Sbucati dal sottosuolo

Sbucati dal sottosuolo inumimi jiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiii I L'ALVEARE I ID' ORO! niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiil Sbucati dal sottosuolo E' accaduto che i ladri siano riusciti a penetrare in una camera corazza ta, ma si tratta di un'impresa titanica che rasenta e supera il romanzo E' accaduto che 1 ladri siano riusciti ad aprirsi un varco nella blindatura che protegge la camera del tesoro, siano riusciti a sconvolgere e manomettere l'alveare del cassettisti, ad impadronirsi dei valori racchiusi nelle cassette, ma il fatto — quando si è verificato — è risultato possibile .solo col concorso di circostanze di un'eccezionalità senza pari, difficili a riprodursi nella realtà e tali da confinare piuttosto col romanzo. Del resto, il fatto che un'impresa sta stata talvolta possibile, non significa che essa possa ripetersi in ogni caso, che le possibilità di successo siano ugualmente certe e concrete. A Berlino e a Genova L'apparato protettivo delle camere corazzate si fonda sulle conquiste della tecnica, 'ma le applicazioni tecniche del criminali hanno superato ed anticipato alle volte, quelle realizzate dagli uomini onesti. E lasciamo da parte l'America, dove accadono le cose più indiavolate! La fiamma ossiacetllenica era ancora sconosciuta ai tecnici', non aveva trovato impiègo, ancora per gli usi Industriali, quando, nel 1904, veniva' utilizzata da una banda ladresca per perforare la corazzatura della cella di sicurezza di una banca berlinese. Dopo d'allora le applicazioni sono state infinite. E di essa si «on valsi anche i malfattori che nel gennaio '29 si Introdussero nella camera corazzata della Dlskontobank, a Berlino, facendo strazio delle cassette che vi erano custodite. L'impresa fu compiuta fra il sabato ed il lunedi, approfittando dei giorni festivi in cui gli uffici erano chiusi. Penetrati ' nel sottosuolo attraverso un cortile confinante, con gli uffici della banca, 1 ladri attraversarono con ,ùn cunicolo tutto il sottosuolo del palazzo, in parte servendosi dei cunicoli per le condutture della luce, forarono le fondamenta dell'edificio e giunsero sotto la cella di sicurezza, la quale era circondata da- muri in calcestruzzo di 55 em.. blindati con spranghe e griglie di ferro. Con la fiamma osslacetilenica, i malfattori aprirono una breccia nelle piastre corazzate, riuscendo quindi a penetrare nel locale ed a manomettere la teoria delle cassette. Il bottino fu di alcuni milioni ed il colpo audacissimo parve ai criminologi la copia di quello, compiuto In analoghe circostanze, cinque anni prima, a Genova, nella camera corazzata della filiale di piazza Banchi della Banca Commerciale. Anche in questo caso per aprirsi un varco nella camera corazzata, i malfattori avevano atteso che gli uffici restassero chiusi due giorni di seguito, per il susseguirsi di due festività. E questo si era verificato a Natale. Quando, la mattina del 27 dicembre, allo scoccare de'.l'ora indicata dai cronometri cui i congegni di chiusura erano collegati, i funzionari della banca intrapresero, con le solite meticolose formalità, le manovre intese a far scattare i congegni che epalancavano l'ingresso alla camera del tesoro, le manovre si compirono regolarmente, ma l'ultima delle ciclopiche porte non si dischiuse: resistette ostinata terribile paurosa, come se dall'Interno fosse stata saldamente Inchiavardata agli stipiti. Per penetrare nella camera blindata bisognò ricorrere alla speciale porticina di sicurezza, ricavata In una parete del locale e mascherata con uno sportello analogo a quello delle cassette di sicurezza di maggiore formato. Ed ecco prospettarsi, subito, - la inimmaginabile realtà. I ladri erano penetrati nella camera corazzata attraverso una breccia aperta nel pavimento, avevano abbattuto uno dei casellari di acciaio che rivestivano le pareti e contenevano le cassette di sicurezza, avevano asportato alcune