Due incontri innocenti e un piccolo sotterfugio

Due incontri innocenti e un piccolo sotterfugio UNA DONNA ALLA CORTE DI LUIGI XIV Due incontri innocenti e un piccolo sotterfugio Se è vero che Maria, come afferma un suo biografo, attraverso la lettura del romanzi dell'epoca, s'era fatta una mentalità esaltata che, nella situazione attuale, la portava a modellare le proprie azioni su quelle d'un prigioniero che cerca cpn ogni mezzo d'ingannare chi ha. l'Incarico di sorvegliarlo, si può' beh dire ohe nella «ignora Venel esaa avesse incontrato qualcuno che recitava come meglio non si sarebbe potuto il personaggio del carceriere scaltro, sospettoso e vessatore. Sin dall'epoca nell'idillio llonese di Maria e di Luigi e delle trattative matrlmonali coi duchi di Savola, Mazzarino e Anna d'Austria avevano confidato alla signora Venel le inquietudini che la relazione dei .due giovani aveva fatto nascere in loro, affidandole l'incarico di sorvegliare strettamente i due innamorati. C'era per aria un ^progetto di matrimonio^ ra Luigi XIV e la figlia del re di Spagna, e sarebbe stato grave che Maria, valendosi dell' ascendente che innegabilmente esercitava sul re, 10 avesse fatto andare in fumo. E Mazzarino aveva concluso che soltanto la signora Venel < poteva parare il colpo da cui la monarchia era minacciata >. La Venel, fatta cosi partecipe d'un segreto di Stato, aveva preso molto sul serio la sua missione. Maria e il re non avevano mal potuto soffrirla, e glielo avevano dimostrato in ogni modo, senza riuscire però a disgustarla di un incarico che prometteva di essere redditizio. ' A Lione, la Venel aveva fatto 11 possibile per non perdere di vista 1 due giovani che, nelle belle serate, rimanevano alzati a chiacchierare sin tardi all'aperto, dinanzi alla casa abitata dalle nipoti del Cardinale. Essa era talmente abituata a fare 11 proprio mestiere di sorvegliante, racconta Ortensia nelle sue memorie, che di notte s'aggirava per la casa < pure dormendo » ed entrava nella camera di Maria per assicurarsi che questa fosse nel suo letto. A questo proposito Ortensia narra anzi un!" piacevole aneddoto «Una notte che mia sorella dormiva con la bocca aperta — seri ve essa, — la signora Venel, ve nendo a sincerarsi a tentoni, e dor mondo anche lei, della sua presen ' zs, "nel1 letto, le ficcò un dito In bocca cosi profondamente, che Maria si svegliò di soprassalto e ìb diede un gran morso. Pensate un po' quale fosse il loro stupore, quando, risvegliatesi del tutto, si trovarono entrambe in quelle condizioni. Mia sorella andò in collera. Il giorno seguente la cosa fu raccontata al re, e tutta là corte se ne diverti moltissimo ». *Jra, alla Rochelle l'accorta sorvegliante non ha un momento di pace: essa non si limita a sorvegliare la persona di Maria, ma ne spia anche i moti dell'animo, studiandosi di cogliere sul di lei volto 11 riflesso del più intimi pensieri. Che cosa non darebbe per aprire uno di quei plichi di corrispondenza che, all'arrivo o alla partenza, passano Inviolabili a portata delle sue mani. Ma, per quel che riguarda le lettere di Maria, < appena scritte, esso, le suggella con tanta cura che, all'lnfuori della persona cui sono Indirizzate, nessuno saprebbe come fare per vederle >, e quelle del re la Venel non oserebbe mal manometterle. Le lettere ch'essa scrive a Mazzarino quasi ogni giorno sono piene di lamentele; si sente che la brava donna teme di non fare 'mal abbastanza per accontentare il suo potentissimo protettore. L'appartamento in cui le tre sorelle sono alloggiate, scrive per esempio. « ha tante porte e tante scale, che non sono ancora riuscita a esser sicura, della