"Ho visto decimare le forze inglesi"

"Ho visto decimare le forze inglesi" "Ho visto decimare le forze inglesi" L'attacco di sorpresa e un'ora e mezza di combattimento accanito - I cannoni sparano a zero - L'incrociatore nemico saltato in aria - Le riprese successive della lotta - La spettacolare visione di un cacciatorpediniere che fulmineamente affonda Il nostro collaboratore Pier Angelo Soldini, legionario di Spagna, 6 l'unico giornalista italiano che ha potuto seguire le fasi drammatiche della battaglia navale che prende il nome dell'isola di Pantelleria.. Imbarcato' a bordo' della nave ammirag'la «Eugenio di Savoia», egU offre oggi, ai lettori de «La Stampai, un suggestivo resoconto dell'epico scontro che illumina.di nuova gloria la Marina italiana. Da bordo della nave ammiraglia « Eugenio di Savoia » 15 giugno Dei due convogli che dovevano contemporaneamente rifornire le basi inglesi del Mediterraneo, forse per suddividere le nostre forze navali decise a impedirlo, pei renderle perplesse circa l'obiettivo da battere e per imporre loro la scelta del campo di azione, quello di ponente, proveniente da Gibilterra, era all'inizio ■ composto da una nave da battaglia, da quattro incrociatori, da due portaerei, molti cacciatorpediniere e una diecina di grossi piroscafi ad alto carico, di cui una grossa petroliera. Avvistato al suo ingresso nel Mediterraneo dalla ricognizione aeromarittima spiccata in volo dalle nostre basi insulari e da nostri sommeroibili in agguato, i quali, in cooperazione con alcuni velivoli da bombardamento in quota e in picchiata, principiarono ad infliggergli dure perd\te, è stato successivamente intercettato dai due incrociatori dell'ardita Divisione navale, la Settima, quella citata all'ordine del giorno del Bollettino delle Forze Armate assieme al suo esiguo gruppo- di siluranti che le facevano di scorta. Ma procediamo con ordine. npCttdntzdpccidagrllsgimtsnplL'avvistamento Il convoglio inglese era partito tre giorni prima da Gibilterra nella forza che vi ho detta: mentre pressappoco alla stessa data, dal porto ai Alessandria, salpava il convoglio gemello. Ma i nostri Comandi non si sono lasciati sorprendere da questa manovra strategica concepita appui to con la precisa intenzione di metterli al bivio. ' Io ora non so cosa esattamente sia avvenuto dal lato opposto a quello della mia Divisione, cioè a levante, perchè sono appena reduce dal combattimento svoltosi a sud di Pantelleria, dove ho avuto tanto da vedere, che appena mi avanza il tempo per farvene un resoconto sommario. Per quanto invece riguarda la intercettazione del convoglio proveniente da ponente e la susseguente battaglia svoltasi nei pressi della piccola isola che le darà il nome per la storia, eccovi le mie impressioni maturate in 48 ore di crescente attesa e in circa mezza giornata di epica cannoneggiamento. Salpata da una nostra base nella serata di ieri sotto l'augurale segno deU'Antares, che era appunto la rossa stella rifulgente per quasi l'intera notte, di Ifora alla nostra formazione, famane all'alba, mentre il cielo Jicominciava pigramente a farsi JRù dia/ano e quasi più ampio, come se, ridestandosi, avesse avuto necessità di più ampio e H■jjero spazio, la nave ammiraglia tó|»a catapultato il piccolo aereo di mBSjbordo per esplorare i settori adiaSBcenti alla .zona in cui si suppoWb&vQ avesse dovuto trovarsi il ddms nemico, in base ai calcoli di «Su- evpermarima ». Infatti le previsioni dell'alto Comando si sono cosi esattamente, matematicamente e cronometricamente verificate, che il Capo di Stato Maggiore della Divisione ha segnalato subito dopo, dentro le brume grigiastre dell'orizzonte ancora appiattito sul pelo dell'acqua come una lama di