Il re si ribella

Il re si ribella ; UNA DONNA ALLA CORTE DI LUIGI XIV Il re si ribella H < sotterfugio > cui accennava la Vanel c'era, Infatti; Marte, per consiglio del re, aveva Indotto la stessa Venel a chiedere alla regina, per sè e per le sorelle, 11 permesso di raggiungere la corte a Bordeaux; Anna d'Austria aveva risposto che sarebbe stata assai lieta d'avere le signorine Mancini al suo fianco, qualora 11 Cardinale loro zio non avesse avuto niente da obiettare. Quanto all'incontro tra Luigi e Maria, esso era stato tale da far ridivampare la passione del primo e rinascere tutte le speranze della seconda. Vira di Mazzarino Ortensia che, nella sua qualità Hi confidente della sorella, assistette al colloqui del due innamorati, scrive nelle sue memorie: < nulla può essere paragonato alla passione mostrata dal re e alla tenerezza con la quale chiese perdono a Maria di tutto quello che essa soffriva per causa sua >. La Motteville, che parla delle giornate di Saint-Jean-d'Angely per sentito dire, perchè a quell'epoca non. si trovava con la corte, scrive che « questo incontro fu ancora sensibile > e che « vi furono lacrime sparse da entrambe le parM ». « Nondimeno — conclude — 11 continuò ri suo viaggio e la nipote dèi Cardinale ritornò al luogo del iuo esilio. Qui finisce il romanzo; perchè dopo questo onesto appunta, aento, le cose mutarono, e il re i-ovò nello splendore, nella bellezza t nella virtù dell'Infanta di Spagi a di che consolarsi della perdita"d. Maria Mancini», Se queste parale avessero risposto in qualchey-nodo alla realtà, Mazzarino ne sarebbe stato assai soddisfatto. I nel dolati per la pace erano incornine!:'.ti proprio il 13 agosto, lo stesso: jriorno dell'incontro di Saint-Jeaj-i'Angely, ed egli aveva bisogno di .ùtto il suo tempo e di tutta la/sui calma. Ma il romanzo non eri t eanlnato; se ne Iniziava, anzi, un litro capitolo. Il Cardinale non fei faceva illusioni in proposito efs. vendeva conto che la lotta coati a 1 due innamorati sarebbe stati ancora aspra. Maria gli scrivéVe lèttere piene di buoni sentimenti .! di sottomissione, ma forse, peni ava egli, anche ciò faceva parte d'un piano concordato tra lei e il re, e inteso ad assopire la sua vigilanza. Le co municazioni della Venel gli rivelavano infatti che dopo l'incontro di Saint-Jean-d'Angely la corrispondenza tra Luigi e Maria era diventata più attiva che mai. Esasperato, il Cardinale scriveva alla Venel: «Sarei felice di sapere che cosa Maria abbia nella testa, e se con tutte le lusinghe che le possono venire dal suol compilatori d'oroscopi, non sappia d'essersi messa sulla strada giusta per diventare la donna più disgraziata del suo secolo. Essa vedrà senza poterci mettere rimedio che io non mi sono ingannato nel miei calcoli e che tutte le follie di cài ha empito il suo spirito non riusciranno che a renderla miserabile»; e qualche giorno dopo: «Vi confesso che non so immaginare a che cosa pensi Maria quando il re è alla vigilia del matrimonio, e non vedo quale parte, dopo di ciò, pretenda recitare. Di una cosa sola sono sicuro: che io farò quello che m'impongono il suo onore e il mio »; e ancora: « Non so che prurito abbia preso mia nipote di scrivermi tanto spesso come fa da qualche tempo. Vi prego di dirle che non pretendo si dia tanta pena; so bene quel che ha nel cuore e il conto che posso fare della sua amicizia per me ». L'Irritazione del Cardinale contro la nipote aveva ormai raggiunto il colmo, e questo gli fece dimenticare una piccola verità della quale non possiamo supporre che fosse ignaro, questa: che