Così sanno morire

Così sanno morire Così sanno morire Occorrono parole per illustrare il comportamento del Legionari? E' lecito, è giusto dire che fu eroico. Un giovane Centurione — un Magistrato del Tribunale di Cuneo — cade colpito a morte sulla mitragliatrice da1 lui «tesso, azionata e da lui fatta* postare allo scoperto - perchè solamente «osi poteva battere il canalone attraverso il quale scendevano i reggimenti russi. Ferito, dice alla sua gente: « State tranquilli, ragazzi. Resistete sempre, per Vltaìial ». Al posto di medicazione dova viene trasportato, accorre il Comandante per recargli l'estremo saluto. Il morente parla del suol bimbi, della moglie, del padre dilettissimi. E' sereno, cosciente. Esclama: « Bono felice! ». Si fa il segno della Croce. « Muoio per il mio Paese... Duce.'... Mitraglieri!... ». II medico dirà: — Mi sembra di aver assistito alla morte di un Santo. Una. Camicia Nera vede cadere un camerata nel folto della mischia e si avvia per trascinarlo indietro. Gli osservano: «E* inutile. Se vai là, ti uccidono». Replica: « Sarà, ma il mio dovere è ai andare ». Va e muore. Un altro, colpito al polmone, esclama: « Adesso posso andarmene, ho tolto di mezzo tre russi ». Un altro — che tra stato riformato alla Leva ma aveva tuttavia ottenuto l'arruolamento nella Milizia ed era già stato Freccia Nera in Ispagna — morendo, cosi ragiona: « Quelli che mi hanno scartato dal servìzio militare non immaginavano che sarei stato buono per fare due guerre. Non ne posso pia fare perchè devo monre ». Un Ufficiale scorge una Camicia. Nera accovacciata presso un focherello. — Che fai? — gli grida. — Perchè non sei al tuo posto ? — « A causa del freddo — risponde il Legionario — il mio fucile mitragliatore si è inceppato, óra provo a riscaldarlo. Del resto, con le mitragliatrici o senza, andremo ugualmente avanti a furia di bombe ». Di li a poco infatti cadeva 1 mentre, correndo, scagliava una bomba a mano sul nemico. Al posto di medicazione portano un Legionario con un gran squarcio alla gola. - La sua voce è un filo rauco ma gli basta per dire: «No» posso più parlare, però sempre viva il Duce!». Un mitragliere sta per morire assiderato, non vuole abbandonare l'arma. « Ho ancora qualche nastro... », dice. Sono le sue ultime parole. ■ ■ Due giorni dopo la battaglia un tenente di Artiglieria mentre è di pattuglia scorge un'uomo, la larva di un uomo, che trascina faticosamente la cassetta porta-munizioni. Si tratta di un Legionario sfuggito all'accerchiamento del suo nucleo avanzato. Ha vissuto ore eterne, immobile, nascosto tra cumuli di neve, poi ha vagato nella bufera. Non ha mai abbandonato il moschetto e la cassetta E' sfinito, mani e piedi congelati. Il tenente vuol condurlo subito all'infermeria « Signornò — risponde — prima devo consegnare la cassetta al mio caposquadra. Vado a cercarlo». Quest'uomo, vivente simbolo del dovere, non ha famiglia, neppure il nome che porta è suo. Siamo orgogliosi di lui. Una sublime avventura Un attendente, due volte ferito, giace su uno strato di paglia al posto di medicazione. Si sveglia di soprassalta Grida: «Dov'è il mio tenente? ». Nessuno osa rispondergli. Scatta in piedi e annuncia con ferma semplicità: « Vado a morire anch'io ». Camerati accorrono, ma il ferito che non può reggersi è già caduto a terra. « Lo vedi che non puoi camminare? », gli dice qualcuno. SI lascia adagiare sulla caglia, avvolgere nelle coperte. Piange. N. dista da M. pochi chilometri. E' un villaggio su due file di case quasi a formare un lungo corridoio. H nostro presidio comprendeva meno di trecento uomini. I russi lo attaccarono all'alba del 25 dicembre con 950-1000 armati. Nel corso della battaglia le forze nemiche, come affermarono poi 1 prigionieri, furono raddoppiate e triplicate. I Legionari di N. — Camicie Nere e Fanti delle nostre Armi d'accompagnamento — non potevano ricevere rinforzi da alcuna parte. Dalle 8 in avanti non potevano neppur telefonare. Il .combattimento durò fino alle 11,30-12. Lo stesso nemico testimonterà la gloria della difesa