Appunti baltici di Giovanni Artieri

Appunti baltici Appunti baltici Tra le strane cose viste e annotate nelle guerre, ecco il nome di una musica : un vafcer. Grùardo la data: Viipuri, settembre. Corre subito la mente & quel giorno e quell'ora che trascrissi il nome del valiere il luogo-, lo scopo dell'annotazione e le persone che me la suggerirono. Mi par cosa degna di comunicare «1 lettore; ed eccola. A Viipuri, viaggiando verso gli avamposti finnici affacciati su .Pietroburgo ci fermammo io e un collèfca tedesco per «aiutare il generili Oesch, un grigio soldato, : fino,' segaligno, perfetto parlatóre di sette od otto lingue, finnico di origini svizzere. Oesch aveva conquistato Viipuri, e condotta la battaglia dell'Istmo di Caretta con un'andatura di corsa veloce. Chi ha letto le mie cronache di quel tempo se ne ricorderà. In quell'intrico tremendo di foreste é di laghi, dal Ladoga al Vuolesi, allacciando e avviluppando i russi nel cordame delle sue leggere colonne di fanti in bicicletta, .Oesch seppe vincere una complicata e difficile partita. Alcuni giorni prima ero stato a vederlo al suo quartiere generale in un bosco presso Mainila, ed egli m'aveva lungamente parlato della manovra, della marcia finnica continua e stringente come una gara di olimpiade. Il suo dire, il suo fare, i risultati della sua strategia avevano convinti tutti dell'arte sua e non ci s'aspettava che dovesse ancora sorprenderci per un altro verso e qualità. — Di Viipùri — disse — conoscete tutto, e l'avete, vista eia. due* settimane fa.'Non è caso che v'accompagni a farvi gli onori di queste macerie. Nulla di nuovo, nulla di nuovo — aggiunse — tranne che adesso non saltano più edifici in aria. Val la pena di ricordare a questo punto quanto i hiBsi, lasciando la capitale dell'Istmo di Caretta, avevano combinato mediante taluni diabolici ingegni. Bruciato e demolito tutto, compiendo con metodo e sottigliezza ciò che allora mi venne di definire l'assassiiiio di una città, si lasciarono dietro alcuni quartieri di abitazione perfettamente intatti (ed anche^ ammobiliati e riforniti) perchè subito arrivati i loro nemici vi si andassero a metter dentro, lieti di trovarli in eòeì buono stato. S'osservò — ahimè — non senza la spesa di molte vite umane, di qual genere fosse quella benigna distrazione. All'improvviso a senza apparente manovra di chicchessia quegli edifici esplodevano come gusci d'ova franti da possenti mine murate dentro ie fondamenta. Ma chi e come accendeva quelle mine, e di quale specie e6se fossero non parve possibile assodare. Sgomberati subito;soldati e operai, l'ossame della città venne lasciato deserto e -proU bito. In questo periodo, a intervalli irregolarissimi, saltarono altri edifici e sempre sotto l'impulso delle misteriose mine. Si venne così a creare una suggestione orribile attorno a Viipuri e la si guardava di lontano con binocoli, come se lo spettro del terremoto l'abitasse solo e domi-, nante, assoluto padrone di quelle mura rosicate dall'incendio, di quelle polverose macerie di qua e di là distese sulle rive dello stretto golfo, tratto tratto apocalitticamente animate dal sussulto di un poderoso vulca- VolzerAnismo. Quando si fu certi che il Castello svedese non sarebbe saltato (e per varie ragioni i russi ritennero inutile minarne l'enorme e vuota mole) gli osservatori si trasferirono sul suo tetto / di piombo e continuarono a scrutare il mistero delle mine. Qua e là s'aprivano crateri, sempre a imprevedibili ore del giorno e della notte, e Viipuri già distrutta, già martoriata, cadavere in brandelli s'andava polverizzando in quegli scoppi. Fu sul tetto del Castello ove Oesch saliva ogni giorno a scrutare la città epilettica che gli avvenne di pensare alla radio. Perdio, quelle russe erano mine comandate dalla radio. Il fantasma del terremoto era animato da onde herziane. Intervennero i tecnici, si scoprì l'onda motrice dei congegni esplosivi (un'onda corta quasi uguale a quella della, trasmittente di Roma) ed anche si scoprì, fu Oesch ancora una voi ta, come neutralizzarla. — Dissi di trasmettere della musica. Ma che musical Occorreva distorcere quel sibilo com plicato e continuo che lasciava scattare _ i congegni esplosivi. Lotta di suoni. Ma che musica? Chiamarono Specialisti in acu-. stica, in radiotecnica e anche