piombo, la formazione nemica ricercata e ancora in grande efficienza, perchè costituita da due incrociatori, da otto cacciatorpediniere e quattro corvette e da alcuni piroscafi, fra cui il magnifico boccone per i primi direttori del tiro rappresentato dalla panciuta e strascarica petroliera, destinata, secondo le vane speranze degli inglesi, a rifornire gli aerei da lanciare sulle città italiane. Valutata la forza nemica l'ammiraglio ha dato quindi al Montecuccoli l'ordine di catapultare il suo aereo perchè, in collaborazione con il nostro, esso avesse cooperato alla presa di contatto con le navi avversarie. Si alza la bandiera i , i l Due fulminee fiamme dai tubi di scappamento, il rombo serrato del motore, poi il tonfo della macchina che fece letteralmente schizzare dal ponte della nave lo snello velivolo verso il quale tutti i marinai destinati alla manovra di coperta alzarono il braccio in segno di augurio. I primi eroi della giornata davano in/atti inizio alla loro gloriosa fatica. Io vidi con questi miei occhi pure qualcuno togliersi il bsrrettuccio bianco, come di fronte a qualcosa di mitico e di mistico. Subito dopo il comandante dall'Eugenio si avvicina un microfono allo scarno volto e parla all'intero equipaggio attraverso la rete degli ordini collettivi. Parla a quelli di coperta, a quegli uomini chiusi nelle torri corazzate, a quelli inabissati nel fondo dei depositi e a quelli destinati ai ciechi e lontani locali delle macchine. La sua voce è ferma e risoluta, da soldato che parla ai soldati. Mentre lentamente si alza la bandiera di combattimento e un brivido di commozione stringe i cuori di tutti noi, egli dice: «Il nemico è in vista. Fra pochi istanti si Inizierà il fuoco. Ciascuno di voi compia 11 suo dovere con serenità e con precisione e fino alla vittoria per la sem- i re maggiore gloria della nostra ■atria. Equipaggio: Viva il Re! Saluto al Ducei >. Da ogni caia, da ogni zona delle chiuse torri corazzate, dai ciechi e lontani locali delle macchine l'eco di un solo grido sale al cielo, al palpitante tricolore, come un giuramento, come se dal profondo degli abissi si levasse la voce delia nostra stirpe guerriera. Nel frattempo In Divisione ha aumentato rapidamente di velocità passando da quella di marcia in avvicinamento a quella di combattimento. Le nostre unità scattano subir to. al primo segnale, per tentare di avvolgere il nemico deviandolo dalla sua mèta e costringerlo a impegnarsi. E' una sfida. Alle ore 5,38 la nave ammiraglia apre infatti il fuoco, seguita immediatamente dal Montecuccoli, mentre gli inolesi non iniziano a «parare che tre minuti dopo; segno mrievfoavsasenomrestinpelatunoladisidesmtanomstdilosibesostposeserachmdofaadsotoasomsicodscsiaUudanunngdmsteslata evidente che se noi non li avessi- mo attaccati avrebbero volentieri rinunziato a combattere; segno evidente che se noi, inferiori di forze, avessimo preso il largo, avremmo loro fatto un piacere, salvo poi a rifarsi a parole. Che il nemico sia visibilmente seccato della nostra presenza e non abbia assoluta intenzione di mettersi nei guai, lo dimostra pure quanto qui appresso vi dimostrerò. La situazione della luce è infatti a suo completo favore, perchè mentre esso si profila sulla parte più oscura del cielo mattutino che è quella di ponente, la nostra Divisione per necessità della sua manovra, che ora sarebbe difficile e troppo lungo spiegare, si profila contro la pallida luce del levante ' che è come un vetro smerigliato sul quale siano esattamente incise le sagome delle nostre unità. In ogni maniera, il combattimento per quanto riguarda noi, è statò impegnato senza un attimo di esitazione, sia perchè questo è lo stile del .nostro Ammiragliato, sia