Uno scrigno degreto: le miniere della Bosnia di Alfio Russo

Uno scrigno degreto: le miniere della Bosnia Uno scrigno degreto: le miniere della Bosnia Ma non è tornente quésta fa ricchezza della Croazia - Il grano e il granturco e le piante iiìdustriali - Le possibilità della collaborazione italo-òroata (Dal nostro inviato) ■ ZAGABRIA; maggio. Meno' d'uri anno fa 11 Ministro d'Italia a Zagabria e ,11 conte Volpi, presidente del C.omitato misto italo-croato, hanno conchlusb appunto con 1 croati diversi accordi fondamentali per gli scambi fra l'Italia e la Croazia. Gli accordi sono stati in parte realizzati durante questi ultimi mesi nelle riunioni del Comitato economico misto: ministri e funzionari croati sono spesso venuti in Italia, a Fiume a 'Venezia e a Roma, dove sono stati svolti e via via risolti vari temi. La Commissione ltalocroata doveva assolvere innanzi tutto il compito di regolare la vita economica di tutta la Dalmazia e della regione fiumana per asalcumiiiniiiiuitiiiiiitiitiiisii tniiistiiiiMìtiiiiiitiiiit) rare ài cittadini dei due paesi un e r . . e e trattamento semplificatore e. per quanto possibile uniforme e, infine, doveva provvedere allo sveltimento deglf scambi. La stessa Commissione era stata anche investita di problemi specifici come la costruzione di strade secondo un piano di finanziamento del governo croato che è stato messo parzialmente in esecuzione. L'attrezzatura tecnica italiana apporterà il suo contributo alla realizzazione di queste opere. La stessa Commissione doveva provvedere, e provvedere, allo studio dell» risorse idriche allo scopò.essenziale di utilizzarle per l'elettrificazione delle ferrovie. La Croazia non possiede certamente un alto livello di maturità economica e organizzativa e pertanto le occorre la necessaria assistenza per realizzare i principi della collaborazione con l'Italia. Il foverno croato dovrà affrontare problemi della produzione adottando i provvedimenti è le provvidenze più idonei al rapido raggiungimento degli scopi della 'collaborazione economica con l'Italia. Tra questi scopi, appunto, principali sono: il massimo incremento dei prodotti-base, il minimo consumo, il blocco dei prezzi, la difesa della moneta. L'economia croata è, come sapete, prevalentemente agricola. La natura del suolo, l'attaccamento delle popolazioni alla terra, la tradizione e Infine gli eventi politici hanno Impedito l'Impulso verso l'industrializzazione. Appunto, l'Austria una volta e la Jugoslavia un'altra, hanno preferito di mantenere un basso livello di vita e di chiudere l contadini nel cerchio della terra perchè non avessero orizzonti più vasti e politicamente più pericolosi... Il rendimento agricolo I cereali sono la fonte della vita e della ricchezza croate, a parte le enormi regioni forestali fra le quali quella bosniaca è la più importante avendo il terzo posto In Europa per la ricchezza delle selve. La valle dèlia Sava e le colline intorno sono feconde come nessun'altra terra; la Croazia orientale è altrettanto ricca di terra generosa, la Slavonla e 11 Slrmlo sono terre fra le più grasse. Tuttavia il rendimento mèdio per ettaro è scarso, appena undici quintali di grano per non parlar d'altri cereali, sebbene le condizioni della natura siano addirittura eccezionali. Il rendimento dei campi è inferiore di gran lunga a quello d'altri paesi, per esemplo quattro volte Inferiore che In Danimarca, tre volte che in Olanda e in Belgio. Le statistiche della produzione agricola non sono ufficialmente note, ma un conto abbastanza approssimativo potremo fare mettendo insieme le cifre ex-jugoslave delle province che ora appar tengono allo stato croato. A queste cifre manca 11 conto della produzione in Bosnia e nella Erzegovina che Belgrado attribuiva alla Serbia. Vedremo cosi che il granturco tiene 11 primo posto con diciannove milioni e quattrocentomila quintali (statistiche del '38 le ultime) su una superficie semi- nata di ettari 1 milione 104.175; 11 frumento seminato su 688.656 ettari ha dato una resa di poco meno di sette milioni di quintali e con il raccolto della Bosnia arriva a undici milioni; l'orzo è salito a quasi due milioni di quintali su una superficie di 205 mila, ettari; l'avena ha dato un raccolto di un milione e mezzo di quintali; il farro il miglio la segala il grano saraceno vengono in scala assai minore. Il totale della produzione cerealicola raggiunge insomma i trenta milioni di quintali tra voci principali e voci