Eroi piemontesi sul fronte russo

Eroi piemontesi sul fronte russo c A jd utz , JPJEfl A. TUIA. Eroi piemontesi sul fronte russo Il centurione Mario Gentile e il capomanipolo Ezio Barale Il 22 marzo u. s. a M nel bacino del Donez, noialtri, legionari della « '.ragliamento », abbiamo assistito al rito della benedizione di un camposanto. Ivi riposano t camerati, 1 fratelli caduti nel ciclo operativo di Natale. Rivivo, adesso, quel mattino. Il camposanto quasi al principio del paese, è dominato protetto tìa una grande croce. Croci più piccole spuntano, come mistici fiori, da ogni tomba. Sulle croci c'è 11 nome, Il grado, 11 reparto del Caduto, e le parole dì vita: «Per l'Italia e per il Duce ». Tutto è stato costruito dal legionari. Faceva freddo, 11 vento era Impetuoso, pungente. In un vasto locale seminterrato, simile ad una grotta, evocante alle menti le catacombe di Roma dove pregarono i primi cristiani, 11 cappellano disse la santa Messa. Non tutti 1 nostri — si capisce — avevano potuto assistere al rito, ma i tre Battaglioni, il Plotone Comando della Legione e 11 reparto autieri erano rappresentati. C'era anche una bella Cp. di Bersaglieri. • Di buon mattino aveva, reso omaggio agli Eroi U generale germanico StUrm. Era presente, il generale Marazzani, comandante della 3* Divisione Celere « Principe Ama? dco Duca d'Aosta », nella quale' da circa, cinque mesi eravamo Indivisionati e con la quale avevamo duramente combattuto, vincendo sempre. L'alta figura del nostro kaDo, console NicchiarelH, spiccava fra tutte, il volto severo, 10 sguardo • acuto diritto pensoso. Istintivamente cercavamo anche coloro che non c'erano, perchè, sentivamo bene che in quella stessa ora ogni ufficiale, ogni camicia nera, ogni fante della «Tagllamento » . era 11, spiritualmente partecipe al rito sacro e guerriero. I due comandanti del Btg. OC. NN. — entrambi da qualche giorno ricoverati all'ospedale — erano certamente fra noi, quasi ne sentivamo la presenza fisica, gerchè la suggestione del momen) era così potente da richiamare alla memoria col nitore delle cose reali e attuali lé recenti battaglie quando tutti avevamo visto in testa «1 reparti quei valorosi ufficiali. Celebrata-la Messa, don Biaautti, sacerdote e soldato, parlò del retaggio di gloria e d'onore che 1 morti avevano lasciato al viventi; la voce caldei ed evocatrice penetrò nel cuori e li confortò con le supreme certezze dell'ai di là. Di tanto In tanto il rombo del cannoni vicini, il rumore delle bombe da aereo coprivano la voce del cappellano; ciò dava al luogo un colore tutto proprio e riportava nell'ambiente Inconsueto il naturale sapore della guerra. Una piccola folla di donne, ragazzi e bimbi russi si assiepava agli ingressi dell'Improvvisata chiesa. Tutta quella gente — la quale Ignora l'esistenza di Dio e non ha mai imparato a -pregare — guardava silenziosa attonita rapita, quasi. Interrogasse il mistero di cui tuttavia sembrava intuire laineffabile grazia. < t'appello Poi, Inquadrati Il camposanto. Il raggiungemmo cappellaio be¬ nedisse la croce e i tumuli; la, bandiera 'd'Italia e 11 labaro della legione svettarono sul grigiore degli elmetti e sul candore del pugnali snudati nel supremo saluto. Il generale, il console, l'aiutante maggiore della legione, 11 comandante del Btg. A. A. si portarono al sommo della schiera. Con voce ferma, scandendo i nomi, 11 Console fece l'appello del molti prodi. Dopo l'ultimo « presente! ». In quella sosta religiosa che segui al rito fascista noi udimmo altri nomi non detti, 1 nomi del camerati che, lontani vicini, riposano sotto altre croci cristiane, nel tanti luoghi del nostri combattimenti, non mal dimenticati fratelli, eletti a segnare col ' sacrificio il lungo cammino della Legione sull'Immenso fronte dove la « Tagliamento» ha