C'era un angolo

C'era un angolo C'era un angolo Entrò contento, sedette a tavola, «piegò il tovagliolo sorridendo. — Una buona notizia t — disse. Finalmente bari riconosciuto il mio lavoro e mi hanno dato la promozione die mi spettava, traslocandomi a... — Nominò la città dov'era nato, con un accento di profonda soddisfazione. — Che bellezza !... — mormotò Emilia, con le labbra diventate rigide e per nascondere il suo aspetto stravolto, scappò, con una scusa, in cucina. "Una volta aVeva sentito dire che certi feriti di coltello possono ancora camminare dopo aver ricevuto il colpo, doveva esser vero, perchè ecco che lei poteva fare davanti al fornello i soliti gesti, come se nulla fosse. E le cose restavano al loro posto; come mai il mondo non crollava alla tremenda notizia?... Se ne andava, partiva, la lasciava!... E lei, che.poteva dire, che poteva fare? Nulla... Egli era venuto a casa sua un anno addietro, per caso, condotto da un amico e aveva preso in affitto la camera rimasta libera. Era stato un modo come un altro di mettersi insieme, ma era la prima volta che Emilia incontrava un uomo così buono, affettuoso e, nello stesso tempo, pieno di rispetto, come se ella fosse una donna per bene. Gli altri... Oh, non ci poteva pensare ! (Le pareva che fin da bambina, tutti e il destino stesso, l'avessero gettata a calci e a spintoni sulla strada che bisognava percorrere coi malvagi e coi viziosi. Oh, certo, ella era stata debole e colpevole, ora lo capiva e se ile pentiva con un senso di rimòrso che la lacerava. Dopo, rimaneva con le mani sul viso, muta, costernata, raccolta in un esame della sua vita, tesa in un anelito intimo che la staccava da tutto quello che non fosse Giovanni. Era amore, si chiamava amore quel modo di sentire? Le sue amiche, a saperlo, avrebbero riso, loro che giudicavano Giovanni un uomo anziano, quasi vecchio, un noioso, capaoe solo di parlare di lavoro e di dovere. Ma per lei diventava un'ebbrezza, un rapimento anche quel distaccarsi e rinnegare tutto quello che non era la sua vita attuale. Non rispondevi più a nessun biglietto amoroso, li strappava tutti prima ancora di averli letti, non voleva che nessuno la ricordasse più, pregava la Madonna che almeno quelli andati in guerra la dimenticassero davvero, le pareva di profanare con la sua sola immagine il sacrificio santo dei soldati. E alle amiche, quelle che accendevano la sigaretta mentre salivano le scale e avevano nella borsetta il mazzo di «arte con cui si baloccavano per ore a interrogar la sorte sten' dendo sulla tavola quelle loro mani dalle unghie smaltate di tosso, mori apriva neppure la porta. Fremeva di ribrezzo al ricordo di quei pomeriggi fu mosi, carichi di un tedio appiè cicoso come quei rimasugli di liquore in fondo ai bicchierini, tra le carte da gioco e i posacenere... E quelle, dietro l'uscio, a imprecare contro la sua stupidaggine, poi scendevano beffeggiandola. Povera scema, credeva durasse a lungo quella cuccagna, per aver trovato un vecchio ingenuo che non sapeva nulla di lei? Ed ecco che avevano avuto ragione quelle malvagie. Finita la delizia di starsene sola nella casetta linda e come purificata dal lavoro, simile a una moglie che attende il marito con tenera ansietà. Lui se ne andava via, e lei doveva tornare giù, nel suo inferno. Frese dal fornello il ' tegame, 10 posò su di un piatto a fiori e lo portò a tavola. Mangiavano seduti di faccia e lei teneva 11 capo chino, in silenzio. Quando credette di poter parlare senza che egli avvertisse il tremito della sua voce, chiese: — E torni a casa tua, naturalmente? — Certo, da mia madre. E' vecchia, lo puoi immaginare vedendo come son già vecchio io. — Oh, vecchio... Lui bevve con calma, posò il bicchiere e disse : — Dovresti venire anche tu. Emilia si mise a ridere in una maniera strana, come se belasse. — Io?... Ma che dici mai? Tu scherzi ! Giovanni la guardava gravemente con i suoi occhi che erano ancora tanto giovani, così azzurri e profondi. ,v— Dico sul serio. In casa mia c e tanto posto « tanto da lavorare, la mamma non può più far nulla E poi così potremmo regolare la nostra relazione. Qui ella soffocò uno scoppio isterico di riso nel tovagliolo — Oh, ma tu sei pazzo, pazzo ì Poi posò ì gomiti sulla tavola e si prese il capo fra le mani. Le lacrime, grondandole dagli occhi, le scorrevano sul viso e lei le beveva amare e calde, e singhiozzava. — Tu non sai nulla. Ma tua madre si accorgerebbe subito che io non sono una donna degna di te. 0 ci sarebbe qualcuno che glielo farebbe sapere. Perchè tu non sai chi sono e che ho fatto. Ho fatto questo e quest'altro io. Ecco quel che sono ! Gridava le sue colpe passate come se si straziasse il petto colle unghie, in un furore di autodistruzione, in un delirio di sin cerità, in attesa di vederlo iuor- ridire. Invece egli si alzò, perfrenare quella specie di "furia e vi riuscì solo con metterle le mani sulle braccia e costringen- ttola ad alzarsi. —; Io so benissimo ohi sei tu • ohe cosa c'è iu te Un angelo c'è, ecco tutto, e l'ho sempre saputo. ^L'enormità 'dell'asserzione la fece rimanere a bocca aperta, mentre qualche lacrima lenta scorreva ancora sulle sue guance. Egli glie le asciugò delicatamente. — Non lo sapevi? Ella ebbe allora un sorriso timido, puro, infantile. — Tu sapessi cosa dicono certuni di me.. — Perchè sono dei ciechi — i egli disse — e non hanno viBto ! l'angelo che c'è in te. Ma io l'ho saputo vedere, iL'accento di lui era così defì nitivo che ella trasse un sospi rone. Oh, qiiel sole che batteva sulla tovaglia!... No, così ar dente e fulgido non aveva bril lato mai. Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi

Luoghi citati: Emilia