personali me le ha fatte sempre con franca scioltezza. Mi raccontava, sia pure con estrema sobrietà, che tante volte, in cinquantotto giorni, egli ha sfidato con il suo sommergibile l\ morte, ha vinto il nemico, ha compiuto la più bella azione sottomarina di tutta la guerra; si vedeva che gli pesava. Comunque, subito dopo, un po' uncinando i fatti con molte domande, il suo racconto correva fluido, e tutto essenziale,' come la ossatura di un grande romanzo di avventure. fi giorno X, da una base Y, il Comandante Enzo Grossi parli per la sua terza missione atlantica sul sommergibile Barbarigo. Glorioso sommergibile, affondatore più volte ed uno dei primi, credo il terzo, ad aver forzato lo Stretto di Gibilterra. Comandato, allora, dil capitano di corvetta Ghiglieri. Sottufficiali e marinai di bordo sono press'a poco quelli stessi che io vidi partire dal mio Gruppo sommergibili Y. un giorno lontano, « andare sereni verso l'epica avventura del forzamento dello Stretto più munito dei móndo. Due anni sullo stesso sommergibile; dieci vittorie; centinaia di giorni di missione; combattimenti disperati e ore angosciose e ore squillantemente felici... Ma l'Equatore, non l'aveva mai passalo questo sommergibile; l'Equatore lo passarono in questa missione con il comandante Grossi. Nei giorni precedenti, durante la navigazione verso la zona d'agguato, il Barbarigo avvistò e affondò un piroscafo di 10 mila tonnellate. Azione fulminea e segreta. Questa prima vittoria fu festeggiata appunto quando si trattò di passare l'Equatore, e l'uomo di bordo che aveva la barba più ricca, una barba di mesi e mesi, fu sceito a rappresentare Nettuno, ed un fuochista di venti anni gentiletto e imberbe finse la parte della consorte del Nume e gli tenne il tridente e gli diede mano nel tradizionale battesimo che inzuppò tutti di bordo, dal comandante all'ultimo marinaio. Io ho visto, molti di voi hanno visto a bordo delle navi lucenti sotto il sole, brillare e guizzare i vari numeri di questo scherzo, quando si passa l'Equatore, e pare che a bordo ogni malinconia sia bandita ed ogni nostalgia oanocl-> lata sotto i getti e gli spruzzi del- j l'acqua salata. Ma a bordo di un; sommergibile che ha davanti a se1 settimane e settimane di navica-! zione, di agguati, di sacrifici duri, di solitudine e d'attesa; a bordo di un sommergibile che per quasi', due mesi sull'Oceano non incontrerà alcuna nave amica ma sempre navi cui dovrà dare la morte o dalle quali dovrà attendersi Iti morte... E per due mesi il caro, mondo afilla sua gente, la sua1 casa, i suoi amori, i suoi affetti] saranno separati da un diaframma inesorabile... E alloia, in queste condizioni, anche lo scherzo assume la nobiltà di un rito. E non si può a meno di .pensare alla limpidità di quelle créature del sommergibile che si fanno battezzare dal finto Nettuno, come ad una' dimostrazione schietta della nostra razza mediterranea e solare. Un nutre di fiamme insegue i naufraghi I giorni, ( griomi lunghi, etemi di navigazione; mai niente, mai niente. Deserte le rotte di attraversamento' dell'Atlantico. Ma' finalmente un giorno, alle 10 del mattino, il guardiamarina Giorgio Del Santo avvistò gli alberi di un piroscafo. La straordinaria trasparenza dell'atmosfera, e la vista eccellente dell'ufficiale avevano fatto scoprire questa preda ad una distanzia enorme. Dodici ore durò l'inseguimento. Ma verso sera la sagoma era distinta sullo afondo del cielo. Una petroliera, nuova, grande, di 12 mila tonnellate con il suo fumaiuolo caratteristico a poppa e la tela di ragno degli apprestamenti antiincendi sulla coperta. Navigava veloce a pieno carico. Dodici ore durò l'inseguì mento; alle dieci di aera il Bar barlgo la colpì con un siluro che bastò ad immobilizzarla, e siccome il comandante non voleva spendere altri siluri, diede tempo all'equipaggio di abbandonarla, e poi la fece finire con diciannove colpi di cannone. Al settimo colpo era già molto appoppata, scoppiò l'incendio violentissimo; la grande nave diventò una torcia immensa e la nafta che a rivoli essa perdeva dalle feiite s'incendiava subito e presto lo spettacolo divenne tremendo. Un lago di fiamme attorno al relitto che si manteneva ostinatamente a galla, e ogni tanto, alti'nel cielo, grappoli di scintille delle esplosioni di\ bordo. E i