Coppi è campione d'Italia su strada di Giuseppe Ambrosini

Coppi è campione d'Italia su strada Una gcara di palpitante interesse vinta dall'atleta migliore Coppi è campione d'Italia su strada L asso verderosso raggiunge Ricci e Bizzi attori di un ardito tentativo, piega la re»istenza del biancoceleite e va con il compagno al traguardo - Vigoroso finale di Bai-tali (Dal nostro inviato) Roma, 22 giugno. Dopo una prima metà di stagione che più. nero di cosi non avrebbe potuto essere, chiusasi con un bilancio in passivo di J, a 0, i tlegnanisti » hanno finalmente visto spuntare il loro giorno di sole, tanto più bello e gradito in quanto Unto dell'ambita aureola, del tricolore. La stessa gioia era toccata l'anno scorso ai loro diretti avversari bianco-celesti: il che vuol dire che la situazione e le sorti si sono riprodotte ma capovolte a tutto vantaggio di, quell'equilibrio Ai forze che regge l'incertezza e la bellezza di ogni sport e a compenso dei sacrifici e degli sforzi di una marca e di atleti che non meritavano di rimanere a mani vuote. Disavventure iniziali Nessun confronto si può fare invece fra le due corse, fra quella che un anno fa, sullo stesso tracciato, dopo lunga attesa, dura ma breve lotta, progressiva ricomposizione del gruppo, volata in massa, diede il titolo di campione a Leoni, e questa, vigorosamente pulsante in ogni vena, sempre tesa su un tema agonistico interessante, maturata attraverso gesti di audacia, saggi ed errori di tattica, interventi tempestivi ed energici, risoltasi atta maniera forte, a vantaggio dell'uomo più completo e della squadra dimostratasi più a suo agio sul percorso severo, veramente ideale per un campionato nazionale. Spetta essenzialmente a tale percorso il merito di averci indicato con chiarezza convincente l'atleta più degno di vestire la maglia tricolore e di avere dimostrato ancora una volta che, in fondo, quel sistema tanto deprecato di campionato in prova untca non è la scatola a sorpresa dalla quale può uscire un campione da burla. Anche se Coppi quest'anno non aveva dimostrata la superiorità di cui aveva fatto sfoggio nel 1941, nessuno potrà dire che il titolo sìa andato in mani immeritevoli e incapaci di difenderlo con onore. E' garanzia la classe del vincitore e il modo col quale egli ha vinto. Non vi nascondo che nella prima ora di corsa non avrei scommesso gran che sul nome di Coppi. Come vi avevo detto alla vigilia, il verderosso appariva messo a punto con la massima severità; ma l'inizio della gara gli era stato poco promettente. Non erano passati che quattro minuti da qttello in cui il Presidente del C.O.N.T. ''aveva dato il via, che Coppi era già a terra per foratura. Col vento in favore, sulla bellissima strada ondulata, in una giornata soleggiata ma non più che tiepida, gli altri filavano sui 36 all'ora e riprendere quei centocìnque secondi che aveva richiesto la riparazione non era cosa del tutto agevole; tanto più che, avvertita dell'assenza dello sfortunato, la testa della fila s'andò tingendo di bianco-celeste e animandosi nel treno con frequenti scatti. Favatti si fermò in aiuto del compagno, ma non tardò molto a essere spremuto e a lasciarlo di nuovo solo a 48 secondi dal gruppo. Fu sostituito nel lavoro da Chiappini e poi da De Benedetti; il primo dovette interrompere il suo servizio per dolori viscerali e Coppi col secondo tornò a perdere terreno trovandosi in difficoltà sui dislivelli per il troppo rapporto (gli si etano guastati i due pignoni centrali) tanto da essere obbligato poi a /ormarsi per cambiare la ruota. Finalmente i due, approfittando di un momento di calma dei fuggitivi, li raggiunsero dopo 37 chilometri e SI minuti di lotta pesante e logorante. Era logico pensare che questo peso si sarebbe fatto sentire in seguito diminuendo le possibilità offensive dell'uomo dal ?itale si attendeva l'attacco finale, n un'ora si erano fatti 41 chilometri e a tanto avevano contribuito in buona parte, oltre Toccaceli, Oregori, Patta, volpi, Introzzi, autori