La Regina conciliativa

La Regina conciliativa La Regina conciliativa Con Margherita di Navarro ho pranzato giusto tre mesi fa. Era vestita d'un broccato verdazzurro a fiori di giglio e fregi d'argento; e al suo fianco sedeva l'augusto fratello, Sua Maestà Francesco I, in un pourpoint cremisino incrostato d'ametisti. Ambedue portavano la corona in testa. — Sempre zuppa di fagioli ! — «sclamò la Regina, con accento alquanto vivace di protesta Quanto al Re, stropicciatesi mani dopò averle scaldate sportello d'una. stufa ca, diede l'assalto le allo ecooomiaenza esitare a uno spezzatino di coniglio. _ Miào! — fece la Regina, con evidente allusione irnspetto6a e rinnovata espressione di malumore. Cosa ohe mi stupì, perche di Margherita di Valois avevo sempre sentito vantare, soprattutto, l'impeccabile educazione. Come i lettori hanno già capito, il regale incontro avveniva alla trattoria di Cinecittà. Dovere d'esattezza m'impone d'aggiun gere che, soltanto dieci minuti dopo quel coniglio e quei fagioli, Margherita e Francesco sedevano insieme a un'altra mensa imbandita a fagiani e cignali: fagiani con una torcia in testa, cignali coronati di rose rosse. Soltanto questa volta, le vivande erano di cartone. Gallone girava la scena del film ; Amidei e Ghérardi, autori del soggetto, erano là nella ombra a complottare rivoluzioni nel dialogo, colpi di Stato nello scenario ; intanto che l'attore Cortese, cioè Enrico d'Albret, riaccendeva sotto la macchina da presa quei suoi begli occhi di ragazzo cattivo, e il Marchese di Gattinara, cioè l'attore Bernardi, atteggiava il viso, ormai fatf to della più bolognese bonarietà a un'espressione quanto mai scel lerata di vecchio imbroglione. — Ma che idea — dissi io, piano, a Freddi che mi accompagna va — di far recitare una parte si mile a Nerio Bernardi, ch'è li remissività in persona, destinali do invece il personaggio iridili gente di Margherita a Elsa Merlini, che ha notòriamente il ca rattere più difficile della cristianità !. . _ . _ — Tu dimentichi il Pttrador.e du Oómédìen. Appunto per questo, Nerio farà benissimo ed Elsa Merlini riuscirà' alla perfezione... Ora sento dire che la pellicola è ultimata, e che effettivamente è riuscita molto bene. Ma poiché a questo punto la parola spetta all'amico Gromo, mi congedo da Cinecittà, non appena spenti doppieri della mensa dinastica, con un inchino a Francesco e a Margherita, nonché a Carlo V di Spagna, a Eleonora d'Austria, t Isabella di Portogallo e alla co lentissima Duchessa d'Ossuna Possano Valentina Cortese, cosi vezzosa, e Clara Calamai, così bella, e Margherita Bagni, così nobile e degna, andare incontro ài dèspoti della critica come già à quelli del trono: con la stessa riverenza impeccabile e un eguale sorriso di coscienza soddisfatta. Solo dovere mio, congedatomi dalla Corte, è di ripensare la Regina Margot : cioè la benignissima donna che riuscì, non si sa ancora per quale prodigio d'astuzia, o miracolo di grazia, a placare quelle rivalità tra Francesco I e Carlo V che fu quattro secoli or sono il fuoco incendiario della terra. Certo la creazione dello Stato di Navarra, ideata e ottenuta da Margherita a quel fine conciliativo, resta come un esempio insuperabile di tatto, d'acume, di destrezza, di sapienza politica. Grazia, o astuzia? Tutte e due, dice lo storico. Brantóme, uomo di spirito incline alla malizia, propende per la seconda. Meno sagace, indubbiamente, però anche meno maligno di lui, io inclino per la prima. La famosa sottigliezza femminile non consiete, il più delle volte, che in un'amabilità dirittamente, naturalmente conquistatrice. Ora Margherita di Valois, regina e poetessa, ebbe questo garbo e potere. Tanta clemenza essa aveva nel sangue, non invano alimentato anche da una sorgente piemontese. E tanta dolcezza le valse in ogni contingenza della vita, sia politica che amorosa, sia domestica che letteraria, a trovare la soluzione pacificatrice, il punto di chiarificazione e d'armonia in ogni difficoltà: fosse questa in un contrasto d'interessi, o in un'opposizióne di fedi, o nella complicazione d'un cerimoniale, nell'ambage d'un sentimento, nel groviglio d'un periodo o d'una strofa. Gromo poi vi dirà se Gherardi sia riuscito a dar voce, e Gallone a dar corpo a un destino così fatto; e se l'asprezza d'Elsa Merlini, passata attraverso il filtro della lampada solare, abbia potuto diventare la mansuetudine di Margherita di Navarra, per uno di quegli arcani processi chimici capaci di trasformare in oro schietto persino il piombo delle