professori del conservatorio. Si interessò Jan Sibelius. Il pentagramma venne coinvolto nel conflitto. Fu un soldatino, un piccolo geniere di Tempere a trovare, e per caso. Lui consigliò: perchè non provate con i valzer? Trasmettemmo valzer, quelli di Strauss, quelli di Lehar, più celebri, quelli di Kalmann ed anche Chopin, Liszt, benché questi romantici siano troppo fantasiosi per ciò che ci occorreva. Ci occorreva una melodia che desse un certo speciale ritmo, una ► certa speciale vibrazione. Qualche cosa di monotono, di triste, d'autunnale. Niente di vivace. Ci voleva un valzer noioso. Pensai alle malinconiche melodie popolari della Finlandia (voi certo le avete udite a Helsinki), il «Karjalan Kunnailla». il «Macksalla ylimmalla», e il dolce e abbandonato t Reppurin Laulu ». Ma anche questi ritmi lenti e continui, ricorrenti come vaghi e lontani Buoni d'acqua non valsero a turbare l'onda delle mine.. Passammo alle marce e provammo la .gagliarda c Marcia della Caretta» (voi la conoscete). Neppure. Infine ecco ci venne sottomano un disco del «Suójarvi Valzer ». Non mi è possibile dirvi com'è .|st ' A'^U del « Suójarvi Valzer », ma vi assicuro che non .si tratta di un capolavoro. Oosch ci condusse ih una camer* deludo Comando (il Comando era. messo in una casetta assolutamente intatta tra le immense macerie ed era anche quella destinata a saltare in aria). 'Dinnà'rjzr afla: porta- stava la sentinella, armata. Entrain mo: al buio si vedevano le lue. ^piritiche del le,-^valvole 'd'uu grande apparecchiò trasmittènte e-un grairmiofotto •mìiestato-sllo strumento. La puntina di zaffiro girava su un.disco e del disco si udiva la musica, ma ' soffiata, tacita, come danno: la .musica 1 dischi staccati dall'altoparlante. Era il «Suójarvi valzer»-e~cichinammo ad ascoltarne le battute piuttosto larghe e insipidette. Roberto Con Roberto" Weis» di Lodro- si discuteva detto spirito delle lingue ed egli, che la nostra lingua insegna ai finnici nell'esemplare Istituto di Cultura italiana di Finlandia, me ne. dichiarava l'universalità. Lassù infatti, tra finni, estoni, lituani, lettoni, russi, svedesi ed altra gente iperborea è dolce e singolare sentirsi spesso rivolgere la parola in italiano, e il più sovente da donne che l'italiano lo studiano come la musica nei Conservatori," e quasi per ristesso gusto. Roberto è un toscano di Firenze, finoe ironico, della cultura e dell'idioma strènuo difensore e apostolo. Il suo inse- gnamento tra la gente del nord è.appunto impostato sui valori lirici della lingua, così che mentoHl ,buon prof. Giachino, suo coadiutore, sgrossa i finnici alla grammatica é alla sintassi, egli, congli allievi già innanzi, spazia in argute e acute conferenze e recitazioni pei campi fioriti della gran poesia nostra da Petrarca a Leopardi. Di Leopardi quella sera d'estate si discorreva nel folte parco pieno di luna di fronte al calnip arcipelago di Helsinki. Di Leopardi e della luna e si rievocava pei viali ove la luna lasciava cadere tra i rami i.suoi raggi con l'abbandonata dolcezza di una' capellatura tra i denti dèT~pil> tine, come soave e melodiosa e governata dalla liquida linfa della musica fosse la nostra lingua. Era (si capisce) quello un modo di nostalgia, ma gentile, taciuto, pieno di vibrazione;'con una punta di orgoglio. Lui tratte trattò cennava all'introduzione del a Pastore errante nell'Asia» ed io, in sordina, spigolavo in Ser Francesco : Il cantar novo e '1 pianger degli [augelli ascoltarci. Poi lui mi recitò, a riprova della fluidità di nostra lingua, il principio del III dell'Inferno, altrettanto cupo e tragico in italiano come in estone: Mu kaudu tee vilb [kannatustelllnna Mu kaudu tee onigavene oud Mu Kaudu tee viib inim.sed sinna; e, siccome ai fiorentini lo spirito ironico non gli vien meno neppur nelle ore patetiche, mi informò del come l'ultimo verso dell'Infinito leopardiano: « e naufragar m'è dolce in questo mare » suoni in estone : « Ja uppuda on magus einna merde»! Quegli toscani! Giovanni Artieri Il suggestivo aspetto di un angolo In uno del famosi parchi ohe circondano II quartiere europeo di Bombay, e dove sorgono, tra Incantevoli palmizi, le ville dot più ritieni mercanti britannici. -, (Foto Wiitzleben Schospke)

Luoghi citati: Asia, Finlandia, Firenze, Helsinki, Pietroburgo, Roma, Viipuri