del più notevole tentativo di fuga inscenato nel frattempo, anche parecchi bianco-celesti, cioè la squadra che si presumeva chiusa in atteggiamento difensivo. Dopo Rignano scapparono Magni, 'Destefanis, Antoìini, Toccaceli, Volpi, Fazio e passarono per Civita Castellana (Km. +8) mezzo minuto prima del grosso. Ma il lieve distacco fu presto annullato. Ed ecco la corsa prendere all'improvviso un sorprendente aspetto; lo diede Bizzi scattando e partendo a fondo con Bevilacqua e Ricci. Il secondo accusò presto il colpo del passo infernale battuto dagli altri due e rientrò nel gruppo. Bizzi si impegnò subito come se il traguardo fosse stato a dieci chilometri (e invece era a 180!) e Ricci non gli rifiutò la sua collaborazione dicendo a noi che lo guardavamo con stupore: « Ormai siamo in bello, e balliamo! ». Non so chi dei due avesse in quel mo mento più fegato. Dietro di loro intanto Bartali aveva cercato con Bini di svincolarsi dal plotone;Jiuesti aveva subito ceduto e quelo, raggiunto prima da Magni, poi da Destefanis e anelli, aveva desistito. A Narni (Km. 83) il vantaggio dei fuggenti era già di l'3S", la media di 38; a Terni (Km. 94) era di l'45" su Canavesi, Vinetti, Magni e Patta, che avevano lasciato gli altri di 10" Ma il gruppo, preso questo quartetto, reagì guadagnando sulla salita delle Marmore 15 secondi, per poi riperdere in pianura fino a 3' e SO". A caccia dei primi La cosa cominciava a diventare seria per le squadre che non erano rappresentate netta pattuglia di punta. Invece chi parve preoccuparsene di più furono proprio 1 bianco-celesti, i più attivi, oltre a Canavesi, nei sostenere l'inseguimento e nel contenere il distaccoButta salita di Morrò Reatino, Ortetti forò e scomparve per sempre, anche per successivo guasto al tre. no. In discesa Bizzi dovette fermarsi per salto di catena,'ooMcchè sul Diano e poi al controllo di Rieti (Km. 139) il distacco sviridusse a WO". Non si capiva la condotta dei compagni di Bizzi a meno di sospettare in loro poca fiducia nel compagno e l'intenzione di riportare a galla Leoni. Il risultato di questa condotta fu che, mentre Bizzi cominciava a risentire lo sforzo, a essere vittima della sua inesauribile generosità e audacia, il vantaggio diminuiva, specie ad opera dei suoicon orando gioia degli avversarhe se ne stavano alla finestra aistddstdpdavppCsccVnlcnfvsdcnp mmagazzinare energie per poi catenare la riscossa, fidando inanto sitila vigile e sicura guardia di Ricci, fattosi più sicuro e prodigo. Per colmo di sfortuna Bizzi ulla salita della Capannaccia urò netta ruota di Ricci, cadde' e dovette sostenere uno sforzo supplementare per andare a riprendere Ricci, che però non aveva approfittato della sua disgrazia. La riscossa dei più prudenti avversari non si fece attendere troppo. Dopo Ponte Buido, sulla rampa Facchini, saltò fuori di colpo Coppi e nessuno potè tenere la sua ruota. Fu a questo momento che la squadra, bianco celeste accusò le sue mediocri disponibilità. Vicini, Servadei, Cinelli, Destefanis, Magni, Leoni, si unirono nel'inseguimento, ma si notò sùbito che la loro azione non poteva tener testa a quella isolata di un Coppi scatenato, il quale in breve fu su Bizzi e Ricci prima del Bivio per Nerola. Soli 40 secondi separavano a,questo punto i tre dagli altri. Ma la coalizione bianco-celeste nulla potè contro .quella dei due verde-rossi, sostenuta anche da Bizzi, illusosi forse di voter tenere testa alla formidabile coppia fino alla fine e di averne ragione in volata. Così uno dei protagonisti dei due terzi della gara finì di tagliarsi le gambe con le sue stesse mani, mentre contribuiva a mandare a vuoto l'estremo tentativo dei compagni di salvare la situazione. ' A Passo Corese (Km. 19S), dove il distacco era salito a due minuti, si capi che per gli staccati non c'era ormai niente da fare, mentre sempre più palesi erano i segni del progressivo collasso di Bizzi, chiusosi in difesa e per giunta tormentato da crampi. In queste