Il Sovrano inaugura oggi la XXIII Biennale di Venezia di Marziano Bernardi

Il Sovrano inaugura oggi la XXIII Biennale di Venezia Il Sovrano inaugura oggi la XXIII Biennale di Venezia Maturità dei pittori e degli scultori italiani , ? l . e e e (Dal nostro inviato) Venezia, 20 giugno. Avvertimento al lettore esigente o, come oggi s'ama dire, «provveduto», le due colonne che il giornale del tempo di guerra, in misura già generosa nella proporzione degli avvenimenti, concede alla maggior rassegna europea di arte non possono essere critica e forse neppure cronaca. Ciascuno intende che meno di duemilaquattrocento pai-ole neppure a Tacito redivivo basterebbero a prendere in esame le più che cento mostre personali di pittori, scultori, incisori, medaglisti, acquarelllsti, disegnatori italiani situate nei sessantàsel ambienti del Palazzo al Giardini; senza contare 1 « pezzi unici » degli invitati gli anni scorsi, le quattrocento venti opere delle sezioni dell'E sercito, della Marina. dell'Aeronautica (significativamente alleate negli edifici che tempo adietro erano della Francia, Inghilterra, Stati Uniti), le molte altre del concorsi per compostelo ni ispirate all'Italia fascista ed alla Guerra, e infine quelle del padiglione del Futuristi Cifre che Incitano a misurare lo sforzo di. organizzazione tanto imponente quanto coraggioso, compiuto In circostanze eccezionali dal conte Volpi di Misurata, da Antonio Mara tal e dal suol collaboratori nel metter su questo grandioso panorama; e ad ammirare la tenacia e la serenità degli artisti italiani che hanno continuato a lavorare con fede in anni duri, molti di essi essendo alle armi, e parecchi in linea su fronti lontani. Ma cifre che, nel confronti dello spazio, riducono 11 nostro compito all'abbozzo di un rapido < ritratto » della XXIII Biennale veneziana la quale è poi la prima allestita nel pieno d'una guerra. Durante e dopo l'altro conflitto mondiale, per sei anni dal 14 al '20, 1 padiglioni dei Giardini rimasero infatti chiusi. Unificazione del gusto Che v'è dunque di nuovo in queste sale, splendidamente ordinate da Antonio Marami, tutta — o quasi — la scultura e l'incisione nell'ala sinistra del Palazzo, e nella destra le « personali » di pittura, spaziate, riposanti, e avvantaggiate dalla giusta e chiarissima Intonazione delle pareti? (Maliziosa abilità df Mar alni è porre il bello nella sua miglior cornice, saper fare accogliere gradevolmente anche il mediocre, rendere tollerabile o curioso persino il brutto). Forse nessuna vera e propria novità; ma l'accertata sensazione che tutti noi, artisti e osservatori, s'è compiuto In breve giro d'anni passi lunghissimi nell'unificazione, nel godimento di un gusto. Gusto moderno imposto da animose avanguardie con serrata polemica? Certo; ma direi meglio gusto «ne; cessarlo» determinato dal Neoimpressionismo che spira, vento dominante, sulla pittura italiana a colori chiari, di tono, e dalla convinzione che bisognava restituire alla scultura l'antico rigore della forma. Parlare di modernismo per la prima e di tradizionalismo per la seconda sarebbe assurdo: non meno che Assorsi, come troppi fanno pure in questo tempo di cosi diffuse ricerche stilistiche da parte dei giovani come degli anziani, sulla data di nascita degli artisti. Si tratta invece di una naturale saldatura di intenti e di tendenze, che lascia libero campo al manifestarsi del temperamenti più vari, ma che stabilisce final mente una unità di misura per il giudizio dell'arte, non tanto, ormal, riferito a contrastanti correnti, quanto alle qualità autentiche delle opere. Creato il linguaggio, riconosciuta la sua legittimità, dato modo a chi parla e a chi ascolta di comprendersi con relativo eglo, si può allora, badare allo stile; e magari anche a un'espressione di sentimenti, a una « narrazione », a una definizione formale e morale — senza alcun pregiudizio della integrità dei valori figurativi — di tipi, di caratteri. Cosi è che oggi, conquistate non poche posizioni sul campo di battaglia dell'intelligenza estetica, ridotti gli « scandali » alle loro esatte entità, trasformata una settaria polemica di incontrollate esaltazioni per una data pittura ed una data scultura (con perentorie esclusioni e inappellabili condanne di chi non abbracciava tei fede) in una più ragionevole fjolemica per la buona pittura e a buona scultura (e peggio per chi continua a pestare i piedi ed a gridare « io io » come i bambini), le possibilità di giudicare ed apprezzare serenamente si sono moltiplicate con vantaggio di tutti. SI giudica e si apprezza adea- scdldnstevbpslsd fià col metro delle intenei programmi, so non del « vecchio » e del"« nuovo », del fatto e del da farsi, bensì con quello dell'arte raggiunta, 