Parchi giardini e fiori premio del dopoguerra

Parchi giardini e fiori premio del dopoguerra /OCCHIATE IN CASA DEL NEMICO Parchi giardini e fiori premio del dopoguerra Per distrarre l'animo dalla inorata contemplazione delle vicende militari, gli Inglesi pensano all'avvenire. Poiché il compito di vincere la guerra si discopre assai meno facile di quanto non credessero al momento di dichiararla, se ne consolano fantasticando, con logica prettamente britannica, a quel che faranno... quando l'avranno vinta. Una letteratura copiosa e prolissa quanto gratuita vien già accumulandosi sull'argomento. Il ritorno della pace si presenta in sogno a John Bull come l'avvento del regno di Utopia. Gli Inglesi sono sempre stati amici dell'utopi- . amo. Dall'Utopia di Tommaso Mo- ro alla Nuova Atlantide di Baco- ne, daJZ'Oceanla di Harrington al Gulliver dello Bioift, dalla Razza che viene di Builder Lytton alla\Pantisocrazia di Coleridge, dalle Novelle di Nessun luogo di W Morris aiJ'Erewhon di Samuel Butler, e ne tralascio, questo popolo realista ha sempre avuto la passione di costruire società immaginarie, quasi per rifarsi delle mortificazioni impostegli dal vivere in società con se stesso. L'utopismo è per gli Inglesi una forma comoda di emigrazione, un espatrio spicciolo, un ripiego caro alla loro pigrizia per fare delle rivoluzioni senza muovere un dito. Tre anni di guerra e di cocenti delusioni ne hanno esacerbata la fiamma e, fra una sconfitta e l'altra, i profeti dell'età dell'oro non ristanno dal far sfilare sotto i loro occhi panorami incantevoli. Non altrimenti Maometto per incuorare alla battaglia i propri seguaci decantava loro la beltà delle Uri che li aspettavano alle porte del paradiso. Ora è lord Lyttleton, ministro della Produzione, a proclamare che l'Inghilterra ha bisogno di tre cose: allegria, lavoro ed agi materiali, e che a guerra finita si farà di essa un paese ideale, dove ognuno potrà ridere quando vorrà, amare chi vorrà e tirar la lingua a chi non gli va a genio. Ora è H. G. Strauss, segretario parlamentare del ministro dei Lavori Pubblici, a promettere per dopo la guerra la creazione in ogni città inglese di magnifici parchi pubblici e di stupende cinture verdi nonché, lungo le coste marittime, di deliziosi giardini — aspetta cavai, che l'erba cresca. — Un altro giorno è il « Comitato Femminile di Progettazione Edilizia* a tirar le somme di un referendum indetto presso quarantamila delle proprie aderenti, spiegando, con tutto il lusso di particolari desiderabile come dev'essere la casa modello da offrire, a spese dello Stato, alle madri di famiglia britanniche. Dev'essere, espone il Daily Mail, di stile giorgiano, ornata d'un attico e d'una terrazza, e affacciare su uno square verde d'erba e di alberi. Le donne -.nglesi non vogliono più saperne di vivere in un alloggio qualunque, né possono soffrire lo stile razionale, il grattacielo anonimo, il falansterio collettivo. Più che mai la casa inglese vuol esser la casa d'una famiglia sola. Viva quanto si voglia la Russia di Stalin: il cittadino britannico non intende, per far piacere all'alleato, rinunziare alle tradizioni dell'home individualista e piccolo-borghese. Due piani: a terreno — ammirate la precisione puerile dei dettagli/ — l'anticamera, il salotto, la stanza da pranzo, la cucina e i servizi. La stanza da pranzo misurerà 5,50 per lf,50, il salotto 3 metri per t,50. Le finestre non saranno più a ghigliottina ma gireranno su un perno come nelle case del continente. Cucina e tinello comunicheranno mercè un passo-piatti. I servizi si comporranno d'una lavanderia, di una dispensa, d'ogni sorta di armadi a muro, d'una cantina con riparti destinati al carbone, agli utensili, alle biciclette ed