lo, con tunica bianca

lo, con tunica bianca lo, con tunica bianca Fra molti anni dirò, mentendo, al miei nipoti: « La sera del 26 giugno 1942, all'« Alfieri », sentazione lo, con tun, dopo la rapprese L'ex-alunno, il pubblico torinese mi staccò i cavalli dalla carrozza e mi portò in trionfo ». Forse, anzi, non mentirò: mi sembrerà, essendo passati molti anni, e avendo il tempo magicamente colorati i miei ricordi, che effettivamente il Subblico torinese mi abbia porito in trionfo. Trionfo no, ma applausi si, l'altra sera, all'* Alfieri », e spontanei, affettuosi, tanto che direi che mi hanno commosso, se il dir cosi non sapesse di vecchio linguaggio parlamentare. Commosso, ma non esaltato al punto da farmi credere di essere il tanto aspettato nuovo autore che rialzerà le sorti del nostro teatro. Ci vuol altro, signori miei. Ma qualche cosa (oh!, l'orgogliosetto) c'è nella mia commedia, piena, se volete, di difetti (tanti che senza l'aiuto di Tofano, Rissone e De Sica non so se sarebbe arrivata cosi felicemente in porto) : c'è un sacrosanto attacco all'ermetismo, a questa non nostra, non italiana forma di espressione (e chiamarla forma di espressione è un complimento, perchè non esprime niente), a questo misterioso e cabalistico cifrario in cui alcuni poeti, prosatori e critici si sono chiusi, per dire che cosa? Ah! Se dicessero cose nuove, tanto di cappello: chi di noi non si sottoporrebbe lietamente alla fatica di trovare la chiave del misterioso cifrario pur di scoprire sotto il velame detti versi strani quella divina, meravigliosa giovinetta che, come Maria Giovanna, Maria Teresa, Giovanna Carla, ha due nomi: Arte Poesia? Oh giovinetta, tutti vorremmo vederti, e i più desiderosi di te lo hanno penetrato il cifrario, lo hanno squarciato il velo, ma tu non c'eri. Dove sei? Per quali mari navighi? Per quali cieli voli? Dentro quali foreste ti nascondi? Gli ermetici, furbi, si son detti: «L'Arte, non si sa dovè sia; facciamo una cosa: diciamo che l'abbiamo trovata noi, e che la teniamo nascosta, tutta per noi, dentro una torre inaccessibile. Una torre d'avorio, liscia, che nessuno possa arrampicarvisi ». E, costruita la torre, se ne son nominati guardiani, sor¬ ca bianca vegliandola . a turno, con alabarde. E contro _ chi diffide, ——contro chi non crede, si rivoltano inveleniti e lo accusano: « Egli non crede alla nostra Arte, all'Arte del tempo nostro! ». Signori, ve lo giuro, quel severi guardiani con alabarde, custodiscono una torre vuòta; nessuna giovinetta prigioniera si dibatte tra quelle mura. Gli applausi dell'altra sera, non tanto mi hanno esaltato, quanto confortato: non erano solo applausi' di vecchi signori conservatori, ma applausi di giovani, di giovanissimi, non ancora presi al laccio del cifrario, non ancora investiti del titolo di guardiani della torre vuota. E a questi giovani lo dico (e per dirlo con autorità salgo sopra una collina e indosso una tunica bianca) : « Attenti al pericolo dell'ermetismo, evitatelo, fuggitelo, turatevi le orecchie con cera per non subire la malìa del suo canto, perchè è bello, comodo, facile, l'ermetismo: non avete niente da dire? Ebbene, l'ermetismo vi permette, col mistero della sua apparenza, di non dire niente e di far la figura di avere detto qualche cosa. « Giovani, siate chiari, ed essendo ch'ari sarete Italiani, perchè sempre, in tutti 1 sècoli, distintivo dell'Arte italiana è ttato la chiarezza; e quello che dovete dire ditelo in modo che tutti lo capiscano, senza timori, senza paure, senza falsi pudori ». Il linguaggio timido, cauto, allusivo, analogico, non è, non deve essere del giovani. Ritto sulla collina, bello nella mia tunica bianca, io sventolo una bandiera: la bandiera della chiarezza. Accorrete a schiere o giovani, cantando; e non solo i giovani che l'altra sera mi hanno applaudito, ma anche quelli già iniziati all'ermetismo, lo abbandonino, gettino via l'alabarda con la quale custodivano la torre, e vengano a ingrossare la schiera del « chiari ». Una lotta fra « chiari » e « oscuri » non potrà avere, per vincitori, che i « chiari ». ' Gli oscuri non hanno mal vinto In nessuna lotta. Siamo d'accordo? Venite. Io, rivestito di bianca tunica, vi aspetto sulla collina. Il sole nascente mi indora il capo, il sole morente me lo arrossa. Vi attendo, o giovani. Mosca

Persone citate: Alfieri, De Sica, Giovanna Carla, Maria Giovanna, Maria Teresa, Rissone, Tofano

Luoghi citati: Mosca