"Andiamo, è l'ora,,

"Andiamo, è l'ora,, "Andiamo, è l'ora,, H 9 ottobre passò senza fatti degni di nota. Il famoso treno armato ci disturbò alquanto, ma fu più il fumo che l'arrosto. Verso le 4 arrivò in linea 11 Console. Veniva ad assumere il Comando delle forze per portarle all'attacco. Potrebbe riuscire interessante dir qualcosa su questo singolare conduttore d'uomini. H 18 luglio, in Roma, il generale G. mi aveva detto di lui: «Imparerai a conoscerlo, ma non tanto presto. Ha la corazza del silenzio. Capisci?». Anche quella mattina il Console non fece sciupio di parole. Alto, magro, elegante, rasatlssimo, severo senza ostentazione, mi pare abbia detto: «Andiamo avanti. E' l'ora ». Poi disse anche: « Avete freddo? Io al. Ma ol riscalderemo ». CI riscaldammo Infatti assaltando Misshirits e Mawrino, superando enormi fossatl^antioarro, perlustrando case e kolkòs, toccando alle 12 precise, con una manovra che forse i competenti giudicheranno degna di studio, la estremità del lungo budello di Misshirits là dove la strada si apre da un lato su un piatto stepposo terreno e dall'altro su un grazioso boschetto. Di 11 a poco arrivarono un tenente colonnello germanico con due capitani. H Colonnello disse al Comandante del mio Btg. : « Slete di una rapidità straordinaria. I nostri sull'ala destra arriveranno più tardi, come d'intesa ». Intanto arrivavano le pallottole russe. Sibilivano spezzando i rametti dei pochi alberi al margini della strada. Cercammo riparo, per istinto ma senza, convinzione giacché il terreno era liscio come una lavagna, buttandoci a terra. IV Console disse: « Siamo arrivati. L'ordine stabilisce di conquistare la testa di ponte dopo l'arrivo dell'ala tedesca. Restiamo qui; nessuno si ritiri di un passo». Giungeva in quel mentre 11 sottotenente P. che aveva fatto superare dal suol cannoncini, a forza di braccia, la fossa anticarro. Caro P. che chiamavamo, poiché aveva ventanni e un sorriso da ragazzo, 11 « tenente Balilla ». Caro P. che dicevi: « Una gamba di donna triestina vale più di tutto il fascino slavo delle russe », e pensavi alla fidanzata (« bella come il sole») che ti attendeva laggiù, al vento dell'Adriatico... Bisognava assicurare 11 collegamento fra una nostra Cp. e una di bersaglieri motociclisti, le quali costituivano la nostra linea più avanzata. La Cp. ce. nn. era al di là del boschetto. Fioccavano i colpi delle mitragliatrici, meno frequenti cadevano quelli del mortai e dei cannoni. Per prima cosa vidi la barba del Centurione M. che emergeva da una specie di trincera già scavata dai russi. Egli era tranquillo come una Pasqua, sicuro di sé e dei suol: « Di qui non passa neanche Budienny con tutta la sua marmaglia. Tal degh me, te lo dico io. Adesso mi « allungherò » per far linea con i Bersaglieri. State giù voialtri. Non c'è niente da vedre. Dico proprio a te, mitragliere. Tanto 11 rancio per oggi non arriva. Non ti agitare, carissimo Vittorio! ». Il Centurione e i suoi diavoli Barba di rame, olimpico ma non serafico Centurione, ora sei lontano da noi, dal tuoi « diavoli di Camicie nere » ma un giorno ti rivedremo spuntare con il tuo passo appena claudicante per la ferita d'Africa, con lo sguardo di falso.burbero, can che abbaia non morde dicevano 1 legionari; Ed anche te « carissimo Vittorio » mitragliere ardito esploratore, soldato e fascista in tutta l'espressione della parola, nato per il combattimento, coraggioso fino alla temerarietà, tanto avido di vivere quanto sprezzante della morte, uno del pochi uomini che udii sempre chiamare pane il pane e vino il vino, Italiano completo con le tradizionali virtù ed anche i generosi difetti della razza, rivedremo con il pugnale e la bomba, la bustina Invece dell'elmetto, il cinturone senza rivoltella attorno alla stretta vita di atleta, anche te, dal dol ce sorriso, idolo del tuoi Legiona fi> mio fraterno compagno di tan- te notti all'addiaccio sotto l'opaco cielo russo, di tante marce nella tormenta gelida... Faceva freddo. In realtà non c'erano che 5 gradi sotto