Cronache del Teatro e della Radio

Cronache del Teatro e della Radio Cronache del Teatro e della Radio «Romeo e Giulietta» con musiche di Berlioz Ci sono ancora dubbi sul teatro radiofonico? «Cenerentola» di Bontempelli - Il censimento delle attitudini Un grande avvenimento alla radio: la trasmissione di Romeo e Giulietta, di Shakespeare, con un complesso artistico di prlm'ordine, la regia di Guido SaMni è le musiche di Ettore Berlioz. I nostri lettori sanno che noi pensiamo esser questa la forma radiofonica per eccellenza del cosidetto teatro radiofonico. Forma, e formula, che, accoppiando la musica al testo, e questo illuminando e sorreggendo col prestigio e il fascino di una insinuante emozione sonora — tanto più classe hanno le musiche tanto meglio è —, è la sola che possa creare un tipo di teatro caratteristicamente radiofonico, perfettamente aderente cioè, al mezzo che si deve adoperare per farlo pervenire, nelle migliori condizioni possibili di comprensione e di commozione, a quella immensa platea di ciechi che è 11 pubblico della radio. Non ripeteremo qui la nostra gioia e la nostra soddisfazione per veder riconfermato in pieno, con eloquenza che più chiara non potrebbe essere, uno dei principi! da noi prospettati e affermati parecchi anni fa: l'avvenimento — che di avvenimento si può e si deve parlare — avrà certamente convinto i pochi dissidenti (ma ce n'è ancora?) che. farneticano di un teatro originale radiofonico, pensato e scritto per la radio, e si basano sul rumori, sull'imitazione imperfetta anzi del rumori della natura, — una specie di cinematografo auditivo — e dimenticano che base dei cinema è l'occhio e base della radio è l'udito, e tentano perciò di confondere l'uno e l'altro come se fosse possibile confondere l'opera di Dio. La parola può far vedere; ma è un altro vedere: non è 11 vedere dell'occhio; è 11 vedere della fantasia. Ora quest'altro vedere, che è di natura artistica, può essere agevolato da altri elementi della stessa natura, non da elementi obiettivi quali il rumore dell'acqua, il rumore del vento, 11 rumore del treno e via dicendo. Nessun'altra arte meglio della musica può accoppiarsi alla parola per conferirle dignità e significato artistico: U resto son trappolerie di dubbio gusto e di nessuna risonanza. La tragedia scesplriana, che è per se stessa una grande .opera, acquista, con la musica di Berlioz che sottolinea i sentimenti e crea l'atmosfera, un fulgore raro e misterioso ,, In cui è facilmente riconoscibile "- segno prepotente del grande spettacolo darte. i - e e a Averci pensato e averlo voluto va ascritto nel libro d'oro della nostra radiofonia. Il fatto dimostra che, svincolato ormai dal mestiere, il nostro teatro radiofonico intende affidare sue fortune alle più nobili concezioni dell'arte e avviare le nostre trasmissioni teatrali per vie ampie e chiare, con l'evidente proposito di educare il pubblico, selezionarne il gusto e trasferirlo su un plano di più accorta intelligenza. Ottimo proposito, che cosi si crea e si afferma una tradizione, cosi si alimenta la fiamma inestinguibile della poesia. E passiamo all'esecuzione. Io personalmente, ho per Rina Morelli una ammirazione senza limiti: la giudico, fra le giovani, la giudicare dalla voce, che, alla radio, altri elementi non abbiamo —non sempre mi è piaciuta. Tutte le Giuliette di questo mondo — quelle che abbiamo conosciuto; e son pochine che la tragedia scespiriana non è frutto di frequenti stagioni — dimenticano una cosa semplicissima ed essenziale: che Giulietta, cioè, è una ragazza di quattordici anni. La sua, e quella di Romeo, è la tragedia della pubertà che si manifesta ingenua e prepotente, innocente e impudica, candida e conturbata. Prima fu il sesso. L'incontro di questi due giovani ci fa pensare all'Incontro del primo uomo e della prima donna; il loro peccato ha tutto il candore del peccato originale (la malizia — dice San Francesco di Sales — è il peccato) tanto sonò elementari, spontanei, proprio senza malizia, i loro discorsi e i loro atti. L'incanto di questa tragedia consiste appunto nella sua giovanile esuberanza, nella Irriflessione, nell'abbandono alle fòrze delta, natura, nella fiducia, nella sicurezza anzi che nulla potrà resistere a quell'amore consacrato dal reciproco dono della vita e che, non potendo vivere, sceglie la morte. Un tragico istinto, un ca-r o e e e pricclo quasi di ragazzi che racchiude in sé l'umana perfezione di un grande sentimento. Ora se non si sente che Romeo e Giulietta son ragazzi, sempre, senza discontinuità e senza forzature, questa diventa una tragedia sadica, o un fatto di cronaca passionale. Se manca la casta virtù primitiva, l'edificio crolla. Non sempre Rina Morelli è riuscita a dare questo imprescindibile carattere al personaggio