testimoniato, dall'agosto dell'anno prima, la fede fascista del suoi battaglioni, del suol uomini d'acciaio — i « panzer saldateli » come le Camicie Nere combattenti in Russia sono chiamate dagli invitti Germanici. Da una parte e dall'altra della grande croce erano state ricavate nel duro terreno le tombe degli ufficiali. Ecco il leggendario centurione Luigi Mutti, ecco 1 capimanipolo Amilcare Mazzocchi, Luca Sandrigo, Luigi Meoli, 11 sottotenente Ezio Pregello, Incomparabili figure di giovani votati all'Idea con mistico ardore, tutti caduti nel furore del combattimento; anche nell'istante supremo con la parola o il gesto esemplari, ammonitori. Bisognerà dire di loro, bisognerà presentare alla venerazione degli Italiani la vicenda semplice e sublime con cui si conchiuse la vita terrena di ognuno. L'una a fianco dell'altra, le tombe del centurione Mario Gentile e del capomanipolo Ezio Barale. Su questo giornale di Torino, parliamo oggi di loro — piemontesi. Magistrato fascista Mario Gentile nasce nel 1907 da una vecchia, signorile famiglia della operosa e sana borghesia fossanese. H padre — che vive a Cuneo — è colonnello a riposo. Nel 1922 Gentile, studente, partecipa alle azioni dello Squadrismo; dopo la Marcia su Roma, divide ia sua attività fra lo studio e le organizzazioni giovanili, segnatamente le studentesche. Goliardo, fonda 11 Gruppo universttario fascista, si arruola nella Milizia, diventa — e lo rimarrà per quindici anni, consapevole di adempiere ad un'alta missione educativa — istruttore del reparti giovanili prima nell'Opera Balilla poi nella GIL. Laureatosi In giurisprudenza, si prepara al concorso per la carriera giudiziaria. Considera un privilegio servire 11 Re, la Patria e la Rivoluzione nel le file della Magistratura. Vince 11 concorso, è Inviato come pretore a La tisana, quindi a Savigitano. In queste due città è l'attivissimo presidente del Comitato comunale dell'O.N.D. e comanda le Legioni avanguardisti. Chiede successivamente (senza poterlo ottenere perchè — esentato da obblighi di leva — non aveva prestato servizio militare) l'arruola mento per partecipare alle campagne d'A.O. e al Spagna. Trentenne — presago che nuove ore decisive suoneranno per la Patria decluo a non vedersi più negato un posto nelle file del combattenti, segue un corso speciale nel l'Arma di Fanteria; è promosso sottotenente, consegue poco dopo la nomina a tenente. Intanto, nel 1938, è nominato sostituto procuratore del Re Imperatore e destinato al Tribunale di Cuneo. SI sposa con l'eletta donna che lo farà padre di due splendidi bimbi: Sollecita il passaggio dal quadri della "Gli a quefiT della Milizia; l'ottiene previa rinuncia al grado di centurione. Nell'agosto del 1939 chiede di essere destinato a reparti in addestramento per imprese di guerra. E' capomanipolo nel 3" Btg. della fiera Legione di Cuneo. Giugno 1940. Per intendere lo stato ael suo animo In quel momenti,, bisogna leggere le lettere che V 8 gennaio 1937 e il 7 giugno successivo, scriveva rispettivamente al comandante della 3» Legione CC. NN. e al Segretario federale di Cuneo. Documenti Diceva la prima lettera, con la quale chiedeva l'arruolamento « per destinazione ignota»: «Il sottoscritto si onora sog giungere di essere mosson unica mente da Fede fascista e dal desiderio 'di servire il Fascismo anche, nel campo del combattimento mentre da quindici anni pur già lo serve nel campo, dell'organizzazione e. dell'educazione ». E la seconda: «Insisto nella mia domanda. Benché .felice e- fortunato per ■ la famiglia e i bambini ed anche per agiatezza economica, io desidero Varruckmento perchè vorrei anch'io aver l'onore di fare qualche cosa-, anche a costo di sacrificio, in modo che non abbia poi ad essere umiliato aliando tutta la presente generazione potrà vantarsi di aver conquistato t'Impero e difeso il Fascismo, ed io dovrò raccontare ai miei figli di essermene sempre stato tranquillo e pacifico, pur facendo 'del mio meglio per l'educazione dei giovani». Parte per il fronte occidentale. Dopo la brève, vittoriosa campagna contro la Francia, è destinato — sempre con il 3° Btg. — In Jugoslavia alla cui conquista valorosamente' panfcecipa. E' proprio dalla ex-Jugoslavia che scrive, il 22 giugno 1941, una lettera alla consorte, appena appresa la notizia della dichiarazione di guerra alla Russia, Arrendendosi alle mie preghiere, la signora Gentile mi ha consentito di leggere e stralciare qualche pas so di quella lettera Intima. E' un documento di probità, morale, di nobiltà umana, di consapevolezza fascista. Gentile è tutto In questa lettera. Sentite: «... Altro che fantasie di romanzieri! Che tempi, i nostri! Duri, ma cosi degni di essere vissuti. Quando stamattina ho appreso che siamo in guerra con la Russia, mentre un pensiero affettuostssimo mi ha colto per te e per i puti, col cuore e con la bocca ho gridato e ho fatto gridare: Viva l'Italia! Giacché ora noi e le anime di tutti noi devono protendersi nella lotta suprema per la vittoria della Patria ». E più oltre: . « Vedi; miw Rosettina: se fossi a casa in questi giorni sarei fremente ed impaziente; certo di cattivo umore. E' meglio, credi, che io sia qui. Sento che il mio posto è fra i Legionari; è la dignità di uomo e la fierezza di Italiano che me lo impongono, mentre pure con tutto il cuore penso a te ed ai bimbi». Luglio 1941. Slamo a Volta Mantovana. Il Btg. è pronto, la partenza può avvenire da un giorno all'altro. Si annuncia l'arrivo della Cp. Mitraglieri. E' una compagnia in gamba, ha combattuto sul fronte occidentale e in Jugoslavia; molti suol legionari hanno partecipato alle campagne dell'A.O. e di Spagna. La Cp. arriva. Magnifica, il giovane centurione che la comanda si chiama Mario Gentile; fra poco sarà per tutti noi « l'olimpico Gentile » perchè è sempre calmo, preciso, sorridente, contento; poi sarà «l'instancabile Gentile» perchè dopo le marcie più dure — fra la polvere, nel fango, nella neve — appare fresco come una rosa, perchè egli è dappertutto, pensa a tutto, può benissimo fare a meno di uno e anche di due ranci, e dice che, alla fin dei conti, supponeva che in Russia facesse più freddo; è un modello di resistenza alle fatiche, al disagi, di serenità nel rischio, di Instancabilità. Modesto, disclpllnatlssimo, scru noioso nell'adempimento dei suol doveri (ma per Gentile il dovere non ha limiti, egli fa con la massima semplicità enche quel che nessun regolamento presprlve) adorato dai suol mitraglieri, egli — di solito silenzioso — nelle ra rissime tregue che concede al suo perpetuo bisogno di fare, ama le conversazioni intelligenti, 1 fecondi Incontri di idee. Giudizio sulla borghesia Trovo nel mio diario di guerra, sotto la data di Dlewka, 2 settembre: <... Gentile è intervenuto nella discussione con molto tatto e con acume. La borghesia — ha detto in sostanza — è compromessa dagli errori, dalle ambizioni, dalle avidità di pochi. Costoro rappresentano non la borghesia, ma la sua degenerazione. La Rivoluzio ne dovrebbe individuarli, colpirli, eliminarli. E' un problema di educazione che dovrebbe associare padri e le madri di famiglia al l'opera dello Stato... ». Rivedo Gentile mentre scrive alla famiglia. Le sue lettere sono sempre lunghissime. Un giorno il Comandante del Btg. gli chiede sorridendo: «Ma che cosa seri vete dunque, Gentile? Un romanzo? ». Il centurione risponde che annota, commenta per i suoi figlioletti tutto ciò che vede: pae saggi, case, usi, e anche insetti sconosciuti. •:. I miei bambini non sanno ancora leggere, ma la mammina leggerà per loro ed essi si divertiranno a questi