11 complesso di dieci opere con cui Edoardo Rubino ha allestito la sua prima mostra personale alla Biennale dove tante volte espose pezzi singoli; e vi si Isolano, quali opere.davvero insigni, la solenne Madre bloccata in una superba sintesi plastica della quale spira senza sbavature di psicologismo letterario, una rara potenza di sentimento umano; il gran marmo della Eva, dal modellato tanto squisito e sensibile nella ricorrenza delle linee e nelle gradazione del plani quanto misurato e sobrio nelle cadenze dello schema classico. Svaniscono cosi gli ormai orecchiati preconcetti su un Rubino ancora intriso di verismo Impressionistico alla Calandra e di nò-realismo bistolfiano (e chi nega slmili influenze di parecchi lustri addietro sullo scultore piemontese? chi nega certi suol trascorsi errori « decorativi » nella concezione monumentale?), di fronte al sontuoso Ritratto di signora d'una larghezza e d'un fasto bernlnlano, e che nel suo vigore realistico si ricollega el Toro offerto nel giugno del '40 dalla città di Torino alla città di Tokio per la visita della missione giapponese. Eppure vent'anni separano quel ritratto da questo saggio di scultura animalistica che per la sua rude franchezza interesserà i giovani: ed in vent'anni quanti esperimenti, quanti osanna e quanti cruclfige. Ciò significa che quel che veramente importa in erte è il progressivo approfondimento dello stile, il lento e coerente perfezionare una propria visione e una propria persuasione. Ugual discorso per Felice Casoratl che ha nella pittura, la più bella sala della Biennale. Quanto di lui vediamo attraverso trenta dipinti che vanno da uno stupendo Nudo di donna del '19 ai recenti Gemelli e Ranazze al mare ci riconferma in ciò che qui scrivevamo giorni fa su questo maestro, sulla intensità della sua ora acre ora patetica poesia, sul quasi doloroso amore ch'egli porta alle sue creature (doloroso amore • casoratiano pel « soggetto », dicevamo) fino a mortificarle, per farle più intimamente e inconfondibilmente sue, nelle apparenze della cosi detta bellezza. Così avvincente è questo suo mondo spirituale indagato per un ventennio con Intransigente severità, che l'indugio — col consueto linguaggio critico — sulle alte doti formali sembra vano. Si guardi tuttavia 11 nudino sulla Poltrona verde, s'osservi il ritmo lineare dell'altra nuda rapita nella Vocazione, e si dica qual pittore in questa esposizione sa meglio di lui portare la elementarità del colore a una ricchezza tonale mai dissipata in gratuiti compiacimenti esteriori ma posta a servizio di un preciso intento espressivo, e sa creare, fra apparenti dissonanze, un'armonia di forme con mezzi tanto austeri. Quanti pittori italiani, qui presenti, sono debitori di Casorati, o almeno della sua costante lezione di coscienza artistica? Non lo è qua e là anche Paulucci — specie 11 Pauluccl figurista — pur cosi affrancato ormai da antiche influenze, e cosi libero, ardito, eloquente nello spigliato discorso delle sue tredici opere che ci danno piena misura del suo espansivo talento? Non lo è il pugliese Cantatore quando non soggiace troppo, nelle sue modulazioni in sordina, agli schemi e alla tipologia di Carrà ? Non lo è, se non altro per 11 modo di costringere la pennellata al mas simo della coerenza con una vi- sione interiore, il veronese Blrolli sul quale convergono molte attese che l'intelligenza con cui è dipinto il secondo Ritratto del poeta Quasimodo largamente giustifica? Abbiamo citato artisti diversissimi, di varia età, di varie tendenze. Potremmo allinearne altri molti per dimostrare quella saldatura di intenti cui accennavamo, che si risolve poi in una maturità di risultati la quale porta oggi l'arte italiana a un esemplare livello. Sono 1 risultati, qui chiaramente visibili, fra i pittori affrancati dai modelli della realtà fenomènica, di De Pisis, di Pirandello, di Cesettl, di Corazza, del giovane corrusco Dllvo lotti, e in uh certo senso di Bartoltai, di Martina e di Tornea. Fra i pittori invece che ancora confidano nell'utilità di rendere — sia pure interpretandola liberamente — quella realtà, i risultati di galletti innamorato del colore denso e cantante e delle forme gradevoli pia nel ritratto che nel Saesagglo e nella natura morta, 1 Frisia fedele alla tradizione lombarda dal Picelo al Gola, di Scattola dalla intatta fresca vena paesistica, di De Grada nel quale l'amore per Derata non ha mai alterato l'onesto provincialismo che fu talvolta la fortuna dell'Ottocento italiano, del brioso Tallone, di Enzo Morelli, di Giarrizzo indugiante compiaciuto su preziosità di pasta pittorica, dell im- Setuoso Emilio Notte, del romanco Bernasconi, di Gaudenzi, di Pipato che nelle sue squisite intonazioni