Vito Ortelli nuovo astro sbaraglia gli "assi,, e vince per distacco di Giuseppe Ambrosini

Vito Ortelli nuovo astro sbaraglia gli "assi,, e vince per distacco IL GIRO CICLISTICO DELLA TOSCANA Vito Ortelli nuovo astro sbaraglia gli "assi,, e vince per distacco ' e à a - (X>al nostro inviato) Firenze, 4 maggio. Basta il titolo per dirvi . che questo Giro di Toscana si è risolto in una sorpresa e nella clamorosa affermazione di un giovane. Si chiama )questi yfto OrteUi ed è faentino puro sangue. Che egli fosse nuovo prodotto di gran classe lo aveva accertato e dichiarato altra volte; rimaneva l'incognita della sua maturità e della sua adattabilità alla vedte che la Federazione gli aveva imposto. Ma egli, come hanno fatto quasi tutti i vari campioni in erba, ha spazzato via di colpo ogni dubbio ed ha finalmente realizzato il sogno di chi'da-tempo attendeva l'astro che ravvivasse la luce del firmamento degli anziani che' si andava affievolendo di giorno in giorno. Oggi nessuno può più dubitare che il ragazzo meriti di prendere posto in prima fila tra gli assi del nostro' ciclismo e molti possono sperare che egli sappia presto ergersi tra essi dalla cintola in su. Questa vittoria dovrebbe dare ali robuste all'aquilotto che ieri ha spiccato il primo grande volo, dargli consapevolezza e fierezza del suo valore, dargli il crisma di un avvenire dai più illimitati orizzonti Avevo visto correre Ortelli dilettante e mi aveva colpito l'eleganza del suo stile e della sua lìnea, la completezza dei suoi mezzi. Gli avevo parlato spesso ed ero rimasto incantato dalla freschezza, dalla serietà e dal fervore delle sue idee e dei suoi propositi. Avevo giorni fa assistito alla visita che gli stavano facendo alcuni medici sportivi allo Stadio Mussolini e nessun atleta m'era parso come lui armonioso nella struttura, sano nel sangue e nella carne e finemente e pur potentemente muscolato. Sembrava, nudo, un modello d'arte leonardiana. Difficile collaudo Al Giro del Lazio non ebbe fortuna e la sua prova passò inos servata. Ieri ha potuto far sape re chi sia e chi potrà essere, quale temerario spirito, quale sottile intelligenza ani?ntno la sua tempra di romagnolo; insomma quale ricchezza sia venuta ad arricchire il nostro patrimonio atletico ciclistico. E il collaudo non è stato facile. La media dice che si è marciato forte nella prima parte della gara. La cronaca dice che il maltempo ha flagellato gli uomini, che gli vltìmi cento chilometri sono stati convulsi, che il vincitore è arrivato solo e fresco al traguardo. Non'si vince in queste condizioni e in questa maniera se non si ha fior di classe. La corsa filò veloce sopra i 37 di media ma senza grande trambusto fino a San Miniato, cioè per quasi tutta la prima ora. In questo periodo, più che il lungo tiraire di Bergaglio e uno scatto di Bevilacqua, sorprese un tentativo di Coppi che se ne scappò a Montelupo spezzando il gruppo in due segmenti, il primo dei quali, animato da Vicini e Corrieri, dovette tirare il collo fino a Em\poli per riprendere il fuggitivo, e ■ il secondo gli fu addosso poco dopo. A San Miniato Ronconi iniziò una bella fase che doveva svolgersi a cavallo della salita di Voltano fino a Montecatini, cioè per 106 chilometri. Il ragazzo di Bri- sclttMnMassgvvv , e a i e ò r - sighella (era la giornata della terra faentina) se n'andò di slancio per aonto suo e in venti chilometri s'assicurò quasi un minuto di vantaggio. Dal gruppo partirono al suo inseguimento Conte, Magni F. e G., Chiappini, Doccini, MeàUi, Valotti e Bergaglio. Meno -quest'ultimo, appiedato, gli altri sette ripresero Ronconi a Cascina e con lui transitarono a Pisa (Km. 16) V e 35" prima del grosso.,che aveva perduto Volpi: vittima di una gomma. La tra-1 versata dì Pisa, il controllo e la caccia die si era venuta intensificando alle spalle dei primi, provocarono il disfacimento del gruppo e la formazione di un nucleo con Servadei, Bini, IntroZzi, Succi e De Benedetti, che a Ripafratta si ricongiunse all'avanguardia priva di Conte. Gli anelli successivi, xio-990tnciatisi, venivano a meno di due minuti. Si marciava sempre sui 37 e ciò non piacque a Ifieallt e a Doccini che retrocessero dal primo al secondo gruppo, mentre fra l'uno e l'altro si incuneò Zuccotti. Il distacco aumentò a Lucca (Km. 98) a 2 50" e e Pescia a S'S5". Intanto nel cielo che alla partenza, ddta dal presidente del