Le due primavere

Le due primavere DIARIO D'A'MORE Le due primavere Nel 19 riuscii a prolungare miracolosamente un amore, sfrut- tando la differenza di latitudine tra Milano e Moma. Io m'innamoro quando è pri- mavera. Al primo volar di rondini, al primo gemer di ramoscelli pieni di nuova linfa, indosso la divisa d'Amore (tooco di velluto rosso con piuma, giustacuore e oalzonetti di velluto celeste ornati di bottoni d'oro, e la domenica aggiungo alamari), ed esco, poco prima del tramonto, per la strada: un viale della periferia, tra di campagna e di città, dove ogni anno passa una vecchia che vende violette, e suo marito, che t mago, fa spalancare, suonando l'organetto, tutte le finestre, e sul marciapiedi rotolano e rimbalzano cento tintinnanti monete di rame. Davanti ai portoni, gridando come rondini, giocano i bambini, che ammutoliscono ogni tanto al richiamo delle madri: *A casa!'A casa.'». Sulla panchina del viale già è seduta qualche famiglia: di quelle famiglie dalle narici sensibili, che avvertono nei tigli ancor nudi o appena gemmati la promessa del profumo. I/aria, all'ora del tramonto, è violetta, e passa nel cielo verdolino qualche nuvoletta nera, accesa ancora, agli orli, di un sole che non c'è più. Spalancate le fi- nestre delle case, e non ancoraaccesi i lumi delle stanze. Ven-gono rumori.di stoviglie e canti di ragazze. Indossando la divisa d'Amore, 10 percorro il viale, e son certo se non è oggi sarà domani — d'incontrare una ragazza ohe mi vorrà bene. Io glie ne vorrò per pochi "giorni, per il tempo che dura la prima primavera. Poi basta. Non tanto desiderio d'Amore mi spinge a indossar la divisa di velluto celeste, quanto una annuale prova di gioventù: quando, per su e gin.che vada per il viale, e per meravigliose divise che indossi, non troverò una ragazza disposta a volermi bene, allora mi cospargerò di cenere i capelli, e, deposta per sempre la divisa di Amore, mi chiuderò in casa a ripensare, vestito di bigello, la perduta giovinezza, le passate primavere, 1 morti amori; e per consolarmi indulgerò ai vini è alla pipa, e la divisa d'Amore, custodita in una teca di vetro, comincerà a tarlarsi sul cuore. . Quest'anno, son già passati molti giorni d'aprile e inutilmente ho passeggiato per il viale, fra i gridi dei ragazzi, i richiami delle madri, le soste delle famiglie che avvertono la promessa del profumo dei tigli. Decado. Ho i primi capelli bianchi alle tempia. 11 cuore comincia ad aver meno speranze che rimpianti. Già, triste sintomo, ho in antipatia i giovani. Che sia questo l'anno in cui debba indossare la veste di bigello f Ma voglio raccontare del 19 , quando riuscii a prolungare miracolosamente un amore, sfruttando la differenza ai latitudine, tra Roma e Milano. In questa città incontrai, ai primi segni di primavera, una ragazza, e ci innamorammo. Per primi segni di primavera intendo non già i-fiori sui prati, le foglie ai rami, le corone di rondini intorno ai campanili; ma soltanto quel desiderio cht, un giorno ci prende di aprir la finestra anche se fa ancor freddo, quel sentir, dietro le nuvole, l'azzurro; quel presentir non nati profumi, non sopraggiunti tepori; quéll'avvertire, correndo una sera sotto la pioggia, che è l'ultima pioggia d'inverno. M'innamorai, ma in malafede. Più che amore, era gioia di poter essere ancora amato. Vennero i primi fiori ai cespugli delle aiuole, e già non amavo più. La vera primavera è quella che non c'è ancora; il giorno stesso in cui nasce, la primavera muore. La vita d'un fiore è nell'attimo in cui sboccia. Vorrei veder le farfalle nel momento in cui mettono le ali. Ne vidi una in una pellicola istruttiva, per scolari. Sembrava un mostro. Scienza, scienza, perchè uccìdi la primaveraT Già, dunque, ai primi fiori sui cespugli, non amavo più. E mi disponevo all'addio, quando dovetti partire per Roma. Quando a Milano è ancora inverno, già i prati di Roma son pieni di margherite. Trqvai non solo fioriti i cespugli, ma teneramente verdeggianti di foglie gli alberi, ed ssalanti un primo debole profumo i tigli dei viali, e nelle pozzanghere vedevi correre azzurro di cielo, e bianco di nuvolette, Al confronto, la primavera di Milano doveva ancor nascere. / desideri che Tintelo della primavera porta con sè a Roma erano già morti, mentre erano ancor vivi a Milano. Tornarci, fu per me come tornare indietro nel tempo: lasciavo una già morta primavera per avvicinarmi a una nascente. E l'amore ricominoiò. Tornai a dire: « T,i voglio bene » alla ragazza cui pochi giorni prima m'ero disposto a dare l'addio. Le famiglie delle panchine spiavano impazienti l'arrivar delle foglie sui tigli, oh guanto più] felici delle famiglie romane, che già questa gioia avevano provatal I ragazzi gridavano davanti ai portoni; già i ragazzi di Roma non gridavano più. Dissi alla ragazza, passeggiando lungo il viale: « T'amo perchè sei a Sfilano. A Roma non t'amerei-». Non capì. Credette forse, ohe preferissi le ragazze settentrionali a quelle centrali, mentre, invece, io non soffro di regionalismi; mi piacciono tutte, e questa è una delle prove dell'unità nazionale. Passarono alcuni {Homi, e già l'amore, con l'inoltrarsi della primavera, ricominciava a morire. Non solo erano fioriti i cespu- i gli, ma teneramente verdeggianti \di foglie gli alberi, ed esalanti un primo debole profumo i tigli dei viali, e nette pozzanghere vedevi correre azzurro il cielo e bianco di nuvolette. Come a Roma. Non amavo più la ragazza. Piuttosto che dirle addio, ripartii per Roma. Qui si era quasi in estate: già ai piedi degli alberi giacevano le foglioline precocemente ingiallite, già i fiori si piegavano sotto il cocente sole, già il profuma, dei tigli inebriava le famiglie sedute sulle panchine, e allo stupore primaverile era succeduta l'inerzia estiva. Come mi sembrò giovane la primavera di Milano, e dome l'amore per la ragazza rinacque, al ricordo, nel mio cuore! Tornai-a Milano, e l'amore ricominciò. Ma poi anche qui caddero le foglioline precocemente ingiallite. Tutto finito. Ripartire per Roma era inutile. Avrei forse prolungato di qualche altro giorno l'amore, ma poif Ormai la pesante estate era prossima a fare di Roma e Milano la stessa città. < Bisognerebbe » dissi alla ragazza € partire per la Svezia. Vi ritrovefernmo. la primavera. an% cora nàscente ». ' Ma -occorrevano il permesso dei genitori e il passaporto. Perciò, ci dicemmo addio, senza piangere, quasi sorridendo. Un addio naturale, ora che le foglie precocemente ingiallite giacevano ai piedi degli alberi. Mosca