racconti, un po' come se .ascoltassero una descrizione di viaggi in paesi lontani ». Qualche volta, sapendolo prontissimo all'Ironia, provocavamo volentieri quella sua vena. Ma Gentile era troppo intimamente buono per assecondarci a lungo. Diceva anche: «Far dell'ironia è facile. Con un po' d'esercizio e una certa attitudine all'osservazione, si riesce senza sforzo. Ma a che serve? L'Ironia ha la sorte del paradosso: fuochi fatui. Non è meglio cercare di capire 11 nostro prossimo? ». Considerava la vita come un dono divino, un dono che impone responsabilità doveri sacrifici. « La vita è missione », ripetè und volta ad un camerata. E II 28 settembre scriveva alla moglie, quasi presago: « Non so che cosa ci riserbi il destino. Non oso, prevederlo roseo come fino ad ora, perchè non bisogna abusare della buona fortuna tentando di svelare il futuro. Ma noi siamo spiritualmente preparati, nevverof Io sento che qui sto compiendo tutto il mio dovere di uomo, di Italiano, che questo è il mio posto. Dio voglia che io possa aiutarti a tirar su buoni e sani i nostri due ragazzi; è la più grande impresa delle nostre due vite; è anche per loro che sono qui giacché voglio che anche sul tasto tanto delicato dell'esempio nostri figliuoli abbiano a rispettare sempre più il loro papalino. E tu pure — anche se vedi co3ti altri giovani tranquilli e /elici — non pensare ch'io, in queste grandi ore, starei contento a casa, e non dubitare mai dell'onore e dell'affetto del tuo Mario». L'epica fine Occorre aggiungere che questo carattere era anche un superbo soldato? Sul Nlpro, oltre Nlpro, a Pawlograd, e sempre ove fosse impegnato un reparto della sua Compagnia (la quale era sovente decentrata fra questo e quel battaglione) 11 centurione Gentile stava In mezzo ai combattenti; calmo, vigile, arditissimo. Della sua morte, ho scritto nella < Breve storia della TagUamento» pubblicata su queste colonne lo scorso aprile. Allora tacevo — per ovvie ragioni — il suo nome. Ma è a lui che si riferisce quel brano dove si narra di un giovane Centurione colpito a morte sulla mitragliatrice. E' Gentile che < aziona l'arma, è lui che l'ha fatta portare allo scoperto perchè solamente cosi poteva battere il canalone di dove scendevano 1 reggimenti russi. E' lui che, fe rito, dice alla sua gente: « Sfate tranquilli, ragazzi. Resistete sempre per l'Italia». Al postò di me dicazlone dove viene trasportato (poche diecine di metri più in là, sempre nel paese di M..., dove ora c'è 11 • camposanto) accorre 11 1° Sen. Fatroncinl per dargli l'estremo saluto. Gentile parla dei suol bimbi, della moglie, del padre amatissimo. E' sereno, cosciente. Esclama: « Sono felice! ». SI fa 11 segno della Croce. Pronuncia ancora 11 nome dei-bimbi, stringendo: con quanta forza gli resta le mani incrociate quasi stringesse I bimbi al cuore. Volge d'attorno gli occhi. Dice: « Parlate, mi fa bene sentirvi». Sorride. Forse non vede più coloro che gli stanno vicino; non gli altri feriti che. ora, guardano tutti il giaciglio di paglia dove 11 Centurione sta morendo. II i:.m. medico che lo assiste — impotente a curarlo — dirà più tardi: «Era come trasfigurato; mi pare di aver assistito alla fine di un Santo ». Le ultime parole di Gentile, suprema certezza e suprema Invocazione, incitamento ultimo del capitano al soldati: «Muoio per il mio Paese... Duce!... Mitraglieri!». « La vita facile è noiosa » lForse alla stessa ora, pochi chilometri più oltre, In un altro dei quattro caposaldl. che la nostra Legione difese e tenne eroicamente, moriva quel giorno — Natale del 1941 — 11 capomanipolo Ezio Barale, comandante di un plotone della stessa Cp. mitraglieri ' Giovanissimo — era sui trentanni — poteva già considerarsi un veterano. Volontario In A. O. durante la campagna imperlale, aveva poi