Il piano e la strategia del Cremlino rovesciati dalle fulminee contromanovre tedesche

Il piano e la strategia del Cremlino rovesciati dalle fulminee contromanovre tedesche IA INI N Il piano e la strategia del Cremlino rovesciati dalle fulminee contromanovre tedesche Le concezioni dello Stato Maggiore russo nel 1941 e in questo inizio di campagna del 1942 - Questa volta insieme alle masse di armati sono chiuse nella sacca colossali quantità di carri armati e cannoni: e non ne usciranno più (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Fronte di Karkov, 27-maggio. Dopo la battaglia d'arresto a sud-ovest di Karkov, von Bock passa deciso al contrattacco. Siamo al settimo giorno dell'offensiva di Timoscenko; la battaglia entra in una fase nuova. La delicatezza dell'argomento ed il segreto militare non mi permettono di descrivere nei particolari la contromanovra di von Bock, contromanovra ancora in atto sebbene ormai nella fase conclusiva. Dirò soltanto che essa si svolge tutta a sud-est di Karkov, ad oltre sessanta chilometri dall'antica capitale ucraina fra i fiumi Izyum esattamente, e Barankova; si è soffermata per alcuni giorni attorno a villaggi spazzati via, inceneriti, volatilizzati dalla guerra e di cui non rimane neppur piti il nome, tizzoni spenti e ceneri e qualche esile muro che il frimo vento butterà a- terra; si sviluppata e sta sviluppandosi su direttrici varie, spesso intersecatesi fra di loro. Un intrico di azioni Perchè, più che una manovra vìnca, questa di von Bock è un susseguirsi di manovre l'uno, più, prestigiosa dell'altra, Vuna più impensata, e talvolta più azzardata dell'altra. Tutte sono preparate, condotte e guidate con una apparente spregiudicatezza che in realtà non è spregiudicatezza, bensì è arte di fare la guerra, pòche idee ma chiare senza cristallizzarsi su vecchie formule, senza perdersi nel dedalo delle teorie scolastiche, adattandosi invece con velocità fulmìnea alle condizioni di tempo e di luogo e molto contando sul proprio genio inventivo, sulla propria organizzazione logistica, sul propri mezzi, sul coraggio e sulla dedizione delle proprie truppe. Simili manovre mirano tutte a sorprendere il nemica, a stordirlo con il loro succedersi, a nascondere i propri piani; ma mirano altresì a guadagnare tempo onde permettere alle divisioni di rincalzo e soprattutto alle artiglierie medie e pesanti di farsi sotto. E vengono su, queste divisioni di rincalzo e queste artiglierie, riempiono tutte le strade segnando la loro marcia con una 'lunga nube nera, che la terra di Ucraina con pochi giorni di sole torrido si è essiccata e ora si dissolve in quella polvere impalpabile ma vtscida che tinge i capelli di una canizie grigia, spalma il volto di una maschera opaca su cui rilucono soltanto, come sulle facce dei negri, piccoli occhi cisposi e candide fife di denti. Le colonne camminano. Nulla le ferma. Nemmeno l'apparire dei Super-Rata. AR'appartre dei Super-Rata infatti, non una sosta e nemmeno uno sbandamento nelle colonne. Sanno, questi uomini madidi di sudore e neri di polvere, che su in cielo stanno di guardia i Messerschmldt da essi intfavveduti appena attraverso il polverone, ma di cui conoscono ti caratteristico ronzìo che al loro orecchio suona lene e dolce come voce amica. Le colonne camminano. Su occorrono artiglierie medie e pesanti, occorrono sempre armi anticarro e fanterie di rincalzo. Oltre i fiumi Isyum e Barankova, infatti, si è forma' ta una grande sacca, una sacca diversa da tutte quelle dell'estate e dell'autunno scorsi, perchè i reparti sovietici rimasti ingabbiati sono composti esclusivamente discorri armati e di autoblinde, il grosso cioè dell'Armata corazzata di Timoscenko e gran parte delle sue riserve che il maresciallo sovietico infaticabilmente immise nella battaglia con la speranza di attuare vittoriosamente per la prima volta, dopo undici mesi di guerra, quello che fu l'imperativo categorico della dottrina militare sovietica e che il Manuale di campagna bolscevico sintetizza così: t Riportare • la vittoria decisiva