Peiretti grande e Peiretti piccolo

Peiretti grande e Peiretti piccolo Peiretti grande e Peiretti piccolo 16Quando il professore di matematica, Peiretti grande, entro nell'aula, dai due banchi delle ragazze si destarono occhiate sfavillanti per la sua cravatta nuova : di un azzurro tenue,_ e a radi pallini d'un azzurro vivo. Sedette alla cattedra, come sempre un po' stanco, un po annoiato. A lungo annusò il fazzoletto; poi, con una scrollatina dei gomiti, fece meglio apparare 1 polsini; e aprì il registro. Si diffuse allora un'attesa ai lotteria e di verdetto. Ognuno degli allie* vi sapeva in quale pagina fosse il suo cognome. Voltata la prima, ' quelli dalla A alla C respirarono; voltata la seconda, quelli dalla D alla I ebbero un lungo sospiro; ora si soffermava sulla terza; e dopo l'alto ne guardava il centro, e tornava in alto, e tornava al centro: poi scese ancóra; e infine rialzo il capo: — Peiretti. Il chiamato venne, ciondoloni, alla lavagna. Aveva la cravatta a strisce verdi e turchine, uno dei successi di Peiretti grande durante il primo trimestre; ma su Peiretti piccolo era tutt' altra cosa. Il professore. appena lo equadrò, le ragazze dicevano che nel modo con il quale lo trattava c' era dello stile, del vero stile — Cancellate. Peiretti piccolo afferrò a due mani la spugna. Poiché aveva le braccia piìl lunghe di quelle del padre, le maniche gH erano assai corte, ne uscivano i polsi rossi e nodosi. Per quanto adagio facesse, si levò una zaffata di polvere ; Peiretti grande ebbe uno scatto, suonò irato ; e al bidello : — Quante volte dovrò ripeter lo, che voglio trovare la lavagna pulita ? L'altro infossò il testone fra le spalle. — Andate pure. E tornando a Peiretti piccolo: I .— Meglio dirlo subito, se non siete _ preparato. Peiretti piccolo si guardò le scarpe, grandi e slabbrate, le sole cose che non potesse ereditare dal guardaroba smesso _ di Peiretti grande. Un brivido corse per l'aula. Era magari capace di rispondere un no, pur avendo studiato come uno sgobbone; e sarebbe allóra toccata a qualcun altro. Da qualche tempo era così strano, così chiuso, così riottoso... Fissò negli occhi'suo pjr dre; e serip-e grave gli disse — Nossignore. — Nossignore che cosa? — Nossignore, sono_ preparato Di banco in banco si allargò un respiro di sollievo. Per almeno quindici giorni si_ poteva stare tranquilli, cominciavano l'indomani le vacanze di Pasqua. Peiretti piccolo prese il gesso, adagio lo. «mussò sulla cornice della lavagna. Già vedeva senza guardarlo il volto di suo padre, pronto a^raggricciarsi se il gesso stri' desse ; e cominciò : _— Le soluzioni di un'equazione dì secondo grado... . Era difficile, quel teorema; e in fondo era giusto, che toccas^ se a Peiretti piccolo. Anche lui ne pareva rassegnato e convinto cantilenava di deduzione^in deduzione ; ma ciò .insospettì Peiret ti grande : — Perché il primo membro è 2 a x più b! Tutti apprezzarono 1' insidia della domanda, voleva essere sicuro che quello non avesse studiato da pappagallo, corsero per i banchi occhiatine calci e gomitate. E Peiretti piccolo, quasi incredulo, chiedeva ai gradini della cattedra : — 2 a x più ri? Gli rispose il silenzio ohe attende il modesto acrobata a un difficile salto. — 2 a x più b... Annaspava, era perduto. Si an dava alla tragedia. Ma d'un tratto parve destarsi da un mondo lontano: — Perché si sviluppa il qua drato. Aveva fatto il saltò, non c'era niente da dire. Riprese la sua rincorsa, verso il primo dei co rollar; ; e mentre gesso e voce seguivano radici e discriminanti, fra sé diceva al padre: ma perché, con me, sei così, mentre poi... Trangugiò rabbiosamente saliva : — ...meno il quadruplo del coefficiente. Ormai filava dritto, non c'èra quasi più gusto, a seguirlo. Soltanto Riccardi, il violino, sue chiarirlo d'impegno la penna, cou tinuava a dire-con il capo di sì e di sì: ma Arveda aveva già aperto il libro di storia, beato lui che poteva prepararsi per l'altra lezione, nascosto lassù, nell'ultimo banco. Peiretti piccolo era al terzo co rollar io; e cominciò allora a ri destarsi un po' di attesa, per il voto che avrebbe avuto. Si meritava un otto, il massimo che desse Peiretti grande; ma con i figlio era assai tirchio; e quel po vero ragazzo sarebbe stato in fon do da compiangere, e l'avrebbe ro compianto volentieri, se non si fosse fatto così strano, eoa scontroso : era certo innamorato ma non si riusciva a capire di chi ■ —Un discriminante positivo nullo o negativo: come dovevas dimostrare. Aveva finito. —^Andate pure. Lo stesso tono con il quale l'aveva detto al bidello. Peiretti piccolo se ne andò, torvo guar dandosi le mani, impiastricciate di £esso. Dinanzi a ventisette nasi puntati verso la cattedra Peiretti grande richiuse il regi stro, fissò il calamaio: — Sei. Si levò un lieve brusìo, ma quello non disse nulla per farlo tacere. Si era alzato, e sbirciati dosi la piega impeccabile