Si cucina la guerra di Giovanni Artieri

Si cucina la guerra Si cucina la guerra Dietro le facciate delle ville del Djugarden - Quattrini e tonnellate di carta al servizio anglosassone - Cosa macchina la "compagna,, jj, con la sua vodka, tra tenebrosi e occulti agenti di Mosca? SPECOLA SVEDESE (Dal nostro inviato) STOCCOLMA, giugno. Comincia la bella stagione: sullo specchio del canali di Stoccolma la primavera rimira le sue liquide tinte, tra le pietre delle vecchie architetture, 1 declivi dei farchi, 1 capelli verdi dei salici, silenzi delle rive nascono le magiche luci del nord, Disabitati sienzl. Sulle panchine pubbliche accanto.ai più affascinanti canali non si trova neppure un povero a goderne. Qui non esistono poveri, e però nemmeno poeti. Lo straniero solitario passeggia in questa aria di cattedrale e guarda i fondi dei paesaggi che scorciano in prospettive sonnolenti, guarda le acque ferme e i vaghi algori del cielo albeggiante, cerca negli intrichi verdi delle sponde le nudità rosee che Anders Zom mette come dee greche nei boschi svedesi. I sentieri morbidi al passo finiscono sul duro . asfalto del Djugarden. A destre, a sinistra sull'erba corta di palli, di prati stanno gli edifici delle Legazioni; ville quale più quale meno storiche, aggrondate e chiuse. Neppure da quelle finestre ci si affaccia all'incanto della notte nordica. Tutto 11 mondo è sparso su questa collina. A due passi l'un dall'altra trovi Italia e Stati Uniti, Germania e Inghilterra, Russia e Giappone, Di taluni edifici confinano 1 parchi, le rimesse, 1 terreni della pallacorda e sono sedi nemiche. Non so se abbiano steso tra loro reticolati e fascle di mine. Non credo. Non un'anima viva attorno, nè una vetrata illuminata, ni una voce. Statue di legno, appoggiati al cancelli del fU.R.S.S, due poliziotti in borghese, montano la guardia alla « compagna » Kollontaj. Il buon umore comunista... Pure dietro quelle facciate segrete non si dorme. Nel settentrione, le abitudini tendono a seguire un corso contrarlo a quello del sole, Chi supporrebbe la « compagna » Kollontaj a letto all'una dei mattino, ora in cui normalmente in Russia si prende la prima colazione? Chi dubita che gli anglosassoni non abbiano adottato il costume svedese del « mldag» consistente nello star quattro-o cinque ore a tavola e verso l'alba ricominciare col « nashspel » ch'è un modo di non smettere più di mangiare ? Ballano, pure, e certamente bevono e, forse, pallidamente ridono contrabbandando lo spirito del « Punch », l'ultima sto nella di « Time » e, presso i so vietici, il buon umore del < Krokodll» arrivato fresco da Mosca col corriere aereo/ (Il buon umore comuniste, di questi tempi...). Dietro quelle finestre si fa la guerra, l'unica possibile in questo paese, la più complessa e difficile e sottile. Armata di parole, di celluloide, di fotografie truccate, di vini rari, delicati pranzi, orchestrine, biglietti di banca, belle donne. Si lavora, certo, oltre, che alle tavole imbandite anche negli uffici chiusi a doppia serratura: alle stazioni riceventi, ai moltiplicatori, al telescriventi, alle mac- I " cai-ori, ni telescriventi, alle mao chlne.' tipografiche, ai cifrari, ai telefoni, Nelle silenziose ville immerse nella notte dei parchi chiari, sotto i e e i : - il vago cielo albeggiante sugli immobili « sund », si cucina la guerra, . La propaganda anglosassone bolle giorno e notte nell'antro delle Legazioni. E non si tratta malgrado la tradizione romanzesca delle sue attività segrete, di misteri cosi straordinariamente interessanti. Sotto questo punto di vista Wallace e Van Dine hanno creato di meglio. I suoi segreti si riducono al metodo piuttosto ovvio di spendere senza misura e penetrare col danaro da per tutto. Gli impiegati e i funzionari più carichi di lavoro nelle Legazioni « alleate » sono del contabili e del I computisti. Il mistero vero e pro"prlo è forse soltanto quello del le cifre spese. Del resto tutta la propaganda britannica e americana si basa sulle cifre e non si è mai visto — voglio dirlo subito usare i numeri da Pitagora messi a fondamento della verità universa, con tanta disinvoltura per definire e accreditare 11 falso. Fatica di Sisifo Il panorama delle propagande in Svezia mostra due metodi e due moralità. Mentre i nemici attizzano l'interesse neutrale per la guerra che non fanno o fanno malissimo, noi ci asteniamo dal parlarne. Noi parliamo delle nostre opere di pace, lasciamo la propaganda bellica ai fatti. Però quali sono i prodotti delle segrete manipolazioni anglosassoni e alleate? .Cosa voglìon dimostrare con le loro tonnellate di carta stampata? (I russi; come vedremo, eon più sobri e