minori, su una superficie di due milioni e mezzo di ettari, contando 11 raccolto della Bosnia saliamo a 45 milioni. II consumo interno è naturalmente coperto con una notevole eccedenza per l'esportazione la quale potrebbe essere raddoppiata e triplicata se venissero adottati sistemi più razionali di coltivazione e se fossero risanate le regioni invase dalla palude. Legno e minerali Le statistiche non segnalano la produzione del legumi che è assai alta e delle piante industriali tessili e oleose che negli ultimi anni sono state coltivate con grande risultato; e non segnalano se non con molta approssimazione i prodotti dell'allevamento che raggiungono un notevolissimo livello, un paio di milioni di bovini e altrettanti suini, mezzo milione di cavalli, tre o quattro milioni di ovini. Le oche e i polli e gii altri animali da cortile salgono a cifre vertiginose, una dozzina di milioni di capi. Naturalmente 11 bestiame vive sulla terra senza consumare niente che venga di fuorivia. Un'altra grande ricchezza è rappresentata dagli alberi fruttiferi: le prugne le mele le pere le olive Sono milioni di quintali. La sola Bosnia possiede venti milioni di piante di prugne. I vigneti non sono gran che, ma danno tuttavia una buona produzione. Due sorgenti di ricchezza, una assai nota e l'altra meno, Jono rappresentate dal légno .e darmi nerall. La Bosnia, dicevamo, è al terzo posto in Europa per l'ampiezza delle sue foreste, le querele della Slavonla hanno nome mondiale, gran parte dell'Europa consuma Il carbóne vegetale croato. L'Erzegovina ha anch'essa immense foreste, e nelle" province della Sava si passa spesso lungo boschi formidabili. Nella maggior parte le foreste appartengono allo Stato, ma 11 capitale privato Investito nell'industria .del legno raggiunge qualche miliardo di kuhe. Accanto alle foreste esiste un'industria della cellulosa assai poco sviluppata. Del resto l'industria in genere è assai poco praticata e non riesce a lavorare per esempio le pelli che sono' esportate grezze. Una industria notevole è quella, della tessitura; i filati sono forniti quasi essenzialmente dalla produzione Italiana, Ma, la Croazia ha un grosso scrigno segreto, le miniere. Oro argento rame piombo manganese ferro bauxite antimonio carbone cromo giacciono dentro la terra, appena ora svelati al lavoro degli uomini. Le cifre della produzione sono assai basse perchè è mancata l'iniziativa come è mancato il capitale. CI s'è fermati solamente alla superficie, i terreni'minerari non sono stati sufficientemente esplorati, le miniere aperte sono state assai poco sfruttate. Secondo le statistiche del '37, 11 territorio di Serajcvo ha dato cinquantacinquemila tonnellate di carbon fossile e 1.015.000 tonnellate di Ugni te, mezzo milione di tonnellate di ferro, quindicimila tonnellate di minerale aurifero, un po' di ton nella te di bauxite e di -cromo. Ma queste cifre sono appesa un elemento indicatore delle ricchezze minerarie bosniache: per esempio il giacimento ferroso di Ljubia possiede più di quarantacinque milioni di tonnellate di minerale di primissima qualità; altri giacimenti identificati posseggono milioni e milioni di tonnellate di-ottimo minerale, e c'è poi la certezza di scoprire nuovi giacimenti. Centinaia di milioni investiti nelle miniere produrranno altre centinaia di milioni; e tutto il paese e l'economia europea trarranno lneBtimabili vantaggi. La mancanza di iniziativa e di capitale e anche la mancanza di strade e di ferrovie hanno impedito lo sfruttamento razionale del territorio minerario, ma le possibilità non difettano; tutt'altro. La collaborazione italo-croata dettata e imposta non solamente dalle circostanze politiche bensì dalla natura economica del due paesi potrà e dovrà risolvere questi temi che concernono anche l'ordinamento della nuova Europa la quale non è tanto ricca da poter trascurare una fonte di produzione cosi notevole. Se una solidale politica della produzione appare necessaria a tutta l'Europa, la solidarietà diventa obbligatoria quando parliamo dell' Italia e della Croazia; del resto 1 trattati e la pratica per realizzarli suggeriscono ai contraenti la massima attenzione e il più grande Impegno Per quanto riguarda l'Italia c'è solamente da dire che 11 suo posto nel Balcani le è assegnato non solamente dalla geografia ma anche dal voto delle popolazioni balcaniche le quali hanno identificato nell'Italia il necessario complemento delle loro attività economiche. Alfio Russo