perchè la situazione si sarebbe ben presto rovesciata con il sorgere del sole, il quale sarebbe stato alle spalle del nostro gruppo e negli occhi del gruppo inglese. Queste, intendiamoci, sono cose che mi sono state spiegete durante lo svolgersi dello scontro e che, credendo di averle esattamente capite, mi ritengo ora in dovere di diffonderle a chi è profano di strategia navale. Un'ora e mezza di lotta Ma vi è un punto su cui ancora adesso continuo a restare perplesso. Il fatto cioè che due incrociatori è cingue cacciatorpediniere abbiano senz'altro impegnato risolutamente battaglia contro almeno due incrociatori pressoché similari posseduti dagli ini/lesi e contro il fitto pettine di ben dodici cacciatorpediniere e corvette. Il combattimento con un crescendo di fuoco veramente impressionante è durato senza un solo attimo dì sosta fino alle ore 7. Un'ora e mezzo esatta, in cui un uragano di rovente acciaio uscito dal ventre della nave si è sprigionato nel cielo come l'erompere di un cratere. Fiammate gialle e nere subito soffocate da immense nubi di denso fumo che poi stagnava su tutta la nave, uscivano dalle roventi volate dei cannoni, mentre lo scafo a tutta velocità sembrava schiantarsi da un istante all'altro per gli squassoni degli scoppi. Gli inglesi circondati da tutti i lati dalla gragnuola delle granate, si buttarono disperatamente all'attacco giungendo con le silu¬ ranti fino alla distanza di 6500 metri dall'Eugenio che fu costretto a sparare con i cannoni puntati a zero, e alla distanza di %500 metri dal Montecuccoli che scaricò sulte siluranti nemiche pur anche le mitragliere antiaeree. Seconda fase Durante questa prima fase del combattimento un incrociatore nemico è esploso affondando; subito dopo, sotto il fuoco concentrato della nave ammiraglia e dell'intrepido Montecuccoli, due cacciatorpediniere sono stati gravemente colpiti mentre il gruppo dei nostri cacciatorpediniere, manovrando con una agilità sorprendente per scansare gli attacchi dei loro rivali inglesi, più del doppio superiori in numero, colpivano con il siluro un altro incrociatore e un altro cacciatorpediniere. Alle ore 7, avendo il nemico ripiegato in forza occultandosi con enormi cortine di fumo e dì nebbia artificiale, forse nell'intento di proteggere l'incrociatore danneggiato, la battaglia navale è entrata nella sua seconda fase, durante la quale il contatto balistico fu continuamente mantenuto al limite delle distanze di tiro non più con fuoco tambureggiante ma con implacabili salve, che battendo come un lento martello nel fitta della nube provocata dagli inglesi, non diedero al nemico un solo attimo di tregua per riaversi e per rimettersi un poco1 in efficienza dopo le gravi perdite subite. Alle ore 8,5.1 termina in/ine la seconda fase del combattimento perchè gli inglesi rompono il contatto e si allontanano fuori vista Dopo continue contromanovre della nostra Divisione, elettrizzata dal magnifico esito del primo scontro, dopo miglia e miglia percorsi liberamente per il mare. nell'intento di intercettare una delle rotte che eventualmente potrebbe seguire il nemico per raggiungere con quel poco che gli rimane di unità i suoi obiettivi, nel pomeriggio, e precisamente alle ore 12,25, la nave ammiraglia riprende contatto con un gruppo dì cacciatorpediniere avversari che, vistisi .alle strette, ancora invanamente cercano di vendere cara la pelle attaccando il nostro incrociatore con il siluro. I nostri tutti illesi La Divisione non ha sostato a identificare le sue vittime e' a contemplare i suoi allori, ma ha continuato a inseguire e cannoneggiare il nemico che ripiegava disordinatamente. Questa ultima parte del combattimento si concluse infatti con la fine di