lavorano a modo loro). Questo: di poter vincere la guerra senza farla. Una volta il sottinteso della potenza britannica era la « Fleet In belng» oggi, lottando ed esaurendosi la Flotta, il suo posto è occupato dall'Esercito, oggi v'è una « Army in belng ». L'aviazione come è naturale non può essere una entità bellica potenziale, ma, anzi, quella quotidianamente o i soggetta a distruzione. Anche per l'aviazione però la propaganda tira a convincere gli ingenui che più apparecchi distrugge l'Asse più le fabbriche d'America e di Inghilterra ne producono. Ne vie ne 11 lavoro di -Sisifo, non privo d'un suo intimo affanno tra grot tesco e drammatico, delle Lega zionl « alleate » nel rifornire la piazza neutrale della Svezia d'un immenso materiale, continuamente variato e rinnovato che va dal settimanale all'opuscolo, dal libro al bollettino roneografato. Effet tlvamente gli anglosassoni debbo no spendere tutte le loro energie per dimostrare agli svedesi che fanno la guerra, mentre, tolte le scorribande aeree, non la fanno. Un motivo da accennare è la paradossale impressione, alla quale neppure gli ingenui svedesi si sottraggono, prodotta dalla Eropagarioa della «Army in elng>. I radiotelegramml delle agenzie, gli articoli del corrispondenti di guerra e sovrattutto 1 comunicati ufficiali allagano i giornali di descrizioni delle battaglie In corso sul fronte orlen tale. A Karkov, a Kerc, In Fin landia ci si batte, il sangue scorre a fiumi. Centinaia di migliaia di soldati sovietici cadono nel fango secco delle pianure russe, i cozzi delle mosse corazzate mandano sino alle tranquille notti di Stoccolma 1 loro sinistri fragori. La lotta del soldati rossi assume un solitario e sempre più cupo color di tragedia. Intanto che fanno gli inglesi? Sui loro giornali tutto lo spazio è dedicato alle grandi manovre dell'«Army», alle esercitazioni del « commandos », alle false battaglie, alla guerra del tempo' di pace. Le armate di Timoscenko si svenano sul Dnleper, 1 cumuli di cadaveri sovi'tlcl crescono a colline sulla dura tundra di Murmansk, e la Legazione d'Inghilterra fa pubblicare sui giornali « amici » che 38 milioni di sudditi di S. M. sono pronti a battersi. E' Insomma una guerra di carta, manovrata dalla gentile collina del Djugarden. Il suo tonnellaggio lo ignoro, ma nessuno Ignora la spettacolosa tiratura del settimanale «Nyheter fran Stor-; brltannlen» (Notizie dalla Gran Bretagna), la diffusione diluviale del « Daglig pressoverslkt » (Bollettino quotidiano per la stampa), la profusione delle riviste settimanali di Londra chiamate a rinforzo che arrivano qui in aeroplano e si vendono a pochi centesimi di corona. Una richiesta telefonica al « British Councll > di Stoccolma (è l'ente per . lo scambio del rapporti culturali con la Gran Bretagna) vi procura senza alcuna difficoltà pacchi di libri, di fotografie, di opuscoli. L'Inghilterra vi mette a disposizione 11 necessario per convincervi che sta vincendo la guerra, anzi che a rigor di cifre l'ha già vinta. La alleanza col film americano costituisce il pilone di sostegno di quest'Immenso ombrello di carta. E' un mezzo, il cinematografo, al quale difficilmente si resiste. Esso vi mostra le gesta della R.A.F. nell' interpretazione di Ronald Reagan, i giapponesi sconfitti sul la strada di Burina dalle granate a mano di Clark Gable, la potenza dell'esercito americano attraverso le danze ritmiche di Fred Astaire, il bombardamento di Varsavia riflesso nella faccia pai lida e malinconica del nuovo divo Warbrook. La più impenetrabile « British Councll », « Tlda » (Travel and Industriai Assoclatlon), «Paromount», «Fox film», giornali, riviste, fotografie canalizzano per la Svezia l'Idea d'una Inghilterra sicura di vincere, senza combattere. Vincere come uno scommettitore sul campo di Epsom guardando col binocolo i due estremi dell'orizzonte: all'occidente l'America all'oriente la Russia soffiando nell'orecchio dei neutri le cifra, le fatidiche cifre, le statistiche Inventate nel segreto delle Legazioni: « Nei cantieri degli Stati uniti si varano due piroscafi da 10.000 tonnellate al giorno, si fa un incrociatore ogni due mesi, un quadrimotore ogni ora, un apparecchio da caccia ogni nove minuti ». Intanto sul prato 11 cavallo sovietico butta sangue dalla bocca, quello cinese passa in ultima posizione, la pista è seminata di carogne stecchite e di fantini semimorti. Le cifre non convincono il neutrale a scommettere. Egli si astiene, vuol vedere chi arriva al traguardo. Tra le ville del Djugarden ove si cucina la guerra, la più impenetrabile non occorre dirlo, è quel la dell'U.R.S.S. Cosa macchini la l signora Kollontaj, nessuno sa. lElla