C.O.N.I., era come un chiaro mare in bonaccia, s'erano andate ac cavallando onde di nubi scure < pesanti che mentre si inistatxi la salita cominciarono a scioglierai in un'acquerugiola sottile, più su trasformatasi in turbinoso nevischio. All'aggravarsi del dislivello i due gruppi si sfasciarono. Nel primo furono liquidati Valotti, Magni 6. e Introzzi; dal secondo, dopo un comando di Destefanis, Canavesi e Marangoni, se n'andò Marabelli. Attivissimo ed energico era in testa Ronconi che mise in seria difficoltà Magni . F., Servadei, Chiappini e De Benedetti, finché rimase solo. Dietro s'accese, ad opera di Coppi, una furiosa mischia per far piegare Leoni, Ortelli, Bratto, Canavesi e Destefanis, dopo che Marabelli era stato già riacciuffato. Ma chi rispondeva con autorità, direi quasi con disinvoltura, era, al pari di Bartali e Destefanis, Ortelli, tanto che il grande Coppi, dopo avere riagguantato Magni F. non insistette più. In discesa tredici uomini si unirono alla caccia di Ronconi e Servadei, che s'erano appaiati e che furono raggiunti a Montecatini (Km. V,S). namsllcVCteLa fase finale Dopo lo strappo di Serravalle si apri la fqse finale. Servadei e Ortelli lasciarono il gruppo di ventun ^uomini che s'era venuto costituendo in piano e passarono a Pistoia (km. 156) 50" prima di Magni F. e Chiappini e l'io" prima degli altri. I due bianco-celesti si misero pancia a terra e i rossoverdi non capirono la gravità del momento; giunsero a perdere fin quasi cinque minuti. Sulla prima rampa di Barberino, Ortelli si portò con sè Sei-vadei, ma sulla seconda si decise a Ja-sctarZo e lo precedette in vetta di 1,5". Fece la discesa con calma (forse ebbe un attimo di indecisione pensando ai 60 chilometri che ancora rimanevano) e Servadei gli fu di nuovo di fianco. Intanto Vicini era sfuggito a Coppi e a Bartali; quello passato in cima l,'l,0" do1 po Ortelli, questi 5'10"; a 6' era- Bt l a i u l , , , ò n a , é d o n o e e i no Canavesi, Bresci (che dopo aver forato era risalito decisamente), Bini e Leoni. OrteUi è Servadei andarono insieme'fino all'ultima salita, quella di Vetta le Croci, poi il primo lasciò definitivamente il secondo, che venne raggiunto e lasciato da Vicini, Coppi e Bartali, riunitisi. Con l'SO" di vantaggio a Polcanto, Ortelli iniziò il suo volo finale e trionfale. Alle sue spalle Vicini ft«ntdcte e cedette e Coppi forò, cosicché Bartali fu il solo a inseguire Ortelli. Fatica vana, che il ritardo anziché diminuire aumentò. Il che basta per dire la potenza travolgente del vincitore. Di lui ho già detto. Aggiungerò solo che egli ha anche tolto a Marangoni, indisposto, la maglia bianca. Che dire dei battuti? E' indubbio che Coppi stenta a tornare l'uomo del 19J,1; non lo sorreggono il tono nè la tenuta allo sforzo e, forse per questo, neppure il morale. Ma' ieri alla fine ha palesato un netto ritorno al normale rendimento. Bartali è un prodigio di volontà, migliora, ma non tanto da poter imporre, come una volta, la sua parola. Il sorgere di Ortelli, che è arrampica tore veloce, viene a diminiiire le sue possibilità avvenire. Servadei s'è battuto assai bene sia su Vellano che nella fase di timbro ortelliano. Anche questa volta, come nella « Sanremo », la vittoria bianco-celeste ha le radici in una sua fuga. E' un peccato che' la giornata umida e rigida non abbia permesso a Vicini, in evidente forma, di realizzare i suoi propositi combattivi. Leoni s'è prima difeso, bene, poi nel rabbioso ten tativo di riscossa di Coppi e Bar tali s'è trovato a disagio. Ma ìiu fatto quel che basta per indossare di stretta misura la maglia rosa che Bailo ha difeso... come ha po tuto. Bizzi non poteva dare di più. Bini s'è comportato senza infamia e senza lode. Cinèlli lui avuto guasti a una ruota. Bevilacqua ha deluso. Per la vivacità che li ha distinti in episodi e fasi tirate vanno elogiati Panconi, Destefanis, Magni F., Zuccotti, Succi, Chiappini, Canavesi, Mollo. Questi jrttievij sia pure dovero si, passano ■ in seconda linea di fronte al triplioe successo bianco celeste (vittoria di giornata, ma glia rosa e maglia bianca) e al grande evento della giornata. I colleghi della « Nazione », la cui opera è stata inappuntabile, avranno la gioia di poter dire che la loro prova ha dato il battesi mo ad un nuovo grande campione del ciclismo italiano. Sarà cioè, la loro, una gara che farà epoca. . Giuseppe Ambrosini