Bombe giapponesi di Filippo Burzio

Bombe giapponesi Bombe giapponesi recenti "clamorosi successi dell'aviazione giapponese, conseguiti soprattutto con l'affondamento sistematico e fulmineo di grandi unità navali anglosassoni, hanno suscitato In tutto 11 mondo una vivissima eco, e fatto lavorar, le fantasie: le ipotesi affacciate per spiegarli sono andate da quella dell'eroismo personale portato fino all'estremo sacrificio, mercè l'aeroplano-proietto che, opportunamente trasformato, col suo pilota e col suo carico *dl bombe a bordo si precipiterebbe direttamente sul bersaglio, all'altra, più diffusa e corrente, di speciali e misteriose invenzioni (minor sèguito ha avuto una terza ipotesi, o sedicente notizia che sia quella della « fortuna » : per cui l'inabissamento subitaneo di una almeno delle grandi navi avversarle sarebbe stato dovuto all'inserirsi, fortuito 0 miracoloso, di qualche bomba, se non proprio — com'è stato detto — in una delle ciminiere di coperta, che sono anch'esse protette, almeno in qualche portello aperto: tale ipotesi, evidentemente, non spiega la sistematicità dei successi). Non più tardi di qualche giorno addietro si poteva leggere, in un auto revole giornale: «I tecnici nipponici hanno creato un tipo di bomba che cade diritta anziché obliqua: non è questo un segreto da che le fotografie e il cinema hanno già rivelato questo perfezionamento, che è importante, perchè tali bombe hanno, com'è logico, maggior precisione di tiro e miglior penetrazione. Un segreto è invece come si sia ottenuto di Bo conrèggere l'obliquità della caduta». Richiesti da La Stampa del nostro modesto parere, confessiamo di non capir bene che cosa si sia voluto intendere con le citate parole. Che la bomba sganciata da un aereo cada abitualmente quasi diritta è cosa nota. La stabilità della bomba sulla sua traiettoria (stabilità che in questi tipi di proietti è ottenuta mediante il governale o impennaggio, cioè mediante una appendice, specie di coda, che fa passare il cosiddetto centro di spinta dell'azione aerodinamica dietro il baricentro del proietto, generando cosi una coppia raddrizzatrice anziché rovesciaste; a differenza degli ordinari proietti di artiglieria, in cui la stabilità è Invece ottenuta mediante la rotazione impressa al proietto stesso dalla rigatura dell'anima della bocca da fuoco, e lo effetto giroscopico che ne consegue) — la stabilità, dicevamo, della bomba fa si che, dopo qualche violenta oscillazione iniziale, che può anche arrivare fino al capovolgimento, essa si. disponga poi quasi esattamente secondo la tangente alla curva di cadute, e giunga quindi sul bersaglio con inclinazione molto prossima alla verticale. Un calcoletto che abbiamo sotto mano ci dice che — lanciata da un aereo in volo orizzontale, a velocità di ISO km. orari, da una quota di 3000 metri —una bomba da 162 mm. del peso di kg. 30, arriva al suolo sotto un angolo di caduta di circa 79", cioè inclinata di poco più di 10° sulla verticale. Lo stesso calcolo ci dice anche però che la gittata della traiettoria descritta dalla bomba (ossia la distanza 0rizzontale dal punto di lancio al bersaglio) è di circa 1200 metri: e questo è il vero inconveniente, perchè da quella notevole "distanza il puntamento è forzatamente meno precisa, e quindi la proba* bilità di colpire il bersaglio assai minore. Allo scopo dunque di diminuire la gittata (e non di aumentare la verticalità di caduta), ai fini dell'esattezza del tiro, si potrebbe pensare a diminuire la velocità dell'aereo; ma ciò esporrebbe maggiormente l'aereo stesso aiacolpl della difesa contro-aerea, e i danni sarebbero maggiori dei vantaggi. Meglio pensare piuttosto a dotare la bomba di dispositivi frenanti che, riducendo la sua velocità, consentano il lancio da una posizione più pros sima alla verticale del punto,di caduta: in questo caso si noti però che (contrariamente a quanto abbiamo letto nell'articolo citato) la potenza di penetrazione sarebbe non aumentata ma diminuita, Allo scopo di conseguire insieme entrambi i vantaggi, e cioè maggiore esattezza e maggiore efficienza di tiro, altra (come pu're è ben. noto) è la via da tempoI seguita: e cioè quella del bom- |bardamentl «a tuffo», e «in pie- esi ! vada bersaglio ! chiata », in cui può direi che l'aereo funga, per un tratto del percorso, esso stesso da proietto, dirigendosi verticalmen—te (nel caso del tiro a tuffo), o con direzione quasi prossima alla verticale (nel caso del tiro in picchiata) sul bersaglio; mentre le bombe vengono sganciate quando l'aereo abbia raggiunta una velocità ed una quota convenienti, cioè tali da permettere, senza eccessivi pericoli, e tormenti al materiale, la ripresa di quota, e del volo orizzontale. La ridotta quota di lancio, la traiettoria estremamente tesa, 11 puntamento diretto dell'apparecchio sul bersaglio (che consentono, per l'appunto, di aumentare contemporaneamente l'esattezza e l'efficienza del tiro) sono i maggiori vantaggi presentati da questi nuovi metodi, che esigono evidentemente grande perizia e coraggio personali, in confronto al lancio ordinario in volo orizzontale: eccellenza di materiale, genialità di costruttori, sprezzo del pericolo ed abilità di piloti possono migliorare le condizioni tecniche del metodo, consentendo l'aumento di velocità al momento del lancio, la riduzione della quota di lancio, la crescente esattezza del puntamento. Sembra pertanto abbastanza plausibile che il segreto dei successi giapponesi vada piuttosto cercato in questa direzione, la quale comporta al limite, come dicevamo sopra, la trasformazione dell'aereo stesso in un proietto che, col sacrificio di tutto quanto sta a bordo, a colpire direttamente il Filippo Burzio