Il posto disertato

Il posto disertato Il posto disertato Credeva fosse il lattaio, andò, lentamente, ad aprire: ai trovò davanti sua moglie. «Guarda..., Tu!...». Vide la'valigia che lei trascinava, si precipitò a prendergliela di mano. «Anche la valigia!..'. Dunque non vai più via, rimani... Per sempre?...»- La moglie, che si era seduta accanto alla tavola, annuì con un lento cenno della testa. Poi si levò il cappello « se lo tenne Bulle, ginocchia, mostrando il viso arrossato come Be fosse stato lambito da una fiamma e da essa qua e là consunto, con un che di trafelato, di anelante, che facnva pena. Lui non, le toglieva lo sguardo dai capelli: tutti grigi. Ella era una vecchia ormai, ben diversa da quella donna che solo tre anni prima portava con una specie di baldanza la sua florida maturità. E' che tre anni prima viveva lì,' fra loro, Gabriella, la loro unica figliuola, che l'amore non aveva ancora rapito. Poi era venuto, purtroppo, e lei si era sposata partendo subito con Dario per andare ad abitare in un'altra città. E un anno dopo era morta. Era etato allora che la madre, abbandonando casa e marito,, aveva voluto stabilirsi presso il genero, affermando che egli solo aveva bisogno di lei, e che questo era il suo dovere. Il marito non'aveva, allora, aperto bocca... E non apriva bocca nemmeno adesso, mentre lei, posata la borsetta sulla tavola vi poggiava sopra le mani, reclinando la testa e lamentandosi con voce dolorosa: «Faceva un caldo in treno!... E queste scale come sono alte!... Non ne posso più... ». Bruscamente, alzò gli occhi. «Non mi domandi nemmeno perchè me ne sono venuta via?...» Il marito stava zitto. «Allora te ne parlerò io. Sono venuta via, scappata, si può dire, perchè Dario si è innamorato di un'altra ragazza e presto o tardi, ma probabilmente. presto, la sposerà. Cosicché possiamo concludere che la nostra Gabriella adesso è morta davvero. Hai capito?». A testa china il marito taceva «Non dici if011a?.v Già tra voialtri uomini vi capite sempre. Penserai magari che è naturale, umano, fatale... Voialtri nomini non sapete che cosa voglia dire soffrire... E' facile per voi promettere, giurare, ma poi!... Che cosa non aveva promesso, giurato Dario a Gabriella?... So io che cosa disse al suo . letto di morte.so io in che disperazione si trovò non appena, fu solo....Si aggrappava a me, non voleva più che mi -muovessi dal suo fianco. Ero sua! madre, ero la sua provvidenza, ero tutto per lui... Così diceva. E che cosa non facevo-rò. pereWi' non' 8en« tisse tanto la sua, la nostra sventura... Dio mi dava la forza, Dio mi dava l'ispirazione... Ed era come se la nostra povera cara fosse ancora tra noi... Dopo tutto Dario non era neppur più tanto giovane, la memoria di una creatura come Gabriella non avrebbe dovuto bastare per sa zi are il suo cuore?... Alla casa provvedevo io, a levargli i pensieri fastidiosi _ io. Poi ad un tratto eccolo diventato diverso; veniva a casa tardi, tutto stranito, non, mi parlava più, era sempre distratto, usciva subito dopo cena e si vedeva che la mia presenza gli dava un fastidio!... La sua Segretaria, capisci?... Ma sì, una ragazza che lavora con lui non so da quanti anni e lui fino ad ora non s'era mai neppure accorto che fosse una donna. Adesso, tutto a un tratto.. Me l'ha portata a casa... E su bit-o si è, messa a spadroneggiare. Figurati I Non ho aspettato al tro. Ho pianto lacrime di san gue, ma poi ho preso le fotografie della nostra povera cara. Tutte !... Le ho lì nella valigia. Ed eccomi qua». Ci fu un lungo silenzio, du rante il quale entrambi guarda' rono la valigia come una cosa viva. E dopo ella si alzò e stancamente si avviò alla camera da letto. Un'impressione strana che ebbe entrando le fece chiedere con voce irritata: «Ma l'OrsoJa dov'è?». Era la loro donna di servizio. « Non c'è più ..— disse il marito venendo umile sulla soglia — da tanto i. «Come, da tanto?...». « Quasi subito dopo la tua partenza se n'è andata... Aveva trovato un posto doveva pagavano di più... E poi diceva che qui si annoiava: tutto il .'giorno, sola...». * «Dopo quel che m'aveva pròmesso, giurato... Anche quel la!... E tu come hai fatto?». «Non son stato capace di trovarne un'altra, è difficile... Mi ha aiutato un po' la portinaia... Per il resto ho fatto da me». «Da te, che idea!...». Provava una specie di stupore sdegnose nel guardarsi attorno. Tutte Te sue cose sembravano deteriorate, logore, sciupate dalla polvere e dall'incuria ; si capiva che il poveretto aveva fatto quel che aveva potuto, ma non son cpqe facili per un uomo i lavori di casa, per quanta buona volontà egli ci metta. «La nostra povera casa... Ora capisco perone mi ha fatto nell'entrare una così brutta impressione... L'hai lasciata ridurre in un bello stato... Non dico mica che sia colpa tua...Tda quell'Orsola!... ». Anche questa volta egli tacque e fu allora che ella lo guardò bene per la prima volta dacché era tornata. Lì, sull'uscio, così dimesso e triste, aveva qualcosa che stringeva il ouore. Anche lui era tutto grigio, ma, più ancora di lei, aveva scritto sul viso tutta la disperata malinconia di una solitudine ingiusta a cui era stato bruscamente condannato. Eppure anche a lui ella aveva promesso, giurato compagnia e assistenza. E poi l'aveva lasciato, aveva mancato al suo dovere, e disertato il suo posto. Che aveva mai fatto, gran Dio, nell'esaltazione del suo dolore 1... Timidamente si avvicinò al marito; la devastazione del suo viso la fece piangere. Lei che aveva detto che gli uomini non sanno soffrire!... Disse piano: «Mi perdonerai mai di averti lasciato così, per tanto tempo?*. «Adesso sei tornata*, egli disse. E si asciugò gli occhi col dorso della mano, furtivamente, perchè lei non 6e ne accorgesse. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi