La voce del sogno: Turan

La voce del sogno: Turan La voce del sogno: Turan Come è nata l'aspirazione alla grande patria spirituale di tutti i popoli turchi "La terra del nemico andrà in rovina...,, - Contro il panslavismo oppressore ANKARA, aprile. Il turanismo non è turchismo, dicono i turchi; è una- concezione ungherese. I, turanisti d'Ungheria pensano che assieme ai turchi, ai finlandesi e perfino di samojedi i magiari formavano un popolo detto « Turan ». « Turan » è un nome persiano e « Turan zemin ». veniva detta 'già prima di Cristo la terra o il paese dèi turchi: secondo i turcologi e gli orientalisti, questa terra si trova nell'Asia Centrale — nella regione dell'altipiano del Pamir e del Karakorum (che è pure un nome turco). Fra il Mar Nero ed il Mare di Irkutsk, fra l'Bimalaja e la Siberia, nell'Asia Centrale vivono dispersi dei popoli turchi; a suo tempo la Persia era circondata da turchi ed il Mar Caspio ancor oggi bisognerebbe . considerarlo un mare turco, giacché sulle sue sponde abitano dei turchi. : Un sentimento nazionale Come avviene che «omini 4 quali fanno di tutto per rinfrescare la memoria delle loro origini negano un turanismo mentre sottolineano la potenza d'espansione della razza « ricorrono alle più antiche cronache per dimostrare quale fosse la vastità dei territori da essi un tempo abitati* Io credo che la spiegazione sia semplice: avendo Semai pascià dichiarato che la Turchia doveva realizzare la propria unità entro gli attuali confini —r principio il quale diede origine anche allo scambio delle popolazioni — se si fosse parlato di turanismo invece che «, turchismo avrebbe potuto sorgere il sospetto di rivendicazioni imperialiste che finora la Turchia non ha avanzate. I turchisti rammentano che prima della costituzione del 1908 l'Impero ottomano era un paese abitato da parecchie nazionalità, fra le quali prevalevano i popoli musulmani; ma i fondatori di quell'impero non avevano coscienza della loro nazionalità turca e si dicevano musulmani come e e e e a n a a e i e i o a e n o l r 1 è e a 1 r e a e i gli altri. Così avveniva che anche ' degli arnauti potevano diventare dei gran visir e degli arabi dei marescialli. Proclamata la costituzione, le nazionalità non musulmane vollero conquistare la loro indipendenza, e sopravvenute le guerre balcaniche l'Impero sultaniale perde la Turchia europea appunto a motivo delle differenze di religione è. di razza. Contemporaneamente le altre nazionalità musulmane — l'araba, ad esempio — volevano anch'esse ottenere almeno l'autonomia culturale e accontentandole la Turchia si sarebbe divisa in gruppi autonomi. Fu questo — ragionano gli ambienti dei quali riferiamo l'opinione — a destare- il sentimento nazionale dei turchi. La gioventù incominciò a coltivare l'idea nazionalista e vide allora la luce una pubblicazione bimensile intitolata Il paese turco e furono fondati degli oglak, o focolari. Aiutato dalla guerra mondiale, il movimento ebbe forte sviluppo e t migliori fra t turchi divennero dei nazionalisti coscienti. Il nazionalismo indigeno rinnega tuttavia origini di carattere razzista o religioso e per primo respinge interpretazioni del concetto détta razza basate su criteri biologici, cosi come si ri/tuta di ammettere l'esistenza- di una qualsiasi razza pura: i capi lo dicono . assolutamente « sociologico », e basato sopra una storia che risale a molte migliaia di anni avanti Cristo e sopra una cultura non meno antica, con l'avvertenza che la parola « cultura » qui non va presa nel senso francese, ma tedesco, per cultura intendendosi la lingua, la letteratura, le leggi, il sentimento religioso e la morale di un popolo. Il padre del turanismo Anche se i pratica le 'cose non si .mostrino proprio sotto questo aspetto, è impossibile occuparsi di turanismo e ai turchismo prescindendo dalle interpretazioni e dai commenti ufficiali. Però, se per i turchi il nome « Turan » non e che una vaga reminiscenza storica, come mai viene dato, in grandi e piccoli centri, a ristoranti, aiberghi, cinematografi e perfino a certi prodotti, fra i quali mi limito a citare un eccellente olio'/ Il nome « Turan »"lo leggete dovunque, sulle insegne di negozi e pubblici esercizi, a Istanbul e ad Ankara, in fondo all'animo del popolo esso ha di certo un posticino. Ma c'è dell'altro. Nello scorso luglio il giornale Aklaba pubblicò un articolo di Orhan Seyfi Orhon intitolato «La voce delia speranza», che fra l'altro diceva; — Du rante l'ultima guerra, mentre parlavano i cannoni, Ziya Gokalp scrisse parole che agiscono dentro di me: « La .terra del nemico an- vndrà -in rovina, la Turchia a* ingrandirà e diventerà il Turan ». Ma il sogno del grande