"Farli Galimberti"

"Farli Galimberti" "Farli Galimberti" Un bel volume contenente le mie arringhe più oelebrate e i Buoi studi più geniali, obbliga anche me, ohe lo conobbi • per caso ventisei anni or sono, mentre lui era già. l'avvocato principe ed io vr\ oscuro fante del 33.o, a una rimembranza a capo chino. E' un dovere da assolvere verso un uomo singolare, eccezionale, dalla travolgente energia e dall'incessante prodigalità, che pure avendomi parlato poche volte ebbe ad insegnarmi moltissimo ; uno di quegli uomini che vorrei chiamare « inimitabili >, non fosse il timore di essere tacciato come dannunziano, in un tempo in cui ogni vituperio a D'Annunzio è consentito. Ho stimato in lui persino una professione ohe non'amo. Gli è ohe Tancredi Galimberti credeva vall'avvocatura. E d'averne fatto un sacerdozio sapeva convincere persino chi, come me, la riteneva un mestiere. E1 scritto nell'Ecclesiaste,' egli diceva, che il Signore Iddio, da che ebbe formato gli uomini, abbondonò il mondo alle loro contese. « Et mundum tradidit disputati otti eorum » I L'avvocatura, dunque, è nata con la creazione, e da essa indissolubile: già prima, aggiungeva, della causa di sfratto contro Adamo dal Paradiso terrestre, e di quella di fratricidio contro Caino! Ora fra i discorsi raccolti nel libro celebrativo non • troverete soltanto accuse di rei o difese d'incolpevoli, magari col sospet. to ohe i rei fossero questi e quelli gli innocenti — eventualità improbabile, poiché è noto come Galimberti accusasse o difendesse solo secondo coscienza — ma altrettante orazioni, non certomeno insigni, da lui pronunziate prò o contro delle opinioni: le quali gli importavano più degli uomini, per quanto profondo e provato fosse il suo senso d'umanità. Potè egli così parlare di tutto, e di tutto con impegno, con competenza, ma, soprattutto, con amore: un amore assolutamente suo, totale, appassionato, devoto sino a riuscire esigente, energico sino a sera* bravo dispotico; parlare di sto: ria e di politica, di critica letteraria e di scienza naturale, di Manzoni e di Garibaldi, di Manfani e di Malpighi, del problema delle carceri e di quello del rimboschimento, della Conciliazione Vaticana e dei martiri di Belfiore. In tal senso fu avvocato, il figlio ' del tipografo Bartolomeo, sempre con la stessa ideale nobiltà, non Vivendo che per la sua missione, e non svestendo la toga ohe per il sudario. E' noto ch'egli si spense a ottantre anni: ottantatre, come il suo grande emulo e conterraneo Enrico Cavaglià ! E allo stesso modo: di schianto, senza malattia. Pensate pure che i due grandi oratori volessero, anche . morendo, andare d'accordo, Oppure che l'uno non volesse lasciare all'altro l'ultima parola... Dagli esordi sino alla vecchiezza, dalla direziono della Sentinella delle Alpi, assunta a soli trent'anni, sino a quell'en t usi astica accettazione del Fa seismo che, doveva ^riviverlo nelle canizie>, la sua esistenza fu un'intera battaglia, e, pure fra i contrasti che tutti sanno, una sola vittoria. In ogni spirituale contesa, egli figurava sempre come il portabandiera; era cioè sempre il più giovine, a cui spetta d'essere l'alfiere. Era un campione di vita, ha scritto Gemizio Ben tini, c Gagliardo, animoso, instancabile, passava dal giornale all'assemblea, dalla parola scritta alla parola detta, dalla sbarra alla tribuna. E la morte si prese ma rispettò il campione della vita ; lo prese e non l'infermò, nel trapasso d'una notte », Nè diversamente, nel volume commemorativo, gli rendono onore Giovanni Ceiosia e Mariano ó?Amelio, rievocandone la prodigiosa facilità d'eloquio, l'emotività, la vivacità, la prontezza, la finezza critica, il vigore ragionativo,' il calore senza enfasi, l'irruenza senza protervia, anzi spesso mitigata da un'improvvisa clemenza, t>ersuasiva