di Giulietta. La bellissima terza scena del quarto atto, tipica di una ragazza che ha paura di quello che deve fare — una cosa veramente più grande di lei: sfidare la morte — è stata urlata, senza ragione. A sentirla, il signor Masoch avrebbe gongolato. Noi, che non siamo tanto cattivi, avremmo preferito accenti più semplici e umani, un palpito, un tremore, un -attimo di femminile abbandono. Ne avremmo goduto come di una conferma dell'umanità di Giulietta e della nostra. Può parere un paradosso, ma Rina Morelli ha recitato troppo bene la parte di Giulietta, con troppi accorgimenti e con insinuanti sottolineature: l'avremmo preferita giù istintiva, più spontanea, meno " rava ma più aderente alla natura e al carattere del personaggio, perchè — altro paradosso? — le parti come quella di Giulietta non si recitano: o si sentono, e allora il recitarle è facile, o non si sentono e allora il recitarle, far vivere cioè il personaggio nella sua consistenza poetica, diventa impresa difficilissima e quasi quasi senza speranza. Per questo forse la storia del teatro di grandi Giuliette ne registra ben poche. Ma Rina Morelli potrebbe essere l'ideale se si ricordasse sempre di avere, nelle vesti di Giulietta, quattordici anni non compiuti. E magari quindici; ma non più di sedici, altrimenti Naturalmente chi ha figurato magnificamente è stata la nutrice: Bella Starace Salnati. Una grande attrice e una parte fatta. Eccellenti Nella Bonora, nella parte di Madonna Caputeti, Memo Benassl, .un Mcrcnzio di alta classe, Giovanni Cimara, Tino Erler, Mario Gallina, Fernando Sotteri, Aldo Silvani, un frate Lorenzo di bella dignità, e gli altri tutti. Rossano Brazzi, che era Romeo, ha, detto eloquentemente la sua parte, ma non l'ha vissuta. Forse per 11 pregiudizio che alla radio 1 attore non si vede? Ma si sente. Ora quando Baldaaaare — tanto per fare un esempio — annunzia a Romeo le grandi novità che si son verificate a Verona, e la morte di Giulietta, sembra che garll al muro! Romeo è assente. 1 sveglia quando giunge 11 momento di dire la sua battuta Difetto di regia? Può darsi. Guido Salvini, Impegnato al Magio fiorentino, non ha potuto deIcare a questa edizione dell'opera scesplriana che due sole giornate. In due giorni non si fanno miracoli. Anzi anzi siamo meravigliati come, nel complesso, lo spettacolo sia riuscito cosi attraente e, in un certo senso, abilmente fuso e disinvolto. CI resta a dire della versione italiana di Paola Ojetti. Basta la scena della morte per capire con quanta felicità Paola Ojetti abbia saputo trasfondere nella nostra lingua la poesia scesplriana: non si tratta più di traduzione, ma di ricomposizione in stile e unità. Opera di poeta, cioè. L'orchestra e il coro dell'EJ.A.R., sotto la fulda di Fernando Previtali, anno eseguito le musiche di Beriloz, scritte appunto cento anni fa, con perfetto stile e indubbia efficacia. * * Il 4 giugno andrà In scena al Teatro della Pergola, a Firenze, la Cenerentola di Massimo Bontempelli, interprete principale Laura Adsni. Per questo suo lavoro Bontempelli ha scritto anche le musiche di scena. La nascita dt questa commedia è stata alquanto avventurosa. Sollecitato da Mario Labroca, soprintendente al Maggio fiorentino, Bontempelli promise, nel maggio del 1938, di trarre dalla favola di Perrault una commedia per il Maggio. In dieci giorni difatti, egli scrisse 11 primo atto e parte del secondo. Poi fu una lunga pausa. Nel 1939, a Venezia, Eontempelll riprese la commedia, ma la abbandonò quasi subito; e fu nel 1941, dietro pressanti sollecitazioni di Labroca e di Laura Adani che il nostro scrittore si rimise al lavoro in una villa tra Pi» stoia e Firenze. Ma; proprio mentre egli si recava a Firenze per legger la commedia compiuta a Labroca, avvenne un colpo di acena: Bontempelli lungo 11 viaggio smarrì il dattiloscritto. Fortuna volle che un contadino lo ritrovasse e lo riportasse al proprietario, 11 quale, la sera del 14 novembre scorso, potè cosi darne lettura. * * - Dal 1° al 14 giugno avrà luogo al Teatro delle Arti di Roma una rassegna nazionale delle compagnie minime di prosa, allo scopo di vedere se, tra tanti attori che battono la provincia, si trovino elementi degni di maggiori imprese. La commissione giudicatrice è presieduta da Ermete Zacconl. SI tratta, se non erriamo, di una prima fase di quel « censimento delle attitudini » di cui s'è fatto pròmotore Lorenzo Ruggì. Prima fase che ci sembra la più acconcia e la più opportuna, perchè Indubbiamente guittalemme può dare piacevolissime sorprese. CI sono tanti ottimi attori in quelle compagnlole che stentano 11 pane di qua e di là, e sono pur tanto benemeriti del teatro, che scovarli è opera socialmente e artisticamente meritoria. s. s.

Luoghi citati: Firenze, Roma, Venezia, Verona