distruggendo il nemico, questo dovrà essere l'obiettivo principale dell'esercito qualora V U.R.B.B. dovesse- scendere in guerra. TI solo mezzo per raggiungere tale fine è la battaglia. E la battaglia, da ricercarsi instancabilmente, deve attuarsi in una ardita, impetuosa rapidità e decisiva pressione m massa di mezzi corazzati ». La tattica del ritirarsi Lo scorso anno, all'atto pratico, i russi, pur avendo mezzi corazzati colossali e tutte le armi sussidiane, non riuscirono a svolgere il loro piano offensivo, prevenuti come furono, dalla fulminea azione di Hitler e dall'avanzata delle divisioni corazzate germaniche. Tuttavia la dotazione di carri, lo spirito aggressivo di cui era impregnato tutto il meccanismo militare sovietico permisero al Comando russo di opporre alla rat tica tedesca l'unica tattica suscet Ubile di ritardarne l'avanzata e di ritardarne il successo finale, solo ' perchè l'esercito russo era impregnato da questo spirito offensivo e datato di mezzi più offensivi che difensivi, i sovietici, diversamente da quanto era accaduto in Francia, poterono neutralizzare in parte le puntate in profondità delle colonne celeri e corazzate predisponendo in profondità dispositivi ugualmente celeri e corazzati; poterono, dopo ogni scacco, manovrare subito in controffensiva, impedendo all'avversario di trarre i massimi vantaggi dalla sua superiorità qualitativa e tattica, e infine poterono disi ui bario, distrarne V azione e aopnqpllrlmndvdcIscddiaprfng e e o e ' a è a n a o e a e e o e o r i n e i i a a a o e a , i e spesso ostacolarne la riorganizzazione e l'assestamento. Simili risultati, ad un certo momento, fecero balenare agli occhi dell'alto comando sovietico la possibilità di applicare una tattica « alta Kuzutof », una tattica, come diret rimodernata, adattata ai tempi nostri. Siccome un esercito motorizzato come quello tedesco e logisticamente attrezzato in modo perfetto, poteva ridersi del vuoto, del deserto', cioè del tradizionale sistema seguito dall'esercito russo che si ritira nel più profondo del paese tutto bruciando e distruggendo davanti all'invasore, l'alto comando sovietico perciò pensò di ritirarsi applicando quella particolare strategìa russa della terra bruciata onde attrarre cosi nell'interno del paese l'avversario, ma di-renderc nello stesso tempo la marcia di questo avversario verso l'interno più difficile possibile, di renderla lunga e estenuante, di insidiare le retrovie con i partigiani e i paracadutisti, di logorare in breve le forze e dissanguarlo al massimo. Di qui i contrattacchi continui e le continue insidie nei mesi di agosto, settembre, ottobre e novembre, di qui l'azione ostinata delle retroguardie, di qui le sacche « ritardatrici ». Immense perdite nemiche Poco importavano al comando sovietico le perdite di uomini. Anche nella proporzione di tre a uno, di quattro a uno nei confronti dell esercito tedesco, la superiorità in uomini sarebbe sempre rimasta ai russi ed avrebbe avuto il suo peso nella stagione invernate. In realtà la proporzione delle perdite fu superiore. Calcoli al riguardo non sono possibili, ma non è esagerato affermare che fu perlomeno di sei a uno. Ma dove le perdite superarono le più pessimistiche previsioni dei capi sovietici, fu nel materiale: aeroplani, carri e artiglierie, e Utperdita più grave non messa in bilancio dal Qomando sovietico fu quella del bacino del Donez con le sue miniere, i suoi altiforni e le sue fabbriche di armi. L'offensiva invernale sovietica fu comunque una cosa perfettamente russa che restò nello spirito delle tradizioni russe. Ma essa fu ugualmente il corollario sfortunato della moderna strategìa della « terra bruciata ». Fallì perchè la sproporzione delle perdite nelle battaglie dell'estate e dell'autunno ebbe il suo peso, oltre, bene inteso, al peso che ebbero lo spirito di adattamento dei soldati tedeschi e alleati; la perfetta organizzazione dei servizi logistici e il pronto ripristino delle ferrovie e delle strade da parte germanica. Con la primavera, per non essere prevenuti dai tedeschi, i