eventualmente al canotto per le corse s,ul fiume. Al piano di sopra tre carne, re da letto, di cui una sulla facciata posteriore, con aggiunta di bagno e di lavamani separati. Porte e pareti lisce, senza modanature, per evitare la polvere. Apparecchi d'illuminazione e maniglie in plastilina anziché in metallo, perchè di governo più spiccio. Dietro la casa un giardinetto; piccolo si, ma privato, chiuso, inutolabile come il parco di un lord. In una parola, la donna attende dallo Stato tutto quanto le occorre per spendere nelle faccende domestiche il minor tempo possibile e risparmiarsi il fastidio di fraternizzar coi vicini. Non a caso il recente congresso laburista ha respinto a grande maggioranza la proposta di fare il fronte unico coi comunisti indigeni: ben venga il comunismo, finché è russo, ma quando diventa inglese, alla larga! E i denari per fabbricare in serie questa dream home, questa casa di sogno, ad uso dei vari milioni di donne che la reclamano in nome dei servizi resi durante la guerra ? Ahi, qui casca l'asino! I giornali serii crollano il capo. II Times arrischia qua e là una doccia fredda. Sir Ernest Benn, sul Daily Telegraph, stupisce che i suoi connazionali, in piena guerra e col po' po' d'incertezza regnante sulle future sorti dell'Impero, osino inforcare con tanta baldanza l'ippogrife della fanta sia. Credere che là guerra sta una scorciatoia per giungere alla Ter ra Promessa, come pretendereb bcro i socialisti, gli sembra roba da mentecatti. I partiti di sinistra s'immaginano che anche dopo la guerra l'Inghilterra continuerà a vivere come oggi secondo il comodo codice del lease-lend, del «presta-affitta». « Non dimenticate, dice Benn, che siamo 46 milioni d'individui stipati su un piccolo territorio dove non cresce se non il quarto del necessario a sostentarci. I tre quarti restanti il popolo inglese se li procurava sin qui per tre vie: impieghi di capitale all'estero, affari finanziari e marittimi di raggio mondiale, esportazione. Ora tutti e tre questi nostri classici mezzi di esistenza agonizzano. Gli investimenti all'estero sono stati ridotti al lumicino dalla politica del ca3h and curry, del apaga e porta via». TI naviglio mercantile è in fondo al mare. I redditi provenienti dagli affari finanziari, dopo i molteplici interventi statali negli scambi d'ogni genere, non sono più se non l'ombra di se stessi. Spingendo i paesi alleati a sviluppare la loro produzione, l'Inghilterra ha, oltre tutto, creato alla propria industria di domani una moltitudine di nuovi rivali. Ieri eravamo i creditori del mondo e i prodotti che ci arrivavano — i montoni dell'Australia, il tè dell'India, la carne dell'America, il legname della Russia — rappresentavano semplicemente l'interesse riscosso sui capitali prestati. Oggi siamo un paese debitore. In virtù di aitile miracolo gli annunziatoli dell'età dell'oro sperano far scaturire per pdsaldstrvpccmeapEsctsafehllpsnndsmCuhses preparare al paese disinganni e disordini per un non lontano avvenire ». Fra le quinte della guerra, una divergenza sostanziale viene, insomma, delineandosi circa, quello che sarà l'assetto futuro della società inglese. Le sinistre, col Labour party alla testa, insistono affinchè a guerra finita i principali controlli pubblici stabiliti sul I industria, sul commercio e siti l'agricoltura siano mantenuti in ve°e di abolirli come si fece dopo » 1918. Socializzazione progressi "a dpi mezzi di produzione: ecco, a parer loro, la vìa da percorrere noi un miglior tenore di vita dal- la volatilizzazione dei nostri inve- stimentt esteri? Agitando davan- ti agli occhi delle masse queste 2£2^tt^1lu2JUZJfe il che vuol dire raggiungere, con una conversione più o meno esplicita, le rivoluzioni sociali dei