naufraghi'! Quando l'incen-l dio divampò, essi einno quasi all limite della distanza di nafta; le' fiamme pareva che inseguissero il loro disperato arrancare; una corsa di velocità fra la vita e la morte. Fra la vita che si profilava possibile e vicina (l'affondamento era avvenuto in vista delle coste del Brasile) e la morte che li inseguiva, la morte che arrivò a lambirli con le fiamme roventi. : Erano tre imbarcazioni stracolme. L'equipaggio della petroliera aveva messe a mare appena ppiato l'incendio, e nessuno nova pensato ad ingaggiare con «.sommergibile italiano un duello d'artiglieria; si vedevano i grossi cannoni che armavano la petroliera inclinati sulle piazzuole d'acciaio, e tanto più era stato generoso il comandante Grossi ad interrompere il fuoco per dar tempo ai naufraghi di salvarsi, che la naie, appunto, era armata e come tak poteva essere affondata senza avviso e senza attesa. Ma i marinai della petroliera apparivano anzitutto così stupiti dall'attacco di un sommergibile nel vivo delle loro - acque territoriali che a bordo tutti erano corsi alle lande di salvataggio ormai già legati dalla paura. La stelletta indica approssimativamente la zona nella quale avvenne il siluramento della « Maryland ». Come ho affondato la "Maryland,, Come ho affondato la "Maryland,, II racconto del Comandante Grossi al nostro inviato (Dal nostro Inviato speciale) X X X, 80 giugno. Allesso è qui, è ritornato per un mese nella sua casa, è seduto sulla terrazzìna piena di sole dove splende, in un angolo, un oleandro die pare abbia di smalto i petali vermigli tanto sono lucidi e fermi. La città, quel lembo di panorama che se ne vede di lassù, è allegra, è ridente. Il comandante Enzo Grossi accarezza la sua bambina, la « Cioci » d'oro, e parla quietamente con la moglie che gli sta accanto. E non racconta le sue grandi imprese; solo per la « Cioci », per la sua bambina, il primo giorno ha detto qualcosa per la quale ora, essa pensa al suo papi protagonista di favole dove ci sono marinai buoni e invincibili che si battono contro marinai cattivi che vanno a fondo del mare; ed il suo papà grande immenso grandissimo sul mare infinito, tanto grande essa se lo immagina, che allungando una mano potrebbe cogliere una stella. Cinquantotto giorni di Sfida alla morteI 1 In queste sue prime giornate casalinghe il comandante Grossi pare che ignori che tutto il mondo ha parlato .di lui, ha raccontato la sua vita, ha sviscerato la sua prodezza. Con la moglie con la cognata parla di queste sue /elici vacan.se che sono all'aurora dell'ultimo vestitino della « Cioci ». domanda notizie di colleghi e di amici. Gli Eioi non amano parlare dei loro eroismi. C'è in loto un riserbo pudico, c'è in Un o una poesia del silenzio. Quando stamattina il comandante Enzo Grossi, con il grafico in mano, mi ha raccontato e spiegato le vicende delle cinquantotto giornate della sua missione, pareva che facesse fatica. E si che siamo amid. r. le sue confidenze personali me le ha fatte sempre con franca scioltezza. Mi raccontava, sia pure con estrema sobrietà, che tante volte, in cinquantotto giorni, egli ha sfidato con il suo sommergibile l\ morte, ha vinto il nemico, ha compiuto la più bella azione sottomarina di tutta la guerra; si vedeva che gli pesava. Comunque, subito dopo, un po' uncinando i fatti con molte domande, il suo racconto correva fluido, e tutto essenziale,' come la ossatura di un grande romanzo di avventure. fi giorno X, da una base Y, il Comandante Enzo Grossi parli per la sua terza missione atlantica sul sommergibile Barbarigo. Glorioso sommergibile, affondatore più volte ed uno dei primi, credo il terzo, ad aver forzato lo Stretto di Gibilterra. Comandato, allora, dil capitano di corvetta Ghiglieri. Sottufficiali e marinai di bordo sono press'a poco quelli stessi che io vidi partire dal mio Gruppo sommergibili Y. un giorno lontano, « andare sereni verso l'epica avventura del forzamento dello Stretto più munito dei móndo. Due anni sullo stesso sommergibile; dieci vittorie; centinaia di giorni di missione; combattimenti disperati e ore angosciose e ore squillantemente felici... Ma l'Equatore, non l'aveva mai passalo questo sommergibile; l'Equatore lo passarono in questa missione con il comandante Grossi. Nei giorni precedenti, durante la navigazione verso