combattuto, col III Btg. CC. NN., contro la Francia e 5i Balcania. Fascista nato, quasi seguisse una vocazione Irresistibile sapeva vivere pericolosamente, sdegnoso delle vicende mediocri, sollecitato da un prepotente istinto di evasione dagli schemi consueti della vita d'ufficio « facile e noiosa », ansioso di nuovi orizzonti, vago di battagliare, muoversi, agire. Bel giovane, con l capelli ricci di un castano pallido (gli amici lo chiamavano affettuosamente « 11 riccio »), d'umor gaio e socievolissimo, pareva aver tratto dalla nativa Monforte d'Alba (dove aveva occupato varie cariche nella gerarchla del Partito) la serena e dura volontà del montanari cui univa una naturale cortesia di modi, un bisogno di simpatia umana che seducevano d'un subito quanti lo accostavano. Sebbene fosse apprezzatissimo funzionario della Cassa di Risparmio di Torino, non nascondeva'che il suo ambiente vero era la campagna, e meglio i monti, molte vette dei quali aveva arditamente scalato. Agli umili, soprattutto, si sentiva vicino, li capiva, si compiaceva del loro discorsi semplici e antichi. Schietto e generoso, 11 suo volto medesimo spirava lealtà, gioia di vivere e buon cuore. Testimonianza dell'affetto che sape va suscitare nei dipendenti, 11 suo attendente — 11 bravo Mantello ( « la mia ombra fedele », scriveva di lui ai familiari) che, essendogli stato al fianco in altre guerre, all'annuncio della partenza di Barale per la Russia tanto fece che lo raggiunse a riassumere le funzioni — come diceva — di « balla del signor tenente». Le lettere che Barale ha lasciato sono lo specchio del suo animo. Si capisce, leggendole, che égli vive va alla guerra come nel proprio naturale elemento. Raramente parla, infatti, delle Imprese belli che cui partecipò con magnifico slancio e freddo coraggio; il più delle volte descrive i paesaggi, le campagne russe, le mlserabfir abitazioni del contadini ucraini, evoca i paesi del suo Piemonte, i frutti delle nostre terre: « Poter avere — scrive nel set tembre al fratello Aldo, capitano medico della R. Marina — gualche grappolo d'uva! Come ne mangerei volentieri.' Forse mi accontenterei anche di contemplarlo. Del resto, come si faf Un po' di penitenza, ma ne vale la pena ». Un po' di penitenza! Ecco tutto. e e o a Una volta — scrivendo ai genitori ed agli altri fratelli —< riassume cosi un aspro combatti» mento: « Abbiamo fatto una bella avanzata e stiamo inseguendo il nemico. Talora nuclei russi'resistono ancora, ma noi li «bandiamo ». / Germanici e noi Dopo queste poche parole (che essendo state scritte il 18 ottobre si riferiscono evidentemente alla vittoriosa battaglia per la presa della testa di ponte di Pawlograd), Barale passa a parlare dell'Alleato: «/ Tedeschi sono grandi veramente. Noi stiamo alla pari con loro ». Semplice, scultoreo, vero. Il 1 novembre traccia questo quadro a grandi pennellate della Ucraina sovietica: « Non c'è voi quel gran mistero. La terra è immensa, ricchissima, monotona. La gente vive nella più nera miseria. B' un controsenso, ma è spiegato dalla " civiltà- „ comunista! ». Nella stessa lettera tranquillizza i genitori ed i fratelli sulle sue condizioni di salute: «Sto bene anzi ingrasso, forse perchè non fumo (che tortura, queste sigarette che non arrivalo!) e sono sempre in movimento. Naturalmente fatiche, disagi, pericoli non mancano, ma il mio sangue freddo e il mio ardente spirito patriottico mi fanno sorvolare su tutto U resto ». il suo sangue freddo è proverbiale fra i mitraglieri del plotone. Sul Nlpro, invitato da un superiore a non esporsl eccessivamente al tiro nemico, si scusa osservando: « E' soltanto per l'esempio; perchè tutti prendano confidenza con i proiettili». n 5 dicembre, scrive ai fratelli: « Già pareochi del nostri hanno eroicamente consacrato