Mio padre e il pecchione

Mio padre e il pecchione DIARIO D'AMORE Mio padre e il pecchione II giorno che compii i sedici anni, mio padre mi prese in disparte, e cosi mi disse: — S'approssima per te, figliuolo, l'età dell'amore. Come verso la fine di febbraio s'avvertono nel cielo ancor tempestoso i primi misteriosi segni di primavera, cosi io scorgo in te, pur innocente ancora e lietamente scorrazzante sui prati, nuove ombre e nuove luci; improvvise tristezze, inusitato IWtipeggiar d'occhi,. stupori insoliti, irragionevoli allegrezze, e spesso ti sorprendo in. ascolto- di lontani, misteriosi ricalami. Jori, alla vista della giovane Bettina, tua compagna di giochi, trascolo rasti, e nel silenzio del prato udii distintamente battere il tuo cuore. Non poche volte tu poni l'orecchio a terra alla maniera indiana, per sentire se arrivano principesse. Anch'io, a sedici anni, ponevo l'orecchio a terra, e udivo lievissimi scalpiceli di passi di principesse sfioranti appena l'erba del prato, tant'erano leggere. Non è cosìT -— Padre rnio — diasi — è cosi. Mio padre aggiunse: — Altre volte tv deponi rosse foglie, a due a due, sull'acqua dei ruscelli, e provi uno stringimento al cuore nel vederle allontanarsi. Ti chiedi: dove vanno t Ohe faranno f Arriveranno insieme al mare, o ne arriverà una sola, povera foglia rossa che ha perduto la sua compagna t Non è cosit — Padre mio -r- dissi — è così. 10 spero ardentemente che arrivino •insieme al mare, e, giuntevi, si trasformino per incanto in grandi barche dalia-vela rossa, e in eterno 11 vento le sospinga, e nulla possa la tempesta contro di loro. — Bravo — esclamò mio padre. — E nei riguardi delle api che cosa pensi t Riflettei un poco, poi dissi: — Provo una grande simpatia per le api. Invidio la loro vita, e talvolta immagino di diventare un'ape e di presentarmi a un alveare. Mi viene incontro la portinaia. € Scusate > le domando «non ci sarebbe lavoro per mèi Vorrei essere ammessa tra di voi e passar la vita da un fiore all'altro. Vi prometto che farò buon miele e buona cera ». Afa il mio vero scopo è un altro. — Lo so — disse mio padre. — Prosegui. — Il mio vero scopo è quello di Inseguir la regina. Nel mese di maggio, quando la natura è in /iore, e l'aria, sui margini delle siepi, trema riscaldata dal sole, le regine volano in alto, e cento pecchioni innamorati la seguono... Dunque — disse mio padre — non vorresti essere ape, ma pecchione. — Bì, pecchione. E inseguire, a gara coi cento miei compagni, la regina, la quale, ronzando — e quel ronzio è un canto d'amore — vola diritta verso il sole, e le sue irti sembrano di cristallo, e la sua bocca è dolce di freschissimo polline, ,t . — Jfa di cento pecchioni — esclamò mio padre — solo uno la raggiunge. Gli altri muoiono nel folle volo, bruciati dal sole. — Che importa f — gridai. Io sento che se fossi pecchione, non morirei. Raggiungerei ìassù, vicino al sole, la regina, e... Chinai il capo, arrossendo. Mio padre mi carezzò sui capelli. — Pecchione — mi disee. Anch'io, all'età tua, volevo raggiunger la regina. Ma è un sogno. Non si raggiunge nulla di quello che si desidera. Te ne accorgerai all'età mia: — Afa — risposi — non * detto che se non la raggiungesti tu, non la debba raggiungere io. C'è pecchione e pecchione. —• Ogni giovane — disse mio padre — è convinto d'essere' il pecchione che raggiungerà la regina, lassù, vicino ai sole. S'accorgerà poi con gli anni della vanità del suo desiderio, e proverà l'amarezza dei fiori. Si — esclamò vedendomi meraviffliato — non tutti i fiori sono dolci, come credi. Ci son fiori amari pur tra i bellissimi che adornano i prati, e velenosi. Prese a passeggiare lungo la proda d'un fosso. Io lo seguivo. — Di cento — disse — uno solo raggiunge la regina. Gli altri novantanove muoiono. — Afa i loro corpi — dissi •— dove vanno a finire 1 Per quanto io abbia passeggiato per i pra ti, non ho visto mai pecchioni morti. -— B' vero — ammise. — Nes suno ha mai visto, tra l'erba, i pecchioni morti. — Bella — esclamai — * la morte quando è invisibile. Bimane solo l'idea della morte. Chi di noi, se fosse sicuroche il suo corpo sparisse, non morirebbe volentieri f Annullarsi, perdersi... — Bei discorsi — esclamò mio padre — per un ragazzo di sedici anni. — B' l'anima — dissi — che conta. — Si — disse mio padre — ma teniamocela qui dentro — e si portò la mano al petto — fin ch'è possibile. — Come una prigioniera. — Come un'ospite — corresse mio padre. — Bisognerebbe — dissi — ohe l'anima .avesse ogni giorno la sua libera uscita. Avvezza alla libertà del cielo, soffre costretta nell'angustia del nostro corpo. Ogni sera, dalle sei alle nove, libera uscita. msig i o e a i — Afa se non tornasse t — disse mio padre. Il sole era al tramonto. L'aria si faceva violetta, scendeva lora in cui i vecchi piangono di nostalgia, e i giovani di desiderio. —-Oh — esciamai — raggiungere la regina! — Oh — esclamò mio padre — aver potuto raggiungere la regina! Ambedue eravamo in/elici. Mio padre il doppio, perchè era infelice anche per me. Se ci fosse stato mio nonno, il triplo, perchè sarebbe stato infelice anche per mio padre e per me. Vedemmo le api tornare agli alveari, ronzando. — Ciao pecchioni — dissi. Qi passarono vicino/ parve che ci salutassero. Bisposi con un gesto della mano. Mio padre si tolse il cappello. Poi disse: — E' l'ora di tornare a casa. Già i lumi appaiono alle finestre, e le stelle in cielo. Forse in cielo, guardando le finestre, si dice: spuntano le prime stelle. Ci avviammo verso casa, pensando ai pecchioni che insegnano la .regina. Ne muoiono novantanove, ma i loro corpi non si vedono. . — Domani — disse mio padre quando fummo sulla soglia di casa — ti condurrò dal professor Bilvestrini. Bai sedici anni, è necessario che tu conosca l'amore. B il professor Bilvestrini, da cinquant'anni, è insegnante d'amore. Spero che trarrai profitto dalle sue lezioni. D'amore, è una materia importante, più del latino. Rientrammo in casa. Prossimamente vi'parlerò delle lezioni del professor SilvestAni. Mosca lpLtttslv■ :s\ ';' . V";

Persone citate: Diario D'amore, Jori

Luoghi citati: Mosca