italiana. Uh ufficiale russo catturato dirà: « Sapevamo che U caposaldo era tenuto da poche truppe, ma ci siamo accorti ben presto che dovevate aver ricevuto grandi • rinforzi. Diversamente non avreste potuto resistere tanto a lungo ». Secóndo i generali russi, N. doveva essere espugnata d'impeto. II già ricordato ordine di operazioni .della Divisione bolscevica precisava: «N. «ara la sede del Comando di questa Divisione, su bito dopo la conquista ». Fu invece il campo di battaglia dove un pugno di uomini stroncò le superbe ambizioni dei generali russi. Poco dopo l'inizio del combattimento il Centurione responsabile del caposaldo cosi telefonava al proprio Comandante di battaglione:«I rossi sono moltissimi. Fate sparare l'artiglieria. Noi ci difenderemo fino all'ultimo respiro, a denti stretti». Ferito il Centurione, la difesa veniva assunta dal Capomanipolo più anziano di grado. Il Centurione aveva comandato: ^Resistere! Resistere per l'Italia e per i nostri morti! ». U giovane Capomanipolo coadiuvato da altri cinque subalterni decisi a tutto, assecondato dallo splendido furore della truppa, fu l'anima della resistenza. c« Egli era dappertutto. » Narrarono i reduci da quella eroica avventura: «Egli era dap- Fertutto, alle mitragliatrici e tra feriti, dava ordini agli Ufficiali, organizzava due volte il quadrato, faceva innalzare una barricata, guidava le squadre, scagliava le bombe; aveva perduto la bustina, -correva da un punto all'altro a capo scoperto, calmo, terribile, invulnerabile ». Un Sottotenente mentre i proietti fioccavano da ogni dove, saliva sul tetto di una casa e di là dirigeva i tiri. Un altro Ufficiale, quando le munizioni vennero a mancare, distribuì quattro bombe a mano supplementari al suoi uomini avvertendo: € Finite queste; avremo sempre le baionette». Un capo-squadra, poi colpito a morte, esposto dalla cintola In su al nemico, lanciando bombe gridava: < Avanti, bolscevichi! Prendete anche questa! Venite a conoscere i soldati fascisti! ». Un Capo-manipolo — la faccia insanguinata — non voleva che lo medicassero neppure sommariamente, acconsentendo a qualche cura solamente quando venne ferito anche, ad una gamba. Di un singolare episodio è stato protagonista il Fante R. del battaglione Armi d'accompagnamento, Ecco come egli stesso lo ha descritto in una sua relazione al proprio Comandante di Compa- ra: « ... dopo non so quante ore combattimento, morto il mio Tenente, morti i camerati del mio nucleo, mi trovai solo e non avevo più munizioni ed ero già circondato dal nemico, riuscii a nascondermi in una casa òhe stava bruciando. Scoperto, fui trascinato da una pattuglia russa e poi gettato in un rifugio. Dopo mezzogiorno del 26 tre aoldatl russi vennero a prendermi. Con loro c'era un altro prigioniero, ferito. Camminavamo da due buone ore allorché vedemmo in lontananza carri armati che, avvicinandosi, aprirono il fuoco su di noi. Ci buttammo tutti a terra, però capimmo che erano tedeschi e d'intesa con l'altro italiano assalii i - tre russi. Noi eravamo disarmati ma riuscimmo ad impadronirci delle baionette di due di loro e cosi li finimmo. Ci facemmo riconoscere dai tedeschi che ci hanno abbrac ciato e ci hanno portato a M. sui carri armati». Parecchie Camicie Nere caddero sull'arma. Un sottotenente, colpito il suo cannone anticarro, corse alla mitragliatrice e non l'abbandonò più. Un Ufficiale disse questa aubll- me assurdità: «Se muoio, voltatemi la faccia .verso, terra. Neppure da morto voglio vedervi bolscevichi ». Ed intanto, per mirarli meglio, con la rivoltella in pugno scavalcava il muricciolo della difesa'passiva. Bombe a mano e i e o i i . e e, o di enN. ea el e l , l r U o a o Un Legionario, essendo caduto al suo fianco il cugino, dichiarò « Ora farò per due ». Combattenti furono colpiti mentre cercavano di trarre al riparo i commilitoni feriti. Uno venne a trovarsi isolato a pochi metri da una pattuglia russa. Piazzò il fucile mitragliatore e sparò. Sparò fino a.quando reclinò per sempre il capo sulla canna -d'acciaio. Una Camicia Nera ai