non è lecite dir male a un innamorato della persona ch'egli ama senza correre il rischio di provocare in lui una violenta reazione e d'ottenere un resultato diametralmente opposto a quello desiderato. Già un'altra volta, a ima frase poco rispettosa per Maria contenuta in una lettera di Mazzarino, Luigi XIV s'era impennato e aveva risposto di sapere sin troppo bene in chi aveva collocato 1] proprio affetto e che non aveva bisogno di nessuno per insegnarglielo. H Cardinale avrebbe dovuto tenerselo per detto, Invece ecco, datata 28 agosto, una lettera nella quale 11 suo rancore verso la nipote esplode Incautamente. 18 pagine di rimproveri ncrtdrfchpasiLldsgngopccz-La lettera è lunghissima: alla vigilia di concludere la pace e il matrimonio che ne è 11 corollario o la conditio sine qua non, il ministro raccoglie in un solo documento tutti gli ammonimenti, tutte le obiurgazloni, tutti i ragiona menti che da qualche mese va prodigando a quel re che si crede un personaggio dell'AsÉréa o del Gran Cyrus. Ritorna la minaccia d'attuare il disegno «che lo vi scrissi da Cadillac », e cioè d'andarsene; ritornano 1 richiami ai doveri che un sovrano ha verso Dio, verso se stesso e verso i suol popoli, e ritornano 1 richiami ai lunghi servigi prestati e a una fedeltà non mal ementita. Questa lettera è quanto di più bello sia uscito dalla penna di Giulio Mazzarino: senti in essa un carattere e un uomo: ma quest'uomo ha l'Istinto e l'abitudine del comando, e non sa nascondere la sua esasperazione, diremmo 11 suo stupore, per la lunga resistenza passiva — la prima forse ch'egli abbia ad affrontare da quando governa la Francia — opposta da due cuori amanti alla sua volontà; e poiché non può prendersela col re, si sfoga contro la nipote. Al re egli dice essere ormai tempo ch'egli dichiari la propria volontà «senza alcuna simulazione», perchè, afferma recisamente, < vai mille volte meglio rompere le trat-f tative e continuare la guerra senza preoccuparsi delle miserie della cristianità e del danno al quale il vostro Stato e i vostri sudditi andranno Incentro, piuttosto Che conchiudere questo matrimo- nio per la vostra Infelicità e, di conseguenza, per quella del vostro regno ». Ma la lettera è tutta contro Maria, la quale, dice, da quando ha avuto l'onore di parlare col re a Salnt-Jean-d'Ajigely, è più folle che mai. Inutilmente Luigi cerca di convincerlo che la nipote ha il massimo affetto e rispetto per lui; egli non ignora com'essa abbia, al contrarlo, molta avversione per uno zio che non lusinga in nessun modo, le sue follie. Se Luigi non fosse innamorato com'è, lo riconoscerebbe anche lui, ma la sua passione gli Impedisce di vedere le cose come sono. Ma è dunque possibile, continua il Cardinale, non senza ironia, < è possibile che voi siate persuaso che lo sono cosi penetrante e abile nel grandi. affari e che non capisca nulla in quelli della mia famiglia... »? « Io so che se voi sarete obbligato a prendere moglie, essa (Maria) si propone di rendere la principessa che vi sposerà Infell ce per tutta la vita, cosa questa che non potrebbe verificarsi senza che lo foste anche voi e senza esporvi a mille Inconvenienti gravissimi, perchè voi non potete spe¬ rare nella benedizione del cielo se non fate nulla per meritarcela ». Mazzarino sa benissimo che Maria sarà messa al corrente di quanto egli scrive al re, ma lungi dal'temerlo, se lo augura col più gran fervore. « Vi confesso — prosegue — che all'età cui son giunto, e con tutte le occupazioni di cui sono sovraccarico e nelle quali mi sembra d'essere abbastanza