mitragliatrici. Varie considerazioni m'ispira la regina navarrese. La prima è lo strano influsso ch'ebbe il nome di Margherita nella storia. Salvo eccezion^ rarissime, tutte le sovrane così chiamate realizzarono il completo accordo, non certo facile nè frequente, della gentilezza con l'energia. Anche le tre o quattro canonizzate o beatificate, alla prova dei fatti, si dimostrarono animosissime. E che dire di quella Margherita, primogenita di Raimondo provenzale e sposa a Luigi il Santo, che osava seguire il marito crociato e fronteggiare impavida la stessa Bianca di Castiglia ; o di quella, detta ila Nerai, che seppe difendersi in Fiandra da dieci lupi rivali, pure tra folgori di scomuniche; o della svedese, figlia di Valdemaro, che meritando d essere detta la Semiramide del Nord riuniva per la prima volta, sulla propria testa aurochiomata, le tre corone degli Stati scandinavi ; o della Regina'di Napoli, docile sposa a Carlo Durazzo, indomita nemica agli Angioini; o della savoiarda Duchessa di Man tctmonR tova, che in esilio continuo e in cimento perpetuo attraverso tutte le Corti d'Europa, finiva per morire in viaggio sul punto di ottenere una signoria a Vigevano; o dell'inglese, figliastra di Renato il Buono, così fiera nel fomentare una guerra come quella delle Due Rose, così clemente nell'istituire un consorzio come il Queen's College ; o della Margherita più gagliarda e prepotente* di tutte: quella Maultasch «bocca larga •, brutta e gioconda, spregiudicata e invincibile, che scacciava gli' imperatori, sfidava i pontefici, s'accoppiava ai giovinetti e truffava gli ebrei ì Queste, le più forti. Le più buone, sono Margherita di Savoia e Margherita di Navarra. Nella quale ultima — ed è la mia seconda^ considerazione — l'affettuosità doveva proprio essere di razza, così esemplare e commovente la ritroviamo nella figlia quella serafica Renata di Francia che davvero non meritava di andare in moglie a Ercole di Ferrara. Meno santa di lei, nè co me lei disposta ad immolarsi in ogni caso e ad ogni costo, la ma dre ebbe però lo stesso straordi nario potere unitivo. Miracoloso, ripeto, fu quel suo spirito di conciliazione, per cui ogni dissenso intorno a lei potè sempre essere sopito e spento; e per cui tutti poterono volerle bene, vincendo ì rancori e superando le contese il fratello Francesco, il consorte Enrico; e persino quel torvo Carlo imperatore, che da antagonista elja trasformò in innamorato. Nè doveva certo essere un facile pretendente, i) figlio di Giovanna la Pazza, con quel ringhiante viso sempre imbronciato, e quel carattere rispetto al quale, secondo gli storici, diventerebbe angelico quello stesso d'El¬ sa Merlini. Ma ella metteva d'accordo tutti : persino i politici, persino i poeti (l'acerbo Des Periers non era suo ospite, alla piccola Corte di Nerac, insieme al giocondo Marot?) e persino i religiosi, i quali pure allora s'affrontavano cogli stiletti sguainati! Cattolica, seppe però proteggere i Calvinisti, e Calvino stesso, dai rigori della Sorbona e del Parlamento; e benché autrice di misteri sacri, accordare ogni indulgenza a novellieri profanissimi, quali il Boccaccio, la cui traduzione compiuta da Antoine Le Macon fu appunto dedicata al nome suo. Qui cade la mia terza considerazione, per cui si vorrebbe sollecitare un po' della nostra gratitudine a colei che fu certamente la più ttalianisante fra tutte- le sovrane francesi. Sarà una tale circostanza almeno accennata nel filtri? Io, per quanto abbia pranzato alla stessa tavola della Regina, ancora non ne so nulla. Ma ricordo che YHeptavmron, cioè VHistoire ci tu Amants fortune» scritta dalla « trh illustre et tre» eccellente Princesse Marguerite de Valois » con molta scabrosità di termini ma anche con molta rettitudine d'intenzioni (quando il cuore dello scrittore sia ingenuo, l'una cosa non esclude l'altra) deriva quasi per intero dai nost ri novellatori, ripetendo dalla grazia toscana molta della sua garbatezza navarrese. E altrettanto dicasi delle poesie, Marguerite/i de' la Marguerite des Princesse^, in cui l'angusta verseggiatrice, paragonandosi nello stesso tempo alla più fine gemma dei mari e al più semplice fiore dei campi, riusciva a far consistere la vanteria con la modestia, come già, altro capolavoro di conciliazione, era riuscita a mettere d'accordo l'anima pia con lo spirito folletto, il confessore col buffone di Corte, il Dtcamerone con la moralità. Marco Ramperei

Luoghi citati: Austria, Ferrara, Francia, Gattinara, Napoli, Portogallo, Spagna, Vigevano