un cacciatorpediniere nemico identificato per quello che durante lo scontro mattutino aveva condotto .tutta la formazione inglese all'attacco avvicinandosi più di ogni altro alle nostre unità. Braccato dalle nostre artialierie che non gli diedero tregua, verso le 2,30 del pomeriggio veniva infatti centrato in pieno. Fu visto appopparsi paurosamente in pochi istanti, poi drizzare la prora verso lo zenit come un campanile, indi inabissarsi mostrando tutta la chiglia dipinta di minio, come una rossa lingua di fuoco. Dopo di che, rotti de/initivamente i contatti con i pochi su¬ pvfrsvtsdfscprttlaggpvtidnfcvpnurvpgavs e ¬ perstiti inglesi che ripiegarono verso Gibilterra dopo essersi difesi con il coraggio della disperazione, non era finita la gloriosa fatica della nostra settima Divistone, la quale è stata ripetutamente attaccata da irosi idrosilwanti nemici e da squadriglie di bombardieri in quota. Qualche brivido e qualche tuffo al cuore nella tema di vedere sciupata con qualche perdita o con qualche danno la superba opera d'arte che il nostro ammiraglio era riuscito a condurre a termine senza incidenti. Ma tutto andò per il meglio. E scapolammo i siluri e uscimmo dalle alte colonne sollevate dalla pioggia delle ' bombe sganciate a grappoli, grazie a quella sorprendente intelligenza di manovra che contraddistingue, in porto e in navigazione, in guerra e in pace, la nostra Marina. E' la ' prima volta nella storia della puerra sul mare e forse non sì verificherà mai più nel futuro, che una forza navale, incontratasi con un'altra forza navale in campo aperto, esca completamente illesa dalla battaglia, nonostante che il gruppo- dette unità quasi decimate sia superiore più del doppio di quello vincitore. iHa che dire dei nostri? Quali parole esistono per elogiare e per glorificare la nostra gente, dopo averta vista in battaglia? Non voglio ora scendere tn particolari. Perchè quanto vi vorrei descrivere è talmente al-di là del concepibile,, che temo possa essere interpretato per retorico. Ma ho udito io, con questi orecchi, gli uomini delle caldaie, gli uomini deUe macchine, coloro che hanno fatto tutto il combattimento senza vedere nulla, senza sapere se gli squassoni del bastimento erano dovuti a colpi in arrivo che avrebbero potuto sprofondarli nell'abisso, oppure a colpi in partenza di cui non conoscevano la gioia dell'esito. Li ho uditi io, i sfoconi », quelli della « mano nera > perchè imbrattati di nafta, pregare il loro maggiore e il loro tenente colonnello di non essere sostituiti dalla guardia montante neppure per un solo attimo per recarsi a vedere il cielo e a respirare un poco di aria limpida dopo essere stati quattro e poi otto e poi dieci ore consecutive nei forni dei loro locali a 50 gradi di calore. Li ho visti io, i cannonieri, in una continua gara di emulazione che ha del sublime. L'ho visto io, ripeto, quel marinaio di vedetta rimanere impassibili- al suo posto mentre le vampe delle cannonate di una torre minacciavano di bruciargli il volto e di accecarlo. Uomini che, ad uno ad uno, st non se la fosse portata via il vento della battaglia, se di essa non ne fosse rimasta che un lembo sottile come una fettuccia, "bisognerebbe premiare con un brandello di quella sacra bandiera di combattimento che ha conosciuto la più bella vittoria della nostra marina da guerra. Ma essi, i nostri marinai, si sono accontentati di poco per loro premio. Si sono resi paghi a sufficienza dopo avere scritto sulla corazza della, nave con la stessa nafta di cui erano tutti intrisi: Viva r« Eugenio di Savoia! ». Pierangelo Soldini

Persone citate: Antares, Pier Angelo Soldini, Pierangelo Soldini

Luoghi citati: Alessandria, Gibilterra, Pantelleria, Spagna