di grigi ancor crede (nè sapremmo dargli torto) al valore dell'atmosfera come realtà viva ed essenziale d'un quadro, di Springolo e di Caligiani entrambi dal bel colore pulito, di Beppe Levrero cordiale descrittore del paesaggio piemontese attraverso una pittura un po' monotona ma saldamente costruita, di Gentillnl che non nasconde l'ambizione (tutt'altro che trascurabile) di comporre « scene », di Sciltian dallo spietato oggettivismo e dai colori acerbi, di DudreviUe dalla grafia attentissima di De Salvo, Plzzirani, Ferroni, Crisconlo, Cadorin, Montanari, Steffenini, Mucchi, Verrecchia, del Galluccl che ha ben capito Mafai e ne ricrea personalmente le qualità migliori, di Ardinghi, Cobianco, Pancheri, di Martinelli barocchegglante nelle nature morte, di Stu.ll ma, di Cascella spazio avaro ci tus Dyale d'altri che lo vieta ricordare. Dalle intenzioni ai risultati Quel primi che dicemmo e questi secondi stanno su opposte rive. Ma il gusto attuale, fattosi maturo, ci porta ugualmente alla comprensione, e spesso al godimento, degli uni e degli altri. Quelle profonde fratture che ancor dieci anni fa creavano contese e zuffe fra artisti e artisti, fra pubblici e pubblici, sembrano essersi, se non colmate, almeno rese superabili. Oggi nel pittore e nello scultore cerchiamo e stimiamo l'ingegno, le possibilità realizzatrici, non la bandiera delle intenzioni. Isolati sono ancora i Futu- risti (e infetti se ne stanno appartati, da Acquavlva a Dottori, da Prampollnl a Tato, nel padi- glione ch'era del Belgio), chiusi i quel loro linguaggio ch'è un poco l'emblema di un periodo artistico. Ma come da Casorati si va, facendo a meno di vertiginose passerelle, a un Blrolli e a un Pirandello, cobI da Rubino si può passare senza acrobazie all'arguta e nervosa plastica di Mascherini, all'espressivo modellato del giovane Minguzzi, scultore della bellissima pietra Mia madre. Le distanze si sono accorciate. Ce lo confermano, anche nella scultura, le mostre di Messina che rieI spone fra l'altro alcuni dei suoi eccellenti ritratti, di Marttauzzi I dal respiro largo e dal senso mo numentale, di Baglioni che s'è fatto un acuto ricercatore di movimenti, di Grlselll ammirevole nel Ritratto del pittore Nométlini, di Conte dal grondante sensualismo, di Figlni dal tocco sicuro e delicato, di Renata Cuneo le cui buone qualità già segnalammo per la sua «.personale » torinese, di Raimondi costante nella sua ammirazione pel Martini delle terrecotte, di Romanelli, di Martinez, di Pierucci, di Brozzi, di Parente, del vivacissimo Castagnino, di Adriano Alloatl che da una diligente ritrattistica sta passando con successo a più impegnative prove. Due mostre sconcertanti Non si comprende più allora, In un clima propizio al passaggio dalla pura polemica agli taafviduall approfondimenti, l'atteggiamento di Arturo Martini. Ancora una volta egli ha voluto sbalordire? Questa originalità assunta a cifra, dall'Amplesso al Tuffo, dalla Nuotatrice alla Vacca, questi giochi d'uno scultore di genio che ci diede la stupenda archeologiadelia Pisana e rivaleggiò con Gemito nel Tooioto a che possono approdare? E' una domanda che si potrebbe rivolgere anche a Giorgio De Chirico 11 quale nella sua mostra di trenta pitture di gusto secentesco, lustre come oleografie, appesantite da una pasta .vitrea sembra voler mortificare in sè stesso tutta un'evoluzione pittorica ch'egli per tanti anni capeggiò vittoriosamente. In un arti sta del suo talento questa « per sonale » lascia sconcertati. Duole dover rinunziare all'esa me del bianco e nero che annove ra pezzi superbi da Bartolini a Gerard!, gustosi saggi da Viviani a Da Osimo, da Zamboni a D'Ardla, da Disertori a Carbonati; dell'acquarello nella cui sezione domina Tosi; delle opere isolate esposte dagli Invitati alle precedenti Biennali, da Striccioli a Tersolo, da Usellini a Ciardo, da Brasa a Selbezzi, da Maggi a Sobrero, da Bacci a Colacicchi, da Colao a Tamburi, da Boglione a Petrueci, da Severini a Tozzi, da Guerrisi (che ha inviato la grandiosa statua simbolica del Po) a Berti, da Mastrojanni a Crocetti, da Cara a Innocenti. Sculture come il magnifico .Ritratto di Tosi modellato da Marini, come La moglie di Gallo, come la Donna in piedi di Filippo Tallone, pitture come la Bimba seduta di Primo Conti- e le altre di Vagnetti, di Valinotti, di Brancaccio, di Peluzzi, di Menzio, di Bordoni, vorrebbero più che una segnalazione. E cosi pure quanto c'è di vera Sutura e di vera scultura nei paiglloni delle Forze Armate. Ac canneremo prossimamente agli artisti stranieri. Marziano Bernardi Edoardo Rubino: particolare del marmo « Eva ». (La statua è stata acquistata ieri dal Museo Civico di Torino). filli «siili Felice Oasorati: « Ragazze al mare ».