di queste, a'.tre avevano mano-' messo, e, per evitare di essere sorpresi durante il compimento di queste laboriose manovre, avevano bloccato la porta, in guisa da impedire che fosse aperta dal di fuori, incastrando sulla faccia interna di essa, in corrispondenza del montatiti verticali scorrevoli dei catenacci, robusti cunei di' ferro. Scompiglio e squallore Nel locale, quel senso di irreparabile e di fatale, di allucinante e di abbrividente che lascia il passaggio dei ladri; uno scompiglio indiavolato e, nello ecomplgSo, lo squallore: quello squallore gelido e sinistro che è l'aura, l'ombra, 11 riflesso, la « negativa » del delitto ed, in chi'sopraggiunge, evoca spettraìmente le fasi e la concitazione dell'azione: l'effrazione, l'irruzione, il rovistio, la fuga.,. Ordigni ladreschi abbandonati a terra, sul tavoli, fra le cassette divelte e svuotate; documenti e titoli di credito sparsi ovunque, sul pavimento, fra i seghi dello scalpicelo dei malfattori... Le tracce lasciate dagli operatori erano multiformi, ma l'Interesse e la mèta degli accertamenti che dovevano dipanarsi sulla base delle -constatazioni,-trascendevano 1 problemi contingenti della Individuazione dei rei e del recupero della refurtiva, per Involgere la dinamica criminosa del malfattori, la tecnica .impiegata per attaccare un complesso protettivo ritenuto inattaccabile e tale da offrire ogni garanzia di sicurezza. Il locale, cui sovrastavano altri uffici della banca, era interamente blindato: rivestite le pareti; sino all'altezza del soffitto, con lamiera di acciaio Compound dello spessore di 10 mm.; egualmente blindato con analoga lamiera il pavimento, che poggiava su una gettata di calcestruzzo in cemento dell'altezza o spessore di circa un metro; torno torno, distanziati dalle pareti non più di 5 em., la teoria dei casellari d'acciaio contenenti le cassette e collegati l'uno all'altro con robusti buloni. L'apparato protettivo era giudicato Invulnerabile dal tecnici e trovava il suo coronamento nel sistema di chiusura del locale, costituito da una porta corazzata, da un robusto cancello di sicurezza e da una successiva porta a due battenti in ferro, con chiusura a catenacci piatti, fermati da uno speciale congegno. Al di- là di questa triplice barriera, vigilava,' fa notte, il personale addetto alla sorveglianza. Ma nessuna eco delle pur laboriose manovre compiute dai ladri per aprirsi il varco nella camera corazzata e per svellere i blocchi delle cassette, era giunta al personale incaricato della sorveglianza, 11 quale*, tuttavia, come fu dimostrato dai controri, aveva compiuto diligentemente 1 propri turni di guardia. Un'incognita di più nell'intricata ridda dei punti oscuri e degli interrogativi che sorgevano dalle constatazioni! La chiarificazione, tuttavia, non doveva tardare. Ancor prima delle confessioni e delle ammissioni dei colpevoli, la tecnica, escogitata e seguita per la realizzazione del colpo, le modalità prescelte per l'applicazione di questo tecnicismo diabolico, gli accorgimenti impiegati per impedire che il tramestio fosse inteso dall'esterno, furono ricostruiti individuati chiariti attraverso la prontezza degli accertamenti e la singolarità delle prove sperimentali, alle quali presiedette un maestro della polizia giudiziaria, 11 prof. Tomelllni, dell'Ateneo genovese. Era stato, del resto, un reperto acquisito dal prof. Tomelllni nell'immediatezza del sopraluogo compiuto dalla polizia, a dare ravvio alle indagini, a consentire, mediante la prova dattiloscopica, l'identificazione di tre, almeno, dei componenti la banda. Malaccorti nei. lasciare un po' dovunque le proprie impronte papillari, i malfattori erano stati di un'accortezza insuperabile nell'ideazione e nella consumazione del colpo. Essi erano arrivati .nella camera corazzata dal sottosuolo, dopo un lavoro di scavo durato oltre due mesi, lungo una sinuosa via sotterranea che si distendeva, per uno sviluppo di quaranta metri, nell'intrico