camera della signorina, alla notte». Poiché le tre sorelle si chiudono spesso insieme a chiacchierare per ore e ore, essa ha abituato la minore, Marianna, a riportarle esattamente tutto quello che dicono Maria é Ortensia; ma in queste, che stanno In guardia, l'hanno ben presto privata anche di questo mezzo d'informazione, escludendo Marianna dai loro conciliaboli. Allora essa induce la piccina a scrivere allo zio per raccontargli « le angherie che mi fanno le mie sorelle » af finché egli ci metta rimedio. - Tutto ciò crea nel Cardinale una convinzione: Maria non s'è rassegnata. D'altronde, essa stessa gli scrive, non senza ipocrisia: Per quel che riguarda la sottomissione ch'io debbo avere per 1 vostri ordini, mi raccomando alla vostra abituale indulgenza; per il resto della mia condotta, sono persuasa che nè il pubblico nè voi ab. biate di che biasimarmi, dato che le mie azioni sono quelle d'una fanciulla obbediente; « per ciò che riguarda 11 mio intimo bisogna chiederne grazia a Dio ». E la Venel, ad aumentare le inquietudini di Mazzarino, il 20 luglio, avverte: « La signorina sembra molto' gaia, benché da quando siamo qui, non sia uscita dalla sua camera che per andare a Messa, ma da quattro o sei giorni a questa parte, la sua allegria £ straordinaria... ». Poi dà notizia d'un medico arabo, «grande astrologo e, a quel che si crede, anche negromante », al quale Maria ha fornito tutti 1 dati perchè le prepari un oroscopo. Già in un'altra lettera essa ha parlato di questo indovino, lasciando capire che se n'era assicurata 1 servigi. « Se quest'uomo mi serve come ha pròmesso, spero che nasca qualcosa di buono s; ma ora soggiunge che il medico arabo insegna astrolo già a Maria e che la sola Ortensia as«nLdedaIgtiisdsAcvOrtensqpgsoVcpdsFnplmrmdavrmmnrsvdI assiste alle lezioni; « ncn so se esse siano vantaggiose» conclude, « possono esserlo o non esserlo, nessuno qui può saperlo ». Mazzarino è a San Juan de Luz, in preda a un altro attacco di gotta; queste notizie, quello che esse significano, lo mettono fuori di sè; afferra la penna e scrive alla Venel di mandare al diavolo Il medico arabo e la sua astrologia. « Se mia nipóte desidera tanto di conoscere le sue avventure, il suo vero oroscopo, le dirò tutto io in poche parole, ed è che se essa non mi dà retta e non si conduce come voglio, sarà la più disgraziata creatura del mondo ». Al che Maria risponde, ambigua, con questo breve biglietto: « E' vero che ho visto due o tre volte quell'Arabo, ma ora non lo vedo più; mi ci sono divertita qualche giorno, perchè non sapevo che cosa fare. So bene che la mia buona o cattiva sorte è tra le mani di Vostra Eminenza; ne consegue che farò tutti gli sforzi possibili per meritarla quale ella la desidera ». Ma il pericolo vero, Mazzarino se ne rendeva conto, non era alla Rochelle; il pericolo vero era a Fontainebleau, dove quel giovane scervellato di Luigi XIV non accennava a mettere giudizio. TI Cardinale diceva a se stesso che quando gli fosse riuscito d'indurre il re a troncare ogni relazione con Maria, questa, nel suo esilio della Rochelle, avrebbe dovuto mettersi l'animo in pace e rinunziare definitivamente ai suol so gni insensati; un buon matrimonio anche per lei, possibilmente fuori di Francia, avrebbe posto fine a questa disgraziata faccenda Per questo, mentre si preparava all'apertura delle trattative con la Spagna, benché tormentato dalla gotta e da altri malanni, egli non ha trascurato di scrivere il più sovente possibile a Luigi XIV e a sua madre. Alcune delle sue lettere di questo periodo cominciano con frasi come questa: « i mici dolori mi lasciano un po' di riposo », « per alcuni