zero, ma l'abbassamento della temperatura era stato improvviso e violento (una quindicina di gradi). Ciò non c'Impedì di mantenere costantemente il contatto con l'avversario e di controbattere con le armi anticarro e le mitragliatrici la vivacissima azione di fuoco. Pattugliatori nostri rivelarono l'entità delle forze bolsceviche e le difese apprestate: un forte e veramente ben costrutto reticolato correva davanti al nostro fronte, la strada era interrotta da un fossato anticarro di ' rispettabili dimensioni. Alle 23,55 il Console ordinò al comandante del batta- . gitone «Emilia» di « proseguire,alle 5,30 del giorno dopo, l'azione con obbiettivo la ferrovia ad ovest di Pawlograd da dove si innesta la secondaria alla principale sino al ponte che si deve occupare. Un forte pattugllone con fucili mitragliatori, mediante ardita veloce manovra, occupi e sorpassi 11 iponte secondario ». Tutti 1 reparti — compresa la Cp. bersaglieri che avanzerebbe rastrellando il bosco sulla destra del fiume Wolcshja — si attesteranno poi sulla linea della ferrovia. All'assalto sotto il fuoco Non descrivo l'azione; altri ne ha già discorso. Dirò soltanto che fu rapidissima. Vinte d'impeto le resistenze, sorpassati 1 reticolati, calando e risalendo la grossa fossa anticarro incuranti del tiro del grossi calibri nemici (anche i nostri cannoni nella prima mezz'ora avevano splendidamente sparato) i Legionari andarono all'assalto, e, di corsa, combattendo, raggiunsero (s! può dire tutti Insieme) la mèta: alle 7,15 avevano conquistate le posizioni. Per tre giorni continuammo la cattura dei prigionieri, il rastrellamento della zona, le fruttuose ricognizioni offensive. Eravamo soddisfatti dell'esito cosi brillante della, battaglia. I feriti, sollecitavano 1 medici perchè 11 curassero alla meglio giacché non volevano perdere la seconda parte del programma. Che ebbe inizio alle 12 del 14 ottobre e si concluse sul far della sera col nostro Ingresso in Pawlograd-città dopo un tra gitto di qualche chilometro con la melma fino ai ginocchi e dopo a ver superato 11 Woltschia sul relitti del ponte fatto saltare dal nemico. A Pawlograd conoscemmo più da vicino l « partigiani », banditi in abito borghese, organizzatori di attentati specialmente col sistema dei «Coctail Molotoff » (bottiglie con liquido esplosivo). Anche i banditi conobbero noi. . Ricognizioni offensive Era scritto che in nessun luogo la Legione mettesse le radici. Ci ripromettevamo di visitare Pawlograd — ricordo la bella Ichiesa quasi Intatta, fatto curio- so nella Russia bolscevica quando ricevemmo l'ordine di pun fare su D. e P. Era frattanto rientrato al corpo il battaglione « Friuli » che, come mi sembra di aver detto, aveva In quel giorni valorosamente combattuto insieme con la Divisione « Pasublo ». DI tappa in tappa, facendo molti prigionieri, ma senza incontrare resistenze particolarmente notevoli (invece quelle opposte dal terreno fangoso si facevano ogni giorno più pesanti) arrivajnmo II 20 a P. LI sostammo fino al giorno 25 in un Kolkòs abbandonato. Compimmo nel frattempo due fortunate e faticose ricognizioni offensive. Pioveva quasi sempre. Dovemmo riattare alla meglio il ponte di N. P. distrutto dal nemico. Il 25 settembre il raggrup- Samento Garelli veniva sciolto, rell'ordlne del giorno di congedo il' Comandante scrisse: « Avete combattuto in modo ineguagliabile ». Già il generale Roettls, capo della 198.a Divisione Fanteria tedesca .alle cui dipendenze eravamo aveva scritto per noi: « Avete spezzato la ben fortificata e tenacemente difesa testa di ponte davanti a Pawlograd, espugnato le località di Misshiritz e Mawrino, ricacciato il nemico oltre il settore del Woltschia». Il 28 ottobre ci trova in marcia. Non è questa la marcia della Rivoluzione? Pioggia e vento. Le rotale della strada ferrata ogni trenta metri sono spezzate. Mine sfuggite al rastrellamento espio dono di tanto In tanto. Il 2 no

Persone citate: Barba, Centurione, Colonnello, Garelli

Luoghi citati: Africa, Emilia, Friuli, Roma, Russia