della fognatura di piazza Banchi, alla quale il quartier generale della banda — un magazzeno a terreno preso in affitto In una casa di vico Morandl era stato allacciato mediante un lungo cunicolo. L'impresa aveva richiesto i suoi finanziatori, ma aveva richiesto, altresì, il concorso di tecnici specializzati. Per giungere dal condotto della fogna al di sotto delia camera corazzata, era stato necessario aprire una via sotterranea di oltre tre metri: è evidente che un qualsiasi errore nella determinazione del tracciato o nella esecuzione dello scavo avrebbe compromesso l'attuazione del piano, avrebbe minacciato di far fallire il progetto. Ma gli operatori erano guidati da un sesto senso nell'avvicinarsi al- la camera del tesoro! Rabdomanti\infallibili e spaventosi, essi divini reno nelle . «Tenebre le distanze, li punto giusto cui doveva arrestarsi ló scavò, portarono ^ lo sbocco terminale dei cunicolo In corrispondenza del punto di rottura che avevano prescelto per introdursi nella camera corazzata, e che si trovava esattamente al di sotto di uno dei. .casellari contenenti le cassette di sicurezza. Strappata col martinetto In tal modo essi avevano la certezza di operare senza essere scoperei, ciò che non sarebbe stato possibile se la perforazione che doveva portarli nella camera blindata fosse stata fatta in altro punto del. pavimento, scoperto .o comunque visibile. E l'impresa, come si è detto, riuscì. Sul piano del pavimento, a ridosso della parete di destra, nel tratto su cui poggiava il blocco centrale delle cassette che fu trovato abbattuto, si apriva — quando la scoperta fu fatta — uno squarcio deila ampiezza di 60 em.,-il quale immetteva, verticalmente, m uno scavo a forma di nicchia interessante la struttura sottostante del locale, sino al muro maestro del fabbricato. Nel muro, che in quel punto presentava lo spessore di circa un metro, era praticata un'apertura di 80 em. per 60, la quale proseguiva, a mo' di cunicolo, convenientemente armato con tavole sapientemente disposte, nel circostante terreno franabile, e andava a sboccare nella fogna stradale. Per questa apertura si calarono gli esperti durante 11 corso delle indagini e l'esplorazione delle vie sotterranee scavate dai malfattori, dei condotti della fognatura stradale, degli allacciamenti ottenuti fra le une e gli altri, condusse alla scoperta della « centrale » della banda e delle stazioni o dei depositi che erano stati creati lungo 11 tragitto. In un vano, mascherato da un tratto di muro di recente fattura, furono trovate alcune delle cassette asportate e una certa parte della refurtiva: titoli e valori- per l'importo di alcuni milioni; nel cunicolo, snodantesi per oltre sei metri, che metteva in comunicazione la « centrale », impiantata dalla banda nel magazzeno preso in affitto all'angolo di vico Morandl, con il condotto della fognatura di' piazza Banchi, furono trovati gli attrezzi di cui gli operatori si erano serviti nel loro multiforme immane lavoro. Si trattava di un armamentario copioso e complesso, che comprendeva tutto lo strumentarlo degli operatori ladreschi' e, in più, martinetti idraulici, cannelli per flam- ma osslacetilenica, verricelli, .seghe per metalli, lampade elettriche, ecc. oltre ad un vasto corredo di tele ed indumenti impermeabili e di stivaloni di gomma Per proteggere dall'umidità il copioso e delicato armamentario, la banda aveva convenientemente sistemato il cunicolo, rivestendone l'armatura con materiale impermeabile e lastre di lamiera zincata. La scoperta dello strumentario non \^^^^^.