capi bolscevichi decidono, dunque, di applicare una buona volta quello che fu il cànone della strategìa militare sovietica. A quanto riferiscono i prigionieri, all'inizio dell'inverno, per due terzi l'armamento corazzato viene ritirato per essere revisionato, modificato e rinforzato: le officine di Gorki, di Stalingrado, di Novo-Biberisk lavorano le ventiquattro ore detta giornata. Carri anglosassoni giungono via Iran-Iraq, altri scendono da Murmansk. I conduttori sono sottoposti ad un addestramento intenso. Come settore d'attacco viene scelto, quello suscettibile di maggiori sviluppi nel campo strategico e di maggior sfruttamento nel campo politico. E ta direzione delle operazioni è assunta personalmente da Timoscenko, colui che nella scorsa estate si dimostrò il miglior generale sovietico. A metà aprile, la ricognizione tedesca rUéva i primi arrivi di carri nel triangolo VovschanskyPiluiki-Kupsiansjk. Successivamente i carri si concentrano nella zona di Frunse. Il li maggio, dopo una finta nella regione di Graivorn, a nord di Karkov, l'attacco si scatena a sud dell'antica capitale ucraina su due direttrici: verso Mercza e verso Islum. Esso muove da una violenta spinta iniziale in massa per mezzo dei carri d'assalto, cui dovrebbe seguire il peso decisivo delle divisioni motorizzate. I sovietici registrano qualche risultato. Gruppi di carri riescono a incunearsi nel dispositivo tedesco, ma non lo travolgono. I carri a vanzati resistono. La linea germanica è una grande fascia eia stica che sotto furto cede in qual che punto, ma non si spezza. Frenato' su Mercza, Timoscenko porta tutto il suo sforzo su Isium. Frenato anche qui, egli cerca di appioppare un colpo su Barankova. Il martello gli si spez za nelle mani. Testardo accanimento La principale caratteristi&P di questa offensiva di primavera è senza dubbio l'entità delle forze corazzate. Ma altra caratteristica è l'insistenza selvaggia, l'ostinazione pazzesca con la quale vengono immessi nella lotta, a gruppi, i carri e l'accanimento testardo con il quale questi gruppi si battono. A nord di Isium una bri- 2ata di quattrocento carri, dopo primo urto, -viene ridotta a tSO. Bi ricompone e ripete l'assalto. Perde altri HO carri. I novanta superstiti non si danno per vinti Ripartono all'attacco. Più che con la massa ormai intendono fare urto con la volontà. Bono ridotti a dieci. Questi dieci, braccati da ogni parte, piuttosto che arrendersi, preferiscono farsi saltare. L'accanimento testardo di que svNEgvgnscqitolbipmtKoI'd sti uomini non meravigli! Io ho visto dei prigionieri. Pochi, in complesso. Ma sono tutti russi. Nessun mongolo, nessun tartaro. E non « il martire grigio », il contadino russo, cioè, che non sa perchè versi il suo sangue e. perchè debba morire. I prigionieri mi di-, cono che essi e i loro compagni, ?'uelli morti e quelli che combatano ancora, sono operai specializzati di Mosca, di Gorki e dei grandi agglomerati industriali so vietici. Qualcuno usci da Pietrogrado. Affermano di essere comunisti convinti e aggiungono di essere stoti tolti dà delicati incarichi politici e tecnici appunto per questa offensiva. In un carro orinato, di 64 tonnellate, tra le carte bruciacchiate, io ho ttovàto un ordine del giorno firmato da Stalin. Dice tra l'altro: « Voi siete le brigate d'assalto del proletariato internazionale intraviste da Lenin per il trionfo della rivoluzione mondiale ». La conferma, appunto, di quanto i prigionieri mi nan- no détto. E il materiale di cui questi uòmini disponevano, è eccellente. Ho detto più sopra che, all'inizio dell'inverno, per due terzi l'armamento corazzato venne ^ritirato dalle linee per essere modificato e rinforzalo'. La corazza del T. 35 da 6$ tonnellate venne portata da 19,60 millimetri a £2,50, » cannoncini da 37 sostituiti ■ con cannoncini da 45 e, affinchè la velocità di 28 chilometri non do- era dimostrato troppo lento, venne sostituito, nel modello III, il cannone da 152 con uri cannone da 76,2 e rinforzata la corazza da BO a 22,50. Modifiche analoghe vennero apportate ai