condizioni non ci volle molto a Coppi e Ricci per dare il colpo di grazia a Bizzi; lo lasciarono senza forzare non appena la strada cominciò a salire verso Capena, sorprendendolo proprio mentre cambiava rapporto. La gara era decisa. Il gruppo dei bianco-celesti inseguitori andò sfasciandosi e rinunciò alla lotta; ne approfittò Bartali per piantarlo sulla salita di Morlupo e andare da solo a completare il successo di marca ormai assicurato da Coppi e Ricci. Mollo, Canavesi, anelli, Taddei, Succi, Tomasoni, Spadolini e Ronconi, poi Magni, passarono in cima all'ultima salita con circa otto minuti di ritardo, mentre. Leoni, Vicini, Servadei, Cottur, Crippa e Marabelli erano a mezzo minuto da loro. Il finale vide la coppia dei fuggitivi filare indisturbata verso Roma, Bartali^ difendere, isolato il suo vantaggio, gli altri riunirsi in una sola formazione nella quale doveva poi prevalere in volata Cinelli su Servadei, Leoni, Tomasoni, Canavesi, Bpadolini e Magni. Finale... in famiglia Sul bel violone di arrivo Coppi e Ricci non furono... cane e gatto... Il secondo, ai 150 metri, prese il comando, e il primo lo superò agli 80 per vincere di una macchina. Niun dubbio che Coppi sta stato tatticamente e atleticamente il miglior uomo in campo. Si è difeso da par suo all'inizio contro la sfortuna, e gli avversari; ha controllato con calma la situazione facilitata dalla... collaborazio¬ ne di questi; ha lasciato passare la burrasca e al momento buono si e imposto di autorità, con prepotenza, con sicurezza. Bisogna levargli tanto di cappello per la sua corsa energica, intelligente, magistrale. Ricci avrebbe potuto diventare campione d'Italia? Non so; certo non ha dato la sensazione di voler minacciare a fondo il compagno nella volata. Comunque ha fatto una grande corsa. Alla mossa di Bizzi ha risposto con prontezza più che con convinzione; ha lavorato dapprima ■ con prudenza, poi con generosità e, quel che più conta, ha rètto dal principio sino alla fine. Be la maglia tricolore fosse andata a lui non l'avrebbe ieri davvero rubata. Le note di cronaca devono avervi detto quanto ardita, prodiga, lineare sia stata la prova di Bizzi, partito a 180 chilometri dal traguardo con un proposito che avrebbe fatto tremare le vene e i polsi a chiunque. Con una mezza dozzina di lottatori di questo genere le nostre corse sarebbero tutf altra cosa. Che importa se egli ha ecceduto forse in presunzione, se non ha saputo o voluto misurare le sue forze, se il suo posto all'arrivo non dice neppure lontanamente quello che egli ha fatto? Credo che con un Coppi netta forma odierna la Bianchi non avrebbe in nessun modo saputo salvare il risultato. Ha salvato però l'onore facendosene molto per merito di Bizzi. Leoni non è riuscito quasi mai a sfoggiare quel mordente che gli aveva valso il titolo che ha perso Bartali ha ritrovato alla fine i tesori della classe per conquistare un posto che dice come le sue possibilità, pur non essendo quelle di una volta, siano tutt'altro che spente. Anch'egli, come gli altri, è stato preso in trappola dal colpo di Coppi; ma chi non sa che il piemontese avrebbe voluto tutti alla sua ruota sulle salite finali, meno che il toscano? Un colpo a due avrebbe anche potuto finire diversamente e non proprio come voleva il primo. Oli altri maggiori hanno fatto una corsa senza infamia e senza lode. Cinelli, Vicini, Destefanis, Magni, Servadei si sono trovati alla fine senza riserve; Bailo e Valetti molto prima. Ortetti, oltre che detta foratura di cui ho fatto cenno, è rimasto poi vittima di una caduta. In complesso il campionato è piaciuto; il nuovo campione convince tutti. Se poi si aggiunge che l'organizzazione è stata perfetta, l'entusiasmo popolare dilagante in ogni plaga attraversata, Vinteresse riacceso dal risultato che riequilibra le forze in campo, si può dire con grande soddisfazione che si è vissuto una magnifica giornata di sport. .Che ne dite amici di questa tanto deprecata prova unica T Giuseppe Ambrosini