e conquistante; e, ..infine, la cultura: illimitata, fenomenale, che gli consentiva di citare versi e sentenze con un'esuberanza insospettabile d'ostentazione, e così evidentemente ingenua da valergli, pur essa, tutti i consensi e tutte le simpatie. Così testimonia di Tancredi Galimberti ogni eletta mente che lo conobbe. Quanto alla mia tardiva affermazione, non valga, appunto, che per la sua umiltà. Il semplice soldato che lo avvicinò nel 1916, rappresentava un po' tutte le anime ignote da lui beneficate; e presume quindi di parlarne, adesso, in nome d'una moltitudine. Quando ìo^lo conobbi, il grande avvocato aveva ormai compiuto il ciclo della sua ascesa. Direttore di giornale a trent'anni, deputato a quaranta, ministro a cinquanta, a sessanta non avrebbe potuto, professionalmente e politicamente salire di più; ma io lo vidi, allora, grandeggiare come uomo: ed è questo che mi appare, se ci ripenso, straordinario. Poiché sapete pure quale sia il pericolo, per tanti esseri superiori, d'essere veduti da un essere qualunque. Ripensandolo, non posso immaginare il ritratto che scolpito: e cioè in tutta la sua mole necessaria a quelle mani e a quella voce, inseparabili da quel suo fervore indomito, da quella sua forza esubere e protettiva. Rivedo il petto gagliardo, l'aperto viso; e le vene del.volto che si gonfiavano al pari degli occhi; e quegli occhi che s'avventano, che avvincono, che aggrediscono, ma che pure fulminando serbano tanta indulgenza, restano così buoni ! Par- v?» c-erto ■* trasfigurava. Ne io più riesco a vederla, . _,sua faccia un po' socratica, indivisa da quelle parole « da cui lo sguardo si staccava come il raggio di luce dallo schermo •. Chi ha detto questo? O dovè l'ho letto? E' esatto. Come è esatto quello che dice Bentini dell'anima sua, in perpetuo bisogno c d'espandersi e d'invadere ». Altro ohe bougia nein, quel piemontese di Cuneo 1 Sempre mi faceva ripensare, mentre l'ascoltavo, alla gualchiere dei molini o agli scrosci delle cascate che incontravo, facendo in campo i miei esercizi di coscritto, tra il Gesso e la 8tura. C'era, e vero, un che di spavaldo anche nelle sue espressioni più affettuòse. Ma era il Garibaldino che tornava a ridestarsi nel Senatore, rimettendo un berrettaocio di traverso sulla toga nera, che tornava ad essere camicia rossa. Più tardi ancora, a settantacinque anni, difendendo ed ottenendo grazia per un geloso omicida, avrebbe ritrovato quella rimembranza guerriera in piena Corte d'Assisi: .. Ai ricordi io sento in me ridestarsi l'antica fiamma, e mi rÌBUona sulle labbra il grido del poeta: / shall he yungl Io sarò ancora giovine I ». Ma se giovine voleva e poteva ancora tornare, era « per soccorrere la sventura rj promessa confermata dai fatti. Non era una vanità, dunque, nò uno sforzo. Quell'impeto di fiume che spesso l'anima subalpina nasconde sotto i ponti ben. costruiti e gli argini ben tesi, era in lui, per forza irresistibile, continuo e continuamente fecondo: Allora, parlandoci, ogni parola era un'idea; ogni idea un palpito : e quando pure ci si trovasse soli con lui, il suo discorso era come fosse rivolto a una folla, con una maestà così naturale che nessuno, in alcuna circostanza, avrebbe potuto scambiarla per iattanza, o prosopopea. Illazioni, raffronti, richiami storici, citazioni filosofiche e letterarie fluivano allora come da una cornucopia. Ricordo, fra altri mille e centomila, un paragone tra Catilina e Giolitti. Giolitti: l'implacato, forse l'unico odio suol II soldatino che l'ascolta via era annichilito. No risentivo una sorta di stupore, di sbigotti mento affascinato: lo stesso che il Galimberti doveva aver pro< dotto nelle sue orazioni più famose, come queHa pronunziata alla Sorbona per Zanardelli ; o l'altra improvvisata a Nizza per Garibaldi'; o