Il vecchio errore

Il vecchio errore Il vecchio errore Quando Pio veniva (ed era facile riconoscere il suo modo imperioso di suonare il campanello) tutti se la svignavano con manifesti segni di fastidio ; Lavinia nella sua camera, Gino e Gherardo fuori, per la porta di servizio, che dava su di un'altra scala. Restava, inchiodata sulla sua poltrona dai dolori reumatici, sol tanto la vecchia madre* Ma lei. forse, non sarebbe fuggita, anche se non avesse avuto quei dolori ; è raro che una madre eviti così il suo primogenito, sia pure più noioso, come dicevan tutti di Pio, di ira giorno di pioggia. Restava e sospirava, chinando il capo sul lavoro a maglia e preparandosi a subire le querimonie e i rimproveri di Pio, monotoni come l'urto delle onde sugli scogli, nei periodi di brutto tempo. Eccolo seduto davanti a lei, e già brontolava contro il domestico ohe gli aveva aperta la noria. «Quello non diventerà mai un buon servitore, non ha imparato nulla dacché è qui. Tu non sai importi, mamma, non hai energia, non hai autorità. Nè coi servitori, nò coi figli, purtroppo I... Mi hanno detto che Lavinia esce sola la sera, adesso; che bella novità I... E che va a teatro, al cinema... Ma è possibile?... E' vero?...*. La madre ai contorceva tutta sotto lo sguardo severo di Pio, ma non poteva negare. «E' vero, ma capirai, Lavinia ha niù di trent'auni, fa quello che virole, a me non dà più retta. Del Testo, va con le amiche, che male c'è?... Sì,_lo so, non è una bella cosa, ma io non posso impedirgliela... Se ci fosse ancora tuo padre... ». Ma Pio scoteva il capo. «Oh, per carità, il povero papà era più debole di te. E lo sai che Gherardo frequenta cattive compagnie ?... Si fa presto a finir male, andando per quella stradai... In quanto a Gino, non so ee ne sei informata, ma e certo che no, perchè tu sei sempre stata all'oscuro, poveretta, di tutto quanto hanno fatto e fanno i tuoi figli ; Gino, dico, è sempre in giro con una ragazza tutt'altro che distinta... Un'impiegata?... Figuriamoci!... Ti pare una persona adatta a Gino una semplice impiegata?...». La mamma, ora. rispondeva soltanto più con cenni di testa e intanto guardava in qua e in là, come so chiedesse, cercando aiuto: «Ma perchè mi lasciano sempre sola a combattere?... ». Non fu più sola quando si mise sul tappeto la questione del matrimonio di Gino con quella tal semplice impiegata; Gino rimase lì, a tener testa al fratello maggiore. E passeggiando fremente su e giù per la stanza, fissava Pio' con occhi fiammeggianti. «Non vedi che ho già i capelli grigi?...». Si appuntava al capo l'indice tremante. « Ho passato i quaranfc'anni, ho il diritto, anzi, il dovere di accasarmi e nessuno me lo potrà impedire ! ». Fio alzò al soffitto gli occhi e le mani giunte. «Accasarti... Ma è, non- solo giusto, addirittura' sacrosanto!... Se è quello che voglio anch'io!... Col tuo nome, il tuo fisico e la tua posizione, puoi fare un matrimonio magnifico e ristabilire così le tradizioni di casa nostra. Perchè voler sposare quella...». Gino, voltandosi di scatto, non lo lasciò finire. «Perchè l'amo, capisci?... A vene'anni o poco più, quando hai voluto sposare una corista d'operetta, era perchè l'amavi, no?...». Pio si cacciò le mani nei capelli. «Ma è appunto per questo che non voglio si ripeta il mio vecchio errore!... Non avevo ancora finito di celebrarlo, quel matrimonio, che già ne ero pentito e maledicevo — scusami, sai, mamma — la debolezza dei genitori... E' quel mio vecchio errore che mi dà il diritto... ». Gino, infuriato, gli andò quasi addosso. «Il tuo vecchio errore!... Non farmi ridere... Tu hai vissuto magnificamente all'ombra del tuo vecchio errore ! Con la scusa che eri persuaso di aver sbagliato, hai relegato tua moglie fra i ferravecchi e hai condotto la più libera vita di scapolo che si possa .condurre, credendoti in diritto di venir qui a dettar legge dall'alto della tua pretesa esperienza, a sermoneggiarci, a soffocarci, a impedirci di vivere... Io ti posso solo dire una cosa: che non tratterò mai la mia Nora — si chiama così la mia futura moglie — I come tu hai trattato quella di| sgraziata della tua Lisa... ». «La l mia Lisa... Oh, questa è bella ! » V La voce di Pio si alzò, acuta e la mentosa. «Dovevo forse condurla ^i?.... Farle far P^6 della fa: miglia?... Grazie a Dio, ho avuto almeno il giudizio di tenerla I al suo posto... E siete proprio voi a rimproverarmelo?...». Attese invano una risposta ; la madre teneva gli occhi sul lavoro, e Gino stava alla finestra tamburellando sui vetri, e voltandogli le spalle, con disprezzo. Pio tornò a casa di pessimo umore. Era a un mezzanino un po' oscuro, ma abbastanza vasto e_tenuto in ordine perfetto. Lui ci stava poco, sempre in viaggio per il suo lavoro, oppure ospite di vecchi amici. Lisa invece era sempre lì, come adesso, che rammendava accanto alla finestra con gli occhiali sul naso e il capo chino. «Stasera ceni qui?„. Preparo subito». Sempre così, da anni, sola a tenere la casa, gli abiti e la biancheria, sempre pronta a servire. Un tempo era stata bella e florida, adesso era grigia e piatta, con un viso di reclusa, avvizzita nel silenzio e nell'ombra perpetua. Egli la guardava, turbato, perplesso. Il suo vecchio errore qual era stato?... Quello di sposarla o quello di averla trattata così?... Qualcosa gli attanagliava il cuore duramente, una strana angoscia: rimorso? Carola Prosperi

Persone citate: Carola Prosperi, Del Testo