Delcroix esalta a Milano il venticinquennio dell'Assoc. Mutilati

Delcroix esalta a Milano il venticinquennio dell'Assoc. Mutilati Delcroix esalta a Milano il venticinquennio dell'Assoc. Mutilati L'imponente adunata alla Scala - Il nobile discorso celebrativo - La cittadinanza milanese al presidente dei Mutilati - Un messaggio al Duce Milano, 27 aprile. Il 25.o anniversario della costituzione dell'Associazione dei mutilati ed invalidi di guerra ha avuto ieri in Milano la sua solenne celebrazione col rapporto, che il Èresidente grande mutilato Carlo •elcroix ha tenuto al teatro della Scala. Rigurgitante era la sala in tutti i suoi ordini dei valorosi reduci, che lo spirito sempre pronto esprimevano col ricantare-le vecchie canzoni della trincea e della eroica vigilia fascista. La Marcia Beale e l'Inno Giovinezza, fra scrosci di applausi accolgono l'A.R. il Conte di Torino, rappresentante di Casa Savoia, il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ecc. Russo che rappresenta il Duce alla cerimonia, il Prefetto Tiengo in rappresentanza del Governo e il vice- segretario Ravasio rappresentante del Partito. Sono con loro Carlo Delcroix, la Medaglia d'oro Amilcare Rossi presidente dei combattenti italiani Il vice-Federale lancia il saluto al Duce tra lo scrosciare degli applausi fervidissimi. Il presidente dei mutilati lombardi porge il saluto al Principe e al gerarchi. Un nuovo scroscio di applausi saluta Carlo Delcroix 11 quale pronuncia la sua orazione celebrativa, frequentemente interrotto da applausi. Il discorso di Delcroix Egli dice: «Mutilati d'Italia! Il 29 aprile 1917 la nostra Associazione fu costituita a Milano in quella sede di piazza: San Sepolcro, che era destinata ad un altro e ben più grande avvenimento quando U Fascismo parti dal proposito di vendicare l'onore del soldati e 1 diritti della vittoria. Non fu quello un: anno fortunato per le nostre armi, e per quanto fosse pronta la nostra rivincita, sul nemico non avremmo potuto più riprenderci con gli alleati.-Anche se entrati in azione a battaglia conclusa, essi potevano dire di essere venuti in nostro aiuto, e se ne videro le conseguenze alla fine della guerra, quando i popoli che l'avevano perduta non conobbero maggior durezza di noi, che ne avevamo decise le sorti. Per nessuno la pace fu ingiusta come per noi e, se certe coalizioni non sopravvivono alla vittoria, noi fummo insidiati e osteggiati anche durante la guerra e nessuna occasione fu trascurata dopo per farci danno e offesa >. Indi prosegue: « La colpa' che fa di questa guerra la più terribile delle espiazioni fu un barattare il sangue dei popoli, e l'Inganno non e stato meno funesto a chi si illuse di fare il proprio vantaggio. Furono allora segnate le sorti che oggi si adempiono con una severità non prima conosciuta, Noi non diremo che questa è una guerra di vita o di morte, perchè una simile alternativa ripugna alla nostra fede, il popolo dalle molte vite non può temere dell'avvenire. Ma la ragione di essere importa più che la vita, e per noi la posta è suprema, se un impero fra tutti non è mai caduto, e i suoi confini sono quelli del mondo civile che nelle sùé molte diversità e opposizioni ha Un comune fondamento romano e cristiano. Senza pèrdere di vista le nostre necessita immediate e i no- s e stri interessi concreti, dobbiamo guardare a questa, missione. Esprlmere e custodire i principi! e i valori eterni è proprio di Roma che fu l'occidente della storia antica ed è l'oriente della storia moderna, come un sole che declini e sorga nello stesso punto. Per questo la decisióne della guerra si avrà nel suo mare, e lo hanno sentito 1 soldati, che ne difendono la sponda ». L'oratore fa un appassionato eloglo del soldato italiano, e quindi dice: « Noi siamo scesi in campo contro la minaccia del sovvertimento per la necessità di salvare le cose in cui crediamo e non per la paura di perdere quelle che possediamo. DI sacro e inalienabile non conosciamo che il patrimonio di sapienza e di virtù che è il retaggio della nostra storia, e la pretesa di serbare immutate le proprie abitudini quando si cambia la faccia del mondo sarebbe empio quanto