Religio medici

Religio medici UN FAUST SENZA GOETHE Religio medici «Non H piccolo dulcamara da fiera Giovanni Faust, ma Fara* celso è il modello immortale del gran poema»: questo, nella formula sintetica di Friedrich Qundolf, il valore e il significato essenziali del famoso medico tedesco nella storia dello spirito urna* no; « noi già ne trattammo in un recente articolo. Se ora vo- fliamo concludere considerando araoelso in sì, fuori del grande alone Faust-Goethe, la prima cosa che ci viene in mente e di sentire un'altra campana, interrogando non più un letterato ma un medico : Animato.da una specie di foga Iconoclastica (dice di lui A. Passini nel suo bel libro: II pensiero medico nei secoli; asserì che tutta la medicina doveva essere ri* costruita su nuove basi, ponendo a fondamento di essa il criterio personale e l'esperimento, non la copiatura del testi di Ippocrate e Galeno... Ma questo concetto, in se prettamente scientifico, venne avvolto in un'atmosfera di occultismo e dd una specie di maoismo. I>e mi* spiegazioni sul Misterium magnum, rappresentato dal sale, dal mercurio e dallo ' solfo, elementi primi di qualunque sostanza, su cui agisce il misterioso Archita (cioè l'energia creatrice immanente nella Matura, come spiega un altro Autore) ... sono tutte improntate ad un misticismo magico, come una qualsiasi teoria medioevale... Paracelso risulto, nella società In cui visse, una proteina eterogenea. Alla attività del grande Tedesco corrispose un vasto risveglio del metodo clinico, che ebbe nelle Università italiane il massimo rigoglio. A messa strada, dunque, fra sciensa e magia: merito di- aver anticipato, o contribuito,- alla scienza moderna, demerito di esser rimasto ancora invischiato nella magia medioavale. E', su per gin, la stessa posizione mentale del Gundolf, y il quale si preoccupa però di mondare quanto più può il suo eroe dal secondo attributo ; e Dotta magia alla scienza intitola, per l'appunto, uno dei suoi capitoli. Ma Ò poi così facile distinguere rigorosamente la magia dalla scienza! Gundolf ci si prova: «Essere mago significa far uso di forze straniere all'uomo, al disotto o al disopra di lui, e ohe la sua ragione non riesce a penetrare. Nella misura in cui Paracelso utilizzava come rimedi le forse ch'egli aveva scoperte, egli era mago, e si è in diritto di chiamar magici i libri in cui egli consegna le sue esperienze*. Ma poi deve subito aggiungere: «In tal caso, il chimico e- il tecnico ' moderni sono anoh'essi dei maghi, e un manuale di elettrochi mica, ad es., merita, al pari de gli Architi ossi paraceleiani, la qualifica di libro magico». Nè piùafortunat*-^ la sua distinzione fra alchimia e chimica: «La magia di Paracelso segna la fine dell'alchimia e l'inizio della chimica; l'alchimia essendo l'arte di trasformare gli elementi, di crearne, allo scopo di trarne beni _ inestimabili (come l'oro e l'elisir di vita), e la chimica essendo l'arte di decomporre e combinare gli elementi, mediante prove sperimentali, in vista di applicazioni pratiche». Ma, à parte il successo, non è la stessa cosa? Anche qui, nella distinzione particolare fra chimica e alchimia, come in quello gene rale fra scienza e magia, la differenza svanisce !■ Come dunque, e perchè, lo scienziato moderno ha perduto sempre più l'alone magico, e se ne vantai In fondo forze esterne all'uomo," misterio se nella loro essenza (come l'è lettricità e la gravitazione) sussistono oggi non meno di allora ; sicché tuttoquel che si-può dire è che la scienza sia una magia riuscita, mercè la chiave d'oro della matematica e di un parti colar modo di esperienza: pre mere un bottone e far cantare la radio è altrettanto magico che alzare la bacchetta e spremer l'acqua dalla roccia. Forse la unica vera differenza sta. in ciò, che lo scienziato considera quelle misteriose forze, che utilizza perchè ne ha sorpresi i modi, come inconscie e involontarie,, e tutta la natura come un meccanismo bruto; mentre il mago le riteneva più o meno cpersonali», e credeva (o dava a credere) d'intrattener rapporti simpatici con esse. Sotto questo aspetto, la mentalità meo canietica sette-ottocentesca rap presenterebbe, rispetto alla men talità «magica», il momento dell'antitesi assoluta, ormai in via di riduzione e di superameli to: poiché, se nella totalità del \ universo esistono anche forme di attività libera, dotate d'in tenztoni e capaci d'invenzioni allora ecco che la loro afera s. sottrae alla scienza (come cono scensa e come azione) per rien trar nella magia. Magìa «bianca», o naturale, per quelle forme animate che cadono sotto i sensi di tutti • co me i vegetali, gli animali (ai mi 6teriosi processi