l'altra ancora di cui agli stenografi della Camera fu impedito, tant'era la commozione, di raccogliere il testo, de dicala alla gloria del onneese Toselli, caduto ad Amba Al agi alla testa d'un pugno di prodi. Così il qualunque fantaccino conobbe 1 avvocato celeberrimo. Ma ohe sapeva egli dunque di me, per avermi preso cosi subitamente a ben, volere?.Se qualche cosa gli piacque, borita sua, dovette indovinarla:, poiché al cospetto di lui, tanto eloquente, io non mi feci mai ardito di sillabare parola ; nò eerto sarebbero bastati a persuaderlo, -circa il merito mio, quegli articoletti firmati « Fante ai cuori », tra futili e trascendenti, - che andavo pubblicando, senz'alcun successo nella Sentinella delle Alpi. Ora penso che la protezione sua mi fosse venuta, semplimento, dall'avergli io mostrato della tristezza: il tipico accoramento dei giovani, ai quali non par lecito che il mondo debba andare in modo diverso da quello ch'essi immaginano. E se così penso, è perchè Galimberti, spinto e cuore, fu anzitutto un generoso: come ebbe a provare la sua assistenza a Pascoli, a Marconi, e persino a Giolitti, da lui abbandonato nella fortuna, ma difeso nella disgrazia ! Ora parlare, nella casa come nel pretorio, era Der il prodigo Galimberti il modo migliore di prodigarsi. In casa l'ascoltavano i figli, allora fanciulli, pur essi senza dir motto, ai due lati della mamma, una Schanzer, esile, bella, intenta, severa. E neppure della signora Alice ebbi quasi a udire la voce, là in quella casa dai trentamila • libri che il figlio del torcoliere s'era radunato intorno, e dove non si poteva nò doveva sentire che lui, 1' oratore combattente, il garibaldino dal nome d'epopea. Toltale la parola, Testava alla dolce signora il canto. Ricprdo la prima di certe sue quartine alle i sorelle di Trieste », a quel tempo in angoscia per la liberazione) non ancora avvenuta: co fratelli partenti, fratelli oorobat,. . [tenti, 1 anima mia com'aquile. .vorrai lanini a re a voi: procedervi, frettarmi fr» le file cruenti, perir, devota, vittima, aull' Irredento [anol... » Questa vena di femminile poesia scorreva, esilmente, accanto a quella vena di maschia «lo quenza: e pur così diverse, tan to armonizzavano, da non poterle concepire disgiunte. Ora che valesse l'eloquenza di Tancredi Galimberti, si potrà vedere dal libro che lo commemora: dal discorso, per esempio, per la c tragedia nel bagagliaio »: da quello, in difesa della vetrioleggiatrice ; o da quello, pronunziato nel febbraio 1937, e cioè a ottantanni compiuti, per le due donne Delmonte condannate a morte. Oppure, dal campo giuridico passando allo storico, si veda com' egli giudicasse, accusatore e difensore, il generale Ramorino, o i quattro Mazziniani attentatori a Luigi Napoleone. Tutti gli accenti, dai più miti ai, più fieri, ebbe l'avvocato Galimberti-, s'intenerisse per la pronuncia della parola mamma a in cui le labbra si baciano due volte », o inveisse contro la plebe liberatrice di Barab ba, « prova di quanto valga quel suffragio universale che a Cristo preferiva un malfattore », Tanta varietà, tanta ricchezza di sa pére e di sentire, splendeva in lui grazie ad una dote, di cui oggi troppi, nell'ambitointellettuale, si vergognano. Di questa dote che lo ringiovaniva, vecchio, allo steno modo che l'indifferenza può invecchiare i giovanissimi, penso eh' egli fosse consapevole, ilo seppi fl giorno in cui, lasciando il Reggimento di fanteria per il mio nuovo Corpo d'aviazione, recatomi a salutarlo nella casa dei trentamila libri, egli ebbe ad augurarmi insieme alla salute e alla retti lfgansdcantu dine, ciò che sicuramente egli „„„..(.,,' j. ,•__._*._„„ rr reputava di un .importanza al- meno pari: e cioè * dell entu- tiasmo ». Marco Ramparti

Luoghi citati: Assisi, Belfiore, Nizza, Trieste