carri medii e leggeri. I perchè del fallimento A questo punto viene naturale una domanda. Come mai, con simili carri nuovi o modificati sostanzialmente, con soldati tecni- camente efficienti e animati da grande spirito combattivo, Timoscenko non riuscì a raggiungere i suoi obiettivi, ed ora vede il resto delle sue forze migliori dibattersi in una stretta mortale, incapaci perfino di tentare una manovra di svincolamento T Le spiegazioni sono numerose. In primo luogo, le nuove armi anticarro germaniche, i cui proiettili, lunghi e puntuti come spilli, bucano le corazze di 22 mtlli metri come fossero di legno. E poi la superiore concezione tattica e strategica di von Bock. Di fronte a così alta abilità ma novriera, Timoscenko, come la scorsa estate, dimostrò in questa offensiva di non saper manovrare con uguale elasticità e di non possedere un così sviluppato con cetto operativo. In questi undici mesi di guerra contro il boheevi smo, una cosa risulta: ed è che i tedeschi, pur cosi precisi e profon di nell'arte bellica, impararono sempre qualche cosa in ognuno dei combattimenti sostenuti < continuano ad imparare e a trarre profitto, mentre i russi continuano instancabilmente a ripetere i soliti errori. Von Bocfc, senza dubbio, si ricorda delle note avu. te sulla strada di Mosca dai'contrattacchi e dalle reazioni savie tiene contro le sue colonne corazzate. Per. ogni evenienza, guindi, egli riorganizzò i reparti speciali di « distruttori dei carri », li dotò di nuove armi, li perfezionò nell'arte difficile di disturbare sui fianchi e sul tergo il nemico, di fra i carri armati che rottura e le fanterie che seguono per sfruttare il successo di scompaginarne il dispositivo d'attacco e frazionarne l'azione offensiva. L'offensiva- ,di Timoscenko in realtà venne minata fin' dall'inizio dai reparti di genieri distruttori e dalle mobilissime artigliel'e anticarro. Timoscenko, che nell'estate e nell'autunno dello scorso anno, più che sull'iniziativa decisa aveva contato su reazioni c iniziative condotte con forze e spesso con abilità, ma sempre ridotte, lente e incerte, e motto aveva contato sulla massa del proprio fuoco, dei proprit" mezzi e sul muto valore animalesco del soldato russo che non viene impegnato a vincere ma a morire, a Karkov, di fronte alla reazione germanica, non seppe concepire per uscirne, per svincolarsi, alcunché di geniale se non mandando nella fornace incande scente carri su carri; e, in contraddizione col presupposto del proprio piano basato su una ir mente stoccata iniziale, lasciò che la propria azione offensiva si diluisse, si spezzettasse in diecine di ridotte azioni isolate. In terzo ed' ultimo luogo entrò in giocola mancanza, infine, di un vero senso di adattamento al terreno da parte degli ufficiali e dei carristi russi ed una esperienza più teorica che pratica della guerra di carri manovrata. Ufficiali e carristi, come ho detto, erano operai specializzati, staka novisti, fanatici del partito e con tinuatori delle brigate operaie di assalto; gente, insommo, capace di tutte le audacie e di tutte le temerarietà, eccellendo senza dub bio nella guerra M'insidia dove il coraggio individuale è tutto, meno eccellendo nella guerra mano vrata dove il coraggio solo non basta ma occorre possedere sangue freddo occhi intuizione e prontezza, tutte doti estranee alle qualità istintive del russo e che il russo, anche il più evoluto, riesce ad assimilare lentamente e con difficoltà. Trascinati, quindi, dal loro stesso entusiasmo, essi non si dimostrarono trascinati nell'azione tattica, furono lusingati dal particolare e nelle fasi successive della battaglia si lasciarono prendere e trascinare dalla tattica germanica, cooperando essi stessi, con il loro -impeto non controllato e con il loro coraggio esuberante, a provocate quello spezzettamento della massa d'urto che fu la. causa fatale del fallimento dell'offensiva di Timoscenko. Paolo Zappa

Persone citate: Hitler, Lenin, Novo, Paolo Zappa, Stalin

Luoghi citati: Francia, Mosca, Murmansk, Pietrogrado, Stalingrado, Ucraina