ò la più Illustre delle donne comuniste viventi, si dicono di lei a Stoccolma le cose più gentili: il tratto affascinante, la cultura vastissima, 11 passato politico connesso intimamente alla storia della Rivoluzione bolscevica; 1 suol abiti e 1 suoi gioielli — quando si reca a teatro per la rappresentazione di opere russe — attirano l'attenzione delle dame svedesi mogli del più induriti capitalisti di Stoccolma. La comunista Kollontaj è decana del corpo diplomatico accreditato presso Re Gustavo, a lei spetta di presentare «11 omaggi nelle ricorrenze rituali al vecchio Monarca della Svezia. In occasione dell'ultima malattia dell'ottuagenario Re è stata la prima a congratularsi per lo scampato pericolo, augurando al Sovrano lunga vita e glorioso regno. Nessuno no faccia maraviglia e tanto meno per questo paese ove, come annoto a suo tempo Lenin, gli operai usano andare a pranzo in abito da sera. La signora Kollontaj, è quanto volevamo notare, non reclamizza troppo la guerra- sovietica, come fanno gli inglesi. Volesse farlo non le basterebbero le vetrine dello Sturegatan, dato l'Innegabile spaventoso contributo di sangue, le enormi battaglie, le disperate resistenze, 1 giganteschi e ancora mal conosciuti capitoli della lotta russa nella steppe orlentali. Le mostro dell' « Intou rist» si limitano a scarsi e Ingenui diorami storici, ed è notevole come 1 bolscevichi, questi gran distruttori di storia, si attacchino alle guerre degli Zar per giustificare la propria. Alla folla accalcata dinnanzi alle vetrine si fanno vedere quadri allegorici delle grandi invasioni sofferte dalla Russia: la tartara, la turca, la polacco prussiana, la svedese, la napoleonica. Attraverso 1 secoli, taciuti 1 nomi dei Sovrani, sono Alessandro Newskil Donskoj, Suvoroff, Kutuzoff fino a Stalin fll eroi resuscitati daUe macerie ella demolita storia moscovita. Il solo Pietro il gronde vien citato, effigiato, Introdotto persino in una invocazione in versi destinata al combattente. Ma tutti sanno come quell'Imperatore sia diventato 11 nume tutelare del Bolscevismo, dopo — e forse prima — di Lenin. Finti ubriachi Tutto questo e un bollettino a stampa ove si leggono quotidianamente favolose gesta di soldati russi che ammazzano tedeschi a cento per uno, sono i mezzi apparenti della propaganda sovietica. In realtà essi servono solo a mascherare un più profondo lavoro condotto nelle masse col sistema classico del proselitismo. Nell'officina, nella miniera, negli uffici, nelle ferrovie, tra 1 marinai, i soldati, viene' applicato 11 metodo descritto e teorizzato da Trotsklj, fatto di lenta e conti nua aggregazione cellulare. Non la guerra e la necessità boro/tese di vincerla, forma l'oggetto della propaganda comunista, ma U mito della Russia, demolitrice; una Russia che anche schiacciata dalla potenza germanica e alleata, anche vinta vincerà per lo scotimento tellurico che avrà impresso al mondo. E' difficilissimo dire come la < compagna » Kollontaj arrivi a realizzare questo programma in un paese ove malgrado hi tolleranza statutaria di tutti 1 partiti, il comunismo viene attentamente sorvegliato. Il clandestino organo di stampa « Ny Dog » (Nuovo Giorno) ne è una delle leve più potenti. Ve lo possono, in certe edicole di Stoccolma, come il plico segreto per una cospirazione. Certo comprando questo giornale proibito e tuttavia diffusissimo viene in mente ciò che s'è letto del primo foglietto segreto di Lenin, l'« Iskra ». I volantini, gli articoli di Ylia Ehrenburg sul « Goteborgs Handels och Sjoforstidning » e la parola parlata, l'evviva o l'abbasso scritto' in inchiostro indelebile sul bianco dei nuovi biglietti da dieci corone, la frase in gesso sui muri, il grido nella folla, e altre decine di mezzi evidenti o Inafferrabili fanno lo vere propaganda sovietica tra la mossa svedese. Ora è un uomo un poco alticcio, quello ch'è venuto a sedersi accanto a voi sulla panchina pubblica e comincia a parlarvi dèi finissimo ingresso di Stalin a Berino, ora è un giovane correttissimo, muto, che in una folla urla all'Improvviso: « Leve Róda Armea» (Viva l'ormata rossa), ora è un tipo francamente ubbriaco che sa chi slete vi urta e protesta allo scopo di provocare una manifestazione ostile e si squaglia primo ancora di essersi mostrato; amorfe, anonime forze emerse e riassorbite dalla moltitudine fanno intuire più che intendere la tenebrosa vigile occulta presenza della propaganda sovietica. Malgrado la prosperità presente e lo passata gloria di Carlo XII, In Svezia esistono duecentomila comunisti. E ciò ch'è più grave, la signora Kollontaj li fornisce di buona vodka delle sue misteriose cantine. Giovanni Artieri