dei ca' zoni: r-i Veniamo ai logaritmi. Se ddctdcsbdcPzdcpvtgnes 6 un. numero positivo e diverso da zero... Parlava adagio, compiacendosi della sua bella voce. Peiretti piccolo fingeva di prendere appunti ; e fissava Riva, dal principio dell'anno l'aveva dinanzi agli occhi, un suo sconosciuto predecessore Riva Taveva intagliato sul banco. Cercò di guardare suo padre, imponendosi di ascoltarlo. — Logaritmo di un prodotto... Ma aveva un ronzìo alle orecchie, la gola stretta da un grido. Poterlo urlare là dentro, dinanzi a tutti. E avrebbe voluto vedere, se suo padre l'avrebbe cacciato fuori; e che cosa avrebbe poi avuto il coraggio di d i rgli, 'd avanti al preside. — Logaritmo di un quoziente.. _ Poterglielo gridare : non partire, non andartene in questi giorni, fa' le vacanze con noi, non andartene con quella là ! — Logaritmo di una potenza... Come mai non capiva, che lui e la mamma avevano capito? E se non gliene importava nulla, che avessero capito, era un... Aveva paura, di quella parola che gli rintoccava alle terapie. Ficcò un'unghia nella R di Riva ; d'un tratto un'arida fiamma gli salì alla fronte; e ancóra udì quella frase sorpresa al telefono : parti domani alle undici e quaranta, dopodomani ti raggiungo alle tre. — Logaritmo di un radicale.. Ma lui, adesso, sarebbe andato ad affrontarla, quella donna. Avrebbe salato la lezione di sto¬ esrlscmpÌ ria, • sarebbe subito corso alla stazione, i nichelini per il biglietto d'ingresso li aveva. Tanto suo padre, fino alle dodici, era nella seconda B. L'avrebbe affrontata, aveva quindici anni compiuti, ormai era un uomo ; e guardandola negli occhi le avrebbe detto :_ io sono il figlio del professor Peiretti. Benissimo/. Io sono il figlio <M professor Peiretti. — Vedremo poi i logaritmi di Nepero. Per oggi basta così. L'esattezza di Peiretti grande era tale che al suo « per oggi i, se ne poteva essere sicuri, si sarebbe udito il campanello. Trillava infatti per i corridoi, destandone un confuso brusìo. Anche Peiretti piccolo uscì, nemmeno rispose all'Arveda, che gli proponeva mezza sigaretta strizzando un occhio verso le latrine ; e quasi urtò Orazio Coelite, il Ìirofessore di storia.. Pover'uomo, a palandrana lisa, i polsini di celluloide, il bottone del colletto che gli forava il gorgozzule fra la barba bianchiccia. Si ricordò delle risate che tutti facevano per il bottone di Orazio Coolite ; ma era come spaventato di dover am mettere, in un inevitabile confronto: ma, quello è un brav'uomo. Si spinse verso le scale, si sporse dalla balaustra. Vide al piano di sotto scomparire il soprabito di suo padre, il soprabito nuovo. Lui l'avrebbe poi avu to fra quattro o cinque anni Chissà come sarebbero state corte, le maniche. E intanto sua madre avrebbe continuato con quella pelliccetta, ritinta, con quell'abituccio di seta nera. Strinse i pugni. Quanto avrebbe voluto essere buono, con lei ; e finiva, in vece, per essere sempre più brusco. Si era messo a studiare un po' di più, e basta; era tutto duello che per-lei sapesse fare, E non chiederle un altro paio di scarpe, e non dirle che gli sarebbe piaciuto andare con Arveda in montagna. Dagli atrii e dai corridoi trillò iaPdTddfdmvdIrdams e o n o , i a ò il segnale dell'ultima lezione. Un altro brusìo si destò e si spense. Peiretti piccolo cominciò a scendere, in punta di piedi, le scale. Tutto era nel riuscire a passare dinanzi alla bacheca del custode. Ma sul primo pianerottolo si fermò. Pensava a ciò che avrebbe detto. L'affronto subito. No, prima le lascio mettere a posto le valige. E le dico : io sono il figlio del professor Peiretti. Benissimo Io sono il figlio del professor Pei retti. Ma poi, che cosa le dico? Passò il bidello: — In classe. E che cosa, poi, le avrebbe detto? Un rossore cocente gli salì alle tempie. E se quella si fosse messa a ridere, come l'aveva vista ridere una volta,, dietro il cristallo di una pasticceria? E lui sarebbe rimasto là, a bocca aperta, come uno stupido, con quei foruncoli sulle guance e sul collo, con le maniche corte, le scarpe rotte... Il bidello riapparve: — Peiretti, in classe. Si avviò, ciondoloni. Ogni passo gli pesava, si-sentiva come schiacciato da.una immensa vergogna. Bisognava ancóra e soltanto fingere di non sapere. Dopo la lezione di storia sarebbe tornato a casa, come tutti i giorni. Nella piccola anticamera, il linoleum sdrucito, dalla cucina un odore di cavolo ; e la solita stanca domanda: papà non c'é? Suando apparve sulla soglia 'aula, Orazio Coclite lo guardò stupito; e lo incitava con una mano a entrare, in fretta, il polsino di celluloide aveva un bàttito di carta e di cartone. Una ragazza soffocò, una risata sulla spalla della vicina: ha la faccia sempre più buffa, Peiretti piccolo. L'altra mormorò: non lo si direbbe, figlio di suo padre. Ma Riccardi, il violino, si volse ; e con uno sguardo seccato chiese un po' di silenzio. Mario dromo BLWgvt