Il liberatore

Il liberatore Il liberatore «mitiutniinn«miniltiiMiiritiiitnHii• „„v« a!I duo «miti, passe^iavano « chiaro di list», <^e^ff^0. fiume. La sera coeì ce, invitava alle ««^m^S! aveva il cuore oiW»^"^. reggiate pena» aMoKpoggiandosi alla ^"e*£ disse : d%6° IT Primi vX dacché «Vedi, è la P"™B senza mia eono sposato che eaco ^ °°l bent^ere. Bppu» è accaS^lW-S»* Ta, sotto la u£pU£ probabilmente, a Sere e me ne sono venuto via. £ef ste«a. credi, non desiderava che rimanessi,.con quella freddezza improvvida ohe a dmdc, nuel senso strano, greve di distacco... Che cosa o'è tra noi?... Alle volte trsno che oi sia addirittura i l'ombra del suo primo marito. Sicuro, era vedova Nina quando l'ho sposata, vedova di Sarmi. A te, che stai in campagna, questo nome non dice nulla. E poi tu non ti occupi nè di pitture nè di pittori. Ma qui, in città, Sarmi era un famoso pittore e tutti lo conoscevano. Aveva lo studio e l'alloggio in •una delle case che io amministro e fu andando a vedere qualche guasto da rimediare che conobbi Nina. Se ne stava sola e soletta nel tinello a ricamare e lì per lì, vedendola, io la credetti una figlia di Sarmi, perchè lui era abbastanza attempato, mentre lei sembrava una bambina con quei suoi occhi così belli, celesti, teneri e tristi.;. Di là, nello studio, c'era un ^ran fervore di conversazione ; il maestro, come lo chiamavano le allieve e le ammiratrici, aveva un gran quantità di amiche... In realtà era un uomo pieno di pasticci e di debiti, che profondeva il denaro da pazzo; io non riuscivo a comprendere allora perchè mai avesse sposato Nina, una poveva prfanella, un'impiegatina, conosciuta per caso. (Lei aveva posato per una testina di Madonna per fargli piacere, dopo di che lui non se l'era lasciata sfuggire. Ma la teneva come da parte ; le signore che andavano da lui ■ la guardavano appena, come un ingombro, nulla più... Credo che lui, già anziano allora, l'avesse sposata, pensando alla prossima vecchiaia, elio Nina sarebbe stata una compagna e un'infermiera ideale. Ma alla vecchiaia Sarmi non arrivò e così Nina rimase vedova e la potei sposare io. Fu con mia grande soddisfazione che dovetti provvederla quasi di tutto, perchè l'eredità di Sarmi era tutta afumata nel pagare i debiti e nel soddisfare i lasciti ai fratelli. E per un certo tempo siamo. stati felici. I guai sono cominciati quando abbiamo preso a vivere con unpo' di socievolezza; la mia posizione si era di tanto migliorata in questi ultimi tempi che mi pareva giusto far condurre a mia moglie, non dico una. vita brillante, ma un po'''pia divagata di prima. E fu così che c'imbattemmo in qualcuna delle amiche di Sarmi, quelle stesse che, pri ma, lui vivente, guardavano Ni na come una specie di _ mobile ingombrante. Tu avessi visto con lllinl,iiiiiiff ™i . . Iche avidità s impadronivano di 1° Jei. «E' la-signora... i. Qui il mio nome veniva pronunciato male, quasi sempre storpiato; che cosa vuoi inai che s'interessassero di un ragioniere come me quelle:mezze artiste?... Infatti sussurravano subito: «E' la vedova del povero Sarmi...». U Uh, davvero? Oh, cara!...». E fse la passavano di mano in mano come una reliquia. Lei ci rimaneva male e mi guardava in un modo come se mi chiedesse scusa. E dopo le cose' sono sempre andate peggiorando. Ogni momento qualcuna di quelle donne capita a casa mia. Io non esisto naturalmente ; è venuta la mia volta di essere considerato come un mobile trascurabile, come un ingombro... E invitano Nina di qua e di là, ricevimenti, mostre, riunioni. «La vedova di Sarnu non può mancareI... ». A volte mi par di vedere Sarmi in carne ed ossa vicino a noi con quel suo viso un po' cupo, gli occhi socchiusi, il sorriso sarcastico che sembra dirmi: «Povero uomo, ma ohe cosa credi di essere, vicino a una Nina che era stata innalzata da me a mia compagna? Tu non conti proprio nulla!...». E in verità'mi sembra di non contare proprio nulla. Nina non osa parlare, vorrebbe che quando quelle signore la invitano io le proibissi di andare e cerca dei pretesti, delle scuse per evitare quella gente, debbo pure lealmente riconoscerlo. Ma io, a mia volta, non voglio dir nulla, non so cosa sia a impedirmelo,, se l'orgoglio,» la gelosia o-tutta e .due-insieme. Vorrei che fosse lei a rifiutare seccamente tali inviti e a liberarsi da quella gerite! Ma forse ho torto, perchè lei è una timida, una pecorella, una creatura tutta dolcezza. Per questo alle volte ci sono dei lunghi silenzi adesso fra noi e silenzi carichi di rancore, di tormenti. Figurati che io mi metto in testa che pensi a Sarmi, che capisca solo adesso quale valore egli era e in conseguenza mi disprezzi. Non avrei mai creduto che egli dovesse avere tanta importanza per me ora che è morto...». . I due amici stettero ancora un poco a guardare l'acqua che scorreva, poi si separarono. E quello ohe si era sfogato tornò a casa,, lentamente, sospirando. Rientrò in punta di piedi, persuaso com'era di trovare la moglie a letto, addormentata. Invece ella era sempre allo stesso posto elàvorara. «Cosa fai?...». Ella non rispose subito, aveva in mano un camiciolino lungo un palmo. H cuore di lui prese a battere, ma così forte da credere, che lo sentisse anche là moglie.. Poi egli cadde a sedere accanto, a lei che sollevò gli occhi timidi. «Ora sì che non potrò più;uscire che.con te!». Egli*tese la mano a prendere il camioioUno è 'immaginò il piccolo futuro essere ohe l'avrebbe indossato.. Piccolo ma formidabile: era lui il liberatore d'ogni tormento A entrambi pareva già di sentir lo ridere, e al passato non pensavano più. Carola Prosperi S

Persone citate: Carola Prosperi, Sarmi