la zona d'agguato, il Barbarigo avvistò e affondò un piroscafo di 10 mila tonnellate. Azione fulminea e segreta. Questa prima vittoria fu festeggiata appunto quando si trattò di passare l'Equatore, e l'uomo di bordo che aveva la barba più ricca, una barba di mesi e mesi, fu sceito a rappresentare Nettuno, ed un fuochista di venti anni gentiletto e imberbe finse la parte della consorte del Nume e gli tenne il tridente e gli diede mano nel tradizionale battesimo che inzuppò tutti di bordo, dal comandante all'ultimo marinaio. Io ho visto, molti di voi hanno visto a bordo delle navi lucenti sotto il sole, brillare e guizzare i vari numeri di questo scherzo, quando si passa l'Equatore, e pare che a bordo ogni malinconia sia bandita ed ogni nostalgia oanocl-> lata sotto i getti e gli spruzzi del- j l'acqua salata. Ma a bordo di un; sommergibile che ha davanti a se1 settimane e settimane di navica-! zione, di agguati, di sacrifici duri, di solitudine e d'attesa; a bordo di un sommergibile che per quasi', due mesi sull'Oceano non incontrerà alcuna nave amica ma sempre navi cui dovrà dare la morte o dalle quali dovrà attendersi Iti morte... E per due mesi il caro, mondo afilla sua gente, la sua1 casa, i suoi amori, i suoi affetti] saranno separati da un diaframma inesorabile... E alloia, in queste condizioni, anche lo scherzo assume la nobiltà di un rito. E non si può a meno di .pensare alla limpidità di quelle créature del sommergibile che si fanno battezzare dal finto Nettuno, come ad una' dimostrazione schietta della nostra razza mediterranea e solare. Un nutre di fiamme insegue i naufraghi I giorni, ( griomi lunghi, etemi di navigazione; mai niente, mai niente. Deserte le rotte di attraversamento' dell'Atlantico. Ma' finalmente un giorno, alle 10 del mattino, il guardiamarina Giorgio Del Santo avvistò gli alberi di un piroscafo. La straordinaria trasparenza dell'atmosfera, e la vista eccellente dell'ufficiale avevano fatto scoprire questa preda ad una distanzia enorme. Dodici ore durò l'inseguimento. Ma verso sera la sagoma era distinta sullo afondo del cielo. Una petroliera, nuova, grande, di 12 mila tonnellate con il suo fumaiuolo caratteristico a poppa e la tela di ragno degli apprestamenti antiincendi sulla coperta. Navigava veloce a pieno carico. Dodici ore durò l'inseguì mento; alle dieci di aera il Bar barlgo la colpì con un siluro che bastò ad immobilizzarla, e siccome il comandante non voleva spendere altri siluri, diede tempo all'equipaggio di abbandonarla, e poi la fece finire con diciannove colpi di cannone. Al settimo colpo era già molto appoppata, scoppiò l'incendio violentissimo; la grande nave diventò una torcia immensa e la nafta che a rivoli essa perdeva dalle feiite s'incendiava subito e presto lo spettacolo divenne tremendo. Un lago di fiamme attorno al relitto che si manteneva ostinatamente a galla, e ogni tanto, alti'nel cielo, grappoli di scintille delle esplosioni di\ bordo. E i naufraghi'! Quando l'incen-l dio divampò, essi einno quasi all limite della distanza di nafta; le' fiamme pareva che inseguissero il loro disperato arrancare; una corsa di velocità fra la vita e la morte. Fra la vita che si profilava possibile e vicina (l'affondamento era avvenuto in vista delle coste del Brasile) e la morte che li inseguiva, la morte che arrivò a lambirli con le fiamme roventi. : Erano tre imbarcazioni stracolme. L'equipaggio della petroliera aveva messe a mare appena ppiato l'incendio, e nessuno nova pensato ad ingaggiare con «.sommergibile italiano un duello d'artiglieria; si vedevano i grossi cannoni che armavano la petroliera inclinati sulle piazzuole d'acciaio, e tanto più era stato generoso il comandante Grossi ad interrompere il fuoco per dar tempo ai naufraghi di salvarsi, che la naie, appunto, era armata e come tak poteva essere affondata senza avviso e senza attesa. Ma i marinai della petroliera apparivano anzitutto così stupiti dall'attacco di un sommergibile nel vivo delle loro - acque territoriali che a bordo tutti erano corsi alle lande di salvataggio ormai già legati dalla paura. La stelletta indica approssimativamente la zona nella quale avvenne il siluramento della « Maryland ».

Persone citate: Allesso, Enzo Grossi, Ghiglieri, Giorgio Del Santo

Luoghi citati: Brasile, Gibilterra, Maryland