paesi contro i quali si è acesi in campo: * Guardatevi bene, scrivono i lettori del Daily Herald, dal fare come faceste l'altra volta, che ve la cavaste mandando a casa con dieci scellini di pensione uomini che avevano fatto quattro anni di guerra e non avevano più nemmeno uno straccio d'impiego per sbarcare il lunario ». E qui il dottor Tempie, nuovo primate d'Inghilterra, batte le mani, aggiungendo per conto proprio che, a pace fatta, a chi possiede dei capi- e - tali non va permesso di ricavar - ne... più del cento per cento d'in - teresse e n cento per cento! Io me ne fe terrei P^of e probabilmente vo, pure. Ma ai capitalisti inglesi, a quanto sembra, questo modesto frutto non basta. E le lettere di protesta a piovere sul tavolo dell'editore del Daily Telegraph. « Sir!, esclama John Bull, non si capisce come l'arcivescovo di Canterbury possa applaudire a progetti così insensati. Chi riscuoterà, di grazia, i profitti in eccedenza sul tasso indicato? Dovremo forse versarli allo Stato ? E in tal caso a chi toccherà accertare se il capitalista abbia superato davvero, e di quanto, l'utile del cento per cento ?' Creerete apposta un nuovo corpo di funz'ionari a spese del contribuente? E se il capitalista rifiutasse di lasciarsi carpire il premio del suo lavoro, farete forse riscattare le imprese del go~ verno? Per farne che? Per riven-derle a un altro capitalista, o ma- gari allo stesso, oppure per farle esercire direttamente dallo Stato? E in tal caso, chi verrà delegato a rappresentare quest'ultimo alla testa delle aziende? Forse un uomo politico? E vi par egli che il modo in cui vengono condotti i no. stri affari pubblici, e in particolare la guerra, sia tale da inco- raggiare il paese ad affidare agli uomini politici anche la gestione dei suoi affari privata Se a guer. ra finita ricominceremo a impegolarci nelle solite contese sulle ineguaglianze sociali, sullo sfruttamento, sulla lotta di classe, cui salari di fame eccetera, andremo incontro a un lungo periodo di ristagno economico, di disoccupazione e di caos. Anziché introdurre il governo nei nostri affari, non sarebbe assai meglio introdurre nel governo un po' di scienza degli affari? ». E un ecclesiastico, dico un ecclesiastico, a insistere: *Sir!, i vostri articoli rispondono ai timori che il nuovo arcivescovo di Canterbury ispira a molti dei miei colleghi in religione. Il dottor Tempie è un sant'uomo, ma abbiamo tutti paura che le sue tendenze siano troppo politiche; e in questo momento non è davvero della politica che i fedeli domandano al loro Capo. Il dovere della Chiesa è oggi lo sfesso di diciannove secoli fa: predicare la religione di Cristo... ». In piena guerra, mentre le disfatte si accumulano e ben altri problemi urgerebbe affrontare e risolvere, ecco dunque gli Ine/lesi accapigliarsi per decidere quel che faranno a guerra finita, il che vai quanto dire per dividersi la pelle dell'orso! Questo popolo che non \ ha mai previsto nulla, perde il suo tempo a disporre sin da ora e pun to per pùnto i modi, la parabola, le tappe, le mète del proprio avvenire! Indizio di ravvedimento? Potremmo crederlo, se non fosse 'semplicemente l'indice del persi stente conflitto tra due forze vec chie e arcinotei il desiderio delle classi dirigenti di tenere a bada le masse promettendo loro mari e monti, e la paura delle masse di ritrovarsi ancora una volta con un pugno di mosche in mano. € Passato il pericolo, gabbato lo santo »: ecco un umile proverbio italiano che tiene gli Inglesi sulla corda. C. P. iiiiiiiiiimiiiiiiimiiiiiiiim iiiiiiiiiiiiiiiini ■

Persone citate: Benn, Ernest Benn, Harrington, John Bull, Samuel Butler, Stalin, Strauss, Tommaso Mo

Luoghi citati: America, Australia, India, Inghilterra, Russia