fortunato per servirvi con reputazione e con vantaggio per il vostro Stato, mi è insopportabile vedermi inquietato da una persona che, per mille ragioni, dovrebbe farsi a pezzi per alleviarmi. E quel che mi affligge di più, è che invece di risparmiarmi questo dolore, voi contribuiate ad aumentarlo dando a quello disgraziata, con la passióne che le dimostrate, 11 coraggio e,, la risoluzione di vivere come vive ». Uno storico tutt'aitro che bene volo con Mazzarino, il già nomi' nato Chantelauze, dice di questa lettera che bisogna leggerla per Intero « per rendersi conto dell'ai' tezza di vedute, della forza delle argomentazioni, dell' eloquenza e del calore che l'animano dall'ini' zio alla fine » e la definisce « 11 più nobile esempio d'indipendenza e di disinteresse che mai ministro abbia saputo dare al suo sovrano». Certo, era difficile mostrarsi più indipendente di cosi. Ma Luigi XIV non apprezzò questa indipendenza. Mazzarino,, però, bisogna dirlo, non s'era fatto illusioni in proposito: lo stesso giorno in cui aveva scritto al re, annunciando questo passo ad Anna d'Austria, s'era espresso cosi: « Gli scrivo (a Luigi XIV) una piccola lettera di sedici o dlclotto pagine... Sono certo che non gli piacerà, ma non potevo dispensarmi dal farlo senza tradire e ferire la mia coscienza- e il mio onore ». Luigi inviò Immediatamente una risposta che il Cardinale doveva definire < succinta », ma tale, tuttavia, da rivelargli senza possibilità di equivoci quale fosse «la disposizione d'animo» dello scrivente nei suoi riguardi Nessun dubbio, dunque, che si trattasse d'una missiva poco amichevole. Il Cardinale, seri vendo di nuovo al re, nel primi giorni di settembre, constatava : < La vostra bontà nel miei riguardi non vi aveva mal permesso fino a ora nè di scrivermi nè di parlarmi come avete, fatto In questa occasione », e alla regina scrive va, non senza amarezza: « La risposta del confidente è concepita In termini tali che mi costringono a riconoscere che egli non ha più alcun affetto nè per me nè per 1 suoi interessi ». Confessiamo che ci piacerebbe sapere di che parole si servisse il re per rimproverare Mazzarino del suo zelo. Due motivi lo spingevano a essere violento: prima di tutto il desiderio cavalleresco di scagionare Maria dalle accuse mossele dallo zio, poi 11 complesso d'inferiorità dal quale non riusciva a liberarsi dinanzi a Mazzarino, Egli doveva riconoscere, sia pure in una regione Incontrollata del proprio spirito, che il suo mentore aveva ragione, ma, nello stesso tempo, lo spettacolo di quella intelligenza chiara, imperterrita, sicura di sè, lo irritava. Guardando, ammirando Mazzarino, che gli insegnava a regnare (e si sa come questo insegnamento dovesse più tardi rivelarsi efficace), Luigi sentiva certo intollerabilmente la propria inferiorità. Per fortuna, Mazzarino, da quell'uomo abilissimo che era, aveva sempre evitato di far pesare la propria superiorità e di urtare la suscettibilità del suo regale allievo. Nella lettera del 28 agosto, però, obbedendo alla necessità del momento, egli aveva trascurato le solite precauzioni, calcato un po' la mano sul collo del puledro restio, e questo si era ribellato. Le notizie che giungevano da Bordeaux parevano gravi: la regina scriveva che 11 re era risoluto a non ascoltare più nessun consiglio e che essa non vedeva come si potesse farlo rinunciare alle decisioni ch'egli lasciava intendere d'aver preso definitivamente, senza specificare di che decisioni si trattasse. Cesare Giardini (Continua)

Luoghi citati: Austria, Bordeaux, Francia, Mazzarino