l'esistenza su questo fronte, più nostro che mai! State tranci: mal! State tranquilli; ci facciamo onore ». L'11 dicembre: « Ho i baffetti gelati; il fazzoletto, quando mi soffio il naso, sembra di vetro. Però sto benone, come pure Mantello. Ho ancÀe imparato un po' di russo. Vi scrivo in piena tranquillità, perchè sona in. cast», al caldo. Per U resto (bombe, spari ecc.) tutti noi vi abbiamo fatto il callo' e ci fanno appena ridere. « A poca distanza da noi i nostri stanno sviluppando un attacco potente; ti mio reparto è di riserva nell'attesa di un eventuale impiego. Come sempre, vinceremo. • Intanto^ió'Jvi miei bravi soldati stiamo riposando ed ammazziamo il tempo contandoci delle storie». E' la sua ultima lettera. Dopo non scriverà che qualche cartolina, come questa: « Vi abbraccio. Sto benone. Viva Vltalial » . » « £' stato un leone Cadrà il 25 dicembre a N., caposaldo tenuto con sovrumano valore da Camicie Nere della « Tagliamento » una Cp. con poche armi di accompagnamento e i Mitraglieri di Barale) contro molte migliaia di russi. Nella « Breve storia » ho parlato di quel combattimento. Tutti coloro che ritornarono, dalla sublime avventura dissero che Barale fu — come gli altri Ufficiali un esempio di virtù guerriera. Le poche centinaia di Italiani « logorarono molto » — ammetterà una reiezione del nemico — le stragrandi forze avversarie. Il legionario Giovanni Busso, ferito in quella battaglia, cosi scriverà al fratelli di Barale: « Più che un superiore era per me, per tutti un fratello. Per tutto il giorno egli è stato un vero eroe, cioè — In nostri termini — un leone che davanti al nemico non ha pensato ad altro che a rifornire 1 suoi Mitraglieri con le munizioni. L'ho visto tante volte correre da un capo-arma ad un altro. L'ho visto anche lanciar bombe a mano, e quando lo rimasi ferito mi disse: « Coraggio, Busso. Adesso cerca di tornare Indietro. Ci rivedremo in Compagnia». Dopo la battaglia, 11 corpo di Barale, come quello di un mitico semidio, spari. Certo egli era ca-, duto combattendo, spintosi probabilmente oltre l'estrema linea di difesa, forse nell'intento di prestar man forte a qualche- commilitone. La neve copri con una. coltre spessa, che ben presto ai tramutò in pesanti lastre ghiacciate, tutto il campo. Le prime ricerche non portarono ad alcun esito; poi tutta la Legione fu -impegnata nell' avanzata e bella gloriosa Impresa di W. Ma conclusa quell'epica vicenda, 11 Console volle che le ricerche fossero riprese con ogni diligenza. Forti venti favorirono, a metà febbraio, un principio di disgèlo. Il 18 di quel mese, poco lungi da N., due ufficiali — il cappellano e li medico del Btg. —• scoprirono sotto un cumulo di neve 11 corpo di Barale. Intatto, perfetto, la bocca sembrava sorridere. Una ferita mortale al capo ne aveva provocata la morte Istantanea. « Un piccolo segno alla tempia, nlent'altro. Ancóra — scrive li centurione Pessimi — la sua sciarpa di lana al collo, 11 suo cappotto, tutto in ordine. Il gelo aveva conservato in modo meraviglioso le sue sembianze ». Il c.m. medico Azzolini riferisce alla sua volta: « Nel luogo ove s'immolò vennero rinvenuti cadaveri nemici; egli venne sopraffatto dal numero e trovò la morte combattendo corpo a corpo. Fu travolto, non vinto. La salma ancora Intatta venne raccolta dal Legionari ed ha trovato degna sepoltura In un nostro cimitero di guerra ». Cosi mori Ezio, « sorridente ardito- di due guerre », combattendo all'arma bianca. Egli riposa ora accanto al suo comandante di Cp. Due eroi, due figli del vecchio Piemonte morti per l'Italia fascista, per la civiltà del mondo, ma vivi — stupendamente vivi — nella immortalità della prossima Vittoria anche dal loro sacrificio preparata. Cent. C. A. Avenatj a Il Capomanipolo Ezio Barale. Il Centurione Mario Gentile