idealista non si realizzò e la luce si perde dietro le nuvole — La nuova guerra ha fatto rinascere nello scrittore la speranza tramontata vent'anni addietro, ed egli torna a vedere fra le nuvole del nord sprazzi di luce e sente avvicinarsi a poco a poco la voce del sogno, sicché con entusiasmo ripete con Ziya Gòkulp: « La terra del nemi co andrà in rovina, la Turchia si ingrandirà e diventerà il Turan ». Quale terra debba andare in rovina lo sapete: la Russia. Ziya Gokalp, il padre del tura nisrrìo, che ha esposto le sue idee in maniera organica nell' opera Le basi del turchismo, pubblicata ad Ankara nel 1923, aveva avuto un predecessore in Maometto Namuk Kemal bei, nativo di una borgata dei Tauri, il quale nel 1875, col suo dramma Vatan (Patria/ mise a rumore il mondo osmanico, sostenendo che non il sultano o l'Islam dovessero costituire l'ideale dei veri turchi, bensì la patria; la rappresentazione fu proibita, ma, stampato in volume il dramma ebbe numerose edizioni. Ziya Gokalp, nato a Diarbekir proprio, nell'anno in cui Namyk Kemal pubblicava il Vatan, è dell'avviso che una nazione sia composta di un gruppo di individui i quali hanno in comune lingua religione, etica ed estetica, e dall' esistenza di tali premesse deduce che ai turchi disseminati nei vasti territori asiatici e dell' Europa orientale, altrettanti rami della famiglia che ebbe per patria le steppe turaniche, si debbano dare la stessa cultura e la stessa civiltà. Del resto, aggiunge Ziya Gokalp, quanto il mondo possiede in materia culturale ed intellettuale proviene dai territori in questione. Se quello che itti propone venisse attuato, perfino » tartari delia regione del sz Volga potrebbero svilupparsi diventando delle vere nazioni e al di sopra dei varii gruppi nazionali starebbe l'idea riassunta dalla parola « Turan », la patria spirituale, senza confini terrestri, di tutti ì popoli turchi. I turchi irredenti aE' una concezione del turani-ksmo, questa — da alcuni definita romantica — mirante alla creazione di una comunità intellettuale turca, mentre altri la considerano tentativo ver superare le difficoltà frapposte dalle divisioni territoriali fra i varii popoli turchi, senza con ciò sacrificare la idea nazionale unitaria. Certo il pensiero di Ziya è romantico e filosofico in larga misura, e non ha quindi, spiccato carattere politico e positivo, ma altrettanta certo è che fu esso a fomentare il risve- ?iHo della coscienza nazionale che n Kemal Atatilrk trovò un geniale interprete ed un abile realizzatore. Prima di Kemal Atatilrk, Envér pascià — di lui ci siamo occupati altra volta — cercò di trasformare l'idea culturale turanìca di Ziya Gokalp in una concezione politica, aspirando sen z'altro a riunire le genti della sua lingua e fede in uno Stato; il panturchismo, secondo Enver pascià, per affermarsi, avrebbe dovuto combattere il panslavismo oppressore dei turchi irredenti e gli toccava perciò allearsi al pangermanismo. Scrittori tedeschi dicono che, -caduto Abdul Hamid, Enver pascià volle fare il primo passo chiamando a Istanbul' la missione militare tedesca diretta da Lìman voti Sanders. Successivamente mutò avviso, andando alla ricerca di un compromesso col regime sullaniale e con l'Islam, e fu allora che si rivelò il suo fondamentale dissenso con Kemal Atatilrk, convinto che per rinnovare la Turchia bisognasse per primo distruggere il vecchio Impero e destituire la dinastia. E fedele all'idea di limitare il suo compito alla costituzione di un nuovo Stato anatólico, sconfitti che ebbe i greci sul Sakarya, Kemal si dichiarò ostile a leghe dei popoli islamici o dei popoli turchi e diede il bando alle costose chimere del passato, Comunque la parola « Turan » — dicevamo — non è passata in disuso... L'artìcolo citato dell' Aklaba è violazione del pensiero di Atatilrk, o indizio di un ritorno a vecchie idee determinato dall'evolvere della situazione in Europa f Nello scorso ottobre, dopo l'occupazione russo-britannica dell'Iran, i giornali d'Istanbul biasimarono il trattamento usato alla minoranza turca dal Governo Furughi e il signor Husein Yalcin (che non è per niente un nemico del blocco anglo-sassone-russo) pensò bene di scrivere: « Dei turchi dell'Aserbaigian e della Georgia per ora non si parla; ciononostante ad Ankara si sa benissimo che la rapidità delle vittorie militari tedesche contro i Soviet sarà decisiva per la sicurezza e per l'avvenire delle minoranze turche nel Caucaso e nella Transcaucasia ». La terra del nemico destinata ad andare in rovina qui è indicata con sufficiente chiarezza, Italo Zingarclli

Persone citate: Abdul Hamid, Husein Yalcin, Italo Zingarclli, Kemal Atatilrk, Orhan Seyfi, Sanders