Giorni e notti

Giorni e notti LIBRERIA Giorni e notti f r o i o e r o c Continuando, almeno In parte, il prezioso volume di Terre ! e cieli, apparso vari anni fa, Giulio Capita Subblica ora Giorni ,e notti (Aron-' adori Ed:), notazioni di viaggio e di sosta: ma subito osserva che se qui « 1 viaggi lontani si riducono spesso a passeggiate per luoghi domestici ->, se ne accentua poi, in certo modo, la lontananza, « polche il paese che, verso la fine del suo naturai viaggio terrestre, 10 scrittore predilige è quello dei suol ricordi nel tempo e del suol sogni fuori del tempo ». E paria di un io notturno, che se ne esce a conversare con altre ombre, tentando il regno misterioso della morte. DI ombre, nel libro, ne ap Saiono molte, e recano un senso l remote inquietudini, di affanno tenace, qualcosa che dal millenni! verso l millennii, nell'infinito cor-, so della vita, ancor agita e rinnova le implacate interrogazioni: ove andiamo noi? e che cos'è, vera-» mente, 11 passo che .ci, sospinge nell'ignoto? e che ci avverrà oltre 11 suggello dèlia tomba? Morte é resurrezione; tema, argomento, termine ultimò, cui 11 libro tende, E quale possibile resurrezione ? DI noi, con-fa nostra Intimità gravata di affetti e caratteri e dolori terreni? di noi sciolti nell'etèrna energia, nell'impersonale cosclcn'za del cosmo? O forse di noi assorti, effusi «nell'imperscrutabile spirito di Dio»? Si direbbe che lo scrittore sia tentato da un'attrazione, da un sospetto, tra l'incre» dulità e il sogno, più preciso: pror prio il risorgere delle nostre persone, proprio il risorgere dei eorpi. Per -questa < antica pena di nostalgia;», .egli, . dal segreti ' di E leu si corre, con una specie d'indistinto anelito, all'apparizione dei Cristo, e alla sua promessa, e al suo annuncio. Grande mistero quello di Demetra, pel rinascere del grano. Ma il chicco di grano è il nostro corpo vivo. Ed ecco Paolo di Tarso prende una spiga di grano — « di questo esile grano che gialleggia sotto il colle eleusinio » — e dice: « Insensati : quello che si semina non prende vita se prima non muore... ». Non si pacifica lo scrittore in Sueste Ipotesi, o speranze, o ereenze di miracoli — sfiora, accenna, e perciò il suo libro è cosi folto di ombre, dall'ombre etrusche a quelle del camposanto di Pisa, al fantasmi che ci parlano nel sogno. E' uno struggimento che percorre le pagine sottilmente, vi pe» netra, le solleva a un'illimitata malinconia; nella contemplazione della morte par quasi ch'egli si soffermi a una raggiunta saggezza, ossia alla pace, ma questa gli sfugge poi, svanisce nel fuggire dei giorni, nel perdersi via via della vita. Senso acuto, violènto della distruzione, della voracità del tempo, di un . andare senza ritorno, che sopraffa l'animo, che stringe il cuore; che fa dire allo scrittore, in un giorno di Vor/rilhling, di gentile preprimavera: « Sento che fl mondo è incominciato a morire la prima volta che una delle foglie della creazione è caduta dal suo ramo. Il miracolo del ricrearsi ad ogni primavera è'miracolo sempre meno perfetto». Diciamo dunque che le pagine nitide, vivide, tutte smalto e luce, gemmee opere d'intaglio i— le belle pagine di viag- Slo —, spiccano con pàrtlcolar decatizza sullo sfondo grigiore triste, su quel dilatarsi dell'ombra nel petto dello scrittore.. Delicatezza delle stagioni — un riflesso una temperie un incanto — che il poeta individua in sul farai: proprio nell'attimo stesso che le suscita e le rapisce. E quel gusto, quell'attaccamento, quel possesso visivo e intellettuale della realtà del mondo, fanno poi più nostalgica, nella tragica perplessità delPirnmlnente distacco, la sensazione che tutta questa festa del vivere ha pur da finire. Che per ognuno di noi finisce da un momento all'altro, ed allora 1 secoli, come diceva l'antico, sono come un minuto, come se nulla fosse stato. Le sue virtù di scrittore-viaggiatore, che sa riassumere in pochi periodi concettosi e ariosi la struttura fisica e fantastica, pittoresca e morale, storica e sensitiva, dei più dissimili paesi; sono nette e suggestive. La sua arte, In queste cose, è impressionistica, epigrammatica e lirica; si leggano, qui, l capitoli sulla Toscana giottesca, au Volterra e Venezia, si veda Colle in Savoia, o Losanna, o il viàggio ad Atene o gli indimenticabili Venti di Nord-Est( mistral avignonese, oise sul Limano, bori, triestina. Ma sulla modulazione del sentimento — atterrito o ansioso — si vedano poi le altre pagine, di malessere metafisico, e di psicologia. Con quanta finezza di attenzione 11 -senso mortale della vita che fugge gli ldsdtdggtcdcdmtontmfdpsutpracfqtsaf^scaprrscsrfia! mortale della vita che fugge gl \ schiude i segreti delle presenze fii- ' terlori — come lo fa scaltro a percepire sensazioni oscure, albe Incerte, mancamenti improvvisi, ciò che germina al limiti della natura profonda che è in noi. « Tutti sappiamo di sapere qualche cosa che non abbiamo veduta e che non possiamo dirci >. Ricercando con acre gusto o con gentilezza turba-'1 ta 11 fatto e 1 fatti dell'amore, gli aspetti contrastanti di Eros feroce, o soffermandosi a interpretare 1 sogni, i presentimenti, i soffi labili, svanenti nel crepuscolo — del sensi? dello spirito? —, Caprln, da quella sicurezza colorita, arguta ai conoscitore del mondo, volge a uno stato di rabbrividente dila¬ tazlone fantastica l'immedicabile Idolore di essere nato uomo, di es- ' sere effimero. TI giornalista, il cronista, per tanti anni, della realtà quotidiana, ci svela l'angoscia di una vita nascosta, gelosa, totalmente libera da ogni aspetto del reale. Caprln nel mondo del sogni: « Ancora una volta, in sogno; ho avvicinato un fantasma... ». f. b.

Persone citate: Giulio Capita, Paolo Di Tarso

Luoghi citati: Atene, Savoia, Toscana, Venezia, Volterra