^S:tS^^u'J^ itS^,al4? £gS§* i11?a^,?fli E^^qU^ 3^£-5S£ o e i i o e trare solo dopo laborióse-'prove sperimentali seguite àgli accertamenti immediati. Giunti sotto la camera blindata, Individuato con esattezza il punto di- rottura antecedentemente prescelto, 1 malfattori avevano tentato di perforare la corazzatura del pavimento prima con la trapanatura, poi con la fiamma osslacetilenica. Palesatisi vani i due tentativi, essi erano ricorsi ad un terzo sistema di attacco, quello cosidetto dello strappamento: al di sotto del punto destinato alla rottura, avevano collocato uno dei potenti martinetti a glicerina di cui disponevano, azionandolo con manovre abili pazienti e silenziose fino a che, per effetto della prolungata insistente pressione, la lamiera Compound, dopo essersi flessa, non subì uno strappo. L'allargamento della breccia, dopo questo risultato iniziale, era stato impresa .relativamente facile ed. attraverso lo squarcio, servendosi dello stesso martinetto, 1 malfattori avevano potuto provocare lo spostamento orizzontale del casellario d'acciaio che «i trovava al di sopra della apertura ottenuta nel pavimento. Un rischio evanescente Le manovre successive furono presto ricostruite. Il blocco superiore del casellario, costituito da quattro cassette, era precipitato, originando, in alto, un piccolo vano per il quale uno degli operatori aveva potuto introdursi nel locale. Abbattuti da questi, con l'ausilio di funi rattenute dai complici, anche il blocco intermedio e quello inferiore del casellario, la vìa aperta dai ladri risultò praticabile. Ed i marioli invasero la stanza corazzata, intraprendendo, con l'impiego di robusti < tagllabulloni », l'apertura degli sportelli che rinserravano le cassette. Tremila cassette erano custodite nel locale, mal malfattori si accanirono contro poche decine di esse soltanto: e non a caso, oppure seguendo l'ordine della loro successione nei casellari, ma in base ad un misterioso criterio che 11 spingeva infallibilmente verso i forzieri più pingui. Gran parte della refurtiva, comunque, fu ricuperata. La vicenda, come si ricorderà, diede luogo ad un macchinoso processo in Assise dove, cogli ideatori- dell'impresa, finirono gli esecutori, i favoreggiatori ed i ricettatori, ma nella scia del processo penale si ebbe anche una teoria senza.fine di cause civili. I cassettisti che avevano subito l'effrazione delle loro cassette, chiamarono in giudizio la banca per essere indennizzati a norma del contratto d'abbonamento, ma l'istituto oppose il caso di forza maggiore, una tesi insostenibile — a parere del cassettisti — che il furto, per se stesso, non può configurare l'ipotesi della forza maggiore, in quanto è, in genere, prevedibile (e nel caso concreto la sua prevedibilità derivava da] fatto che analoghi colpi ladreschi erano stati compiuti nei mesi precedenti a Genova, determinando un allarme cui non poteva sfuggire la banca), ma l'assunto dell'istituto non fu condannato .dai giudici. Per parte dei cassettisti si era anche discusso sulla relativa vulnerabilità dell'impianto di sicurezza, certamente in arretrato rispetto alla tecnica più moderna, e si era voluto Inferire, da questo, una specifica responsabilità della banca,-ma anche su questo punto la parola dei giudici suonò dissenziente. « Non si può pretendere — giudicò il tribunale — che ogni banca modifichi i suoi impianti di sicurezza col modificare e progredire della tecnica, poiché ciò non potrebbe fare nessuno, per evidenti ragioni economiche >. Ed ecco perchè, nella pratica bancaria, è venuta diffondendosi l'assicurazione contro il furto dei valori contenuti nelle cassiette. Le imprese assicuratrici- assumono questo rischio dietro pagamento di un premio infinitesimale, tanto considerano evanescente la portata del rischio. Ed il rischio è, in effetti, così evanescente da ritenersi' — attualmente — insussistente non solo per le compagnie ma, soprat tutto, per i cassettisti. FINE Francesco Argenta 11 ! 11111 i 11111 11 11111 li I M 1MIM<I precedenti articoli au c L'alveare d'oro> sono stati pubblicati nei giorni 29 marco, 2, 8, 1-4, 19 aprilo). .1: | : ; Lo strumentario dei malfattori. Nello sfondo, Il vano In cui erano I blocchi delle cassette manomesse e, sul piano del pavimento, il foro praticato dal ladri.

Persone citate: Francesco Argenta

Luoghi citati: America, Berlino, Genova