gettò su un tenente della cavalleria bolscevica, gli tolse la rivoltella e con quella lo uccise; ferito, continuò a difendersi con la rivoltella del nemico fino a che, sopraggiunti altri de' nostri, fu salvo. Molti dei valorosi, come raggiunsero M. od I. (ad I. i Bersa- llerl avevano avuto la loro gran- e giornata) si unirono alle truppe del due caposaldi per combattere ancora. Pur estenuati dopo cinque o sei ore di battaglia, agli inviti alla resa, ai au-dàrdel rossi, i difensori, di N. rispondevano a colpi di bombe a mano, di moschetto, anche di pugnale. Non vi fu una gara di eroismo, l'eroico fu il sottinteso delle ferme concordi decisioni di tutti. Per poche ore N. fu occupato dall'avversario. Il 26 dicembre ve niva ripreso dai nostri. I Legionari che 11 giorno prima l'avevano cosi strenuamente difeso parteciparono alla riconquista e poi all'avanzata che costrinse il nemico («molto logorato» confessa un documento ufficiale russo) assai al di là delle basi di dove era partito. Anche il nome di K. — sede del comando della «Tagliamento» i di un gruppo di Artiglieria a cavallo — ricorre più volte nel famoso ordine di operazioni russo. Questo, villaggio è definito testualmente come «uno dei punti d'appoggio della Divisione Italiana Celere». Fra l'altro vi si legge: « Bisogna annientare, con , l'artiglieria che sussidia l'avanzata della fanteria, i centri di resistenza attorno a K.» L'attività nemica cominciò dall'alto, poco dopo le 8 di quel 25 dicembre, con bombe e spezzoni da aerei cui seguirono ade 10 e alle 10,50 altri vivacissimi lanci mentre alle 11,40- velivoli mitragliavano una nostra pattuglia che si era incontrata con la Compagnia mandata — come sapete — dal battaglione « Friuli ». 450 battuti da 130 d» a - a , a a e a a ì o , i — e a o a o a l - e o H soldato russo Manolj, fatto prigioniero a K. nel pomeriggio, ha dichiarato che l'intiero suo battaglione diretto verso M. ricevette cammin facendo l'ordine improvviso di puntare Invece su K. dove si scontrò con i Legionari, già impegnati contro reparti di cavalleria. In quella circostanza si dimostrò particolarmente efficace la collaborazione di una batteria a cavallo che sparando a zero con i cannoni piazzati sull'unica strada del villaggio « portò moltissimo scompiglio » (dirà un altro prigioniero) « nelle fi\e russe ». Due volte ~ alle 12,25 e alle 15,45 — nuclei di cavalleria bolscevica tentarono invano di penetrare nel caposaldo. Almeno 450 armati (cifra fornita dagli stessi prigionieri) con notevole appoggio di mitragliatrici mortai e cannoni contro non più di 120130 italiani cercarono ripetutamente, e inutilmente di sopraffare il piccolo presidio i cui componenti, dal Console agli autieri agli scritturali, formarono un sólo blocco di armate energie. Anche a K. scorse generoso sangue italiano, anche a K. il Natale fu -una dura giornata di lotta durante la quale Tutti gli Italiani furono pari al difficile pericoloso compito. La battaglia non era finita. Mandato in fumo il borioso progetto bolscevico, si trattava ora di sfruttare il nostro superbo successo. Nello svolgimento* del geniale plano operativo del Comando dei C.S.I.R. alla Legione toccò un compito di essenziale importanza. Come lo abbia assolto risulta dal noto telegramma del gen. Messe al Comando Supremo: « La Legione « ragliamento » che già nétta battaglia di Natale, inquadrata netta S.a divisione Celere ed a fianco di reparti germanici, ha scritto una magnifica pagina di eroismo, ancora in questi giorni sta dando chiare prove di alto valore nel difendere con insuperabile tenacia e decisione una delle più delicate e difficili posizioni del settore italiano, contro un nemico numeroso e aggressivo ed in condizioni di vita e di clima durissimo che richiedono grande sforzo d'animo, superiori doti morali e inflessibile volontà ». Cent. Carlo A. A ve nati (Continua) La prima, puntata di alleato articolo è apparsa, su «La, Stampa,» del 19 prila,

Persone citate: Carlo A., Centurione, Duce, Fante R., Fanti, Stampa

Luoghi citati: Cuneo, Friuli, Ispagna, Italia