Il Venezia si prodiga all' attacco ma il Milano vince di misura: 2-1 di Luigi Cavallero

Il Venezia si prodiga all' attacco ma il Milano vince di misura: 2-1 Il Venezia si prodiga all' attacco ma il Milano vince di misura: 2-1 VENEZIA.i Fioravanti; Tortora, Di Gennaro; Arienti? Puppo, Stefanini; Alberti, Loich. Perni so, Mazzola, Alberico. MILANO: Bossetti: Remondlni. Toppan; Antonini, Boniforti, Todeschlnl-, Bollano, Meazza, Bolli, Cappello, Bosclllni. ARBITRO: Mattea. (Dal nostro inviato) Milano, 13 aprile. Anche questa, volta la sconfitta ha, ver il venezia, il-sapore di una ingiustizia. Eppure il Milano ha conseguito regolarmente il successo e non gli si può certo addebitare la mancata affermazione... dei suoi avversari, il fatto è che le partite del Venezia vanno misurate con metro speciale. La squadra neróverde ha un ritmo costante di giuoco, ama la manovra, insiste all'attaoco, crea gran numero di situazioni da rete ma non realizza in proporzione dell'attività che svolge. Malattia di veeohia data, la sua., per la quale non è stato ancora trovato un rimedio efficace. Anche ieri W Venezia ha tirato di fioretto., punzecchiando non mille colpi la difesa milanista, ed i rossoneri con un paio di sciabolate hanno, alia resa dei conti, ottenuto di più. Il giuoco del venezia, fitto fitto di passaggi, avvince, ma in pari tempo indispettisce per lo spreco che gli attaccanti fanno delle occasioni di segnare. Be'si enumerassero le volte in cui gli avanti veneziani hanno avuto la possibilità di concludere ' favorevolmente, la cifra sarebbe altissima, eppure l'unico pallone messo a segno è partito dal disco bianco del rigore. Tutte le altre volte i neroverdi hanno volteggiato nell' area milanista senza trovar la via per passare. Ecco perchè bisogna, nel giudicare gli incontri nei quali il Venezia e primo attore, tener conto del risultato più che delle impressioni visive lasciate dal giuoco. Gran bella squadra, quella lagunare, ma unita, che, rifiutando la vittorio quando potrebbe ottenerla, ai prepara essa stessa la sconfitta. Cosi è stato recentemente a Genova in partita di campionato; così è stato ancor ieri all'Arena nella gara in cui i neroverdi hanno, con gran dispendio di energie, difeso il possesso della Coppa. Il Afilano per tutto il primo tempo ha lasciato l'iniziativa agli ospiti. Disorientato dalla velocità del giuoco avversario, incapace ad as> sostarsi convenientemente, con un Boniforti che non è, nel suo nuo vo impiego, nò un sicuro terzino nè un efficace centromediano, con Baffi e Cappello in letargo e con Bollano impreciso quanto mai, ha marciato con le stampelle nei confronti di un Venezia che volava, A metà campo i verdi erano totalmente padroni della situazione e dominavano non solo in virtù della forza viva della mediana, ma anche per la manovra della prima linea, nella quale, essendo in ombra Mazzola, ohe, forse per stanchezza, non attraversa un felice momento, emergeva Loich, onnipresente ed intraprendente. Presa d'infilata, la difesa milanista, inadatta con i suoi uomini ad applicare bene il «sistemar), si disuniva sovente, lasciando varchi attraverso i quali i torcetti dell'attacco veneziano passavano con facilità. Ma in area le àose semplici si complicavano. Anziché dei gol, il Venezia ottenne calci d'angolo in 'discreto numero. In alcune situazioni i tiri in porta risultarono cosi « belli » da far fare una figurona a Rossetti, portiere agile e spettacolare: in altre si ebbero errori e disdetta in egual misura. Oli sforzi dei veneziani erano tesi a far di Pernigo il realizzatore ed il « piccolo > mandò tutto in fumo. Cominciò col mancare netta la palla a pochi metri dalla rete, m passaggio di Loich, poi, su calcio d'angolo battuto da Alberti, con deviazione di testa di Loich, indugiò tanto, a tre passi dalla porta, da permettere ad un difensore di ritoi'nare ad ostacolarlo ed a impedirgli di realizzare. A queste occasioni mancate dai suoi avversari il Milano rispose con un pallone che Meazta, lanciato in profondità da Cappello, diresse proprio contro Fioravanti che s'era deciso ad uscir dai pali. E rispose ancora con un tiro di Boffi (uno di Quelli che non hanno pari per violenza) che incontrò nella traversa il solo ostacolo possibile. Poi, dopo.che Pernip-o (ST) inciampando nella palla ebbe persa la sua terza occasione da rete, si giunse, al W, al rigore, giustamente concesso perchè Boniforti, superato dal guizzante centravanti, non ebbe altra risorsa che il marchiano atterramento. Venne a realizzare Alberti e Pernigo, dolorante ad una spalla, passò al l'estrema destra. Nella ripresa il Milano si mise all'opera con maggior fervore. Prese ad attaccare se non con la continuità del Venezia (ogni «qua drjt ha un suo giuoco), a raffiche, in modo, comunque, pericoloso. Tuttavia i detentori della Coppa, i quali p*r altro mai rinunciarono decisamente all'offensiva, si difesero bene, e a lungo anche perchè i rossoneri andavano avanti a palla alta, et da permettere a Tortora, a Stefanini/ a Puppo e ad Arienti, tutti abilissimi nel giuoco di testa, di intervenire con sicurezza, ed a Di Gennaro, terzino' volante, di prodursi in acrobatici rinvìi. Prima, anzi, di arrivare al pareggio (una mezza rivoluzione s'era intanto avuta nella prima linea milanista con parecchi cambi di posizione fra Meazza, Boffi e Cappello) fu ancora il Venezia a... mangiarsi, una volta con Pernigo —■ tiro a lato — ed una volta con Loich — palla postata sin nelle mani del portiere — un paio di punti che parevano proprio cosa fatta. Al 66' finalmente, in una delle sue avanzate impetuose — Antonini a Boffi, Boffi a Meazza che giuooava interno sinistro — il Milano ricuperò il gol di svantag gio del primo tempo. TI forte tiro dell'ex-balilla filò raso terra verso l'estremo angolo di sinistra e Fioravanti, coperto, non parti nemmeno per tentare la parata. Sull'uno a uno le cose si misero male per l'inconcludente Venezia e precipitarono addirittura Quando, al 37', Cappello. riscattò i suoi precedenti quarti d'ora di assenteismo con unHiro folgorante eseguito a circa 65 metri dalia porta. La palla filò diritta- in rete ove s'insaccò nonostante il tentativo di parata di Fioravanti. Non domo, il Venezia condusse ancora qualche attacco, ma Loich. mancò ti pareggio costruito da Alberico con un del passaggio. Cosi il Venezia ha perso l'incontro, lo scudetto minore e la Coppa. Non ha avuto fortuna f Forse la colpa dello scacco è più che altro sua, perchè non si può vincere quando non si riesce, pur con motto giuoco d'attacco, a segnare. La tradizione che vuole le squadre già detentrici del trofeo eliminate nelle prove successive, per ora resiste; s'è spezzata, invece, quella ohe voleva il Milano incapace a superare le semifinali. Questa volta i rossoneri l'hanno spuntata; ora resta loro l'ultimo ostacolo: la Juventus. « Luigi Cavallero