vano. La giustizia deve cominciare da noi e se. l'uguaglianza è impossibile, la solidarietà è necessaria e questa è la Sarola che la guerra sta lncideno nella coscienza del popoli ». ' Carlo Delcroix cosi conclude: < Nessuno può dire nè deve chiedersi quando finirà, perchè la vittoria non è una attesa da ingannare col ripeterne la promessa, ma una volontà che si afferma in ogni privazione accettata, una certezza che si dimostra in ogni sforzo fatto per conseguirla, e dal Duce un giorno fu detto, sul Colle Sacro di Roma, che « dopo la quaresima della rinuncia, e del combatti-: mento-verrà la Pasqua della conquista-e della gloria». Una. imponentisssma, prolungata dimostrazione accoglie la fine del discorso. Gli evviva a Casa Savoia, al Ducè, alle Forze Armate prorompono da tutti 1 mutilati,!» piedi e la dimostrazione non si placa che .nel ..reverente silenzio quando per la sala-echeggiano le note della Marcia Reale e dell'Inno Giovinezza, seguito dal nuovo limo di guerra Vincere. La manifestazione riprende poi sulla via, quando Carlo Delcroix, accompagnato dai membri del Comitato centrale e seguito da tutto il corteggio delle bandiere, attraversa la piazza per recarsi al palazzo comunale. Quivi nel salone d'onore, dove sono presenti la Ecc. Russo, il Prefetto, il vice-Segretario del Partito, il Podestà fa la solenne consegna a Carlo Delcroix della cittadinanza onoraria di Milano, che il Duce, accoglien do il voto della popolazione, ha autorizzata. Alla Casa del Fascio Alle 16 nel salone d'onore di Palazzo comunale si è riunito, sotto la presidenza di Carlo Delcroix, 11 consiglio nazionale dell'Associazione mutilati ed invalidi di guerra. La Medaglia d'oro Amilcare Rossi, presidente nazionale dei combattenti, ha letto un Indirizzo. Il comitato centrale e il consiglio, preceduti dal vessillo associativo, accompagnati dalle musiche e seguiti dalla colonna delle bandiere e dalle schiere dei mutilati lombardi, lasciano il Palazzo comunale, recandosi alla Casa del Fascio. La colonna entra nella via del Sacrarlo, dove tutte le gerarchie fasciste sono schierate a salutarla. Il presidente Delcroix, con l'Ecc. Russo, la Medaglia d'oro Rossi e il dottor Ravasio salgono nella cripta sacra ai Martiri della Rivoluzione, dove viene deposta una corona. Quindi nella sala XXIII Marzo, dove sono raccolti col loro gagliardetto i sansepolcristi, Delcroix rimette all'Eco. Russo, pregandolo di trasmetterlo al Duce, U seguente messaggio: « I rappresentanti dei mutilati d'Italia, riuniti a Milano in quella sede di piazza Sansepolcro dove costituirono l'Associazione che in tutte le ore decisive doveva mu tarsi in legione e dove il Fascismo si affermo col proposito di difendere e onorare gli artefici della vittoria, facendosi, come allora, interpreti della fede del popolo nuovamente portato alla guerra dalle necessità di non disertare i supremi cimenti della storia e dal la volontà di prendere il suo posto nel mondo che si. rinnova, salutano con profonda gratitudine ed ammirata fierezza i soldati di tutte le armi che dai campi di Russia alla sponda africana e in obbedienza alla consegna data dal Duce, combattono e si immolano sapendo che il sacrificio è il prezzo necessario e 11 pegno sicuro della vittoria». Frattanto dalla storica piazza Sansepolcro gremita, di mutilati di guerra, Sansepolcristi, squadristi e mutilati delia Rivoluzione, di Camicie nere e di popolo, si leva alto, il canto di Giovinezza. Discesi .sulla piazza 1 gerarchi, da un podio sormontato dal ritratto del Duce, il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio tiene un vivrante, patriottico discorso inneggiante alla vittoria. A sua volta il dott. Ravasio reca il saluto del Segretario del Partito.al mutilati e alle Camicie nere. La parola del rappresentante del Duce e del rappresentante del Partito sono accolte con interminabili ovazioni al Duce e al grido di « Vincere ». Lasciata la piazza, il Sottosegretario, il vice-Segretario del Partito, 11 presidente della Associazione dei combattenti si recano in visita di omaggio al Popolo d'Italia, dove hanno reso onore "alla memoria di Arnaldo Mussolini, ripartendo poi per Roma.