del oui istinto un Fabro dedicò tanta sapienza in dagatrice, per nulla fisioo-mate matica), e gli uomini: a cono score e dominare i quali servono, per l'appunto, non i modi della scienza, ma' quelli, « simpatici » dell'arte: arte d'intuire e arte di governare. Magia sopran naturale, o misticismo (am messo che riesca), per ap prossdmare eventuali esseri ar cani, nonché un'eventuale, arcana, . organiszazione del Tutto. £ tutta questa, sarebbe magia esterna: c'è poi la magìa interna,■ relativa a quella forza — la più misteriosa, e insieme la più certa di" tutte — che è il nostro spirito stesso, alla cui potenza creatrice è dato trasfigurare le apparenze, dandoci in dono la felicità. Come si vede, e nonostante residui disdegni e diffidenze, il termine «magia» è attualmente in ripresa e, come si dice, ben portato ! Ecco perchè il Gundolf ha forse torto di affannarsi tanto a prosciogliere il suo eroe dall'accusa di magia ; ed' ecco perchè io non mi peritai di chiamare magicità ili terzo, e •tipremo,, carattere di quel demiurgo, in qui intesi di rappresentare il più'alto tipo umano d'oggi; cosi come il Bontempelli non ha esitato, a sua volta, a definire realismo «magico* quella sua arte poetica, cosi affine alla terza arte demiurgica, benché non vòlta, come questa, a risolvere il problema pratico della felicità, * * À questa forma più alta (e più certa) di magia, ohe ha per oggetto la felicità, cioè la salute dell'anima, Paracelso non pervenne, tutto preso, com'era, dal problema della salute del corpo ; a cui diede però un significato, ed un valore, per nulla materialistici, ma trascendenti, e diciamo pure religiosi. Religio medici fu veramente la sua; assai più ohe per quell'altro insigne medico, air Thomas Browne, secentesco autore del famoso libretto di tal nome: ed io vorrei essere, in questo momento, a conoscenza della dotta dissertazione che al Browno, «come demiurgo», dedicò Alessandro Polo, per poter cogliere la differenza fra i due, che sospetto illuminante. Comunque, se il reagente demiurgico servì al Polo per spiegarsi Browne (come, recentemente, all'Omedeo per studiare Cavour), è certo ohe con Paracelso non attacca : oltre alla magicità, trasfiguratrice intima e felice, mancò anche il distacco a quella vicenda agitata, e scomposta, a quell'anima freqeticamente partigiana • polemica, che non ebbe tempo (perone -non ebbe voglia) di obbiettiva» i casi propri, di « vivere la vita concreta senza esserne schiavo », secondo l'eccellente interpretazione ohe G. Miegge ha dato del desniur- fico distacco. Di demiurgico, 'araoelso non ebbe che «la passione dell'universale» (ed è proprio questo - il titolo di un altro dei capitoli del Gundolf) : ma come rirfascimentalmetito fresca, ricca ed im- eetuosal e comò mirabilmen» applicata a quella professione, ansi missione, del medico, in cui tutta la conoscenza, tutto lo scibile,-cielo e terfa eoli chiamati e rivolti allo scopo pratico più importante ed essenziale, all'astone più formidabile ed affascinante che l'uomo si possa proporre: quella difesa e promuovimeli to della vita,, quell'eroica risposta all'oltraggio della morte, cui sono affidate tutte le umane speranze di correggere il più grande errore, la maggiore infamia della Natura. Relìgio medici, veramente... sentitelo, ed amatelo, ohe un fervore simile non si accende sovente nell'ottusa anima umana: H medico deve conoscerei rimedi e le loro virtù, la loro origine e la loro attività ... dò che è al di¬ sopra della natura, della scienza, della vita; egli deve conoscere li visibile • • l'invisibile, distinguere 11 dolce dall'amaro, preferire il buono, affrontare la morte, sapere quel che è utile al pescatore, al tintore, al fabbro, al falegname; sapere quel che bisogna mettere In cantina, usare in cucina, seminare in giardino a ogni stagione; penetrare i segreti del cacciatore e del minatore, i modi della vita vagabonda e della sedentaria, iXXZZTiOA'Zt Z~nAn*T. ■jjCÀu-r"ì-r2M"-biaognFdel soldati; ciò che mqtl-va lo stato religioso e 11 secolare, e in genere tutte le condizioni umane, indagarne la natura e l'origine, distinguere l'opera di Dio da quella di Satana, il veleno dall'antidoto. Egli deve sapere le differènze fra l'uomo e la donna, fra la donna e la fanciulla, fra 1 gialli e 1 pallidi, i- bianchi e 1 neri, e rossi e i chiari, e sempre appurare perchè un colore la vinca sull'altro, perché gli oggetti siano lunghi oppure corti, riconoscere quel che oonvlene e quel che manca..'. H medico dev'essere anche dotato delle qualità di un apostolo eletto e giusto, che guarisce gli Infermi, rende la vista ai ciechi, raddrizza i paralitici e resuscita 1 morti. Filippo Bursio