giorni, le mie condizioni non mi hanno permesso di scrivere», ma ad onta di ciò esse non perdono nulla del loro vigore e della loro lucidità abituali. Alla regina egli rimprovera che la sua- tenerezza per il figlio le impedisca di « tener duro », a Luigi rinnova continuamente i consigli di saggezza, ài moderazione. Il 27 lugl'.o, egli minaccia una volta di più di < « ritirarsi e di condurre con sè la causa dèlie disgrazie che stanno per verificarsi ». La situazione determinata dal. contegno del « confidente » si fa sempre più grave c Lely) pericolosa: tutta l'Europa parla della sua funèsta passione: « Ho presso di me » scrive il 12 luglio « una quantità d' informazioni giunte dalla Fiandra, dalla Germania, da altri paesi, le quali parlano di tutto ciò con una libertà che mi ha sorpreso »f è 11 27: « Vi ripeto che tutta l'Europa discute della vostra passione e che tutti ne parlano con una libertà che ci è molto dannosa. Anche a Madrid la cosà è di pubblica ragione, perchè non si è mancato di .scriverne dalle Fiandre e da Parigi, con la intenzione di rompere 11 progetto d'alleanza che è sul tappeto e di Impedire la conclusione della pace ». E ora, starno ai primi d'agosto, ecco una nuova minaccia. La corte al dispone a lasciare Fontainebleau per recarsi a Bordeaux, e Luigi pretende d'Interrompere 11 viaggio per fermarsi alla Rochelle a salutare Maria. Il Cardinale, veramente instancabile in questa sua fatica di Sisifo, cerca d'evitare questo guaio. « Io spero che il confidente — scrive alla regina — avrà la bontà d'accordarmi la grazia di non andare a vederla (Maria), perchè ciò sarebbe giudicato certamente male e Io scandalo sarebbe pub blico; ma se io fossi tanto disgraziato da non veder soddisfatta una cosi giusta domanda e se 1 vostri buoni offici non potessero ottenere nulla contro la forza della sua passione, vi scongiuro a più non posso di far piuttosto venire le mie nipoti con la signora Venel ad Angouléme... e quando vi slan rimaste una notte, farete in modo che se ne ritornino a casa ». Cosi fu fatto: il 10 agosto un gentiluomo recò alla Rochelle una lettera con la quale la regina invitava le signorine Mancini a incontrarsi con. lei a Salnt-Jeand'Angely. Maria apparve trasfigurata dalla gioia; al contrario la povera Venel, senza ordini in proposito, impossibilitata a chiederne per la ristrettezza del tempo, rimase tutta scombussolata. Scrisse in fretta una lettera al Cardinale per salvaguardare in qualche modo la- propria responsabilità, e parti con Maria, Ortensia e Marianna. Quando ricevette la lettera. Ma»zarino..dovette sentirsi di>sT^aitiettterlnquiefò', ini non po tè che rassegnarsi ad attendere notizie più precise su quell'lncon tro ch'egli aveva tentato invano d'impedire. Le notizie in parola furono portate a San Juan de Luz da una lunga lettera della Venel che si attarda sulle cortesie usate dalla regina alle tre sorelle e su altri particolari: la colazione della regina, la messa della regina, 11 giocò della regina... L'incontro tra 11 Re e Maria ebbe luogo il 13 e si rinnovò il 14 agosto; un incontro Innocente e tale da non suscitare preoccupazioni. La lettera sembra scritta apposta per rassicurare Mazzarino, ma il veleno è nella coda, o, meglio, nel poscritto. « Tutto ciò che è qui sopra è stato visto da madamigella — scrive la Venel (e ciò spiega il tono anodino della lettera) — ciò è vero, ma vi è un sotterfugio che io credo conoscere. E' stato bene impedire questo viaggio! H primo giorno le cose mi apparvero molto meno animate che all'ultimo... ». mdegtgfdBssfdrdsuqlsqmmCesare Giardini <nnntit>„n\ 1 '(Continua). Ortensia Mancini (dipinto di Peter Lely)